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I BORBONI
SOGNO POLITICO

PER
CARLO D'ANGELO
CON UN DISCORSO PRELIMINARE DELLO STESSO AUTORE
INTORNO AI FENOMENI DEI SOGNO
PRIMA EDIZIONE
VOLUME UNICO

PALERMO
TIPOGRAFIA DI PAGANO
Rua Formaggi, n, 9

1862
AGL'INVITTI EROI D'ITALIA
AI PROPUGNATORI DELLA LIBERTÀ
E DELLA INDIPENDENZA ITALIANA
AI SEGUACI DI DANTE, ARNALDO
E MACHIAVELLI
QUESTO MIO TENUE LAVORO
D. O.
C. D'ANGELO
ALL'EGREGIO E LIBERALE LITTORE
DEGNO FIGLIO DELL'ITALIA LIBERA
QUESTE POCHE PAROLE D’INDIRIZZO
.

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Encomiare la virtù, correggere i costumi, sferzare il vizio, ecco, o lettore, il triplice scopo di questo mio lavorio. Io a te lo presento non per montare in colmo di eccellenza, non per albagia di parer celebre scrittore, né per procacciarmi nome ed estimazione, ma in vece per desiderio di comunicare a te, i miei deboli pensieri, su cui da tanto tempo ho meditato, per manifestarti i sentimenti di patriottismo e di liberalismo, per dir breve di queste due dolci parole, che sento, ed ho inteso nell'animo mio.

A tal uopo ho finto di vedere in sogno in un luogo di morte, puniti i nemici d'Italia ragionando di loro, e mentre da un canto ho dato sfogo alla mia rabbia prorompendo contro questi malvagi, dall'altro ho finto altresì di vedere in un luogo di delizie alcuni personaggi, che anno giovato all'Italia; e in siffatta guisa ho encomiato le virtù de' buoni, ed ho fatto vieppiù spiccare le nequizie de' ribaldi.

Or chi mi spinse a ideare questo sogno? Lettore, gli attuali avvenimenti, un re Francesco Borbone, un Papa, un Austriaco. Io con indignazione li ho sempre mirato; ho sempre covato in petto il fuoco italiano, e il non prorompere contro questi, sarebbe stato lo stesso che soffocare la mia ira; il che mi avrebbe per fermo apportato gran danno nella mia organizzazione; avrebbe cagionato in me un fatale sconvolgimento, una esplosione, non altrimenti che alla polvere rinchiusa ermeticamente in un vaso, esplodendo Io ridurrebbe in mille frantumi.

In questo mio opuscolo non troverai, o lettore, uno stile forbito, che possa soddisfare al tuo squisito gusto educato alla lettura delle opere de' classici; nè tampoco idee che colla novità di loro invenzione possano esserti di diletto. Troverai in vece un'anima calda di amor patrio, la quale si sforza mettere innanzi de' tuoi occhi, come in una tela, le vicende ed i trionfi d'Italia del 1860, dietro le varie sciagure, acerbamente sofferte per opera dei prepotenti tiranni.

Alcuni fatti ed argomenti di questo mio intellettuale lavoro rimontano sino a tempi assai lontano, i quali troverai in perfetta relazione co' fatti della patria nostra e di tutta l'Italia. Questo mio lavorio è fiorito, se non mi-lusingo, di molte cognizioni storiche e letterarie; in esso io mi spero di frammischiare all'utile il dilettevole.

Le tue censure, lettore, mi saranno grate; sappi però che la mia fresca e giovanile età ancora non mi ha dato il campo di conoscere appieno il cuore umano, e quel che più la società. Certo non è difetto di volontà, danne la colpa al mio giovanile intelletto, che or si allaccia nel vasto campo delle ameno lettere, dello scibile umano.

Se critichi la lunghezza di questo mio sogno. , e di' che dormo pur troppo, le tue parole non colgono il segno: tu allora ti volgi contro il grande oratore latino, Cicerone, e il gran canzoniere di Laura. Petrarca; il primo col sogno di Scipione, frammento de' sei libri, che avea intitolato: Della Repubblica; e il secondo coll'Affrica, la quale contiene tre libri, dei quali i primi due non altro ti presentano che un sogno. Or se il Petrarca fa l'eroe del poema dormire in due libri, forse non sarà concesso a me dormire in un solo?

Non lascio di dirti, o lettore, che io volendo in qualche modo vestire questo mio pensiero, per non riuscire, seguendo la traccia storica, nudo, triviale e troppo comune, volli dargli una forma poetica, non isdegnando in qualche modo d'imitare i disegni dell'Alighieri; credo che tu non mi rimbrotti la imitazione del concetto di Dante. Volesse il ciclo che io avessi tanto acume d'ingegno, e mi terrei tra i fortunati che seppero imitarlo! Ma se pure ho seguito a passo lento qualche traccia di quel divino poeta, non merito a mio credere di esserne biasimato. Egli non è comune il genio creatore; lasciamolo al solo Omero fra i greci, a Virgilio fra i latini, e a Dante fra gl'italiani questo genio sublime.

Ed oso dire che lo stesso Cantor d'Enea fu in qualche modo seguace ed imitatore del Cantor d'Achille e di Ulisse, in quanto che trasse da costui molti bellissimi slanci; egli è vero però che tu non iscorgi nell'opera del Mantovano una servile Umidità d'un ingegno mediocre. ma sibbene la nobile franchezza d'una mano maestra ed esperta. Il Cantor d'Ugolino poi e di Bordello imitò anch’esso, ma con somma maestria, il Marone. L'hai visto più fiate, avendo. nelle mani il Virgilio e il Dante; tu nella solitudine del tuo gabinetto li hai confrontato. Trovasti delle frasi e delle elocuzioni perfettamente uguali, e te ne sei convinto co' tre versi che Dante stesso disse a Virgilio nella prima cantica dell'inferno.

Tu se' lo mio maestro, e il mio autore,

Tu se' solo colui da cui io tolsi

Lo bello stile che m' ha fatto onore.

Vedesti come la terza cantica dell'Alighieri confronta col sesto libro di Marone e nelle descrizioni di Caronte e delle anime che sulla riva di Stige cadono come le foglie degli alberi in autunno; palpasti come il Fiorentino fu veramente imitatore di questi concetti. È tutta originale la triste narrazione che fa Dante delle sciagure e dell'amor di Francesca d'Arimini, non si niega, ma l'arte di chi è? tutta di Virgilio: lo ti hanno dimostrato gli amori di Didone e più gl'infelici casi di Euridice, ove vedesti arte uguale in disuguale invenzione. Più ancora Virgilio fa guidare l'eroe del suo poema per le cavernose rocche dì morie dalla Sibilla Cumana, Dante nel suo viaggio si fa scortare da Virgilio. E che debbo poi dire delle descrizioni delle Arpie, del Cerbero, di Minosse e d'altri tratti che fa il Fiorentino, i quali sono identici a quei del Mantovano?

Lettore, molti sono stati i poeti posteriori a Dante, ma tu vedi essere state poche le invenzioni, e il più degli scrittori anno più preso per modello o l'Alighieri o Virgilio. Certo non sarà discaro il presentartene qualcheduno, e benché non siano tali autori nuovi alla tua mente, sempre par ragionevole per la dimostrazione del mio asserto.






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