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LA
CIVILTÀ CATTOLICA

ANNO DECIMOQUARTO
VOL. VII.
DELLA SERIE QUINTA
ROMA
COI TIPI DELLA CIVILTÀ CATTOLICA
1863.
LA POLITICA INGLESE
ED IL BRIGANTAGGIO
NELLE DUE SICILIE

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Forse alcuni dei nostri lettori avranno chiesto a loro medesimi, a qoal fine potesse essere indirizzato il discorso, da' noi istituito nel prossimo passato quaderno, intorno alla Politica inglese, ed alla parte grandissima che essa ha avuto ed ha tuttavia negli avvenimenti pubblici, che si stanno succedendo nel mondo, ed in peculiar guisa nell'Europa e nell'Italia. Alla quale richiesta chi sa che non trovando una sufficiente risposta, siano tentati a pensare, quelle essere le consuete nenie di chi si vede scavalcato e manomesso, che, in difetto di mezzi da riaversi o da rifarsene, spreca il tempo e la fatica in discorsi sterili e senza costrutto! Eh! caro voi! Si dica quel che si voglia dagli scrittori! la rivoluzione, presa sotto la sua prepotente tutela dall'Inghilterra, o piuttosto dagli uomini che ora vi tengono in pugno il timone, non seguiterà meno il suo corso trionfale e disastroso, senza che ad interromperlo valgano nulla dissertazioni, declamazioni od articoli di Giornali.

Se somiglianti mezzi, che alla fine sono i soli, che noi possiamo adoperare, siano o no atti a produrre un effetto pratico, ed in quale misura una tale attitudine può loro avvenire, sarebbe brigo e fuori del nostro proposito il dimostrare.


1 Vedi questo volume pagg. 5 e segg.


Serie V,  vol. VII  fasc. 320.

3 Luglio 1863


130     LA POLITICA INGLESE

Ma quand'anche tulio dovesse finire col mettere in chiaro la vera cagione dell’universale sconvolgimento nell’ordine dell’idee, e del proporzionato, che ne sta seguendo, in quello dei fatti; anche cosi ci pare che l'opera non sarebbe perduta, e dovrebbe ad ogni modo riputarsi di non piccola rilevanza. Già la ricerca delle ragioni, siccome cosa sopra qualunque altra appropriata all'essere ragionevole, ha per sa medesima un pregio nobilissimo, eziandio quando si aggira intorno a cose che poco o nulla ci toccano. Or si consideri che sia, quando trattasi di lutto un ordine di avvenimenti, i quali ravvolgendo e scombuiando quasi tulle le cose pubbliche, appena è che ne lascino intatta e sicura alcuna delle private! È tanto il desiderio che si ha di saperne, che per poco d'altro non si parla, non diremo già nei caffè, nei ridotti e nei somiglianti convegni di oziosi, ma e nei pubblici uffizii e nelle private case, e quasi non ci venne detto nei conventi medesimi e nelle sagrestie. Nostra res agitar; e come vorreste imporci il dovere di esserne non curanti ed indifferenti? Sia, che col discorrerne non possiamo dare altro indirizzo agli avvenimenti! ma, oltreché quando moltissimi ne discorressero in un dato senso, a lungo andare qualche cosa si otterrebbe sicuramente eziandio nel giro della pratica, è sempre vero che il discorrerne per trarre il netto da cotesto garbuglio, è sempre un conforto non mediocre. Si aggiunga che cosi noi possiamo giungere, senza molta fatica, ad avere in mano il bandolo per intendere tutto quel cumulo di sfoggiate contraddizioni, le quali in altra maniera sarebbero inesplicabili, e farebbono strabiliare e dar della testa nel muro a chiunque ne volesse pescar qualche cosa. Tant'è conosciuti pel loro verso gl'intendimenti della politica inglese, tutto è chiaro, lutto è limpido, tutto si capisce come due e due fan quattro; e se la persona non può essere per nulla soddisfatta di ciò che si fa, l'intelletto, il cui proprio oggetto è il vero, dee prendere soddisfazione grandissima dall’intendere la vera cagione perché si fa. E cominciamo appunto dal lare un cenno di coteste contraddizioni, delle quali il giudizio recato intorno al Brigantaggio nelle Due Sicilie, se non è per gravita la più sfoggiata, è certo per data di tempo la più recente.


ED IL BRIGANTAGGIO NELLE DUE SICILIE     131

E rada innanzi alle altre questa, per la quale l'insidiare con ogni maniera di mesi all'altrui, ed il prenderlo ancora coll'aperta violenza, è stato pel Gabinetto britannico, e per gli altri che gli sono mancipati, cosa legittima e degna che fosse commendata e sostenuta; laddove il difendere il proprio, l'adoperarsi a racquistarlo poiché fu rapito, venne messo in voce di mene soppiatte, d'intrusioni colpevoli, poco meno che di delitto. Or proprio questo abbiam visto lare alla politica inglese, la quale spalleggiava potentemente il Piemonte ad invadere ed usurpare gli Stati non suoi, ed all'ora medesima tribolava non meno potentemente i Principi italiani, pel pochissimo che pur facevano a schermire so e i loro popoli da quella invasione ed usurpazione. Di qui se in Roma, se in Napoli, se nelle medesime Firenze e Parma la giustizia punitiva metteva le mani addosso a qualche dozzina di cospiratori, e, convintili rei colle regolari procedure criminali, li condannava alle pene stabilite nei codici, le quali rarissime volte erano capitali, e se pure erano, forse non mai furono eseguite, grazie alla clemenza dei Sovrani; questo bastava, perché i Rappresentanti diplomatici dell’Inghilterra innanzi a tutti, e dietro a loro, tirati più o meno per forza, quelli di altre Potenze, anche grandi ed amiche, si scandolezzassero degli eccessivi rigori, deplorassero le vittime di quelli, entrassero interceditori persistenti ed anche insolenti, esercitando sopra i minori Potentati una specie di pressione morale (cosi sogliono chiamarla), la quale se non toglieva la libertà ai Principi, ne offendeva la dignità, ed ogni pregio ed ogni gratitudine sottraeva alla loro clemenza. Sovranamente ridicole furono le tenerezze spasimate pei condannati politici, sopra le cui sorti la politica inglese s'impietosi con una compassione tanto più edificante, quanto che la tenerezza di cuore non si reputa essere universalmente la virtù dominante della gente anglosassone. Nondimeno il Gladstone che visita colla sua persona le prigioni della Vicaria ed i bagni della Darsena in Napoli, per istudiarvi tritamente la maniera, onde erano trattati il Poerio e compagni, saggiandone il vitto, palpandone i giacigli, pesandone i ferri, sbirciandone le vesti coll'occiolino, analizzando le condizioni atmosferiche dei saloni, discutendone le discipline, e di tutto fa relazione minutissima a' suoi connazionali,


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che ne restano esterrefatti e commossi fino alle lagrime, e gridano che un tanto scandalo deve sparire dal mondo civile; il Gladstone, diciamo, ed i suoi connazionali pare che neppure si accorgono, o piuttosto sono risoluti di non volersi accorgere di ciò che sta avvenendo da presso a tre anni nella stessa Napoli, nel Regno, nella Sicilia ed in altee partì dell'Italia annessa. Ivi le prigioni e le galee sono duplicate di numero, e più che triplicate di frequenza; e, veduto il pochissimo che vi si rinchiude di malfattori, che per mancanza di posto sono lasciati a man franca fare il loro mestiere, il maggior numero vi è di rei politici, dei quali, a dir poco, vi sono cento per ognuno che v'era nei tempi compassionali dall'Inghilterra. Quanto poi a trattamento e disciplina, abbiamo udito da alcuni che vi sono stati parecchi mesi, le cose esservi a termini cosi lamentevoli, che al paragone ciò che era nei precedenti Governi potea passare per un giuoco. E pure chi fiata? chi zittisce? chi dice sillaba? Nondimeno sarebbe poco che la politica inglese non se ne fesse accorta! Il più strano è che si è accorta del contrario; ed il Palmerston non ha mancato in parecchie occasioni di tributare gli sperticati suoi elogi alla sapienza, alla moderazione, all'ordine maraviglioso, che  il Piemonte ha introdotto nella Italia annessa; tantoché per lui, come non vi ha Governo che progredisce tanto nella civiltà, quanto quello del Gran Turco, così non vi ha paese più felice del Regno di Napoli, dove sono tra i trenta e quarantamila rei politici, e dove in un paio di anni furono dal Governo spente non meno di quindici mila vite per ragione politica: nel solo prossimo passato Aprile se ne noverarono in cinque sole province centododici.

Più ancora inesplicabile dovrebbe parere la facilità grandissima, onde la politica inglese ha fatto a fidanza con due sentimenti che ab antico furono inseparabili da quella nazione, e nei costituirono od orgoglio, che nelle pratiche applicazioni non riuscì sempre discreto. Quelli poi sono l'ospitalità concessa a stranieri che, soprattutto per cagione politica, riparavano sul suolo britannico, e la protezione spiegata pei proprii nazionali, a cui guai chi si attentasse torcere un capello! fosse è ragione od a torto, era inevitabile una briga interminata, che finiva quasi sempre colle satisfazioni ottenute dalla più petulante:


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 era urta scimmiatura più altiera che ragionevole dell'antico civis romanus, inviolabile dovechè sì fossero mostrate le legioni della padrona del mondo.

E quanto al prima dei due sentimenti, vogliamo dire l'ospitalità, sanno tutti cene quello fu il cavallo di battaglia, del quale si afforzò il Gabinetto di Sir James ogni qualvolta gli si rappresentava come il Regno unito della Gran Bretagna, e Londra principalmente, era fatto il covo di cospiratovi italiani, ungheresi, francesi e via dicendo, i quali nella sicurezza mulinavano sconvolgimenti, ruine, subissi, delle loro patrie rispettive. Vi pare? Si rispondeva: nell'Inghilterra, l'asilo è cosa sacra, quasi altrettanto che il tetto domestico: l'at home per l'Inglese è un tempio, e tale dev'essere per gli stranieri il suo territorio. Il solo attentare alla inviolabilità di questo non potrebbe essere tollerato dalla nazione, che ne riputerebbe offeso altamente il proprio onore. Ma come prima il preteso Governo italiano fè sapere a Londra, che alquanti cosi detti briganti, rifuggiti a Malta, gli davano qualche fastidio, e tosto fa stretto un Trattato di estradizione, pel quale quei disgraziati saranno dalle autorità inglesi dati in mano al Governo italiano, che ne faccia quello strazio che gli piacerà meglio. Cosi dove i complici dell'Orsini, giudicati, convinti e condannati in contumacia dai tribunali francesi, per dimandarli che facesse il Gabinetto di Parigi, protetti dalla ospitalità inglese, seguitarono a' passeggiare per Londra sotto gli occhi dell'Ambasciatore di Francia, che dicono essere stato più volte cortesemente salutato in Hide-Park dagli assassini del proprio Sovrano; per contrario una dozzina di Regnicoli, i quali, falliti forse in qualche loro tentativo di ristorazione del legittimo Sovrano, si erano nessi in salvo in suolo inglese, saranno senza più ghermiti dai policemen e dati in mano al Piemonte, che li mandi alle galee, gl'impicchi, gli fucili secondo che ai suoi interni tornerà più comodo. Così si applica ai varii casi la medesima ospitalità inglese.

Alla stessa, maniera quando alcuni mesi fa un cantano inglese, reo convinto di suicidio sul suolo prussiano, era stato secondo tutte le leggi e consuetudini internazionali, giudicato e condannato dalle autorità prussiane, la politica inglese ne menò tale e tanto rumore,


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che per poco non minacciava una di quelle guerre, che essa minaccia spesso con boria tanto più ridevole, quanto più si sa che non è in grado di farla davvero; e ad ogni modo appena bastarono ad acquetare quelle ire eroiche le spiegazioni, e poco meno che le scuse presentate dal Governo di Berlino. Ma al presente certo signor Bishop, inglese quanto il capitano mentovato, e, a quel che pare, non spogliato dei titoli necessarii al privilegio del famoso civis romanus, essendo stato incarcerato e condannato a dieci anni di galea, per imputazione di maneggi borbonici in Napoli, e incarcerato e condannato con quel procedimenti sommarii ed arbitrarii, che si usano in questo tempo in Napoli, non vi è stato un cane che ne abbia fatto un richiamo, quanto che piccolissimo. E diciamo un cane di quelli che maneggiano colà la pubblica cosa; perché veramente nel Parlamento vi è stato chi ne ha chiesto conto; ma il Palmerston ha risposto che tutto andava in regola: se il tribunale italiano ha condannato il Bishop, vuoi dire che il Bishop avea tutto il merito di essere condannato dal tribunale italiano, e non dispiaccia ai figli altezzosi di Albione, che un ferro italiano abbia per dieci anni l'onore di costringere un garello inglese. Cosi si applica ai varii casi la medesima protezione, onde il Gabinetto di S. James ricopre i proprii connazionali.

Ora tutte queste anomalie, incoerenze, contraddizioni, che sarebbero in altra ipotesi inesplicabili, restano non pure pienamente spiegate, ma si chiariscono naturalissime, ogni qual volta si paragonino col fatto da noi stabilito l'altra volta, del quale esse sono conseguenza spontanea e necessaria. Perciocché assodato quel principio, la presente politica Inglese essere la più operosa ed influente che siavi in Europa, ed alla stess'ora rappresentare i voti e le aspirazioni della vecchia Frammasoneria, voi capite bene che le cose non possono andare diversamente da quel che vanno; e miracolo è che non procedono anche peggio. Quella setta perfida e truculenta; come si sa per rivelazioni avutene da parecchi suoi sopraccapo e divulgate per le stampe, ha giurato guerra di sterminio al Cattolicismo, al Principato cristiano, ed in peculiar modo al Romano Pontefice, il quale, Capo supremo di quello, ed investito da lunga serie di secoli dei titoli più legittimi di questo, non per suffragio del popolo, ma per diritto


ED IL BRIGANTAGGIO NELLE DUE SICILIE     135

indipendente da quello, personifica quasi in sé medesimo quei due cardini mastri della civiltà cristiana. Con questa disposizione in corpo è logico, è naturale, è necessario che essa setta, diventata oggi potere politico, tolga sotto la sua protezione qualunque persona o cosa si opponga comecchessia a quel triplice oggetto dei suoi odii e dei covati suoi rancori; e per converso osteggi fieramente qualunque cosa o persona, la quale verso quegli obbietti medesimi si mostri comecchessia inclinata e ben disposta. Messa quest'unica norma dei giudizii, e quindi del favore o dell'avversione ohe da quelli si derivano, tallo il resto, giustizia, equità, fede pubblica, veracità, umanità e quanto in somma è più riverito in terra dagli uomini onesti e dallo nazioni civili, sono per quella setta nomi vani, balocchi, zimbelli da valersene, quando non ci entrano con un sussiego, di cui debbono ridere essi medesimi che se ne valgono; e quando pur troppo ci entrano, da misconoscersi e conculcarsi con una sfrontatezza non sappiamo a cui più vergognosa se a chi la pratica o a chi la tollera. E diciamo ancora più chiaro: voi volete sapere, per qual ragione quattro furfanti cospiratori siano stati tanto protetti, e personaggi spettabilissimi si veggano al presente tanto abbandonati? Ponete per fondamento che i furfanti cospiratori sono fratelli, ed i personaggi sono nemici; e vi parrà naturalissimo che i primi trovino protezione: vi parrà molto, che pei secondi non vi sia peggio che abbandono. Questa è la sola norma della odierna politica inglese; e ne potete riscontrare l'applicazione paragonando ciò che vedeste, pochi anni or sono, con ciò che state vedendo al presente.

I Prìncipi italiani veggono nei loro Stati, per circostanze notorie ed indipendenti da loro, un pò più frequenti i delitti comuni, e qualche non grave agitazione, mantenutavi da cospiratori vulgati, rinfocolati e stipendiati dal di fuori: la politica inglese grida quella essere condizione scandalosa, intollerabile in tempi ed in paesi civili. Ma quando nel Regno italico, creato in gran parte da lei, delitti inauditi si moltiplicano fuori d'ogni misura, tanto che sembra in alcuna sua provincia perduta ogni sicurezza delle sustanze e delle vite; quando la guerra civile vi è accesa per le indomabili resistenze ad un potere inviso, e s'incendiano città e borgate, e si trucidano,


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con ferocia da barbari, donne, vecchi, infermi e fanciulli, la politica inglese non dice nulla, anzi dice che tutto vi procede ottimamente. Per alquante centinaia di settarii o certo di uomini torbidi, pericolosi e convinti ribelli, che i legittimi Principi od aveano espulsi dai proprii Stati, o aveano lasciato che fossero giudicati e condannati dai tribunali ordinarii, la politica inglese empiva il mondo di lai e di querele sopra gli strabboccbevoli rigori dei nuovi Ezzelini italiani, che doveano a dirittura essere spodestati e reietti, come poscia furono. Ma oggi che gli esuli quanto a numero sono forse il decuplo, quanto a dignità non ammettono neppure il paragone con quei primi; noverandosi tra quelli, a non dir d'altro, quasi tutta l'aristocrazia napolitana, che, col nobile suo contegno, ripara in parte le vergogne delle codardie e dei tradimenti, onde la patria sua fu offesa; oggi che tra i carcerati e condannati si veggono Arcivescovi, Vescovi, Vicarii Capitolari, ecclesiastici venerabili e personaggi per vari capi ragguardevolissimi; oggi, diciamo, la politica inglese non trova nulla a ridire, trova anzi molto a commendare, dicendo che tutto fu ben fatto ed è, quanto a proscrizioni, a spogliameli, ad esilii, a carcerazioni, a condanne ancor capitali ed a migliaia. Dove si noti attentamente, il malanno non dimora nel dirlo ohe sta facendo quella politica: il malanno è che essa, per le ragioni discorse altrove, si tira dietro a cantare con lei a coro altri Gabinetti, senza la cui adesione ci pare impossibile, che a quella basterebbe l'impudenza di dirlo sola. Or questo significa egli altro che essere il nimico diventato protettore, ed il giudice inappellabile farla da manigoldo?

Ma è tempio oggimai, di accostarci al Brigantaggio nelle Due Sicilie, nel quale dicemmo voler mostrare un'applicazione pratica di quella politica, che è l'oggetto precipuo del presente nostro discorso. Ora tutti debbono ricordare conte da principio quella chiamavasi Reazione, e significava quell'altiera e risoluta ripugnanza, onde le province napolitane si levarono in armi contro il dominio piemontese, a fine di rivendicare le ragioni della propria indipendente Monarchia, ed i diritti del tradito e spogliato loro Monarca; né alcuno fu che dubitasse, quella sugl'inizii essere verissima e vasta sollevazione popolare nel vero senso di dinastica e di politica.


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Ora l'Inghilterra, così amica del suffragio popolare, cosi tenera della libertà dei popoli, che avrebbe avuto a ridire contro di quella mossa? Forse che alcune centinaia di cialtroni, che prezzolali gridano in piazza, senza che vi voglia per disperderli più del mostrarsi d'una dozzina di gendarmi, esprimono il voto della nazione meglio delle migliaia e migliaia, che si levano in armi, e con una persistenza instancabile e con immensi sacrifici di quiete, di sustanza e di sangue, tengono fronte ad un Governo che si dice foltissimo e ad un esercitò? Ma tant'è! la canzone è sempre la stessa I Quei cento cialtroni esprimendo il voto della setta, doveano avere la protezione della setta ufficile e diplomatica; e la ebbero così efficace, che riuscirono finalmente a trionfare: queste migliaia e migliaia professando di volere ciò che più abborre la setta ufficiale è diplomatica, doveano da lei essere vilipesi e abbandonati ad una truppa più di sgherri che di soldati, i quali ne soffocassero quei voti invisi nel sangue. E lutto fu fatto appuntino cosi, colla piena approvazione della politica inglese, la quale, già e' intendiamo, è al presente quella setta medesima camuffata di diplomazia, e rimorchiantesi dietro le navi se non tutte sgangherate, tutte certo impaurite degli altri Governi.

Non ignoriamo essersi detto fin da principio che Francesco II nella generosa ospitalità, onde lo avea raccolto il Pontefice, non immemore della non men generosa, onde egli medesimo era stato raccolto dall’augusto padre di lui, favoriva da Roma le reazioni napolitane, confortato a ciò dallo stesso Governo pontificio e dalla connivenza delle armi francesi. E sia, per un momento, tutto vero quanto si disse! E che sarebbe in ciò men conforme alla giustizia, all'onestà, ed aggiungiamo ancora ad un nobile sentimento, che a più di un occhio potrebbe parere altamente cavalleresco? Certo Francesco II, erede d'una Monarchia di otto secoli, e rampollò di quattro Monarchi, espulso dai suoi Stati dal tradimento e dalla violenza, e richiamato in quelli a gran voce da popoli, che a corpo a Corpo stan disputando colle armi l'iniqua conquista all'invasore; Francesco II, diciamo, in quelle condizioni può sembrare di avere sul Reame delle Due Sicilie un po' più di diritto, che non vi avesse Vittorio Emmauuele, Sovrano straniero, a cui mancava pur  l'ombra dei titoli,


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non che ad un'invasione, ma ad una querela, ed il qua!e nel Regno tanto era impossibile che avesse aderenze ed inclinazioni di popoli, che questi non ne aveano sentito neppure a parlare. Pertanto se un Re, così destituto d'ogni anche apparenza di diritto, poté accingersi ali' impresa napoletana, mandandosi innanzi battaglioni di veri briganti, e dietro a loro spacciando sue navi coll'apparente missione di reprimerli, ma colla vera commissione di spalleggiarli (1); deh! per qual ragione non potrebbe il solo che vi ha un diritto sostenere in qualche modo gli sforzi dei proprii sudditi più per loro, che per sua salute? Se la politica inglese poté con tante maniere di mezzi aiutare un usurpatore a pigliarsi l'altrui, perché non avrebbe potuto la politica pontificia sostenere comecchessia un legittimo Principe, sospirato da suoi popoli, a ricuperare il suo? Se l'armata francese col ritirarsi in buon punto dalle foci del Garigliano, e poscia dalle acque di Gaeta, diè comodo alle armi sarde di battere per terra e per mare le borboniche, finché, sopraffatta la giustizia dalla violenza, non cadde quell'ultimo baluardo, in cui l'antico scettro di Roberto Guiscardo s'era afforzato; perché non avrebbero potuto le armi francesi contentarsi almeno, che l'erede di questo si adoperasse a rilevarlo? Sarebbe terribile indizio di senso morale illanguidito o spento, se l'usurpazione, la rapina, la violenza fossero equiparate alla legittimità, alla rivendicazione del suo, alla giustizia! Ma no! neppur questo concede quella setta che, come vive d'usurpazione, di rapine, di violenze, cosi non può avere oggetti più esecrati dei loro contrarii. Talmente che dove il cooperare per quelli è cosa per lei, non che lecita, ma gloriosa, il fare punto nulla per questi è colpa imperdonabile, è delitto. Stia nondimeno tranquilla la politica inglese; che questo delitto pur troppo né fu commesso, né ebbe conforti e connivenze per essere commesso. Se vi è cosa, di cui i popoli delle Due Sicilie debbano più essere rammaricati, è appunto che circostanze prepotenti od abbiano impedito di fare al loro Sovrano, o certo gli abbiano persuaso a non fare nulla che potea comunque aiutarli a scuotere l'iniquo giogo, sotto cui gemono.

(1) Vedi le rivelazioni di Nicomede Bianchi, da noi riportate nel penultimo quaderno.


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ED IL BRIGANTAGGIO NELLE DUE SICILIE     139

 La sapienza poi e l'onoratezza del Governo pontificio, come in molte altre congiunture, cosi in questa han fatto s' che esso si consigliasse meno con ciò che, a rigore di diritto, avrebbe potuto, che coi dettami di una prudenza riguardosa, la quale da alcuni suoi essere tassata di timida, ma da nessuno potrà essere di arrischiata. Da ultimo, quanto alle armi francesi, esse che con tanta valentia stanno trionfando al di là dell'Atlantico dello Juarrez, non si vede con qual coerenza avrebbono dovuto dare addosso a popoli, che fanno i supremi sforzi, per sbarazzarsi dei suoi fratelli carnali nelle Due Sicilie; e meno ancora si vede perché si sarebbe dovuto loro riputare a colpa, quando almeno si fossero contentati a lasciarti fare, come lasciarono lare i Piemontesi sulle foci del Garigliano e nelle acque di Gaeta. Nondimeno, per amore di verità, è forza dire che i Francesi non fecero né l'uno né l'altro: cioè né aiutarono la reazione, né le usarono connivenza; e sulle frontiere, dove solamente si trovarono a contatto coi così detti reazionarii, li repressero, diedero loro la caccia, e solo vi fu differenza nel farlo più o meno vigorosamente, secondo la varia disposizione dei varii comandanti. Queste connivenze dalle armi francesi, questo conforto dal Governo pontificio, questo impulso da Francesco II ebbero le reazioni napolitane!

E forse ad un siffatto manco assoluto di connivenza, di conforto e d'impulso vuoi recarsi il non essere i Regnicoli, ad onta degl'inestimabili sacriflzii folti, riusciti ad alcuno effetto di momento, se non fosse quello di una protesta, compera a sì caro prezzo, contro i loro oppressori, e l'avere, oltre a ciò, dimostrata innanzi al mondo l'incapacità e l'impotenza insigne e la non meno insigne ferocia di questi. Né da diversa cagione dovrebbe ripetersi, quando pur fosse vero, l'essere quella sollevazione, dinastica e politica indubitatamente nel suo principio, come innanzi fu detta, deviata, almeno in parte, dal primitivo suo indirizzo, trascorrendo ad atti, che ad alcuni de’  loro autori avessero meritalo il nome di briganti, ed all'opera stessa, di brigantaggio. Noi, torniamo a dire, non sappiamo se ed in qual misura ciò sia vero; ma fosse pure: non vi vedremmo l'effetto, necessario del trovarsi quelle bande in paese quasi in anarchia,


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e dell'essere senza norma di direzione, senza unità d'impulso, senza fornimento di mezzi, con innanzi un nemico, che colle proprie bestiali ferocie le provoca a rappresaglie, che non possono misurarsi sempre ad una giustizia di cui le moltitudini i ricomposte e lasciate a loro stesse quasi mai non sono capaci. Ogni uomo, che prudentemente consideri un siffatto stato di cose, lungi dal pigliar maravigtia, che siasene lamentato un qualche eccesso, si miravi gli era piuttosto che la reazione siasi mantenuta viva ed universalmente abbastanza moderata per circa due anni; e solo verso il terzo se ne siano veduti alcuni atti, che abbiano alla malevolenza porta cagione di cangiarle nome, senza nondimeno poterle cangiare carattere ed indirizzo. Quello e questo sono sostanzialmente al presente quel che furono da principio; cioè ripugnanza indomabile del Regno e della Sicilia a portare la conquista piemontese, e volontà risoluta di ricuperare ad ogni costo la propria indipendenza e la propria dinastia.

Per quanto nondimeno sia indubitato, che i moti delle Due Sicilie né sono brigantaggio propriamente detto, né hanno le cagioni che la setta loro assegna; la politica inglese ha un interesse grandissimo, che sia credulo vero l'uno e l'altro; e ciò non tanfo per rendere odiosi all'universale gli oggetti dell'odio suo (e già 1 lettori li conoscono: Cattolicismo, Principato cristiano e Pontefice Romano); quanto perché sopra quel brigantaggio stesso e le sue cagioni area architettato una gherminella, la quale, riuscendo felice, potea mettere il suggello all'adempimento de’   suoi voti. Perciocché state a udire come il Palmerston avrà dovuto fare i suoi conti, prima d'imbarcarsi nell'ardua operi dì purgare dal brigantaggio le Due Sicilie. È cosa scandalosa che Francesco II soffii da Roma la discordia civile in un paese pacifico, com'è il Regno; più scandalosa che il Governo pontificio gli tenga bordone in quell'opera di desolazione e di sangue; scandalosissima poi che le armi francesi, sostenendo colla loro presenza quel Governo e la conseguente ospitalità dì quel Re, diano fermezza e quasi perpetuità a quell'opera stessa, ed, oltre a ciò, la favoriscano sottomano potentemente. Or qual rimedio ci vorrà essere a quella serie di opere scandalose, che esauriscono tutti i gradi di comparazione assegnati dai grammatici?

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Eccolo in due parole: che i Francesi si ritirino, senza più, una buona volta da Roma; e con ciò solo sarà fatto il becco all'oca. Perciocché è indubitato che venuto meno al Governo pontificio quel presidio, l'avvenimento dei Piemontesi in Roma sarebbe faccenda di pochi giorni; e noi teniamo per fermo, che il Pontefice ed il regale suo ospite non starebbero ad aspettarli. Cosi l'opera della rivoluzione sarebbe compiuta in ogni sua parie; e la Frammassoneria, che, come s'è detto, è la medesima cosa colla presente politica inglese, potrebbe trionfare di aver dato un colpo, che esso reputa mortale al Cattolicesimo, e di essersi fatto sparire dinnanzi l'ultima reliquia, che oggimai resti nel mondo del Principato cristiano. Le fila della trama, non può negarsi, eran tirate con sottilissimo accorgimento; tanto che sé fosse vero ciò che il Memorial Diplomatique ha asserito in questi giorni, essere propriamente l'Inghilterra, che soffia nel brigantaggio delle Due Sicilie, si capirebbe molto bene la ragione di un cosi strano procedere: Che se il Palmerston facea conto di trarre un così prezioso emolumento dal brigantaggio, qual cosa più naturale, che esso, nell'atto medesimo di accusarne altrui, lo stuzzicasse e lo alimentasse di soppiatto per proprio conto? Con ciò egli si apparecchiava una ripruova postuma ed efficacissima delle sue asserzioni; in quanto, succedendo le cose come egli avea divisato, si sarebbe visto issofatto il brigantaggio, se non cessare al tutto, rimettere almeno notevolmente. Qual pruova allora più chiara del rinfocolarlo che faceva il Re di Napoli, col conforto del Governo pontificio e colla connivenza delle armi francesi? fa tutta cotesta macchina ogni cosa era ben divisate; meno il perno mastro, intorno a cui quella si aggirava; vogliamo dire la reale verità di quel rinfocolamento, di quel conforto, di quelle connivenze; essendo manifesto che se di ciò non vi era pur l'ombra di reale e di vero, tutta la macchina dovea crollare ruinosamente, a grande vitupero di chi aveala architettata ed innalzata. Ora questo appunto è avvenuto; ed è a stupire, che volponi vecchi, incanutiti nella pratica degli affari, il che, nel caso presente, significa nella pratica di corbellare il prossimo, siansi ravvolti in un pecoreccio di menzogne, dal quale il più piccolo ladroncello di piazza vergognerebbe di rimanere accalappiato e sbugiardato innanzi al giudice processante, non perché menzogne,


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ma perché troppo goffamente escogitate. I nostri lettori non debbono ignorare i folti, a cui noi qui alludiamo, tra i quali fia pregio dell'opera ricordare due particolarmente, non meno per la intrinseca loro rilevanza, che per essersene più altamente e più lungamente parlato. Il primo di questi fu l'insigne favore fatto ai briganti dai Francesi, i quali, oltre a tutte le altre agevolazioni e protezioni, di che sulla frontiera napoletana erano larghi a quelli, ne aggiunsero questa veramente singolarissima; che, cioè, vestiti delle onorate loro divise alcune centinaia di briganti, li scaraventavano nel Regno, a portarvi la guerra civile. Il secondo riguardò un sacro oratore che, sermoneggiando in Roma ad un grande assembramento di Borbonici (a large Bourbonist congregation, sono le proprie parole del Palmerston) con esso il Re, avea a questo ed agli altri gettato in viso il non volersi rassegnare alle disposizioni della Provvidenza, ed il contrastarne anzi i disegni, col fomentare per ogni maniera di mezzi il brigantaggio a desolazione della patria loro. Di questi due argomenti (a non dire degli altri che non valgono guari meglio) il Palmerston si fece forte in pieno Parlamento per convincere la verità del fatto, e la necessità della conseguenza, che egli ne volea inferire: dell'allontanamento cioè delle truppe francesi da Roma. Tuttavolta, anche a supporre verissimo quanto si asseriva, si sarebbe potuto rispondere che il mandare armati, in proprie od in altrui divise, negli Stati altrui, ad eccitarvi e mantenervi la sedizione, non dovea essere pel Palmerston cosa cotanto nuova, che egli non ne trovasse memorie anche recenti nella storia della sua politica; e se l’Inghilterra poté farlo in Sicilia nel 1859, perché la Francia non avrebbe diritto a fare lo stesso in Terra di Lavoro nel 1863? Dall'altra parte se egli è così gran capitale d'un predicatore che riprova il brigantaggio, non si vede per qual ragione i tanti altri che ne approvano, non già gli atti, ma i titoli e l'intendimento ultimo, debbano essere non curati, e, peggio ancora, mandati in carcere od in galera.

Che che sia di ciò, il certo è che quelle due asserzioni erano cosi rotondamente false e, che più monta, cosi lontane da ogni ombra di verosimiglianza, che se, quanto alla falsità, può chi asserille riversarne la colpa sopra di delatori mendaci che, per troppo zelo di servirlo,


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non trovando le pruove di ciò che ei voleva ad ogni modo provare, le inventarono; quanto alla loro intrinseca incredibilità, noi non vediamo come possa purgarsi della nota di bambinesca semplicità nello aggiustare, a chiusi occhi, credenza a cose per loro medesime tasto incredibili, quando fosse vero che vi abbia creduto. Secondo che era naturale a pensarsi, come prima si sparse la voce di quelle fiabe sperticate, scagliate in pieno Parlamento, fu un fioccare da tutti i lati a Londra di ricriminazioni, di querele, di proteste e di mentite, eziandio autenticate per man di notaio, e quei medesimi, che erano messi in causa, ebbero il diritto, ed in parte ancora il dovere di dare solennemente del bugiardo per la testa a chi avea controvate quelle storielle, e del barbogio rimbambito a chi le si avea bevute; e, benché colla debita temperanza, essi usarono largamente quel loro diritto. Quinci spiegazioni e ritrattazioni, e poscia, trovatesi quelle bugiarde come le prime asserzioni, e queste monche, spiegate di nuovo le spiegazioni e ritrattate le ritrattazioni. Del quale convocìo e bisbiglio, eccitatosi da questo incidente, quanto qualunque altro acconcio a rivelare al mondo l'indole e la qualità della politica inglese, questo sicuramente si ha di certo, che il primo Ministro della graziosa Regina, il Capo del Gabinetto di S. James, udì' aula parlamentare di Westminster, al cospetto amplissimo degli onorevoli Membri, ha iteratamente asserito due menzogne, le quali messe pure a carico del suo informatore, oltre alla vergognaci questo, lasciano per lui, alla men trista, la dabbenaggine insigne (forte a supporsi in un Palmerston) di lasciarsi menar pel naso da cosiffatti informatori, ed il maiuscolo scerpellone.

Fu già tempo che un uomo, anche di piccola condizione, convinto di avere asserita una menzogna, appena avrebbe avuto coraggio di mostrarsi in pubblico polla fronte alta; e la cavalleresca superati-none dei nostri padri voleva, ad ogni modo tergere colla spada l'onta di una mentita. Ma, grazie al progresso moderno, noi figli spregiudicati del secolo decimonono siamo a tale, che uomini anche altissimamente locati, quando non vogliano, come il Minghetti ed il Battezzi cimentarsi ad uno scontro grottesco, che del duello abbia tutta la scandalosa iniquità e non il coraggio, credono per lo meglio


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sorbitesi le mentite con una disinvoltura maravigliosa, e pare oggi-mai, che, in sentenza loro, l'essere grande uomo di Stato richiegga, come condizione indispensabile, l'essere un gran mentitore. Ed hanno ragione di far cosi: se venisse lor meno la menzogna si sentirebbero mancar sotto il migliore loro fondamento è la più fidata loro speranza  siccome quelli che possono e debbono dire: Mendacium posuimus spem nostram... et mendacio protecti swmus.

Come dicemmo fin da principio, del Brigantaggio nelle Due Sicilie non intendemmo parlare, se non in quanto esso ha avuto relazione alla politica inglese, siccome un caso particolare, in cui gl'intendimenti di questo ed i mozzi, di che si vale per raggiungerlo, molto chiaramente si manifestano. E ci pare che il poco dettone possa bastare a convincere, come la potenza britannica, ingigantita per le altrui debolezze e divisioni, da lei medesima in gran parte procurata, capitata al presente nelle mani dei Whigs, e tra questi dei men rispettivi, non ha intendimento diverso dal professato dalla Frammassoneria, ed a quello non ha arme più poderosa e più usuale della menzogna.

— Adunque (dirà il lettore) si avrà a stare sempre cosi, e non vi è qualche speranza di uscire da così brutto passo?

Si starà così, secondo che pare a noi, e non si uscirà dal brutto passo, se non quando o sia fiaccata la potenza britannica, o passi in mani non diremo amiche (che questo e gl'interessi commerciali ed il fanatismo eterodosso non lo consentono), ma menomatili alla pace ed alla prosperità del Continente europeo, ed al Cattolicismo che n'è il pegno più sicuro e più decoroso. Ci fa pigliare non mediocre speranza della prima ipotesi, il rassodarsi che va facendo l'Austria, e la preponderanza che acquisterà la Francia dalla vittoria messicana. Queste due grandi Potenze cattoliche, acquistata la piena indipendenza della loro azione, potrebbero esse sole di conserto provvedere al rassestamento del Continente, del quale sono le braccia più poderose, senza guari curarsi della politica inglese, che r ristretta nei veri suoi limiti, smetterebbe la sua burbanza, ed avrebbe a gran mercé il potere, coi debiti temperamenti, mercanteggiare. La seconda ipotesi, che cioè il potere, passi in altre mani,


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potrebbe da un  giorno all'altro avverarsi; ed è fuori d'ogni dubbio che tra i Tories sono uomini che, non cedendola ai presenti Ministri quanto ad abilità di governo, e professando principii conservatori, sarebbero al caso di dare alla politica inglese un indirizzo non al tutto indegno di una nazione cristiana, poniamo che dalla cattolica unità separata. E forse a questo desiderabile mutamento si sarebbe venuto da un gran pezzo, anche prima della guerra italiana, che sicuramente ne sarebbe stata impedita, se la parte migliore del Parlamento britannico, come si vantaggia sul rimanente nei principii morali e religiosi che professa, cosi fosse più unita nel sovrano intendimento di farli prevalere. Essi, accostandosi alla parte già per altre cagioni avversa al Ministero, costituirebbero una falange forte abbastanza, per isconfiggerlo. Ma del non essere ciò riuscito finora, con quei danni inestimabili, che all'Europa intera, ed all'Italia segnatamente, dalla odierna politica inglese sono provenuti, l'Europa, l'Italia e diciamo ancora la Chiesa stessa ed il Pontificato Romano, è fama che sia dovuto ad un numero notevole (sono ventuno) di Deputati cattolici della cattolica Irlanda, i quali, per motivi che qui non vogliamo qualificare, mal rispondendo alla fiducia de' loro elettori, si manciparono ad uomini, i quali noto sappiamo se maggiore vergogna rechino alla loro patria o pregiudizio alla loro religione. Noi, ad onta delle gravi autorità che lo attestano, stentiamo nondimeno a crederlo; ma quando fosse vero, vede ognuno l'indegna cosa che sarebbe e quanto al nome ed agl'interessi cattolici pregiudizievole.

Serie V, vol. VII,  fasc. 320.

 3 Luglio 1863

Zenone di Elea – Maggio 2009

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