From:
<alessandro romano Subject: MSG 06 - 127 - I magazzini del Sud Date: 24/04/2006 23.18 | Rete di Informazione delle Due Sicilie |
Un Sud senza industria, quindi un sud privo di loft e capannoni, di archeologia del lavoro? Forse non tutti sanno che il primo ponte sospeso d'Italia fu costruito sul Garigliano. Per non parlare dei francesi come Cottrau, che importò a Napoli la filosofia della Gare de l'Est di Parigi. In questo momento, in cui si riparla di recupero di factory dismesse (Portici, Torre Annunziata, l'ex convento e poi lanificio borbonico a Napoli ed altre se ne aggiungono via via, come spazi restituiti al tempo libero e alla cultura), cade a proposito un libro come 'Millwrights'. Un'antologia con molte utili illustrazioni, di saggi sull'architettura del lavoro al tempo della prima industrializzazione, per sfatare l'idea preconcetta di un Mezzogiorno italiano estraneo alla modernizzazione ed isolato dal contesto europeo.
Sul piano disciplinare, l'architettura dei Millwrights vuole indicare
il delicato momento di transizione fra manifattura e industria ed il
legame che intercorre nel mondo del lavoro fra architettura e
ingegneria, arti liberali ed arti meccaniche, forma e funzione dello
spazio costruito. In più, apre una finestra anche sul ruolo
non secondario svolto dall'altro Mezzogiorno, quello continentale,
testimoniando l'esperienza edilizia catalana dell'architetto Rafael
Guastavino i Moreno negli Stati Uniti tra la fine dell'Ottocento e la
prima metà del Novecento.
Un Mezzogiorno pre e post-unitario estremamente vivace e assolutamente
al passo con i tempi, partecipe e attivo nel definire e sostenere lo
sviluppo produttivo, l'adeguamento degli spazi architettonici e delle
tecnologie, attraverso un processo simbiotico di tradizione e
innovazione, sia in termini di conoscenze che di mobilità.
Si assiste, così, a progettazioni e vari di navi, alla
costruzione di un primo bacino di raddobbo per la riparazione di navi
(1852), alla realizzazione del ponte sospeso sul Garigliano di cui
sopra (1832), alla Napoli-Portici come prima tratta ferroviaria in
Italia (1839), all'acceso dibattito per la realizzazione della Stazione
Centrale di Napoli a cavallo tra Ottocento e Novecento e alla nascita
dell'industria cotoniera salernitana di paternità svizzera
(1812-1918).
Incuriosisce che l'antica esperienza cantieristica dell'Arsenale
veneziano rimanga attardata e chiusa nelle proprie tradizioni, mentre
quella di Castellammare di Stabia, dimostra da subito
disponibilità e apertura verso strumenti e saperi della
consolidata cultura tecnica dei principali paesi nord europei (Olanda,
Inghilterra, Svezia, Danimarca), contribuendo così al
rilancio della marina napoletana tra Sette e Ottocento.
Lo yacht reale Francesco I progettato e varato a Castellammare di
Stabia nell'ottobre 1828, su disegno degli ingegneri costruttori
Bianchi e Sabatelli, fu una vera e propria nave militare a tre alberi,
con circa 150 uomini di equipaggio e 26 cannoni. Molto avvincenti sono
le descrizioni che si danno di questi vari che avvenivano tra grandi
feste e con solenne pompa, il tutto corredato da un ricco patrimonio
iconografico (piante, sezioni, quadri, foto).
I processi di ammodernamento del Regno toccano anche l'area portuale di
Napoli. Ferdinando II di Borbone per dotare il porto di attrezzature
moderne, capaci di competere con le maggiori potenze straniere,
ordinò nel 1843 l'istituzione di una commissione di tecnici
per studiare la fattibilità della costruzione di una 'grande
opera': un bacino di carenaggio per la riparazione di navi. Nel 1852 fu
inaugurato a Napoli nel Porto militare il primo Bacino di Raddobbo
d'Italia.
La lettura dei saggi di 'Millwrights' ci restituisce una storia spesso
sottovalutata, relegata nell'oblio, di Napoli capitale e del Regno,
prima e dopo l'Unità, e del ruolo strategico svolto nel
processo di modernizzazione del panorama europeo.
Ai
sensi della legge n.62
del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del
materiale e
del web@master.