C'era una volta NapoliStrade in ostaggio di bande di
ragazzini senza futuro. Montagne di
rifiuti. Disoccupazione endemica. La rinuncia a imporre le regole.
Così muore il sogno di una città di Leo Sisti |
Napoli, Vomero, sabato 10 settembre, ore 19. In piazza Vanvitelli, come ogni week-end, va in scena la movida nel quartiere bene. È l'ora del branco, le baby gang si affollano per un'altra notte brava. Sono migliaia di ragazzini, da 12 anni in su. Scendono dalla stazione del metro. Moltissimi partono da Scampia, l'area dove si smercia la cocaina a cielo aperto, altri si aggiungono nelle sette fermate intermedie prima di arrivare a destinazione. I più pericolosi nascondono in tasca coltellini e tirapugni, pronti allo scontro con gruppi rivali. Ondeggiano, sciamano nelle vie dello shopping, tra via Scarlatti e Luca Giordano, si aggirano tra negozi di lusso e gli store di Nike e Stefanel. Alle 23, proprio a due passi dalla piazza, qualcuno appicca il fuoco a dei cartoni appoggiati a un cassonetto. Nessuno si muove. Dopo un po', un volenteroso vigile urbano cerca di domare l'incendio. Ci riesce a metà, poi lascia perdere. Si giustifica: "Si spegnerà da solo". Macché, le fiamme si alzano sempre di più. Un passante interviene coprendole con altri cartoni. Rimane solo un po' di fumo. Una ragazzetta di 14-15 anni, resa forte dallo spirito della banda, urla: "Bravo, sei un genio!", suscitando l'applauso corale di 400-500 coetanei. Pochi metri più in là, due agenti sistemati nel camper della polizia assistono alla scena. Domanda: "Perché non fate niente?". Risposta: "Non spetta a noi. È compito dei pompieri". Testuale.
È una giornata di ordinaria follia metropolitana, al Vomero,
preso di mira da quando, da qualche anno, i treni da Scampia vi fanno
tappa. Sono treni a rischio di vandali: vetri rotti o frantumati. Per
questo quattro guardie giurate si imbarcano sull'ultima corsa, quella
delle 22 e 57, per 'accompagnare' a casa quel carico umano. Qui, al
Vomero, lo scorso novembre quattro tredicenni si sono scatenati: tre
rapine nel giro di mezz'ora. Otto mesi fa, in gennaio, in piazza
Vanvitelli un automobilista ha pagato a caro prezzo l'aver premuto il
clacson per superare il bivacco di una dozzina di adolescenti. Tirato
fuori e picchiato. Risultato: tre costole fratturate, una vertebra
incrinata, milza spappolata e, in seguito, asportata.
È arancia meccanica in stile napoletano. Violenza pura. Il
salto
di qualità è ogni fine settimana, quando le
'bravate' dei
boys e delle girls aumentano a dismisura. Salgono sugli autobus e
prendono in ostaggio i passeggeri, coprendoli di sputi e schiaffi. Come
è successo in maggio sul C 31 diretto a Posillipo e Bagnoli.
Una
quindicina di teppisti si sono anche qualificati: "Siamo quelli di
Masseria Cardone", tenendo a precisare l'area di degrado da dove
provenivano e minacciando: "E non ci provocate". Vanno dappertutto. Si
presentano a blocchi di dozzine, girano anche in centro, piazza
Plebiscito piazza Sannazzaro, piazza san Pasquale. Se va bene, qualcuno
ci rimette solo il cellulare. Se va male, chi si ribella si ritrova con
la testa spaccata. I turisti che si avventurano sul bus a due piazze
del 'city sightseeing' possono vedersi tirare addosso qualche pietra.
L'ultima moda d'agosto è il tuffo dall'aliscafo. Non hanno
più di tredici-quattordici anni e il loro obiettivo sono i
mezzi
che da Mergellina sono diretti a Ischia e Capri. Quando la nave sta per
attraccare, si lanciano in acqua da una pedana, obbligandola a
pericolose manovre. Di più. Alcuni di loro corrono
all'impazzata
verso la tolda e subito dopo si gettano in mare dall'alto, sette-otto
metri di adrenalina. In tre occasioni sono stati individuati dalla
polizia che li ha bloccati dopo l'ennesima esibizione. Identificati e
consegnati alle famiglie, tutte di pregiudicati. E poi il nuovo brivido
dei tredicenni: alla guida di piccoli bolidi a due ruote, che guizzano
fino a 70 chilometri all'ora, scorrazzano sui marciapiedi terrorizzando
i passanti. Sono le minimoto cinesi, l'ultimo grido per i figli, anche
appena decenni, dei criminali, che percorrono in lungo e in largo via
Toledo o corso Vittorio Emanuele. Non temono la galera: hanno meno di
14 anni e quindi non sono punibili. Commenta Antonio De Iesu,
vicequestore vicario: "Tutto questo crea insicurezza sociale. Non
è il singolo scugnizzo a preoccupare, ma il branco,
l'affiliazione all'interno del gruppo".
Napoli affonda. Napoli sta morendo. Con l'eterno problema dei rifiuti e
con un primato tutto italiano per il napoletano: passa 140 minuti al
giorno alla guida della sua automobile in mezzo a un traffico
impossibile. Gli uomini della camorra continuano a imperversare.
Chiedendo il pizzo ai negozi e ammazzando. Tra un intervallo e l'altro
si ammazzano anche tra loro, per la conquista del territorio. Ma,
specialmente d'estate, entrano in scena i piccoli delinquenti, pronti a
spaccar vetrine con mazze da baseball o a scippare turisti: sabato 10
settembre un austriaco, cercando di impedire che a sua moglie venisse
strappato dal polso un Rolex d'oro, si è ritrovato con la
testa
spaccata. Niente sembra cambiare. Anzi, la città pare
tornare
indietro verso quel passato orribile che sembrava cancellato con la
rinascita dei primi anni Novanta. Oggi la disoccupazione resta a
livelli da record e i progetti di riqualificazione che avevano
alimentato tante speranze segnano il passo. La camorra appare meno
forte, indebolita dai contrasti interni come la faida che da Scampia ha
devastato le periferie orientali. In compenso il moltiplicarsi della
criminalità minore avvelena il tessuto sociale, non
risparmiando
nemmeno le scuole, oggetto di raid per rubare attrezzature
informatiche, videoregistratori e persino infissi, come è
successo a San Giovanni a Teduccio. E nemmeno le strade che erano state
vetrina del rinascimento napoleano sono al riparo da scippi e rapine.
Di fronte a questa situazione crescente di degrado mancano risposte
forti. Al punto da spingere in passato il prefetto Renato Profili a
commentare in modo sconsolato: "La città è
assuefatta
alla violenza". Suscitando così la reazione del sindaco Rosa
Russo Iervolino, secondo cui si tratta non di "indifferenza, ma di
paura".
E ora la recrudescenza del disagio giovanile, di ragazzi che hanno alle
spalle penose storie familiari, di disoccupati a oltranza, o di padri
che entrano o escono dal carcere. Un quadro preoccupante. Con colpe ben
definite, secondo Amato Lamberti, ex assessore alla
Normalità
durante la prima giunta degli anni '90 di Antonio Bassolino, ed ex
presidente della Provincia, oggi tornato a insegnare
all'Università di Napoli 'Sociologia della devianza e della
criminalità': "Manca il governo della vita quotidiana. Non
c'è la capacità di imporre le regole. Per una
serie di
ragioni. Il sovraffollamento: 10-15 mila persone, con punte di 17 mila,
per chilometro quadrato. Nessun posto per le auto. Pessima manutenzione
degli edifici. Case fatiscenti. In più 450 mila famiglie
sotto
la soglia della povertà in Campania (cioè sotto 7
mila
euro all'anno), più di Lombardia, Piemonte, Liguria e
Triveneto
messe insieme. In più la difficoltà dei ceti
popolari di
entrare in un mercato del lavoro asfittico. In questa situazione mi
meraviglia che ci siano così pochi delinquenti".
Ogni anno, tra Napoli e provincia, ben 7-8 mila studenti lasciano le
scuole superiori dopo il primo anno, pronti a essere arruolati dai clan
criminali. C'è da portare a Milano o al Nord-est borsoni
contenenti cd clonati o capi di griffe contraffatti? La tariffa
è di 200 euro a viaggio: 800 al mese, un guadagno sicuro.
Eppure
si potrebbe tentare di recuperare questi giovani allo sbando. Ne parla
Raffaele Porta, assessore all'Educazione della giunta Iervolino: "La
parola d'ordine è 'bonifica sociale'. Si tratta di puntare
su
centri di aggregazione regionale, assistenti sociali e, sopratutto,
sulla scuola della seconda opportunità. Cioè
creare
un'attività scolastica con metodi diversi da quelli
tradizionali, ma che attraggano lo studente che si è perso
per
strada: ad esempio, con insegnamenti di informatica, teatro, cinema,
musica".
Fin qui i programmi di chi ha in mano la gestione politica della
città. Ma, sulla strada, per estirpare la
microcriminalità, ci vogliono sistemi più rapidi.
Il
questore Oscar Fioriolli, a Napoli da pochi mesi, punta su pattuglie
miste di polizia e vigili urbani. Sono quelle che si vedono all'opera
in questi giorni in alcuni luoghi strategici della città: da
quando, da poche settimane, è scoppiata la 'guerra dei
motorini'. Tutto per la legge entrata in vigore negli ultimi giorni di
agosto. Chi, al volante di una moto non porta il casco o guida un
ciclomotore da 50 cc con una seconda persona a bordo, deve consegnare
il mezzo e non se lo vedrà più restituire.
Finora, nei
primi 20 giorni, Napoli ha battuto il record italiano: 700 sequestri.
Con scene di disperazione di chi si è visto portar via il
proprio motorino. Perché? Ma perché lo scooter
è
uno strumento di 'lavoro', l'ideale per lo scippo, che si
può
fare solo in due: uno guida e l'altro strappa le borsette. Del resto
sono le cifre a parlare da sole: solo a Napoli vengono elevate 250 mila
contravvenzioni all'anno per i motociclisti.
La legge sui motorini porta la firma del senatore di An Luigi Bobbio,
già pm a Napoli, che oggi difende il suo provvedimento da
chi,
ad esempio, il ministro dei Trasporti Pietro Lunardi, vorrebbe
trasformarla, perché troppo punitiva. Certo, è
una norma
studiata apposta per Napoli e ha tutto il sapore della 'tolleranza
zero'. È la spia di una situazione che potrebbe aprire le
porte
a un ulteriore giro di vite. A Napoli se ne discute da tempo:
è
ora di abbassare la soglia di punibilità a 14 anni. Il che,
come
è arcinoto, permette alla camorra di utilizzare
giovanissimi, al
di sotto di questa età, come corrieri della droga. A
proporlo
è addirittura Stefano Trapani, presidente del Tribunale dei
minorenni: "Il concetto di imputabilità deve essere
aggiornato.
Il ragazzo vuole essere giudicato come se fosse un adulto,
perché nell'adulto si specchia e in lui vede un esempio da
imitare. Per questo ritengo che si possa istituire una classe di
responsabilità anche per giovani di 12-14 anni, per reati
come
borseggi o scippi. Magari prevedendo pene ridotte rispetto alla fascia
superiore, che va dai 15 ai 18 anni. Inoltre bisognerebbe prevedere
delle pene anche per i genitori dei minori. Sono colpevoli
perché non seguono come dovrebbero i loro raggazzi".
Intanto al Vomero c'è un personaggio che vigila sul
quartiere
dove è nato e dove è anche stato presidente di
circoscrizione. Si chiama Gennaro Capodanno e ogni giorno segnala e
denuncia alle autorità e ai giornali qualunque
irregolarità. Lui c'è sempre, anche al sabato,
quando i
vomeresi fuggono di fronte all'avanzata dei terribili teenager di
Scampia.
"Napoli si trova in una situazione complessa. Ha 17 mila nuclei familiari a reddito zero. I suoi abitanti hanno il reddito più basso d'Italia, c'è una miseria estrema. Abbiamo tantissimi 30-32enni che non hanno mai lavorato e sono costretti a vivere in casa dei genitori". La disoccupazione giovanile. La questione delle baby gang. La criminalità. Di tutto questo e di altro parla con 'L'espresso' il sindaco Rosa Russo Iervolino, che si trova a gestire una fase molto difficile della città, con il riacutizzarsi di emergenze che sembravano migliorate nella gestione Bassolino. Tanto che, sostiene, è "più difficile fare il sindaco che il ministro dell'Interno".
Per molti mesi Scampia ed episodi criminosi legati a questo quartiere
degradato hanno tenuto banco. Oggi com'è la situazione?
"Là gli studenti non vanno a scuola, hanno famiglie
disastrate
alle spalle. E poi il commercio di droga: un fatto terribile.
Però oggi la situazione non è più
disperata.
C'è una grande concentrazione di attività del
volontariato e molte iniziative sociali".
Gli abitanti del Vomero protestano quando arrivano i ragazzini di
Scampia.
"Se è per questo protestano anche quelli di Mergellina. Ma
non
possiamo tenere la città come un ghetto. Comunque
è anche
per questo che si fanno tante iniziative a Scampia, come quelle appena
dette".
E i tuffi dagli aliscafi?
"Ma queste sono le bravate degli scugnizzi napoletani".
Che costringono la polizia a intervenire.
"Sì, perché quei ragazzi intralciano il
funzionamento
degli aliscafi. E poi guardi che ci sono anche le bande delle famiglie
agiate, per bene. Si scontrano in piazza Amedeo, in via dei Mille".
Lei è favorevole alla 'tolleranza zero'?
"Solo nei confronti dei criminali".
E che cosa pensa di chi lancia la proposta di abbassare la soglia della
punibilità dei minori, oggi di 14 anni?
"È una enorme sciocchezza".
Come si può combattere la microcriminalità?
"Tra le altre cose con sistemi di videosorveglianza. Poi con i lettori
ottici di targhe di automobili e moto che, una volta inquadrate,
verranno segnalate per i successivi controlli alle sale operative".
Ma il comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico cosa fa?
"Ci riuniamo tre volte la settimana con prefetto, questore, polizia,
carabinieri e Finanza per studiare le misure di intervento che sono
necessarie contro la criminalità".
Una legge promossa da Livia Turco prevedeva un contributo alle fasce
più emarginate, definito 'reddito minimo di inserimento'.
Una
misura abolita dal centrodestra.
"Nel 2005 la Regione ha ripreso una norma simile. Si chiama reddito di
cittadinanza. Prevede una spesa di 70 milioni di euro, con benefici di
600 euro al mese. A fronte di 35 mila domande, vengono erogate 3.500
prestazioni".
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