Affascinante per storia e natura, ma bocciato per la povertà. Giudizio negativo quello di Newsweek, il settimanale britannico che ha riportato i risultati di due studi italiani sugli aspetti peggiori del Meridione d'Italia. Se il Sud fosse uno stato indipendente, sarebbe il più povero dell'Unione europea.
E' il primo responso basato su
una serie di elementi. Sotto la lente il reddito pro capite,
insufficiente per assicurare ai cittadini case adeguate, dotate di
servizi primari, come acqua calda e riscaldamento. Attenzione puntata
anche sulla mortalità infantile: nei primi 28 giorni di vita
la
percentuale di decessi è del 5.7 ogni mille nascite.
Un dato
quattro volte superiore alle province del Nord e doppio rispetto alla
media europea. Niente di positivo neanche sul fronte dell'istruzione: i
casi di abbandono scolastico fino a 14 anni raggiungono il 24 per
cento, valore 2 volte e mezzo più alto del resto d'Europa.
Ad affondare la lama, nell'articolo di Newsweek, è proprio
un
medico, coautore di uno degli studi, Maurizio Bonati dell'Istituto
Mario Negri di Milano: «Stiamo parlando di persone che non
possono comprare latte per i loro bambini e non riescono a nutrirsi
quando sono in gravidanza». A lui si aggiunge il pediatra
Giorgio
Tamburlini dell'Istituto per l'Infanzia Burlo Garofolo di Trieste,
responsabile della seconda ricerca: «Il 17 per cento di
bambini e
adolescenti del Sud soffre di disturbi mentali, compresa depressione,
tendenza al suicidio, disordini alimentari come l'anoressia».
Quello che è più notevole, sottolinea Newsweek,
è
l'impatto insignificante che hanno avuto quarant'anni di contributi da
parte del governo. Per decenni le più ricche province del
Nord
hanno lamentato che le loro tasse fossero assorbite dalla
povertà del Sud, a tal punto da reclamare l'indipendenza
fiscale.
Ma non è tutto da buttar via. Tanti investimenti, ammette il
settimanale, hanno prodotto anche qualche risultato: i contributi
all'agricoltura pugliese hanno reso la regione la più
importante
produttrice di pasta in Europa; la Calabria una delle maggiori
fornitrici di agrumi; la Campania ha trasformato la costiera amalfitana
in una prestigiosa meta turistica, mentre Napoli lentamente sta
diventando una città pulita e sicura. Restano,
però, i
numeri poco confortanti: mentre ci sono hotel di lusso che chiedono 500
euro a notte, 7.3 milioni di cittadini meridionali ne guadagnano meno
di 521 al mese e la metà vive con poco più di
430,
secondo l'Istat. E non manca l'analisi delle cause dello sfacelo.
Mafia, lavoro nero, modalità di distribuzione delle risorse.
Quanto all'ultima voce, il settimanale fa notare come recentemente il
governo ha stanziato 300 milioni di euro per infrastrutture a banda
larga, nonostante il fatto che solo una piccola parte del Sud produce
computer.
Le critiche non finiscono qui. «Sono stati spesi milioni per
studiare un progetto per il ponte sullo stretto di Messina che
costerà 4.6 miliardi di euro», mentre
«tuttora non
esiste in Italia un programma di interventi nel settore materno e
pediatrico», come si precisa nello studio dell'Istituto Mario
Negri. E rincarando la dose, si fa notare che nel Sud molti ospedali
soffrono per carenza di medici e infermiere. Per non parlare del fatto
che parecchi edifici pubblici sono dichiarati ufficialmente inagibili.
Così, su questa base, anche le prospettive non sono rosee,
secondo il settimanale. A fronte di una sorte di rassegnazione a
restare poveri che caratterizzerebbe la gente del Sud, e nonostante i
consigli contenuti negli studi su come combattere il divario, nessuna
soluzione sembra avere valore senza un impegno da parte del governo a
investire nel Meridione e incentivare le province del Nord a fare
altrettanto. Parola di Newsweek.
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