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Fonte:
https://www.corriere.it/ - 19 settembre 2005

«Il Sud d'Italia è la zona più povera d'Europa»

Il settimanale «Newsweek» e gli ultimi studi su mortalità infantile e abbandono dell'istruzione. «Le colpe? Anche degli aiuti sbagliati» 

Affascinante per storia e natura, ma bocciato per la povertà. Giudizio negativo quello di Newsweek, il settimanale britannico che ha riportato i risultati di due studi italiani sugli aspetti peggiori del Meridione d'Italia. Se il Sud fosse uno stato indipendente, sarebbe il più povero dell'Unione europea.


E' il primo responso basato su una serie di elementi. Sotto la lente il reddito pro capite, insufficiente per assicurare ai cittadini case adeguate, dotate di servizi primari, come acqua calda e riscaldamento. Attenzione puntata anche sulla mortalità infantile: nei primi 28 giorni di vita la percentuale di decessi è del 5.7 ogni mille nascite.


Un dato quattro volte superiore alle province del Nord e doppio rispetto alla media europea. Niente di positivo neanche sul fronte dell'istruzione: i casi di abbandono scolastico fino a 14 anni raggiungono il 24 per cento, valore 2 volte e mezzo più alto del resto d'Europa.


Ad affondare la lama, nell'articolo di Newsweek, è proprio un medico, coautore di uno degli studi, Maurizio Bonati dell'Istituto Mario Negri di Milano: «Stiamo parlando di persone che non possono comprare latte per i loro bambini e non riescono a nutrirsi quando sono in gravidanza». A lui si aggiunge il pediatra Giorgio Tamburlini dell'Istituto per l'Infanzia Burlo Garofolo di Trieste, responsabile della seconda ricerca: «Il 17 per cento di bambini e adolescenti del Sud soffre di disturbi mentali, compresa depressione, tendenza al suicidio, disordini alimentari come l'anoressia».


Quello che è più notevole, sottolinea Newsweek, è l'impatto insignificante che hanno avuto quarant'anni di contributi da parte del governo. Per decenni le più ricche province del Nord hanno lamentato che le loro tasse fossero assorbite dalla povertà del Sud, a tal punto da reclamare l'indipendenza fiscale.


Ma non è tutto da buttar via. Tanti investimenti, ammette il settimanale, hanno prodotto anche qualche risultato: i contributi all'agricoltura pugliese hanno reso la regione la più importante produttrice di pasta in Europa; la Calabria una delle maggiori fornitrici di agrumi; la Campania ha trasformato la costiera amalfitana in una prestigiosa meta turistica, mentre Napoli lentamente sta diventando una città pulita e sicura. Restano, però, i numeri poco confortanti: mentre ci sono hotel di lusso che chiedono 500 euro a notte, 7.3 milioni di cittadini meridionali ne guadagnano meno di 521 al mese e la metà vive con poco più di 430, secondo l'Istat. E non manca l'analisi delle cause dello sfacelo. Mafia, lavoro nero, modalità di distribuzione delle risorse. Quanto all'ultima voce, il settimanale fa notare come recentemente il governo ha stanziato 300 milioni di euro per infrastrutture a banda larga, nonostante il fatto che solo una piccola parte del Sud produce computer.


Le critiche non finiscono qui. «Sono stati spesi milioni per studiare un progetto per il ponte sullo stretto di Messina che costerà 4.6 miliardi di euro», mentre «tuttora non esiste in Italia un programma di interventi nel settore materno e pediatrico», come si precisa nello studio dell'Istituto Mario Negri. E rincarando la dose, si fa notare che nel Sud molti ospedali soffrono per carenza di medici e infermiere. Per non parlare del fatto che parecchi edifici pubblici sono dichiarati ufficialmente inagibili.


Così, su questa base, anche le prospettive non sono rosee, secondo il settimanale. A fronte di una sorte di rassegnazione a restare poveri che caratterizzerebbe la gente del Sud, e nonostante i consigli contenuti negli studi su come combattere il divario, nessuna soluzione sembra avere valore senza un impegno da parte del governo a investire nel Meridione e incentivare le province del Nord a fare altrettanto. Parola di Newsweek.


Gra. Mot.

 










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