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Riportiamo gli editoriali pubblicati dal "Foglio" diretto da Ferrara, il quale in questi ultimi giorni sia sul giornale che nella trasmissione "8 e mezzo" su La 7 ha cercato di tenere i riflettori sulla Calabria.

Webm@ster - 28 ottobre 2005
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VENERDÌ 28 OTTOBRE 2005 Eppur si muove (la Calabria)
GIOVEDÌ 27 OTTOBRE 2005 Sragionare di Calabria
MARTEDÌ 25 OTTOBRE 2005
Le mani sporche
SABATO 22 OTTOBRE 2005 La collusione e la ’ndrangheta


Fonte:
ANNO X NUMERO 254 - PAG 3 IL FOGLIO GIOVEDÌ 27 OTTOBRE 2005ù

Sragionare di Calabria

Se l’informazione impazzisce e la situazione diventa grave ma non seria

Il circuito informativo in tv fa strani  scherzi e riflette spesso una situazione  di follia. Prendiamo la questione  della Calabria, la cui importanza non  può essere sopravvalutata. Con rarissime  eccezioni, chiunque ne parli comincia  così, con questo primo movimento:  “La situazione è disperata, la sovranità  dello Stato è praticamente inesistente,  la ’ndrangheta fa quello che vuole, la  politica non è libera, le procure sono  paralizzate dalle faide, il diritto dei cittadini  è conculcato, la paura regna sovrana,  l’intimidazione regna e colpisce  alla pari imprenditori, commercianti,  piccola gente, funzionari delle istituzioni”. 

Dopo l’assassinio di Francesco  Fortugno, domenica  16 ottobre al seggio  di Locri delle  primarie del  centrosinistra, in  Municipio, l’immagine  più  forte è  quella confidata  dal  vescovo di  quella diocesi  al Foglio:  “Ci sono  due luoghi in cui si uccide nei seggi:  l’Iraq e la Calabria”.

Ma subito il primo  movimento finisce e subentra il secondo:  “Interventi straordinari nella legislazione  non servono, la saturazione  militare delle province più colpite non  serve, lo Stato c’è e deve fare il suo dovere  ordinario nella repressione della  criminalità organizzata e nella tutela  della vita quotidiana e della sicurezza  dei cittadini, il vero problema è lo sviluppo  sociale, l’azione solidale”.

Fatale  come il sorgere del sole, ecco che arriva  il terzo movimento: “La Calabria è  anche tante cose buone, che non devono  essere oscurate, e bisogna proteggere  il buon nome della regione”.  Chiunque ragioni vede e pensa che  questi movimenti sono illogici.

Dal primo  non possono discendere il secondo  e il terzo, se non con un passaggio dalla  ragione basata sui fatti alla più irragionevole  e vuota delle retoriche basata  sulla negazione dei fatti. Lo sviluppo  sociale assistenziale in Calabria  è infatti fiorente.

La spesa pubblica,  sanitaria e non solo sanitaria, è rigogliosa  ed è uno dei principali fronti  espugnati dalla criminalità e compressi  nella collusione ambientale cosiddetta.  Che ci sia tanta gente che ha  voglia di vivere libera e in pace è ovvio,  e qualcosa riesce a combinarlo,  ma la questione è che ogni tentativo è  frustrato in radice dalla cessione di sovranità  a una mafia pericolosa, sempre  più forte, superiore ormai a quella  siciliana per fatturati, metodi, capacità  di intimidazione e di fuoco.

Questo  modo di sragionare ha portato, di  movimento  in movimento,  alla immediata  comparsa  di due partiti  che la  buttano in  politica, come  si dice,  con polemiche  evanescenti  e nulliste: per alcuni il delitto  Fortugno è un delitto simbolico e  di alta mafia per colpire la rivoluzione  morale portata dalla giunta Lojero,  per altri è un delitto che ha radici nelle  pressioni criminali e negli obblighi  contratti da una classe dirigente che è  esposta senza significative eccezioni al  condizionamento pesante dell’ambiente  mafioso.

Seguono le polemiche  giornalistiche e politiche e investigative  su come valutare le telefonate della  vittima del delitto e il suo effettivo  ruolo nella vicenda, suo e del suo ambiente  legato alla politica della sanità. 

E’ così, con una lite sul “mandato” da  affidare a investigatori e procuratori  che non hanno risolto alcuno dei 24  omicidi senza colpevole degli ultimi 14  mesi nella Locride, che pensiamo o  speriamo di battere la ’ndrangheta? 








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