Secondo gli interessanti studi dell'abate Vincenzo Galiani, confluiti nel libro Del dialetto napoletano, scritto insieme a Gian Vincenzo Meola e pubblicato anonimo nel 1799, la prima poesia in volgare fu detta "siciliana" perché espressa dalla corte poetica del re di Sicilia Federico II, in realtà il dialetto usato era il napoletano, denominato pugliese perché allora era la Puglia lo stato più importante dell'Italia meridionale.
La tesi del Galiani venne suffragata dall'innumerevole quantità
di vocaboli napoletani, discendenti direttamente dal latino, che si
ritrovano in tante pubblicazioni sin dagli esordi del volgare e nello
stesso Dante.
Per cause storiche e politiche il primato del dialetto napoletano poi
si perse, ma è certo che la poesia in volgare nacque napoletana,
fu denominata siciliana e poi si sviluppò toscana.
Vanta dunque tradizioni nobili e antichissime il vernacolo partenopeo, vera e propria lingua piuttosto che dialetto, alla quale nel corso dei secoli autori illustri, borghesi e plebei, hanno contribuito, in ricchezza di sentimento e fantasia, a conferire sempre maggiore dignità letteraria.
Viene qui proposta una carrellata di autori che, attraverso liriche e
canzoni di pari nobiltà letteraria, hanno saputo dar voce al
senso poetico dei partenopei, esprimendo di volta in volta gioia,
dolore, miserie, solitudine, nostalgia, rimpianto per il luogo natio,
soprattutto amore, ma anche ironia e irriverenza, in versi permeati di
forte sentimento destinati a tramandarsi in eterno.
Ai sensi della legge n.62
del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale e
del web@master.