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LETTURE
DI
FAMIGLIA
RACCOLTA
DI SCRITTI ORIGINALI DI EDUCAZIONE
E RICREAZIONE INTELLETTUALE
PER QUALUNQUE ETA' E CLASSE DI PERSONE
FONDATA
DA PIETRO TROUAR E M. CELLINI
Tomo V , Decade II.

FIRENZE
COI TIPI DI M. CELLINI E C.

1863
CRONACA POLITICA
Sommario degli avvenimenti d'Italia nel 1863.
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Il nuovo ministero presieduto dall’illustre Carlo Farini senza perder di mira i diritti della nazione italiana sa Venezia e su Roma, propose a sé stesso di occuparsi indefessamente dell’ordinamento interno del regno, della repressione del brigantaggio nelle provincie napoletane e dell'armamento della nazione.

A riparare e mitigare i danni di quella guerra di assassini, che sostenuti dal Borbone e dal governo romano, funestano le provincie meridionali a confine con l'attuale stato pontificio, il ministro dell'interno apri una soscrizione nazionale, il cui prevento doveva essere destinato a soccorrere le vittime del brigantaggio, ed a premiare gli atti di valore o di abnegazione tanto della truppa che delle guardie nazionali impegnate a combattere quelle feroci masnade.

In ogni parte d'Italia il generoso pensiero del ministro Peruzzi fu accolto con vero entusiasmo, e non vi fu cittadino, non vi fa municipio, non provincia, non corpo morale che non vi concorresse. Farà piacere ai nostri lettori di veder qui riportato il prodotto della soscrizione nazionale a tutto Luglio 1863.

Sua Maestà il Re

Ln.

20000 00

Sua Allena il Principe Umberto

»

6000 00

Sua Altezza il Principe Amedeo

»

1000 00

Sua Altezza il Principe di Carignano

»

4000 00

Sua Altezza la Duchessa di Genova

»

1000 00

Sua Maestà l'Imperator de' Francesi

»

7000 00

Provincie romane

»

15578 02

Venezia e Istria

»

23338 23

Italiani all'estero

»

41383 04

Corpi morali e associazioni diverse

»

330156 54

Provincie

»

383250 00

Municipi

»

950137 63

Privati

»

1304329 23

Totale al 31 Luglio

Ln.

3083072 1

Il generoso concorso che le stesse provincie meridionali hanno portato a questa soscrizione, è stato quasi un secondo plebiscito che ha splendidamente confermata la loro volontà di far parte del regno d'Italia, ed una solenne protesta contro i fomentatori di quella barbara guerra di bande di ladri e d'assassini.


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Ma la salute del cav. Farini, già vacillante, non resse lungamente al peso dei pubblici affari, e ben presto fa necessario che si ritirasse. Il Minghetti ritenendo il ministero delle finanze assunse la presidenza del consiglio; al Pasolini, che si ritirò contemporaneamente dal ministero degli esteri, successe il suo segretario generale signor Visconti Venosta; e il ministero della marina dalle mani del deputato Ricci, che lo renunzió per non essere concorsi in sufficiente numero gli elettori di Genova a confermargli il posto di loro rappresentante alla Camera dei deputati, passò in quelle del generai Cugia.

Il cav. Farini, con esempio piuttosto unico che raro, ritirandosi dalla presidenza del consiglio dei ministri, trovavasi in grandi strettezze economiche, tanto che il Parlamento gli stanziò la somma di lire italiane 200,000 a titolo di nazional ricompensa; più lire 25,000 annue sua vita durante, reversibili, in caso di morte, per lire 4000 alla sua vedova, e per lire 1000 alla sua madre. La povertà di questo grande italiano che tanto contribuì al compimento della nostra unità, forma il più bell'elogio della sua integrità dopo la presidenza da Ini tenuta delle provincia dell'Emilia, e le alte cariche coperte nel nuovo regno, I' Italia.

Il ministro Minghetti, all'oggetto di riordinare te finanze del regno, propose alle camere un prestito di 700 milioni, col quale non solo si sarebbe potuto far fronte al deficit del bilancio, ma combinandolo con altre leggi di finanza dirette ad ottenere un aumenta d'introito, si sarebbe potuto arrivare in quattro anni a porre in equilibrio le entrate e le spese. La Camera approvò la proposta, e il prestito fu negoziato in parte (500 milioni) dei quali la porzione che fu rilasciala alla pubblica soscrizione venne coperta con una somma quasi sei volte maggiore. Ed anche questa fu una nuova e splendida dimostrazione degl’Italiani in favore del nuovo regno.

Il re venne nella primavera in Toscana, L'8 Aprile giunse in Firenze in mezzo alte acclamazioni di questa parte del popolo italiano, che prima sacrificò la propria autonomia per costituire il regno d'Italia. Egli doveva assistere il 3 Maggio allo scoprimento della facciata del tempio di Santa Croce; ma richiamato da gravi affari a Torino lasciò a rappresentarlo il principe Eugenio di Carignano. In questo tempo il re visitò:il castello di Brolio il barone Bettino Ricasoli, già suo primo ministro, e si trattenne alle cacce nella tenuta di San Rossore a Pisa, ove fu visitato dal suo genero il principe Napoleone, che recavasi in Egitto con la principessa Clotilde.


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La festa dello statuto, quantunque apertamente osteggiata dalla curia romana, la quale vietò agli ecclesiastici di prendervi parte, fu solennizzala in tutto il regno con gran concorso della popolazione, e in molli luoghi: meno il clero spontaneamente v'intervenne, ad onta della proibizione di Roma. Nel Veneto, nel Tirolo, a Trieste, in Roma stessa gl'Italiani solennizzarono cotesto giorno, protestando cosi contro i governi ai quali si trovano assoggettati in quelle provincia contro il volo unanime della nazione.

All'apertura della nuova sessione parlamentare del 1863, la discussione avvenuta in seguilo della presentazione dei documenti diplomatici relativi alla Polonia dette motivo al Rattazzi di attaccare la politica seguita dal ministero scendendo a tali personalità contro il Minghetti, le quali motivarono un duello alla sciabola, nel quale Rattazzi riportò una lieve ferita in un braccio. Tanto siamo ancora lontani ria quel grado di civiltà che permette di discutere con calma le più delicate questioni, e fa tenere il duello per un avanzo di barbarie, indegno di uomini educati alle massime di una vera filosofia. La Camera coll'assenso di 202 deputati contro 32 dette un voto di fiducia al ministero approvandone la politica.

Il governo romano non votando in alcun modo riconoscere il governo italiano costringeva i bastimenti del regno d'Italia ad abbassar la bandiera nazionale negli scali dello stato pontificio. Non potendo ottenere riparazione di questo insulto per la presenza delle truppe francesi negli stati pontifici, il nostro governo fu costretto ad esigere dai bastimenti romani che abbassassero la loro bandiera quando entravano nei nostri porti.

Più efficaci convenzioni furono stipulate frattanto dal nostro governo col governo francese per la repressione del brigantaggio, per le quali il famoso capobanda Tristany e certo Stramenga furono arrestati in Roma della gendarmeria francese. Questo vigore allentò un poco la foga degli arrotamenti che il Borbone faceva pubblicamente nella stessa Roma, e decise alla partenza molti implicali nel brigantaggio. Fra questi furonvi il famoso capobanda Cipriano la Gala un suo fratello e tre altri briganti che s'imbarcarono sull'Aunis, Vapore delle Messaggerie francesi, diretti a Marsiglia per proseguire indi il loro cammino fino in Spagna, i quali nel mentre il Vapore si era fermato nel porto di Genova, vennero arrestati senza le debite formalità per ordine del Prefetto Marchese Gualterio.

Ciò dette motivo ad un vivo scambio di noie fra il governo francese, che lamentava non si fossero seguite le regole del diritto internazionale in quell'arresto, e che esigeva per soddisfazione la restituzione pura e semplice dei cinque briganti.


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Per altro ciò non avvenne; la pubblica opinione era tanto e si giustamente irritala contro il governo francese per questo fatto, che il ministero dove trovare un mezzo termine per soddisfare da un lato il paese e dall'altro lato la Francia. I cinque briganti furon consegnali in deposito alla polizia francese finché non fosse avanzala per parte del governo Italiano la domanda d'estradizione per i delitti ordinari, dei quali ognuno di loro era accusato, e quando lo questa ebbe fatto il suo corso, e il governo francese si fa persuasa qual razza di assassini eran costoro, essi vennero riconsegnati al governo italiano, perché la giustizia ordinaria avesse il suo corra.

Poco appresso la questura di Napoli ebbe in mano le prove che il Console Pontificio Cav. De Mandato fomentava il brigantaggio, e il governo lo fece arrestare e accompagnare al confine. Il governo Pontificio per rappresaglia fece altrettanto al nostro Console in Roma, e il governo Italiano alla sua volta ritirò l'exequatur a tutti i Consoli Pontifici rimandando a Roma quelli che non appartenevano alle attuali provincia del Regno d'Italia.

L'Italia se non è riuscita ancora a riordinare l'interna amministrazione del regno a motivo dei grandi ostacoli che le vecchie abitudini ministeriali vi oppongono, è peraltro riuscita a formare un esercito che può gareggiare coi primi d'Europa, e una marina militare che non teme davvero il confronto con quella dell'Austria. La gran rivista alte cinquanta batterie d'artiglieria riunite sulle brughiere di Somma fatta dal re sulla fine del mese di Settembre, e la rivista alla flotta adunata nel porto di Napoli avvenuta nello scorso Novembre hanno mostrato all'Europa che l'Italia non ha perduto questi anni, e si è preparala convenientemente per ottener al bisogno il compimento della sua unità con la forza delle armi. A Somma 306 cannoni erano schierati in linea di battaglia sopra una lunghezza di quattro miglia, e la prestezza dei movimenti, la precisione del tiro, il massimo ordine che regnò in tutte te manovre persuasero l'immensa folla accorsa allo straordinario spettacolo che l'artiglieria italiana non aveva da invidiar nulla alle prime artiglierie del mondo. A Napoli 20 legni da guerra armati di 800 cannoni con la complessiva forza di 7000 cavalli di macchine a vapore, serviti da 6,800 marinari mostrarono agi' innumerevoli spettatori che non si attende che l'occasione per rinnovare le gloriose gesta di Gaeta e d'Ancona.

L'apertura del nuovo tronco di strada ferrata da Pescara a Foggia nel cuor degli Abruzzi fu inaugurata dal re, che fece in questa occasione il suo terzo viaggio nelle provincie napoletane.


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Quando nel 1859 suscitatasi quel gran commovimento italiano. che doveva vendicare le sconfitte e i dolori del 1848 e del 1849, e riunire in col regno l'Italia, Torino era appena congiunta a Milano della ferrovia, ed ora dopo 1 anni, il re montando in vagone sotto te Alpi ha potuto percorrere per più di 600 miglia le più bello provincie italiane e vederle unite e legate da questo vincolo di civiltà e di progresso. Torino, Alessandria, Piacenza, Panna, Modena. Bologna Rimini, Ancona, Pescara, Foggia, mediante il vapore non forman più che una sola città e fra pochi mesi Napoli stessa si troverà a un giorno appena di distanza dall'estrema Torino.

Gli antichi governi vedevano con ragiono in questo meraviglioso sparire delle distanze il loro più tremendo avversario e si opponevano quanto era possibile a congiungere l'una con le altre le provincie d'Italia: il governo nazionale tiene a ragione l'opposta via, perché sa bene che il commercio è la vita dei popoli, il cemento delle nazioni, e le strade ferrate le principali arterie per le quali si diffonde la vita in ogni parte del regno.

Riapertasi la sessione della Camera dei Deputati nuove interpellanze sulla condotta dei ministero nelle provincie meridionali hanno avuto per ultima conseguenza un altre voto di fiducia pel ministero. Ora la camera si occupa attivamente delle nuove leggi di finanza, mediante le quali spera il Minghetti di ristabilir l'equilibrio fra l'entrate e le spese.

La bella proposta dell’imperator Napoleone per un Congresso europeo, che ricostituisca su nuove basi la gran redazione dei governi europei ha trovato presso Vittorio Emanuele la giusta accoglienza che doveva attendersi. Napoleone dichiarando apertamente che i trattali del 1815 erano stati lacerati in osini. ingoio dell'Europa, io Russia, in Turchia, in Grecia, in Olanda, nel Belgio, nelle provincie Danubiane, in Italia, in Polonia mostrava ai governi europei che la forza delle cose aveva prodotto questo resultato, iuquantochè quei trattali si opponevano ai giusti desiderj e ai veri interessi dei popoli, che il nuovo Congresso avrebbe dovuto nei limiti della giustizia appagare. Vittorio Emanuele fu il primo ad applaudire alla savia proposta di Napoleone, la quale se fosse accettata potrebbe condurre l'Europa intera a disarmare gli eserciti che consumano quasi Ia metà delle rendile di tutti gli stati e sottraggono il fiore della gioventù alle opere della agricoltura e della pace. Vittorio Emanuele nella sua risposta ha dichiarato che accetta di buon grado l'invito al Congresso, ove non cercherà che l'accordo durevole fra i diritti dei sovrani e le giuste aspira/ioni dei popoli. Il rifiuto dell’Inghilterra, le riserve dell'Austria, della Russia e della Prussia,


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che voglion prima discutere le materie che dovranno sottopporsi alla decisione del grande anfizionato europeo; le impazienze della Germania che sta sul punto di provocare la guerra con la Danimarca, alla quale vorrebbe strappare le due provincie dell’Holstein e dello Schlewig, renderanno forse inutile il generoso proposito di Napoleone, e costringeranno l'Europa alla guerra; ma intanto l'Italia sa fin d'ora che il suo re sarà l'alleato più fido dell'imperatore e la nazione italiana l'appoggio più valido della Francia.

Le dirotte piogge del Gennajo ragionarono una grave inondazione nella valle dell'Arno, con guasti parziali ai terreni e alle borgate che rimasero sommerse.

La peste bovina desolò le provincie romane, dove prima si sviluppò propagandosi in seguito nelle limitrofi del regno d'Italia, segnatamente dalla parte di Napoli; ma stante i provvedimenti energici dei Prefetti rimase limitata in angusti confini.

Le pioggie autunnali cagionarono altri danni nell'alta Italia e in specie sul Lago di Como, dove la frana d'appoggio smosso dalle acque trasse seco nel cuor della notte cinque case del comune di Lemma con la morte di circa 40 persone.

Recentemente le ridenti spiagge dell'Isola di Sicilia intorno a Messina sono state desolate da un terribile uragano che ha cangiate in banchi di ghiaja e in macerie le più superbe coltivazioni. Il governo ha esentato quei possidenti per quest'anno dal pagamento della tassa prediale.

A. G. C.









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