Il gran rumore scatenatosi sulla morte per denutrizione, forse finanche con violenze fisiche, del corpicino di 16 mesi di Eleonora Scannicchio si attenua e le telecamere, catarro verbale delle mille emittenti, lasciano le vie periferiche di Enziteto - ghetto abbandonato, sud del sud in Bari -; altri infanticidi sono gridati dalle scatolette televisive: una neonata nottetempo depositata moribonda in una cabina telefonica a Milano in pieno inverno, una bambina di 10 anni uccisa violentemente a Bologna dal padre medico…
Dalle nostre parti Nella, un'amica di Enziteto dal voluminoso corpo che
piacerebbe al pittore colombiano Botero, c'informa che
l'amministrazione comunale barese ha prontamente dopo l’accaduto
migliorato l’illuminazione delle circa 3000 anime che lì
in gran parte soltanto dormono, le donne s'impegnano nelle faccende
domestiche mentre il lavoro è altrove se c’è; nello
stesso tempo, a pochi giorni dal decesso di Eleonora, sono stati
accolti - nel palazzo comunale in pieno centro illuminato a gran festa
e presenziato dalla Bari bene elegante e bacchettona - i discendenti di
Benedetto Croce, guidati dallo storico crociano onnisciente Giuseppe
Galasso per celebrare la riappacificazione editoriale con i Laterza e
presentare il 1° grosso volume - invero molto stucchevole -
riguardante il carteggio tra don Benedetto e Giovanni Laterza degli
anni 1901 - 1910, periodo in cui Croce raggiunse l’apice del suo
antimeridionalismo più verace, chiuso nelle sue stanze di studio
e di difesa della nazione dei ricchi, distaccato e sordomutocieco alle
folle oceaniche che a poche centinaia di metri da casa sua partivano
emigranti per le Americhe dal porto di Napoli; poveri cristi sradicati
per sempre dalle loro famiglie, dalle terre del Sud conquistato,
sacrificati dallo stato e dal governo dei padroni nel quadro ben
pianificato degli introiti che sarebbero rientrati dalle rimesse
economiche, in sostanza i soldi che per anni gli emigrati avrebbero
spedito ai parenti poveri rimasti al paese, così favorendo il
benessere e gli interessi degli stati maggiori
politici-economici-militari della nazione accordatisi con le lobbie
internazionali nello spostare, dirigendoli in continenti lontani,
braccia da lavoro per accrescere i loro capitali e realizzare ambizioni
di potere.
Ritornando ai nostri quartieri periferici - dove ci ricordano tutti i testi sacri è più facile vivere l'amore pulsante dell'Universo per chi ha l'intelligenza del Cuore (i veramente colti e gli ignoranti ricordava Pasolini) - ci si è sentiti coinvolti e distratti dal gran rumore, estraniati da se stessi dalle grida pubbliche sulla vicenda di Enziteto, non meditando veramente per riflettere sull’accaduto, metafora come sempre di significati più profondi.
E’ stata una lettera apparsa sul computer in una mailing list che
si riallaccia all'insegnamento di Danilo Dolci, gran poeta e profeta
degli umili siciliani e del mondo, a risvegliarci dall’indignata
ma spettacolarizzata denuncia dell'infanticidio che aumentando gli
share d'ascolto ha dato più introiti pubblicitari...
La denuncia sincera dell'email firmata dal nome augurale di Alba,
misteriosamente ci ha spinto a chiedere di più, a informarci
senza alcuna mediazione giornalistica:
Francesca, la madre di soli ventidue anni di Eleonora, proviene da una
famiglia sventurata della Bari vecchia - quartiere origine di tutte le
periferie cittadine e in cui qualche anno fa è stata compiuta
dal sistema politico - finanziario un'operazione d'acquisto di numerose
case a quattro soldi, nell'attesa dei fondi della legge Urban
favorevole alle ristrutturazioni nei borghi antichi...
Francesca ha avuto a sua volta una madre sventurata che come lei ha
subito una vita difficilissima;
Francesca non ha vissuto un’infanzia e un'adolescenza normali ma è passata di violenza in violenza;
Francesca ha già messo al mondo quattro figli, di cui tre vivevano con lei e il suo sventurato compagno, in quel tetro, angusto negozio di proprietà comunale, occupato e trasformato in “casa” a Enziteto;
Francesca disprezzata da tutti cercava di vendere quel che rubacchiava
e la ricordano disperata con pezzi di formaggio sottratti che voleva
vendere o scambiare per portare del cibo ai bambini - l’ultimo
nato ha solo cinque mesi - e per acquistare quel che a lei serviva
(fumava sempre nel tugurio odiando probabilmente se stessa e il mondo),
e talvolta accettava abiti dimessi dagli altri per i suoi piccoli;
Francesca si rinchiudeva in casa per evitare il disprezzo e il giudizio
impietoso degli altri, compreso quello degli assistenti sociali che le
avrebbero portato via i figli;
Francesca si vedeva uscire dalla casa - prigione con i piccinnin solo
per un pò dopo le due di pomeriggio e dopo le nove di sera; e
ricordano i vicini una minuscola apparizione vivacissima, era
“Eleonora che volava quando si apriva la porta “…
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