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RIVISTA CONTEMPORANEA
POLITICA — FILOSOFIA — SCIENZE STORIA
LETTERATURA — POESIA — ROMANZI VIAGGI — CRITICA
BIBLIOGRAFIA — BELLE ARTI
VOLUME VIGESIMOSECONDO
ANNO OTTAVO

TORINO
DALL'UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE

1860

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ITALIAN INDIPENDENCE; Addresses by reu. Joz. Thompson, Henry Ward Beecher, Henry W. Bellows and prof. O. M. Mitchel (New York).

Pubblicansi a New York col titolo; The pulpit and rostrum —Il pulpito e la tribuna — sermoni, orazioni, letture popolari raccolte fonografica­mente. Uno dei numeri di tale collezione, testé uscito alla luce, porta il titolo che abbiamo di sopra riferito. Da esso si scorge che il 17 dello scorso febbraio si tenne in New York, nella grande sala delle assemblee» una pubblica adunanza dei cittadini più influenti di quella città e di Brooklyn a fine di manifestare la loro simpatia verso gl'Italiani, che àn rivendicata la loro libertà ed indipendenza.

Presiedeva l'adunanza il dottor Thompson; immenso il concorso, im­mense le acclamazioni, ì voti, gli augurii entusiastici. I discorsi che vi sono stati pronunciati, parecchie lettere di cittadini illustri che non pote­rono intervenire all'adunanza, e segnatamente del professore Sillixnan e dell'onorevole Hillard, delle quali si diede lettura, bene dimostrano; quale sia la simpatia degli Americani per la causa italiana.

Ecco le risoluzioni state proposte dal presidente ed accolte con ap­plauso generale:

«Poiché nei mesi che tennero dietro all'espulsione degli Austriaci dalla Lombardia, alla fuga dei duchi di Toscana, Parma e Modena, e alla rivoluzione delle Romagne, i popoli dell'Italia centrale colla moderazione e perseveranza, col rispetto ai diritti sociali e civili, colla savia ammini­strazione della cosa pubblica, àn manifestato perfetta unanimità di pro­posito e di attitudine a reggersi a governo costituzionale sulla base d'in­dipendente nazionalità;

«Poiché i governi della Gran Bretagna e della Francja àn dichiarato di riconoscere l'indipendenza così acquistata e di essere risoluti a non permettere intervento di potenza straniera a fine d'imporre agl'Italiani di­nastie e reggitori ch'essi anno espulsi;

«Poiché un popolo, che à così degnamente rivendicato e mantenuta la sua indipendenza nazionale, merita quella cordiale ricognizione e sim­patia, colle quali il popolo degli Stati Uniti, cui é vietato ogni politico intervento nelle faccende straniere, à il diritto di far sentire la sua in­fluenza nella gran famiglia delle nazioni;

«Quest'assemblea risolve,

«Che quali cittadini americani riconosciamo e sosteniamo il diritto che à il popolo dell'Italia centrale di scegliersi quella forma di Governo che crede migliore, e più atta a promuovere la sua sicurezza e felicità;

«Che l'intervento armato di potenza straniera a fine d'impedire che un popolo di qualunque paese adotti quella forma di governo che più gli ag­grada, abbia ad essere considerato qual violazione del comitato delle nazioni — as a violation of the comity of nations — e che tale intervento, da qualunque parte proceda nelle faccende dell'Italia centrale, abbia ad es­sere prontamente condannato dal mondo civile;

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«Che noi salutiamo con gratitudine la politica del non intervento nelle cose d'Italia cosi chiaramente espressa nell'opuscolo — Il Papa e il Con­gresso—e la ferma e magnanima dichiarazione dell'imperatore dei Fran­cesi in conformità di quella politica;

«Che la dichiarazione della regina d'Inghilterra nel discorso d'aper­tura del Parlamento contro l'intervento armato di qualsiasi potenza estera nelle cose d'Italia è degna della posizione e della politica dell'Inghilterra come campione della libertà civile e religiosa, e dell'indipendenza na­zionale;

«Che l'eroica devozione di Vittorio Emanuele, re di Sardegna, alla causa della nazionalità e indipendenza italiana gli à guadagnata l'ammi­razione del popolo americano, e gli acquisterà un nome fra i benefattori dell'umanità;

«Che il Governo ecclesiastico negli affari temporali è contrario tanto alla libertà di coscienza e indipendenza del pensiero, quanto alla purità della religione, e che la difesa di tale governo, da qualunque parte pro­ceda, deve essere disapprovata da' cittadini americani siccome contraria ai principii della libertà americana, all'esperienza della nostra storia patria, ed agl'insegnamenti ed esempii dei padri della rivoluzione;

«Che noi mandiamo al popolo italiano le nostre più fervide congratu­lazioni per la parte d'indipendenza che già à acquistata, e l'assicuranza della nostra simpatia e del nostro appoggio morale finché si serberà fe­dele all'ordine, alla giustizia ed alla libertà».

Leggenda i varii discorsi e le varie lettere, che sono quasi commenti nelle prese deliberazioni, notammo colla matita i passi che maggiormente ci andavano a sangue, coll'intendimento di farne la traduzione a prò dei nostri lettori, ma a cagione di brevità non ne riferiremo che pochissimi.

Molte lodi fa dell'Italia il professore Beniamino Silliman; ma noi tributandogliene sincera gratitudine, non ce ne faremo eco per timore di essere tacciati di soverchio nazionale compiacimento; e poi sembra ab­biano gl'Italiani compreso dover essi accrescere il ricco patrimonio di grandi e virtuose gesta ereditato dai maggiori, anziché dilettarsi nella sterile contemplazione di quello.

Il presidente dice: «La quinta risoluzione ecciterà senza dubbio l'una­nime entusiasmo ilei popolo americano per la devozione veramente eroica di Vittorio Emanuele, re di Sardegna, alla causa dell'italiana indipendenza. Fedele alla costituzione accordata nel 1848, fedele alla storica e nazionale alleanza del popolo italiano, valoroso soldato, re giusto, si é chiarito degno di condurre gl'Italiani nella via della libertà, dell'indipendenza, dell’ordine... La sesta risoluzione rammenta un grande principio che il governo ecclesiastico negli affari secolari é distruttivo della libertà di coscienza, dell'indipendenza del pensiero e della purità della religione. Ove questa proposta abbisognasse di dimostrazione, l'avremmo piena ed intiera nella recente allocuzione del papa. Egli manifesta la sua inquietu­dine per il pericolo delle anime nelle agitate provincie, dove scritti pestilen­ti contaminano la purità della morale. E sapete quali sono questi scritti pestileenziali?

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Sono la Sacra Scrittura in una lingua che il popolo sa leggere, sono le gazzette, i libri, gli opuscoli— questo, per esempio—ed altri og­getti che maggiormente attraggono la curiosità dell'universale. Egli desi­dera ricuperare la Romagna per esterminare questi scritti pestilenziali. Notate bene! Egli vorrebbe riprendere le redini del politico reggimento per potere opprimere la coscienza, ed imporre ai sudditi i loro pensieri. Dal momento che l'autorità ecclesiastica fosse ristaurata, la stampa sa­rebbe spacciata, la libertà del pensiero soffocata, e proibita la libertà di coscienza per quanto fosse possibile».

Tradurremo ancora uno squarcio dell'indirizzo del rev. Beecher; «So­pra molte questioni noi siamo tuttora dissenzienti. Gli Stati confederati di questa Unione non consentono circa ogni questione domestica de’   paesi stranieri, e nemmeno circa ogni applicazione dei principii di libertà; ma sappiano gl'Italiani, non esserci divisione fra noi circa la grande dottrina della libertà civile negli Stati e nelle repubbliche. E con tutte le nostre interne differenze, ove in questo paese si agitasse la questione, se sia cosa vantaggiosa che il popolo italiano sia indipendente ed unito, sotto comuni istituzioni liberali, dal Nord al Sud, dall'Oceano all'Atlantico all'Est, al mare Pacifico all'Ovest, con una sola voce, più forte del tuono, senza nes­suna discordanza, essi manderebbero un solo e grande saluto alla libertà italiana. Noi facciamo per essa i più fervidi roti; per essa dirigiamo all'Ente supremo le più ardenti preghiere. Noi ne siamo gli ammiratori, perché conosciamo la loro passata moderazione ed il loro eroismo. Noi abbiamo fede che la stessa Divina Mano, che sinora gli à sorretti, conti­nuerà a guidarli. Il mare si dividerà innanzi ai loro passi. Essi attraverse­ranno il deserto dove saranno nutriti, e donde saranno tratti a salvamento. E noi udremo ancora innalzarsi dalla terra promessa la voce ed il cantico della riacquistata libertà (1) »

Alla fine della tornata, il presidente lesse un biglietto di una signora presente alla radunanza concepito cosi: «Compiacetevi d'inviare l'espressione della più viva e cordiale simpa­tia delle donne d'America ai loro fratelli ed alle loro sorelle in Italia!»

Dopo tre strepitose acclamazioni a Garibaldi, l'adunanza si sciolse.












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