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CRONICA

DELLA CAMPAGNA D'AUTUNNO

DEL 1860.

FATTA SULLE RIVE DEL VOLTURNO E DEL GARIGLIANO

DALL’ESERCITO NAPOLITANO

alla quale è posto innanzi un racconto

di fatti militari e politici avvenuti nel Reame delle Sicilie

nei dodici anni che la precedettero

PER

GIOVANNI DELLI FRANCI

Uffiziale Superiore dello stato Maggiore dell'Esercito Napolitano ed alla immediazione del Re Francesco II. — Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito operante— Commendatore del Real ordine militare di S. Giorgio della riunione — Cavaliere del Real ordine di S. Ferdinando e del merito — Cavaliere di prima Classe del Real ordine di Francesco I. ecc. ecc. ecc.

CON DUE TAVOLE

PARTE SECONDA

NAPOLI

PEI TIPI DI ANGELO TRANI

Conte di Mula 13

1870

(2)




NOTE

DELLA SECONDA PARTE

 (1)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

«Gli uffiziali che chiedono la dimissione dal servizio e si allontanano prima d’essere stata loro accordata sono dichiarati disertori. I militari tutti che si sono finora allontanati dai corpi o dalle commissioni che avevano sono dichiarati parimenti disertori e quindi in forza del presente ordine restano incaricate le autorità della esatta applicazione della legge a propria responsabilità.

«Inoltre S. M. il Re (N. S.) in data degli 11 in corso, visto lo stato d'inqualificabile invasione in cui oggi trovasi il Regno sicch'è urgente di adottare ogni misura diretta a mantenere la tranquillità degli onesti cittadini. Sulla proposizione del ministro segretario di stato della guerra. Udito il concorde parere del consiglio dei ministri, si ò degnata comandare.

Che tutte le provincie nelle quali trovansi stanziate le Reali truppe sono dichiarate in istato di guerra ai termini delle Reali ordinanze militari. 2.° Che tutte le autorità giudiziarie e civili restino alla dipendenza dei rispettivi comandanti delle piazze chiuse, o piazze eventuali.

Con altro decreto la M. S. in data del 7 di questo mese ha ordinato che siano riconosciuti ministri segretari di stato: il. tenente generale Francesco Casella pel dipartimento della presidenza del consiglio e della guerra; il retroammiraglio Leopoldo del Re pel dipartimento della marina; il barone Francesco Canofari pel dipartimento degli affari esteri; il barone Salvatore Carbonelli direttore dei lavori pubblici pel dipartimento delle finanze.

— 204 —

Pure la prelodata M S. ha nominato ministro di grazia e giustizia il consigliere di corte suprema di giustizia cav. Marchese Pietro Ulloa, e direttore della guerra il colonnello di artiglieria Antonio Ulloa.

Gaeta 14 settembre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

 (2)

Lettera del generale Ritucci al Re.

«Sire

«Le piazze in generalo sono sempre utili quando per la loro posizione danno agli eserciti l’agevolezza di trovarvi sicuro appoggio, di manovrare con vantaggio e riordinarsi sotto i ripari in caso di perdite per poi reagire. Questa considerazione è d'applicarsi appunto alla piazza di Capua, la quale nella presente campagna non è solamente un mezzo di valida resistenza, ma ancora il punto capitale di tutte le operazioni dirette contro il nemico. La difesa del Volturno per altro deve poggiare sulla piazza di Capua, perché contenendo essa il solo ponte che pone in comunicazione le due sponde, si può considerare come testa di ponte per cui si può agire e manovrare tanto sulla dritta sponda quanto sulla sinistra, e però non bisogna rinunciare ai vantaggi di quella posizione, perché cosi solamente si può impedire al nemico di bloccare la piazza dal lato di Napoli e dare alle truppe, nel caso di favorevole evento, l'agio di tentare un movimento offensivo sulla riva sinistra. È anche da considerarsi che da Capua si può facilmente andare a Sessa, Calvi, Teano, Bellona, punti principali del teatro della guerra e che contengono presidi di truppe pronte ad accorrere ad ogni minaccia di ostilità dalla parte del mare, da Venafro, S. Germano, Piedimonte, Raiano e Caiazzo.

— 205 —

Per altro Sessa, Calvi, Teano e Bellona non offrono le medesime vantaggiose condizioni di Capua, ch'è un punto più centrale, e si mancherebbe di tutte le risorse e notizie necessarie al quartier generale. In Capua per l'opposto si hanno cun maggior faciltà notizie del nemico, e quindi è più age vole operare contro di esso; si ha il vantaggio della corrente elettrica con Sessa e Gaeta, mentre manca altrove, e si è più da presso al nemico, lo che giova alla rapidità dei movimenti. Infine è indispensabile avere l'unità di comando, che se fu sempre necessaria in tempi normali, diviene indispensabile in tempo di guerra ed in ispecie in mezzo a truppe che hanno di recente subito le vicende d'una rivoluzione che si ha fatto strada col mezzo della corruzione, del tradimento e di quanto altro possa immaginarsi di peggio nei rovesci dell'ordine morale e materiale della società».

Capua li 15 settembre 1870

Il comandante in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

(3)

Prima di registrare il testo della lettera che il ministro della guerra scrisse al Ritucci per cominciar la guerra di offesa, e della manifestazione che fu fatta all'esercito per onorare coloro che avevano combattuto eroicamente contro i garibaldini a Milazzo, ne sia conceduto dire, per debito di giustizia, che non tutti gli uffiziali che rimasero in Napoli e non seguirono l'esercito sul Volturno debbano severamente condannarsi; conciossiaché da quelli che per codardia, per cupidigia, o perché invasi dalla febbre delle nuove massime corsero ad offrire i loro servigi a Garibaldi, è mestieri eccettuare, alcuni ch'ebbero il 6 settembre l'ordine dal Re di durare negli uffici che adempivano e quando il di Il seppero il comando che chiamavali in Capua non potettero aver libero il passo, altri che avendo creduto che l'esercito sarebbesi disciolto e però si rimasero nella Capitale,

— 206 —

chiamati di poi a difendere l'indipendenza della patria sulle rive del Volturno non vi andarono pensando non essere bene accetti.

Lettera del ministro della guerra al generale Ritucci.

«Signor Generale

«S. M. il Re (D. G.) secondando il generoso pensiere ed onorevole sentimento che ha addimostrato e addimostra l'esercito tra il Volturno ed il Garigliano si è degnata ordinale quanto appresso;

1° I corpi tutti si terranno pronti a partire al primo avviso. Gli uffiziali generali e capi dei corpi o frazioni, che hanno comando separato, fin dal primo momento senz'altro espresso ordine, si riterranno come rivestiti di tutta l'autorità loro commessa dalla Reale ordinanza pei casi di guerra.

2° Sarà particolar cura di tutti i comandanti di restituire l'ordine ed il rispetto alle leggi in tutte le contrade, città, o villaggi che trovassero insorti, o che insorgessero in seguito, dovendo tener mano all’esecuzione delle leggi di guerra, sia per la sicurezza e l'onore dell’esercito, sia pel necessario della truppa.

3° Sarà principalissima cura di procedere al sollecito e completo disarmo, senza eccezione, e le armi di qualunque specie raccolte, se appartengono al Real governo verranno spedite in Gaeta, e per le altre, ove tanto non fosse praticabile, dovranno colla massima pubblicità distruggersi redigendone analogo verbale.

4° Dal primo istante che incomincerà il movimento dell'esercito, la contabilità dei corpi sarà regolarizzata in modo sommario, separandola da quella antecedentemente serbata. Il sistema di guerra per le imposte e requisizioni si eserciterà dalle autorità militari, sempre quando si trovi indispensabile, ma è espresso ordine di S. M. il Re di tenere estremo rigore, perché non vadano inutilmente disperse e sciupate le risorse dei paesi occupati dall'esercito.

— 207 —

In qualsiasi provincia del Regno non vi ha dubbio che l'esercito dovrà trovare il bisognevole, ma sarà particolare cura dei comandanti di avvisare tutti, sia con bando, sia con pubblici affissi, essere ferma volontà del governo di tenere religioso conto cosi delle imposizioni come delle requisizioni, le quali verranno pagate alla fine della guerra ed anche man mano che saranno aumentate le somme nelle casse di campagna.

5° I posti di uffiziali che rimaner potranno vuoti, fino al grado di colonnello, saranno rimpiazzati nel momento stesso che vacano tra quelli presenti alle bandiere, i quali in quel primo. istante che ne assumeranno l'incarico avranno diritto agli averi ed emolumenti in aspettazione della nomina corrispondente.

6° Essendo più corpi uniti in brigate e divisioni, i signori generali comandanti potranno passare anche con incarica superiore gli uffiziali da un corpo all’altro, sempre quando il vantaggio o l'onore dell'esercito lo esiga, ma non tralasceranno di avvisarne per le vie gerarchiche il ministero di guerra per la semplice regolarizzazione del già operato. Intanto è necessario a tutti che perdurando la guerra attuale la sicurezza, l'onore ed Il successo dell'esercito devono predominare in tutte le disposizioni ed i signori generali, uffiziali ed anche sottuffiziali e soldati dovranno persuadersi che nessuna guerra può sostenersi senza difficoltà, e che l'intelligenza, lo zelo, il buon volere debbono superarle, e che solo in tal caso si ha diritto a meritar gloria e onore. Adunque la militare corrispondenza dovrà limitarsi per le semplici disposizioni che ognuno non può emettere.

7° Dal giorno 16 in poi, analogamente al disposto dall'ordinanza di campagna, il comandante dello esercito stabilirà, e ne avrà cura, la parola d'ordine. Il governatore della piazza di Gaeta la riceverà dal ministero.

8° Sarà particolar cura dei corpi, delle brigate, delle divisioni dell'esercito di tenere sempre al corrente le periodiche situazioni, nelle quali sarà notata la forza degli uomini sotto le armi, degli animali, delle risorse,

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come munizioni, danaro, approvvigionamenti in generale ec. ec. affinché dalle superiori autorità si sapessero con anticipazione emettere tutti gli ordini di conseguenza».

Gaeta, 15 settembre 1860

Il direttore del ministero di guerra

Firmato Antonio Ulloa.


Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

«Onorevoli fatti d'arme avevano luogo presso Milazzo, e ìe Regie truppe, forte di tre battaglioni con uno squadrone ed una batteria, vennero aggredite da forze di gran lunga considerevoli. Furono brave e valorose nel combattere. Il numero e non il valore del nemico rendeva adatta la ritirata nella cittadella di Milazzo delle prodi truppe. Il Re (N. S.), cui tanto sta a cuore la gloria del suo esercito, saputo come siansi coperte di gloria quelle truppe nei giorni 17 e 20 luglio comandate dal prode generale commendatore Ferdinando Beneventano del Bosco vuole che questi fatti siano ricordati dagli individui che valorosamente vi hanno preso parte, coll’essere decorati tutti di una medaglia che appositamente sarà coniata in bronzo con la scritta (Al valore — Archi e Milazzo 17 e 20 luglio 1860) pendente da nastro bleu e rosso. Questi fatti si calenderanno negli stati di servizio e nelle filiazioni di ciascuno, dovendo, tali azioni aver valore di spedizione. Con tali e tante considerazioni il veterano vostro ministro vede sicuro che lo esercito, coi suoi saldi principi, saprà mostrarsi qual'è stato, attirandosi l'ammirazione della M. S. e del paese».

Gaeta 10 settembre 1860


Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

— 209 —

(4)

Lettera del ministro della guerra al Ritucci.

«Signor maresciallo

«In continuazione del foglio dei 15 andante N° 6 e dando risposta ai diversi uffizi da lei pervenuti, sia per posta, sia per telegrafo elettrico, questo ministero confidando interamente sulla intelligenza ed esperienza di guerra di lei e sulla decisa volontà di procedere per l'onore e pel successo dell'esercito e lo adempimento esatto e scrupoloso dei Sovrani ordini, si onora esporle alcune considerazioni generali che dovrebbero servirle di norma.

Oramai corre il decimo giorno che un forte e numeroso esercito si è raccolto tra il Volturno éd il Garigliano e S. M. il Re si compiaceva affidarne a lei la cura ed il comando. Nonpertanto fino a questo momento nessuna situazione circa alla forza ed ai comandi, alla distribuzione, al servizio delle truppe ec. ec. è pervenuta a questo ministero. Vorrà essere compiacente regolarizzare siffatta parte di servizio utile e necessaria sempre, utilissima ed indispensabile nelle attuali condizioni.

2.° Nessuna notizia particolare si è avuta circa al nemico, alle ricognizioni, che hanno dovuto eseguirsi dagli uffiziali dello stato maggiore etc. ete. Senza complicare, e di molto, la corrispondenza, ella sarà compiacente da oggi in poi con successivi rapporti far conoscere qual sia mai la generale condizione delle cose, e degli avvenimenti, che possono succedere, ad oggetto di potersi in tempo opportuno emettere tutte quelle disposizioni e determinazioni che mirano all’onore ed al successo dell'esercito; e d’altra parte potrà sgravarsi del peso di tutti quei rapporti particolari, che poco o nulla influiscono sul risultato generale. S'è vero, com'è verissimo, che in guerra il successo dipende in gran parte dal morale delle truppe, ella avrà sicuramente e mediante

— 210 —

ordini del giorno fatto conoscere ai soldati là loro onorevole missione e ne avrà con calde e militari parole acceso ancor più 1 onorevole e vivi sentimento che li anima, ed in conseguenza rimetterà con ogni sollecitudine copie di tali ordini del giorno, d in pari tempo curerà che lo stesso mezzo, sia adoperato dai generali e dai. capi di corpi, perocché a' soldati, come quelli che ha sotto i suoi ordini, provvedenti dalle contrade meridionali e popoli di calda immaginazione è efficacissimo l'effetto degli opportuni, chiari e forti discorsi militari.

In quanto poi all'attualità della guerra, questo Real ministero crede ch'essa debba esser considerata tra la classe di quelle irregolari, e come tale debb'essere combattuta per vincersi. Non sembra che debba. esser cagione di grave pensiere l'avere a fronte masse raccogliticce e disordinate, e dar moltissima peso alle massime generali per guerre ordinate e quindi preoccuparsi molto per linee interne di operazioni, per sicurezza di ala dritta, ala sinistra, ritirata, passaggio di fiumi, etc. etc, i soli espedienti opportuni, vigorosi e sostenuti, , sembrano indispensabili. Cosi da un momento all'altro possono esservi partite le quali anche arditamente potrebbero assaltare qualche punto estremo o intermedio delle posizioni, occupate dall'esercito, e spetterebbe allora al corpo del più vicino accantonamento di respingerle, disordinarle, e vincerle. Il terreno che si prolunga tra il Volturno ed il Garigliano dà, sempre campo di poter trarre profitto dalla numerosa cavalleria, della quale interamente difetta il. nemico. Ma quando si è su, di tuia linea come il Volturno, il più celere passaggio che venisse rischiato sopra, o sotto corrente dei la piazza di Capua, non potrebb'eseguirsi che con poche centinaia di bande armate le quali benanche in tali operazioni dovrebbero impiegare più ore, e perciò sempre e poi sempre si avrebbe il tempo opportuno e necessario di aver sotto la mano una forza assai superiore, né mai dubbio dovrebb'essere il successo per le Reali truppe.

La piazza di Capua nelle attuali condizioni, non dev'essere considerata, che qual sicuro punto sul quale si riuniscono

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le frazioni, depositi, ospedali, etc. etc. e dalla quale l’esercito trae non pochi necessarii oggetti come munizioni da guerra, viveri etc. ed in conseguenza non essendo possibile che fosse regolarmente assediata, è sufficiente tenerla al sicuro d'un colpo di mano, ciò che sempre si ha con una cinta continuata. Ma Capua ha benanche fortificazioni, ed artiglierie sui rampari, contro le quali non mai procedono le masse, fossero da chiunque guidate. In giornata si è scritto analogamente a cotesto governatore, ed il Real ministero, perché la fiducia si mantenesse e si accrescesse sempre più nel presidio di Capua non ha mancato di ricòrdare, che durante la lunga e sanguinosa guerra della Spagna, le ardite e numerose masse di Mino, Tristany etc. etc. ausiliate da eserciti regolari, potettero presentarsi in campo aperto e combattere a Tutela, Molins, de Rey etc. etc. né mai minacciarono seriamente le piazze, e le castella. Il solo caso a prevedersi è quello di un tradimento, come avvenne a Rosas, a Figueres; e su tal riguardo il Real ministero ha intera fiducia nello zelo e nella operosità del maresciallo Salzano e nel deciso attaccamento di quelle Reali truppe. Quando adunque l'esercito comandato da lei assumerà una decisa offensiva, sarà soltanto indispensabile che fosse assicurato dell'intero e scrupolosissimo disarmo di tutti i paesi abbandonati, compresi fra il Volturno ed il Garigliano, e man mano dovrà occupare le città più popolate, e di maggiore influenza politica, non già perché fossero punti strategici, ma perché l'esercito troverebbe in esse più copiose ed abbonanti risorse e più celere e sicura sarà la fine della guerra. In breve poi, da lei cosi istruito nelle cose della guerra, S. M. il Re si aspetta che il primo successo si consegua con mezzi soverchiami, affinché possa divenire deciso e pronunziato. Il proseguimento poi dovrebbe ripetersi non già dalla riunione e dallo spiegamento delle divisioni, brigate etc. etc. ma dall'opera attiva, intelligente, di piccole colonne appoggiate e sostenute da quelle, e facendo sentir man mano la loro efficacia, ristabilire ovunque l'ordine ed il rispetto alle leggi,

— 212 —

e con mezzi vigorosi e militari assicurare l'avvenire, rincuorando le buone popolazioni che senza alcun dubbio dovranno trovarsi favorevoli alla causa del Re (N. S.) ed alla quiete interna ed esterna».

Gaeta 16 settembre 1860

Il direttore del ministero di guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

(5)

Dei morti e dei feriti nemici si noverarono ben dugento e tra i primi conviene ricordare il colonnello Puppi, il quale si mori da prode. Dissesi ch'egli comandava quella gente che appellavano brigata dei cacciatori delle Alpi.

(6)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito.

«Non ho mancato di rassegnare a S. M. il Re (D. G.) i gloriosi fatti d'arme di ieri. In aspettazione delle favorevoli determinazioni che ora, come in avvenire, si proporranno sempre in vantaggio ed onore di quanti mai decisamente si mostreranno devoti alla causa del Re e mantenitori dell'onore dell'esercito, rendo con piacere le dovute e meritate lodi agli uffiziali, sott'uffiziali e soldati che hanno preso parte in tali primi fatti d'arme, arra sicurissima di altri di maggior grido, e con particolarità le rivolgo.

i° Al generale in capo maresciallo Ritucci ed al maresciallo Salzano governatore di Capua per le sagge, previdenti ed energiche disposizioni date, le quali han fatto conseguire questo primo successo.

2° Al maresciallo Rossaroll, il quale volontariamente e senza tener conto della sua età e del suo grado, e benché in uffici sedentanei si spinse sulla linea dei posti avanzati, non appena

— 213 —

questa venne assalita dal nemico per incuorare con l'esempio i giovani soldati ed oggi l'esercito lo vede onorato d'una ferita.

3° Ai brigadieri Colonna, de Corné, e Barbalonga che seppero guidare le truppe al fuoco senza lasciarsi ingannare dalle frodi e seduzioni colle quali ha combattuto finora il nemico e segnatamente nelle Calabrie.

4° Al tenente colonnello Negri dello stato maggiore, il quale, presente sempre ai pericoli, ha saputo con la sua bravura ed intelligenza militare ricevere onorevole menzione nel rapporto del comandante in capo sicché il maresciallo Ritucci scriveva a il tenente colonnello Negri ha diretto gli attacchi degli avamposti sul fronte di Napoli e si è coperto idi gloria.

5° Ai comandanti delle frazioni dei carabinieri, 13° di fanteria, 2 e 4° di linea e dei battaglioni cacciatori che hanno preso parte alla pugna».

Gaeta 20 settembre 1870

Pel ministro della guerra

Il direttore Firmato—Antonio Ulloa.

(7)

Lettera del ministro della guerra al generate Ritucci

«Signor maresciallo

«S. M. il Re (D. G.) avendo risoluta di far prendere l'offensiva al corpo di operazione da lei comandato, ella signor maresciallo marcerà avanti, cercando d'incontrare e distruggere il nemico e portarsi simultaneamente sopra la Capitale. I conosciuti talenti di lei e la sua esperienza in fatto di guerra, dispensano dal discendere in qualunque particolare e ciò anche per lasciarle tutta la libertà d'azione.

— 214 —

Mi permetto rammentarle solo che, senza il massimo segreto e di tutti dubitare, le sue disposizioni non rimanendo celate alla generalità, l'esito sarà assai incerto.

Gaeta 19 settembre 1860

Il ministro della guerra

Firmato—Casella.

(8)

Disegno di guerra concepito nella mente del generale Ritucci


«Sire!

«Tenuto presente le Sovrane idee comunicatemi a voce dal capitano Luvarà dello stato maggiore di voler far prendere l'offensiva a questo corpo di esercito; per imporre alla Capitale ed a tutti i paesi circostanti afflitti dalla rivoluzione annessionista il ritorno al governo della M. V. ecco il piano che mi proporrei in quanto ai movimenti. L'esercito movente sarebbe diviso in quattro piccole divisioni, tre di fanteria ed una di cavalleria, avendo ciascuna la sua dote di artiglieria e quelle di fanteria la loro piccola quota di cavalleria, oltre una brigata di fanteria con una batteria, non potendosi formare una quarta divisione di fanteria. Le contrade da percorrere sarebbero quattro. 1a Quella di Santamaria e Caserta per prima giornalai, Caivano, Casoria, Capodichino, per il campo al quartiere della Maddalena. 2a S. Tammaro, Taverna dello Spartimento ed Aversa prima giornata, Melito, Capodichino e Foria. 3a La Foresta, Cavallerizza (o Casina di Carditello) Casale del Principe, S. Marcellina e Trento prima giornata, Giugliano (se la strada lo permetterà) o Guagliano, Chiaiano e Capodimonte. 4a Arnone, e Vico di pantano prima giornata, Guagliano, (se l'altra colonna può prendere per Giugliano) Chiaiano, Capodimonte, S. Rocco e Camaldoli. La suddivisione della forza per quattro strade semiparallele mi ridurrebbe le colonne troppo sfornite, e perciò mi proporrei di ridurle a due o al più a tre.

— 215 —

Da un lato converrebbe marciare a gran passo in una sola giornata; ma considerando di dover superare più attacchi e che il nostro soldato è poco indurito alle lunghe marce, massimamente nella vacillazione morale di fiducia verso i Capi, e la difficoltà delle sussistenze, tenendo presente tutto ciò, debbo preferire la marcia compatta a piccole giornate. La prima via di Santamaria a Caserta, fortificata, ed ove si aggirano e si approssimano le principali forze nemiche, per quanto sia eia tenersi in preferenza perché in caso che fortuna ci arride ci ridona i paesi di maggior risorsa e scompone il forte del nemico, dall'altro lato è rischiosa perché un' indietreggiamento innanzi alle preparate difese, ove si sperimenterebbe naturalmente maggior perdita, produrrebbe facilmente lo scoramento e la demoralizazione che dobbiamo maggiormente allontanare. Con truppe più disciplinate la preferirei, con le attuali crederei preferibile tralasciarla. Il nemico per prenderci in fianco dovrebbe uscire dalle sue barricate ed io facendo a sinistra in battaglia mi troverei al suo fronte in più linee a non molta distanza. Quindi preferirei la 2 e via avvalendomi della 4a per un corpo staccato se facesse uopo. La colonnare percorrerebbe la prima linea di operazione, cioè la via di S. Maria o meglio quella di S. Tammaro, lasciando la prima, sarebbe la più fornita di truppe di maggior fiducia cioè della la e 2a divisione sotto il comando del signor maresciallo Gaetano Afanderivera anche con la mia presenza se le circostanze me lo dettassero Per la seconda linea cioè quella di S. Tammaro, se la prima andasse per Santamaria, o l'altra per la Foresta e Cavallerizza sé quella di Santamaria si lasciasse, per la 2a linea diceva, marcerebbe la divisione della guardia e quella di cavalleria con le corrispondenti artiglierie tra le quali la batteria a cavallo, oe potrò essere anche di persona. La terza linea di operazione sarebbe percorsa dalla brigata di fanteria con una batteria e pochi cavalli, po4endo la batteria essere quella di posizione. Tutte le colonne, fornite di viveri per quanto sarà possibile dalla base di operazione ch'è Capua con la linea del Volturno verso il mare, cercherebbero di requisire i viveri

— 216 —

nei paesi prossimi alla traccia del loro cammino mercé bene attivato servizio amministrativo.

Per ottenere buon risultato si rende di somma importanza un adatto personale amministrativo, provvido, operoso, diligente ed una cassa sufficiente per presentar pronto il pagamento delle derrate ove troverebbe difetto di fondi, difetto che sarebbe immancabile. La requisizione forzosa disgusterebbe ed allontanerebbe gli animi propensi a proteggere la causa della corona di V. M.

Ma descritto il modo come poter giungere al cospetto di Napoli, mi è obbligo di rassegnare alla M. V. i pericoli che si presentano e che non debbono tenersi in poco conto. 1.° La Capitale si mostrerebbe docile a cedere alle militari intimazioni dopo tante esaltazioni, dopo tante compromissioni e dopo la proclamata cessione della M. V. per risparmiare in essa ulteriore sangue cittadino? Quale ne sarebbe l'impressione nell'animo di tutti e quale l'adesione straniera? La indocilità della Capitale lascerebbe il corpo d'esercito a sostenere guerra ostinata, definito d'ogni mezzo e con gli estremi della rivoluzione contro di se; l'appoggio dei parziali partiti potrebb'essere insufficiente e potrebbe trascinare la Capitale in funeste conseguenze bene opposte al magnanimo proclama di V. M. Le forze rivoltose potrebbero seguirci da presso e farci trovare privi d'ogni risorsa fra la resistenza della Capitale in armi e disposta alla difesa e le forze riunite del nemico favorito dalle simpatie che lo, han fatto trionfare finora. L'esercito in tanto contrasto di sforzi, con perdite» e di principi potrebbe con 99 gradi di probabilità disciogliersi dando corpo all'ombra del tradimento, con vitale compromissione di tutti coloro che farebbero con più zelo il loro dovere. Allontanandomi da questa base di operazione, Capua sarebbe subito girata non essendo in grado di reggere da se sola ad attacchi vigorosi e potrebbe cedere rimanendo così l'esercito in aria senza aver un punto di appoggio privo d'ogni mezzo e fuori portata di potere strategicamente manovrare, ancorché non fosse seguito dappresso.

— 217 —

Occupata sarebbe immancabilmente tutta la zona tra il Volturno ed il Garigliano e preso questo ponte la rivoluzione giungerebbe senz'ostacolo fin sotto i baluardi di Gaeta ed aumentandosi i compromessi col pronunziarsi, non rimarrebbe tampoco a V. M. con un esercito un angolo di sicuro ricovero, privo di gloria e dello amore dei suoi sudditi.

Questo è l'aspetto il più brutto, potrebbesi non giungere a questo estremo: spetta alla M. V. il valutarne il valore coi dati che possono assicurare a V. M. Di me non ha che a disporne sempre che trattasi di sostener la guerra con decora militare per sostenere i. legittimi diritti della M«V. con quella fedeltà ed abnegazioni che han sempre dirotta Lamia vita, impiegandovi tutta l'anima mia, tutte le mie forze; ma V. M. non sia facile ad illudersi con leggieri consigli di chi potrà aver vista; piacerla, o carattere più facile a far aprire l'animo a belle speranze. Se la M. V. potrà credere avere io oltrepassati i limiti della mia missione, lo attribuisca unicamente alla determinazione di esserle fedele fino all'ultimo mio respiro. Ho prevenuto tutti i corpi a tenersi pronti all'avviso di marcia che non ho ancora dato onde la truppa non resti inoperosa ai bivacco nella penuria di mezzi. All'ordine che mi arriverà da V. M. il movimento offensivo sarà subito disposto, nel qual caso dovrebbe V. M. con forze di costà provvedere alla custodia del ponte di ferro sul Garigliano, onde possa raggiungere qui il 3° cacciatori della guardia che sta in Sessa. A Teano vi lascerei gli spezzoni dei corpi di fanteria in riorganizzazione. Superlativamente però mi è uopo il personale amministrativo adatto ed una cassa senza lasciare questa piazza priva affatto di mezzi».

Capua li 19 settembre 1860

Il Comandante in capo dell'esercito d'operazione

Firmato Giosuè Ritucci.


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— 218 —

(8 bis)

«Queste artiglierie erano dirette dai giovani uffiziali di artiglieria Pescara, Dusmet e d'Agata, i quali si fecero grandemente ammirare per coraggio e militare accorgimento.

(9)

Di questa vittoria furono campioni oltre il 4° e 6° dei cacciatori anche quattro compagnie dell’8° comandate dall'aiutante maggiore Fondacaro come or ora abbiamo detto. E qui è mestieri ricordare che l’8° dei cacciatori era quello stesso battaglione del quale gli uffiziali nella votazione che improvvidamente loro ingiunse di fare il generale Bosco in Salerno manifestarono di non aver confidenza nel valore dei soldati. Ma fu fortuna che in quella congiuntura comandava da pochi di quel corpo il tenente colonnello Antonino Nunziante. Il quale corse difilato dal Sovrano e facendosi mallevadore della fede e della bravura dei suoi soldati, contro ciò che avevano dimostrato gli ufficiali, ottenne che non fosse tramutato da Salerno il battaglione di lui. Il quale oggi segnalandosi per valore, come aveva fatto il giorno 19, dimostrò quanto vasta ed opportuna fosse stata la malleveria dei Nunziante

(9 bis)

Diamo i nomi degli uffiziali che si morirono di quest'azione di guerra, o furono feriti, essi sono:

Il secondo tenente Giovanni Massarelli del 4° dei cacciatori (morto); il tenente colonnello Ferdinando La Rosa comandante il 6° dei cacciatori e condottiero dei napolitani, il capitano Ludovico Laus del 6° dei cacciatori, l'altro Carlo Antonini dell’8° ed il primo tenente Pasquale Perino del 4° dei cacciatori (feriti).

— 219 —

 (10)

«Tra i feriti garibaldini erano, il maggiore Cattabene loro duce, quattro uffiziali e due cerusici.

(11)

Ecco ciò che scrisse il generale in capo al ministro della guerra quando questi volle sapere i nomi di coloro che si segnalarono per valore e per iscienza militare nello assalimento di Caiazzo.

«Eccellenza

«Nell'atto di aver scritto ai corpi di farmi giungere sollecitamente i notamenti dfei distinti per rassegnarli a V. E. debbo sommetterle da ora che per lo stato maggiore dell'esercito il signor maggiore Giovanni delli Franci si distinse oltremodo animando e dirigendo l'attacco del 4° e 6° dei cacciatori indicando la via a seguirsi alle quattro compagnie dell'89 dei cacciatori e guidandole all'attacco che decise della presa di Caiazzo: questo distinto ufficiale superiore, a c. ui si deve gran parte della gloria della giornata, merita particolare considerazione».

Capua 22 settembre 1861)


Il generale in capo dell'esercito operante

Firmato — Giosuè Ritucci

— 220 —

(12)

Lettera del ministro della guerra al generale Ritucci

«Signor maresciallo

«Dalle notizie qui giunte su i movimenti dei nostri avversari è certo ch'essi tentano girare l'ala sinistra del nostro corpo di esercito avendo facile la via di Caiazzo, Alvignano e Roccaromana e quindi per Rialto allo sbocco di Teano. Una tal marcia non è contrastata affatto, né al passaggio del Volturno, né lungo la strada, poiché tanto Caiazzo, quanto le alture che separano dalla pianura la detta strada non sono per nulla occupate dai nostri soldati. Il nemico quindi trovasi di avere già intrapreso con sufficienti forze un movimento per girare la nostra alla sinistra, mentre dal canto nostro non abbiamo manovrato per nulla nel fine di impedire tale pericoloso movimento ed oggi con forza l'inimico trovasi pure nelle posizioni di Caserta, Santamaria, Cardite ecc. ecc.

Dalla parte nostra l'esercito trovasi fra Capua e dintorni, paesi circostanti e piana di Caiazzo in una posizione che a dir vero non può chiamarsi vantaggiosa, massimamente se si discendesse a particolare analisi delle posizioni ed in particolare della prima divisione. Scopo del corpo di esercito situato sul Volturno si è di battere e distruggere Garibaldi e quindi tolto da mezzo questo inqualificabile invasore ripristinare il. governo libale nella Capitale.

Da quanto le ho significato comprenderà la necessità di agire energicamente prendendo la offensiva al più presto per raggiungere i due scopi, tanto più che dal lato diplomatico anche si richiede massima energia e sollecitudine in operare.»

Gaeta 21 settembre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

— 221 —

 (13)

Lei leva del generale Ritucci al ministro della guerra

«Eccellenza

«V. E. nei suo ufficio del 21 corrente mese dopo aver passato in disamina la posizione dell’esercito da me comandato conchiudeva esser necessario di agire energicamente prendendo l'offensiva al più presto per raggiungere lo scopo di battere Garibaldi e ripristinare il governo Reale nella Capitale.

A mio credere siccome altra volta manifestava all'E. V. il solo modo di pervenire allo scopo designatomi credo sia quello di tenere la truppa concentrata dietro il Volturno ed attaccare il nemico in forza da qualunque lato si presenti. Seguendo questa tattica esso è stato battuto il 19 ed il 21 ed il morale dei soldati si è assai rialzato, di tal che, perseverando, si potranno probabilmente avere dei risultati decisivi. Passare il Volturno e spingersi verso Napoli sarebbe lo stesso che rinunciare ad una condotta finora sperimentata profittevole, correre incontro a disastri sicuri e gravissimi.

Le ragioni più possenti che mi fanno ritenere come dannevolisimo il passaggio del Volturno, sono.

1.° L'allontanamento dell'esercito da Capua, da cui tutte le munizioni si hanno, e la difficoltà di poter conservare con essa le comunicazioni, incerto dell'attitudine che potrebbero serbare le popolazioni già molto Compromesse.

2.° La mancanza quasi totale del personale sanitario e le poche ambulanze, che renderebbero impossibile il curare i feriti.

3.° Lo imperfettissimo organamento del servizio amministrativo e la deficienza di denaro per la sussistenza dei soldati.

4.° Il trovarsi l'esercito esposto, nella marcia, ad essere attaccato dal nemico di fianco e da tergo e forse, giunto in Napoli, stretto fra esso e la città insorta.

— 222 —

5.° La disciplina non ancora del tutto salda delle truppe.

6.° La impossibilità di eseguire una ritirata regolare dietro il Volturno in caso di sinistro, e la quasi certezza dell'occupazione del nemico di tutto il terreno fra Capua e Gaeta.

Per tutte queste ragioni io credo di dover perseverare net proposito di non abbandonare per ora La linea del Volturno, serbando una difensiva attiva, e con me dividono questa opinione tutti i generali di divisione, i quali ho questa mattina convocati a consiglio, non fidandomi del mio solo giudizio.

Inoltre rassegno a V. E. che informato delle intenzioni del nemico di riprendere in forze Caiazzo, e visto la posizione immensamente eccentrica dello stesso paese, che obbliga a dividere il corpo di esercito tra le due estese pianure, l'una da Triflisco a Calvi l'altra da Triflisco a Caiazzo, tenendo il nemico le posizioni dominanti sullo stretto a segno da rendere ben difficoltosa la ritirata della la divisione, posta nella pianura di Caiazzo, si è creduto indispensabile da me e dal consiglio dei generali tenuto stamattina di abbandonare interamente il comune di Caiazzo per concentrare la difesa all'altura di PonteCatone sostenuta dalle posizioni di Fornicola; fino al sito ov'era il ponte a battelli, tenendo altresì tutta quella linea di monti coi versanti dalla parte del nemico, e cosi riordinare gli accantonamenti in modo da esser più concentrati, onde affrontare il nemico da quel lato che opinasse attaccare, e profittare a tempo di un vantaggio che potremmo ottenere.» Capua 22 settembre 1860.

Il comandante in capo del corpo d'esercito operante

Firmato — Giosuè Ritucci.

— 223 —

 (14)

Ordine, comunicato al ministro della guerra

«S. M. il Re volendo dare a sua santità il sommo Pontefice un'attestato di filiale e religioso rispettosa ordinato spedire negli stati della Chiesa e propriamente a Ceprano una sezione di obici da 5 6 2 con gli avantreni e cassoni corrispondenti carichi di munizione da guerra; quattro obici di dodici centimetri a strascino con gli avantreni e cassoni corrispondenti e due casse di riserva di quest'ultima batteria cariche di munizione da guerra.

Per tanto eseguire V. E. avrà la degnazione emanare i suoi autorevoli ordini, affinché domani all'alba le dette artiglierie scordate da un plotone delle guide si trasportassero in Itri da. dove partirebbero insieme alle truppe destinate per le frontiere dello Stato Romano che per domarli sera debbono teovarsi in Ceprano. Ha disposto inoltre la M. S. che Vi artiglieri compresi due sottuffiziali rimangono al servizio delle artiglierie e che un'ufficiale dell'arma si recherà, fino in Ceprano. per consegnare il macchinario e le munizioni al signor colonnello de Mortillet al servizio di Sua Santità e dopo aver stabilito analogo verbale della eseguita consegna farà ritorno con i conduttori e gli animali coi rispettivi fornimenti».

Gaeta 22 settembre 1860

Il Capitano dello stato maggiore

Firmato — F. Carrelli.

— 224 —

 (15)

Lettera del ministro della guerra al generale Ritucci

«Signor maresciallo

«È volere di S. M. (D. G.) che si ecciti il disarmo completo dei non pochi paesi situati nelle adiacenze di Sessa e S. Agata e questo Real ministero nel tanto parteciparle inculca la presta e sollecita esecuzione di tali Sovrani voleri,»

Gaeta li 23 settembre 1860.

Il direttore della guerra

Firmato—Antonio Ulloa.


Manifestazione del ministro della guerra all'esercito.

«Essendosi osservato che alcuni uffiziali sottuffiziali e soldati ed altre persone militari dell'esercito non hanno seguito i rispettivi corpi e le proprie destinazioni sin dal dì che le Reali truppe sonosi riconcentrate dietro la sponda destra del Volturno, ed altri se ne sono allontanati illegalmente, senza farvi più ritorno, questo Real ministero trova opportuno disporre che tutte le autorità militari richiamino all'intelligenza dei rispettivi dipendenti il contenuto degli articoli 474, 481 e 488 dello statuto penale militare e quelli che vi hanno relazione onde sia a tutti noto in quale reità cadono coloro che si allontanano dalle file dell'esercito 9tando a fronte del nemico.

Gaeta 21 settembre 1800

Il direttore della guerra

Firmato—Antonio Ulloa

— 225 —

(16)

Circolare del ministro della guerra

«S. M. il Re (N. S. con decreto del 15 andante, si è degnata ordinare che fosse organizzata un'intera brigata di quattro battaglioni, ciascuno di sei compagnie, la quale verrà denominata brigata volontari, sotto il comando del colonnello barone Teo. loro Ferdinando Klische de la Grange. Nel Real nome lo partecipo per le analoghe disposizioni di risulta)).

Gaeta 23 settembre 1860

Il ministro della guerra

FirmatoCasella.

Istruzioni per la brigata dei volontari

«1° Ricostituire il governo di S. M. (D. G.) ed a tale uopo rimuovere le autorità costituite dal governo rivoluzionario, sostituendovi le preesistenti, o altre che dessero garentia di fedeltà al Real governo.

2° Provvedere al disarmo delle guardie nazionali ordinando un corpo limitato di guardie urbane provvisorie pel servizio interno, componendolo da buona parte degli antichi urbani ed armando coi resto dei fucili degli abitanti i volontari che si aggregheranno alla colonna.

3° Impadronirsi delle casse pubbliche esigere gli arretrati ed inviare con sicurezza il danaro in questa Real piazza, o nel capoluogo del distretto più vicino, ove sarà consegnato al ricevitore.

4° Usar con prudenza e cautela nel caso di urgenza del dritto d'imporre tasse, facendo giungere in questa piazza lo stato di quelle che han potuto servire ai bisogni dei volontari.

5° Ove non fosse possibile esigere tutto in danaro esigere l'equivalente in cereali, inviandoli nei; luoghi di questa provincia ove sono stanziate le Reali milizie.

— 226 —

6.° Arrestare tutti coloro che opponessero resistenza alla colonna e tutti coloro che potessero molestarla alle spallo, quando questa dovesse lasciare i paesi occupati.

Arrestare ugualmente coloro che potessero agitare lo spirito pubblico in senso contrario al governo ed inviarli indietro in luoghi sicuri.

8° Tenersi in strette relazioni e corrispondenza con coloro che propugnano la Regia causa.

9° Sopratutto fare che sia conservato l'ordine, il rispetto alla Religione, ai ministri del Santuario ecc.

10° In tutte le proclamazioni invocare Tattica fedeltà degli abitanti verso S. M. e l'avversione contro gl'invasori del Regno».

Gaeta 23 settembre 187U

Il ministro della guerra

Firmato — Casella

(17)

Manifestazione del comandante in capo all'esercito

«Il caporale del sesto cacciatori Agostino Gianfrancesco che ad onta d'essere stato ferito protesse sì energicamente i prigionieri, soccorse i feriti, rincuorò i suoi commilitoni come meglio seppe e si adoperò a trasfondere in loro sentimenti generosi, ha ben meritato dal Re e dalla patria ed io lo nomino 2° sergente e lo propongo al ministro della guerra per essere decorato. Egli andar deve glorioso della ricompensa sì ben meritata ed i suoi commilitoni, commossi come me dei suo bel procedere, son certo lo emuleranno e procureranno al pari di lui di distinguersi e meritare proporzionate ricompense. Il valore è la prima qualità del soldato, chi veramente è tale esser deve generoso, ché valor vero senta generosità non esiste. A tutti i valorosi io fo dunque appello e rammento che noi combattiamo nel nostro proprio paese;

— 227 —

i luoghi che la truppa attacca, o difende, sono abitati da nostri congiunti, da molti nostri amici; che s'è indispensabile e giusto servirsi di tutti i mezzi possibili per snidare il nemico dalle case che occupa, è pur giusto e santo rispettare le case e le proprietà di chi pacificamente vi sta rinchiuso ed aspetta e fa voti forse pel trionfo delle nostre armi. Che tutti i generali, capi dei corpi ed ufficiali si uniscano a me e facciano comprendere ai nostri buoni e generosi soldati che vincere e perdonare è la maggior gloria, cui debbono aspirare. Siffattamente agendo saranno da tutti benedetti, ché il loro arrivo nei paesi sarà reputato come fortuna, ché tutti faranno a gara per1 rinfrancarli dalle fatiche durate e sostentarli Seguendo una via opposta essi invece troveranno dappertutto nemici; non avranno nessun merito per le cose operate; nessun conforto alle loro fatiche; nessun mezzo di sostentamento, perché la devastazione dei paesi si ha per conseguenza legittima ed immediata. la mancanza delle risorsa a certezza di essere confusi pacifici cittadini e milizie nemiche scoraggerà i primi e la tema di essere trattati allo stesso mo lo delle seconde, gli farà fare con loro causa comune onde isfuggire al pericolo. Le difficoltà da superarsi allora cresceranno, i pericolasi faranno maggiori e sarà compromessa la riuscita della buona causa che difendiamo. Questi miei sentimenti spero che saranno compresi da tutti gl'individui dello esercito, che comando e mi auguro di averle la (certezza al primo scontro che te truppe avranno col nemico.»

Capua, 24 settembre 1860

Il generale in capo

Firmato—Giosuè Ritucci.

— 228 —

(18)

Lettera del generale Ritucci all'altro Won Mechel.

«Signor generale

«È intenzione di S. M. il Re (N. S.) che dopo l'attacco di Piedimonte d'Alife, giusto le precedenti disposizioni, se l'azione riesce felice per le nostre armi com'è a sperarsi, ella facendo correre i suoi rapporti per la via di Caiazzo e dopo non più che un giorno di riposo alle sue truppe, con tutta la colonna di suo comando compreso le truppe di Ruiz e con le debite precauzioni prenda la volta di S. Potito, Trivio, Casali di Faicchio, Amorosi, Ducenta, Valle, e pei ponti della Valle piombare alle spalle di Caserta, impadronirsene, spingerà sa la strada di Santamaria per giungere alle spalle di questo paese, mentre una divisione, che uscirebbe, da Capua l'attaccherebbe di fronte e di fianco per S. Tammaro. Queste sono le idee generali, ella però vi darà adempimento a seconda delle cognizioni locali che acquisterà, della conoscenza della forza e delle posizioni del nemico e di quanto altro giudicherà di porre à calcolo per la buona riuscita del disegno, ritenendo sempre che deve in tutti i casi informarmi a tempo del risultato di Piedimonte, delle determinazioni che prenderà per la esecuzione del disegno su cennato e dei giorni indispensabili che stimerà impiegarvi, onde io possa muovere per agire di concerto sopra Santamaria. Tutto il più resta affidato alla nota sua esperienza ed avvedutezza.

Sappia intanto che farò marciare questa notte la brigata Polizzy ond'esserle di ajuto nel solo caso che l'azione di Piedimonte non fosse coronata di felice risultamento, mentre all'opposto, assicurati che saremo di felice successo, la detta brigata Polizzy dovrà ripiegare sopra Capua per far parte della divisione destinata ad attaccare Santamaria.

Le invio il presente per lo mezzo del maggiore Giobbe dello stato maggiore, che rimarrà momentaneamente presso di lei

— 229 —

e per mezzo del quale bramo avere notizia delle sue operazioni e dei di lei divisamenti sul contenuto di questo foglio.»

Capua li 25 settembre 1860.

Il generale in capo

Firmato—Giosuè Ritucci.

(19)

Lettera del comandante in capo al generale Won Mechel

«Signor generale.

«Non essendovi stato alcun conflitto e non avendo quindi potuto dare al nemico alcuna battuta, vien modificato quanto le dissi col mio officio di ieri n° 14 inviatole pel maggiore Giobbe essendo intenzione di S. M. il Re (D. G.) che si abbia in mira lo stesso scopo in una cerchia più ristretta di operazioni giusto quanto vaio a dirle, cioè:

1.° Che il maggiore Migy faccia prontamente le sue operazioni di disarmo e, requisizione di casse in Piedimonte e ritorni subito verso Cajazzo unendosi al resto della brigala con la intera colonna del Ruiz.

2.° Ch'ella con tutte queste forze, rinforzate anche dal 14° di fanteria, il quale, si recherà in Caiazzo per far brigata con le altre frazioni del Ruiz, marci con lo scopo di dirigersi ai ponti Della Valle per Ducenta, battendo la via di Raiano ed Amorosi, se le artiglierie potranno passare il fiume, per dirigersi pel ponte di fabbrica sul Calore e così continuare la marcia; oppure da Cajazzo scendere verso Sguiglia, ove, se non è più la scafa e non potrà riuscire di riattivarne qualcuna, vi sono dei guadi dei quali si potrebbe avvalere facendoli riconoscere. Superati così i detti ostacoli vorrebbe la M. S. ch'ella si trovasse per domani almeno su le alture di Maddaloni per poi scendere sopra Caserta e cosi proseguire sopra Santamaria nell'atto che la colonna la quale uscirebbe da Capua si dirigerebbe sopra Santamaria stessa per attaccarla di fronte e di fianco per la via di S. Tammaro.

— 230 —

Queste sono le vedute generali del nostro Sovrano, che ha esternate con la massima insistenza, ad onta delle umili obbiezioni da me sommesse sull'obbietta. Ella però tenendo presente il punto oggettivo dei Sovrani voleri porrà a calcolo tutte le circostanze di tempo e di luogo per agire in modo che le colonne possano tenersi unite, operare con efficacia senza defaticare estremamente la truppa, e che le diverse armi possono aver libero passaggio tanto per le strade traverse che pel fiume, affinché l'esito delle volute operazioni non venga meno per effetto di calcolo sotto tutti i rapporti. Di quanto opinerà ed eseguirà avrà cura di tenermi prontamente informato per qualsiasi sicuro mezzo, principiando da Caiazzo per lo mezzo dell'ufficiale che le spedisco signor tenente Loriol, o del maggiore Giobbe speditole ieri sera, tanto perché io sia informato delle sue vedute e dei suoi movimenti e possa informarne il Re che sta nell'anziosa aspettativa di conoscerli, quanto per poter dare le altre disposizioni adatte a ben concorrere allo scopo prefisso, ritenendo che il maresciallo Afanderivera con la brigata Polizzy ripiegherà sopra Capua per far parte di questa colonna operante, se circostanze imprevedute non imponessero altrimenti. Abbia ella cura di spedire gli ordini al colonnello Ruiz. Non tocchi affatto il 3° e 6° cacciatori, quali battaglioni debbono immancabilmente rimanere sotto gli ordini del generale Colonna alla cui divisione appartengono.»

Capua li 26 settembre 1860


Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci.


— 231 —

 (20)

Lettera del comandante in capo al generale Won Mechel

«Signor generale

«Sono ancora privo di suoi rapporti e di notizie dei suoi movimenti mi si fa credere che ieri al giorno ella abbia avuto uno scontro col nemico, ed il colonnello Ruiz mi iè giungere ier sera un ufficio datato ieri da Alife, col quale mi rapporta d'incamminarsi verse Caiazzo per raggiungere lei con la sola sua brigata, lasciando le frazioni fra Piedimonte, Alife e dintorni per disarmi, requisizioni ec. ec. Come si trova Ruiz in Piedimonte? Come ne parte lasciando ivi le frazioni? Tutto ciò col suo silenzio mi tiene in agitazione ed indeciso nelle mie operazioni, mentre le ho chiaramente detto ch'io per agire di concerto doveva attendere l'avviso delle operazioni di lei. Mi spedisca subito un uffiziale con rapporto sommario ed esatto della posizione di tutte le truppe messe sotto gli ordini di lei e dei suoi proponimenti.»

Capua 21 settembre 1800

Il generale in capo

Firmato—Giosuè Ritucci.

(21)

 Lettera del Re al generale Ritucci

«Signor maresciallo

«Mi compiaccio che allo apparire dei nostri soldati i nemici si siano ritirati su monte S. Angelo, quantunque questa fosse stata una escursione concertata ieri per eseguirsi oggi.

E' necessario che abbiate un servizio attivo di posta con l'ala sinistra del generale Mechel. Osservo che le comunicazioni non sono stabilite in modo regolare spedito e certo: il vostro stato maggiore potrebbe occuparsene.

— 232 —

Dovete esser certo delle ore nelle quali Mechel muove, delle miglia e delle ore che deve percorrere onde non sia esposto con la sua forte colonna ad isolato combattimento contro le intere forze garibaldine. L'uscita da Capua dev'essere fotta in tempo opportuno per le su mentovate considerazioni. Son certo che le truppe muoveranno con ordine, precisione ed insieme per rendere brillanta il risultamento della prossima operazione. Curate di non Lasciare inoperosa, se non è necessario, la bella divisione Colonna almeno per intera in un punto non minacciato, il risultato sarà certo felice, se il movimento combinato, sarà fatto con precisione ed a tempo; noi tutti ve ne feliciteremo.»

Gaeta lì 27 settembre 1860

Firmato – FRANCESCO

 (21) bis.

Memorandum scritto dal direttore della guerra Ulloa pel Re.

«1° Difensiva dall'esercito.

Nelle attuali condizioni l'esercito raccolto ed ordinato tra il Volturno ed il Garigliano finché si rimane sulla difensiva è necessario che miri alle seguenti cose.

1. La linea del Volturno difesa com'è dalla piazza di Capua, poco o nulla può temere verso la dritta. Il passaggio delle bande armate ove venisse tentato sotto Arnone e Cancello ed anche fosse eseguito senza contrasto, non dovrebbe suscitare alcun serio pensiero. Il presidio di Capua dovrebbe soltanto impedire il ritorno del nemico sulla sinistra sponda, mentre di concerto con le soldatesche raccolte negli accantonamenti vicini ben potrebbe combatterlo nell'aperta e spaziosa pianura sulla dritta della consolare di Roma verso il mare, segnatamente perché non manca la cavalleria della quale è interamente sfornito l'avversario.

— 233 —

«2°. La sinistra della linea del Volturno, sempre quando la la divisione Colonna occupa ed in forza le adiacenze di Caiazzo, non può esser cosi facilmente spuntata, ed il fatto d'arme del dì 49 lo hn dimostrato ad evidenza. né vi è da supporre che il nemico potesse con forze sufficienti imprendere un lungo giro, onde giungere 9ul medio Volturno per quindi riuscire alle spalle delle truppe situate tra Capua e Caiazzo. Ove mai le masse discendessero da Benevento giungerebbero sempre sulla linea di Maddaloni a Capua, su quella di Maddaloni a Ducenta, per quindi passato il Calore sul ponte di Solopaca ritrovarsi sulla sponda sinistra e non mai su quella opposta. Ed in contrario l'esercito padrone delle due sponde con sicuri e comodi passaggi avendo strade consolari sulla dritta come sulla sinistra sponda, avrà sempre nelle sue operazioni faciltà di raccogliere forze soverchiami sul punto minacciato dal nemico e potrà rendere nullo qualsiasi tentativo Per tanto scopo riuscirebbe immensamente vantaggioso, che in momenti opportuni tutti i generali, gli uffiziali dello stato maggiore e gli 9tessi capi dei corpi conservassero le comunicazioni tra le diverse frazioni di truppa, onde nei conflitti come nei combattimenti gl'imbarazzi e le difficoltà fossero minori. Un sistema di giornaliere e frequenti perlustrazioni eseguite da partite più o meno forti di cavalleria farebbe benanche raggiungere siffatto utilissimo scopo.

3°. Gli accantonamenti che si prolungano dalla dritta sponda del Volturno alla sinistra del Garigliano, son continuati e sì vicini, che non mai saranno seriamente assaliti dal nemico finché questo avrà bande armate e non già schiere ordinate e numerose. Quando il disarmo delle popolazioni mercé l'attività e la solerzia di tutti sarà menato a compimento, le truppe si ritroveranno libere da ogni pensiere nei loro movimenti di guerra, ed allora dovrebbero soltanto rivolgere le cure per non esser sorprese o inopinatamente1 vedersi assalite forti partite le quali tentassero di sbarcare tra Mondragone ed il seno di Scauri. In tale supposizione, vi è ben da riflettere che il nemico giungerebbe in una vasta pianura,

— 234 —

dove non è facile di sostenere la guerra alla spicciolata, quando si occuperebbe l'arco, ed in contrario le Reali soldatesche messe tra loro alla distanza estrema di circa sedici miglia, avrebbero sempre il positivo vantaggio di trovarsi in forze superiori a quelle del nemico. Perocché l'operazione dello sbarco se pur si facesse con mezzi straordinari e numerosi richiederebbe sempre il periodo di cinque o sei ore, quando in contrario la riunione delle nostre schiere anche non volendo procedere all'offensiva fin dal primo avviso potrebbe eseguirsi nella metà di. tempo. Epperò l'occupazione dei ponte a catene di ferro sul Garigliano è indispensabile di mantenerla e sempre con forze sufficienti mezzi passaggieri di fortificazione, onde in nessun caso veder minacciata la linea da Capua a Gaeta, segnatamente quando l'esercito fosse obbligato di procedere oltre il Volturno. Ed è perciò che sarebbe utilissimo di trarre profitto delle località adiacenti, tracciarvi alcune opere di campagna ed essere sempre al caso di potere da un momento all'altro utilizzare o distruggere le scafa e gli altri mezzi di passaggio che possono ritrovarsi s ii medio Garigliano, al punto di S. Ambrogio tra S. Apolinare e lirica d'Evandro. Perocché le contrade di S. Germano-Venafro non essendo occupate dalle Regie schiere, né essendosi finora disarmate quelle popolazioni, potrebbero una volta raccolte tutta dalla insurrezione porsi di concerto colle bande sbarcate e preoccupare non poco il comandante chiamato alla difesa del Garigliano.

4°. Le posizioni e gli accantonamenti dalla dritta sponda del Garigliano alla piazza di Gaeta; pon debbono ritenersi che come momentanei. Le truppe, curandone la difesa e con sorveglianza militare tenendosi al sicuro degli inopinati attacchi, dovrebbero mantenersi sempre nella più stretta relazione, onde al primo cenno potessero riunirsi su i punti seriamente minacciati. Ed è precisamente per queste truppe che dovrebbero ripetersi le disposizioni di massima circa il modo come essere al sicuro dalle sorprese nemiche, senza defaticarle molto ed inutilmente,

— 235 —

ma bensì adoperando continue perlustrazioni di partite diverse di cavalleria e mettere a capo di esse ufficiali intelligenti, operosi e capaci di ravvisare la vera condizione delle cose, senza lasciarsi trascinare dalle illusioni e dai fantasmi. In ogni modo per molte e molte ragioni il nemico non mai decisamente e con forze numerose procederà agli attacchi sul basso Garigliano: ormai il suo sistema di guerreggiare da Marsala a Capua è stato lo stesso, cioè minacciar sempre sul punto opposto «gli attacchi e vantaggiarsi delle insorte popolazioni, facendo credere alle truppe di esser circondate e perciò inutile ogni resistenza. Or tanto ripeto, non mai sarà possibile nella vasta pianura del basso Volturno e del Garigliano perché fino oggi mancano al nemico i mezzi sufficienti e marittimi onde combattere con probabilità di successo in aperta campagna.

2. Offensiva.

Non v'è dubbio che i combattimenti del 19 e 21 ec. ec, sotto Capua, Triflisco; Caiazzo han cambiato l'aspetto delle cose, ed il morale delle Regi e truppe si è rialzato in proporzione di quanto si è depresso quello del nemico, L'occupazione di Piedimonte, lo sgombro di S. Angelo n'è la prova più chiara ed evidente; il movimento offensivo ed il lungo giro delle colonne colla sinistra della linea, finora eseguito senza contrasto 4 ben dimostra come ormai il nemico non più fidando di raccogliere intorno a se popolazioni insorte ed armate, regoli i suoi? movimenti sulle proprie forze, conti su i mezzi difensivi al pari degli eserciti ordinati, ed è perciò che non più incerta dovrebbe rimanere la vittoria per le Regie schiere se perseverano nel fare il loro dovere. Qualunque fossero le difese preparate nell'aperta città di Santamaria, quando i difensori di questa inopinatamente si vedranno minacciati dalla colonna del Won Mechel che procede alle spalle, da quella che uscendo da Capua muovesse per la strada consolare, per la ferrovia e dal lato di S. Tammaro ed alquanti squadroni e due obici spingendosi ancora più sulla dritta osservassero le bande procedenti da A versa, da Marcianise, e tenendosi in forze al punto denominato Spartiremo isolassero Santamaria, vi è certezza che ogni resistenza sarebbe infinitamente diminuita,

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se pur non resa nulla dagli stessi abitanti che minacciati dal vicino pericolo di efficacissima guerra, con ogni mezzo obbligherebbero i nemici ari uscir fuori le mura e nel miglior modo ritirarsi. In contrario le stesse posizioni di S. Angelo in Formis al primo inoltrarsi delle Regie truppe si vedrebbero girate e vinte in conseguenza di qualche dimostrazione attiva sulla sponda dritta e qualche minaccia di passaggio sulla sponda sinistra. L'uguaglianza di terreno di quelle contrade, il paese irregolare, e assai vasto come Santamaria probabilmente non darà crampo a valida resistenza. Ma se le colonne per qualche istante si trovassero soffermate da ostacoli artificiali, da barricate, ec. ec, avrebbero sempre l’agio e la possibilità di girare siffatte difese, e basterebbe raccomandare soltanto ai signori generali di tenere raccolti e quasi riserva il forte delle truppe e lasciare a piccole partite, a poche compagnie di operare in diverse direzioni; sistema ché quasi massima costante dovrebbe aversi nella continuazione delle ostilità e che sventuratamente non sì è fin'oggi seguito. Perocché si è creduto che la guerra suscitata da Garibaldi fosse ordinata, e come tale dovesse combattersi dall’esercito, dalle divisioni, dalle brigate, quando in contrario essa è irregolare e rivoluzionaria e fa d'uopo di adottare lo stesso modo di guerreggiare che spiega il nemico. Or si noti come, per l'uguaglianza del terreno ed i niuni ostacoli naturali che s'incontrano nelle ricche e fertili contrade di Terra di Lavoro, sarà sempre facile di mantenere tra loro in perfetta relazione le piccole come le forti colonne; le quali però, se vuolsi assicurare il successo, debbono tutte procedere con movimenti calcolati e con militare precisione sicché non abbiano ad aver luogo attacchi separati ma in contrario concordi e nel tempo stesso, nel momento preciso e quasi precedentemente determinato dal generale in capo. La città di Caserta, per quanto sembra, trovandosi quasi in seconda linea poco o nulla si sarà preparata per una gagliarda difesa. Adunque la colonna di Won Mechel, raccorciando per quanto più è possibile l'immaginato e girevole movimento dovrebbe occupar quel capoluogo e se per avventura

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al suo giungere colà conoscesse che il nemico si fosse allontanato da Santamaria, talché nel momento fosse inutile di procedere oltre, rivolgerebbe ogni pensiero onde assicurare militarmente la sua posizione, prepararsi ai successivi eventi di guerra, disarmare prontamente gli abitanti, e rivolgere le cure alla esistenza delle soldatesche, alle imposizioni, ed alle somme da raccogliersi e passarsi alla cassa dell'esercito. Le armi distribuite in parte a quanti sono conosciuti per la loro devozione al governo ed al rispetto delle leggi del Regno, se qop. fosse possibile di spedirle in Capua, sarà indispensabile, . cosa. di renderle q con ogni sollecitudine interamente inutili. , Creder che in seguito di un tal movimento le Regie schiere dovessero soffermarsi, sol perché nell'attuale guerra per tacite ragioni militari, politiche, ed amministrative l'esercito dovrebbe procedere con passo lentissimo e misurato onde così dar campo alla riflessione e far che le pacifiche popolazioni riprendessero il di sopra su quei facinorosi che con l'ardire assai più che col numero hanno trascinate le masse pella. . febbrile rivoluzione senza che per altro avessero potato cambiarne il sentimento e l'indole. Epperò in tate frattempo la corona dei tanti e tanti paesi che si prolungano sulla sponda dritta dei Regi lagni dovrebbero mano roano percorrersi dalle partite di soldatesche, di cui i capi riporrebbero in canea le stesse autorità che erano prima del 30 giugno, o che decisamente le credessero pronunziate e decise per la causa del Re (N. S.). In seguito il movimento potrebbe spingersi fin sotto la linea dei Regi lagni, ed in tal caso appoggiando alquanto sulla sinistra, la città di Noi?, , dovrebbe occuparsi ed essere estrema sinistra; la quale mano mano e sempre con lentezza rinforzata di novelle truppe, dovrebbe spingersi verso il mare onde nel movimento sopra Napoli divenisse possibile di signoreggiare nel tempo istesso le strade delle Calabrie e delle Puglie, quando quella di Roma non lascerebbe di essere in possesso delle Regie schiere. È ben facile di prevedere o di notare quale immenso vantaggio dovrebbe ritrarsi dalla numerosa cavalleria che finora è rimasta inoperosa e quasi impiccio ed ostacolo ai movimenti dell'esercito.


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Lascerei agli eventi di determinare in qual punto più o meno vicino alla, Capitale dovesse esser tagliata la strada delle Calabrie, ma in ogni modo avendo 3Ù e più squadroni di cavalleria, essi possono rendere segnalati servizi. e coi loro celeri movimenti cambiare r?aspetto dei paesi che fan parte della provincia di Terra di Lavoro ed incominciano ad esser compresi in quella di Napoli. Sicuramente una volta che buona parte dell'esercito si distacca dalla linea del Volturno, ed è lasciato per qualche giorno in posizione a poche miglia distante da Napoli, due casi possono avvenire e debbono considerarsi;

1°. O il nemico raccogliendo le maggiori forze uscisse in campo per venire ad azione campale, ed allora non essendo più a temersi episodi simili a quelli della Sicilia come delle Calabrie, non essendovi popolazioni armate, monti che mano mano occupati hanno in quelle provincie ingigantito le forze nemiche, ed han fatto vedere alle. Regie schiere chiusa ogni via, vi è da ritenere che soldati di ordinanza, fatti forti dai precedenti trionfi, dovessero vincere e decisamente, avendo l'ausilio di numerosa artiglieria e cavalleria delle quali interamente difetta il nemico. Forse come pel 1799 sulle rive del Sebeto potrebbe decidersi l'occupazione della Capitale. Vinte le bande armate, certamente il popolo napoletano ricorderebbe la sua affeziono alla dinastia, e con ogni mezzo aprirebbe il cammino alle Regie schiere. Ma perché il successo non fosse attraversato e ritardato da qualche inopinato movimento nemico operato alle spalle delle soldatesche mediante l'ausilio dei mezzi marittimi, che sventuratamente oggi pur troppo possiede;, sarà indispensabile che le colonne e segnatamente quella che procede per la strada delle Calabrie conservasse sempre una prima linea ed una riserva, ed in questa ritenesse il forte della cavalleria:

2 Le bande garibaldine vedendosi incapaci di lottare in campo aperto, potrebbero decidersi alla locale difesa della Capitale, antecedentemente preparata per tanto scopo. Ed in tal caso, anche senza dar peso, al vantaggio che potrebbe offrire l'antico sentimento svegliato nella popolazione,

— 239 —

sarebbe necessario che la linea delle Regie schiere si prolungasse ancora più sulla dritta, sicché una colonna forte appena di una brigata dovrebbe per la strada di Miano passare nel villaggio di Capodimonte e da colà discendere nella città con movimento regolato su quello della colonna procedente per la strada di Foria e l'altre due lungo la consolare delle Puglie e delle Calabrie se fosse possibile. Anche in tale supposizione gli eventi più o meno fortunati e celeri dovrebbero regolare il cammino delle quattro colonne. cioè lé due sopra indicate, quella per porta Capuana e l'altra pel ponte della Maddalena. Che se forti e numerosi mezzi marittimi lasciassero supporre assai difficile il cammino della colonna per la strada delle Calabrie, dovrebbero colà lasciarsi asola guardia poche forze ed in contrario spingere alquanto il movimento sulla dritta. Epperò sempre sarebbe necessario di tenersi al coperto per quanto è possibile dei fuochi che potessero partire dal forte S. Elmo, e che più segnatamente potrebbero molestare la colonna centrale che s'incammina per la larga e spaziosa strada di Foria. In qual modo dovrà procedersi, se sventuratamente il nemico in contrario della Sovrana e generosa determinazione del 6 settembre decidesse a sottoporre la città di Napoli alla rovina causata dai fuochi dei forti sarà oggetto di altro particolare rapporto. Ma fin dall'istante può dirsi che in quel decisivo momento il sentimento dei napoletani non si lascerà soffogare da clamori e da spavalderie dei rivoltosi, ed anche in tale occasione saprà resistere a siffatto barbarico procedimento che per altro avrebbe un eco grandissimo in Europa e tornerebbe vantaggioso all'istessa causa del Re qualunque potesse esserne l'ultimo evento. E parimenti sarà oggetto di particolare considerazione il vantaggio politico militare che offre l'occupazione di Gaeta, e come una volta rientrato l'esercito nella Capitale dovesse procedere ed agire onde contrastare gli ostili movimenti dell’esercito sardo che per altro non è probabile di veder discendere dagli Abruzzi prima che decisamente non fosse reso padrone dell’Italia centrale

— 240 —

ed avesse assicurata e libera la comunicazione, onde non ritrovarsi nel fondo della penisola col nerbo maggiore delle schiere e le migliori quando i destini potrebbero decidersi sull'Adige e sul Po.»

Gaeta 27 settembre 1860.

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

 (22)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito»

«L'esercito udiva con dolore talune debolezze e viltà, che per altro saran colpite dal rigore delle leggi militari, ed in contrario sentiva con orgoglio la lodevole condotta finora serbata dal maggiore Livrea comandante il forte di Baia, il quale sordo alle subdole e fallaci seduzioni e memore soltanto del suo nome e del suo dovere, alla prima intimazione di resa rispondeva da bravo ed alle offese nemiche faceva corrispondere le artiglierie dei rampari.

E parimente con soddisfazione tutt'ora si scorge come il presidio della cittadella di Messina in difficoltosa situazione, non lascia momento per dimostrarsi animato dai più generosi sentimenti e deciso di mantenere su quella rocca intatto il vessillo del Re (D. G.); della quale onorevole resistenza si debbono le principali lodi al brigadiere Fergola qual comandante ed a tutti i generali, uffiziali, sottuffiziali e soldati.»

Gaeta 27 settembre 1860

Il direttore della guerra

Firmato—Antonio Ulloa

— 241 —

 (22 bis)

Il maggiore Pianell per la solerzia con la quale adempiva i doveri del suo grado e del suo officio ave vasi meritato il pubblico plauso e la estimazione dell'universale.

(23)

Lettera del comandante in capo al generale Won Mechel.

«Signor generale.

«Nel difetto assoluto di suoi rapporti e di suoi riscontri ieri venni di persona qui ove mi si disse ch'ella doveva trasferirsi. Alle ore (p. m.) le rimisi un ufficio per mano del 1° tenente Gasser col quale lo pregava di venire in Caiazzo per concertar meco quanta si conveniva pei corrispondere alle più calde premure di S. M. il Re. Ho pernottato qui fuori del mio centro» ho atteso questa mattina fino alle Il (a. m.) ed ella non e venuto e non mi ha respinto l'uffiziale con riscontro, né con' rapporto scritto o orale, né per mano di altra persona qualunque a segno da farmi mancare del tutte notizie di, lei.

Non debbo più qui trattenermi e rientro in Capua in attenzione dei desiderati suoi rapporti, nella prevenzione che se continuasse per parte sua questo incomprensibile e pernicioso sistema di emancipazione, contrario ad ogni logica militare, al buon esito della campagna ed agl'interessi del Re (N. S.), che ragionevolmente brulica di premura per vedere effettuato il risultato delle sue vedute, il cui ritardo può esser fatale alla sua causa, non mi resterà che spedire altro generale a prendere il comando di cotesta parte dell'esercito con le istruzioni che meglio potessero corrispondere allo scopo.

Nel comunicarle le istruzioni generali delle operazioni imposte dalla M. S. le lasciava è vero tutta la latitudine

— 242 —

per agire consentaneamente alle indispensabili circostanze di tempo, e di luogo; ma ciò non importava ch'ella per tre giorni mi tenesse all'oscuro totalmente delle sue operazioni e delle sue vedute, né di evitarmi col non correre di persona qui dopo di aver fatto vagare queste truppe con trapazzi inutili ed in controsenso delle istruzioni generali date.

Resto dunque in aspettativa di suo riscontro come sopra.

Caiazzo 29 settembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

Lettera del generale Won Mechel al comandante in capo.

«Signor maresciallo.

«Mi onoro rapportarle quanto appresso sulle operazioni degli scorsi giorni.

Il 24 corrente immantinente dopo avere ricevuto il di lei ufficio che approvava l'attacco di Piedimonte pel giorno 26 anziché pel 25, spedi un uffiziale in Statigliano al colonnello Ruiz onde fargli conoscere ch'io aspettava il suo arrivo innanzi Piedimonte per le ore 9 (a. m.) del 26 se fosse possibile. Ai due battaglioni del 3° carabinieri leggieri ordinai di arrivare per la medesima ora innanzi Piedimonte, prendendo la via che da Campagnano conduce per la montagna; il 2° battaglione del 2° carabinieri era destinato a guardare i guadi del Volturno presso Campagnano e Amorosi. Il 24 Ì6tesso, ore (p. m.) aveva il capitano aiutante maggiore de Wieland, passando il fiume, fatta una riconoscenza sino ad Amorosi, ed operato il disarmo di questo villaggio. Il suo apparire, e lo allarme che da Teano si avvicinava direttamente una forte colonna aveva sparso un tal terrore in Piedimonte che i garibaldini, (coi quali si trovavano a quel che sembra, un certo numero di guardie nazionali di altri luoghi, e si vuol far credere insino d'Avellino!)

— 243 —

abbandonavano la detta città alle ore 11 della notte, ed indi gli abitanti demolivano le barricate: almeno così fui prevenuto da un guardabosco.

La fuga soltanto dei garibaldini non poteva soddisfarmi, sebbene la ritenni vera, sicché mi decisi di spedire subito una colonna comandata dal maggiore Migy, composta da un battaglione del 2° carabinieri, uno squadrone di ussari, e due pezzi della batteria n° 15: a questa piccola colonna doveva unirsi, prendendo la via delle montagne, il 2° battaglione del 3° carabinieri coll'incarico di operare il disarmo. Attendo il rapporto su questa, operazione felicemente eseguita (non dubito) al ritorno del maggiore Migy. Nel tempo istesso che moveva questa colonna io partiva con altra piccola colonna composta dal 1° battaglione del 1° carabinieri, due pezzi di montagna (10a batteria) ed uno squadrone di dragoni: il 2° battaglione del 1° carabinieri con due pezzi di montagna mi ha seguito fino a Squilla, onde secondare le mie operazioni sulla riva destra del Volturno ed appoggiarle all'uopo. Con ciò volli impedire la ritirata dei garibaldini di Piedimonte, com'erasi supposto, per Maddaloni sulla via di Campobasso ed in ogni caso sloggiare e cacciare il loro posto da Ducenta, ed eseguire una ricognizione verso il ponte della Valle, e Limatola. Ma la fatalità che la distribuzione dei viveri quasi mai può farsi come le circostanze lo esigono si è fatta sentire anche qui; e non potei partire, se non alle 2 (p. m.) (anzicché alle 10 (a. m.) come sarebbe stato del caso). Arrivato alle 7 (p. m.) in Campagnano, era troppo tardi per passare il fiume a guado e però ho dovuto differire la mia operazione sino al 26; ma ancora non ho potuto partire che alle 10 (a. m.) anziché come progettai, alle 6 (a. m.) a causa del ritardato arrivo del pane da Caiazzo. Il passaggio dei Volturno a guado si è potuto fare con sacrifizio di tempo e non senza qualche dispiacere, però senza che fosse pericolata persona. Arrivai cosi innanzi Ducenta alle 2 (p. m.) ove per notizie degne di fede dovevano essere quattro compagnie garibaldine.

— 244 —

Verso la metà del paese era eretta una trincea (barricata) di carri e legname grosso e più indietro un'altra barricata dei medesimo materiale era ancora in costruzione, non finita. Alle prime case del villaggio i corpi franchi fecero un poco di resistenza; ma si ritirarono ben presto dalla prima barricata, quando una catena di tiragliatori comandati dal maggiore Gachter del 3.° battaglione carabinieri giravano il paese a destra e a sinistra e quando furono diretti contro la barricata due pezzi comandati dal capitano Tabacchi. Tanto era sufficiente per toglierà all'inimico ogni coraggio di resistere. Si mise a precipitosa fuga. Gli zappatori tolsero poi la barricata per dar passaggio allo squadrone dei dragoni comandato dal capitano d'Afflitto dei 3.° reggimento dei dragoni, che però non poté raggiungere i fuggiaschi. Più felici erano i tiragliatori del 3.° battaglione carabinieri che inseguirono l'inimico indefessamente facendo alcuni prigionieri ed uccisero e ferirono probabilmente diversi, perché ad onta del terreno intersecato si sono visti dei cadaveri di garibaldini, e si fece assai bottino di armi, cappotti e coperte. A giudicare dal gettare lontano delle armi, debbono esservi stati dei paesani tra la guarnigione di Ducenta. Nel cortile di una taverna fu rinvenuto un cavallo, e due Ccisse d'armi, sale ed altri oggetti appartenenti ai garibaldini. Non volendo ai momento fare scaricare il carro, mi riserbo rimetterle più tardi il notamento di tali oggetti.

Il numero maggiore dei fuggiaschi si gettarono in Limatola ed una quarantina soltanto forse nel terrore presero la via di S. Agata dei Goti. Continuai la persecuzione fino a Cantinella, ove la strada si divide verso i citati due siti. Verso queste due strade, come pure su quella che mena verso il ponte della Valle furono spinte per due miglia innanzi delle pattuglie di cavalleria, le quali nulla rapportarono dalla parte di S. Agata dei Goti, ma dal lato di Limatola riferirono che si erano avanzati degli avamposti nemici e dal ponte, ch'era fortemente barricato, trincerato ed occupato, cosa però che non avevano veduto coi proprii occhi, ma attinto dalla bocca di villani. Faceva il tempo allora le 4 (p. m.) e minacciava un temporale, e perciò diedi ordine alla truppa di ritirarsi.

— 245 —

Difatti in Ducenta ti colse la pioggia, e nelle montagne di Campagnano poiché la pioggia cadeva dirottamente, non giudicai savio di passare con queste circostanze il fiume di notte per giungere in un bivacco totalmente bagnato, e mi sono risoluto di rimanere in Ducenta, ove misi gli avamposti, tutti si sono ricoverati potendosi pure dire in buona posizione militare. Con la pioggia e col freddo della notte non potevasi naturalmente pensare ad un bivacco. Gli avamposti non potettero darmi neppure un indizio della esistenza di un nemico, e le pattuglie spinte lino a Limatola non me ne offrirono che delle vaghe. Da parti sicure però mi è stato rapportato, che l'inimico si è ritirato quasi in fuga anche da Limatola, e che ancora nella notte si è tirato un cordone da Caserta fino al ponte della Valle, ove si erano messi pure in ispavento, e postarono premurosamente due piccoli cannoni per attenderci. Mi sono pur convinto che i garibaldini, forse fidandosi dell'attitudine difensiva che sinora ha conservata la nostra armata, curano poco il servizio della propria sicurezza. Così per esempio in Ducenta la notte del 26 al 27 tutti si sono messi comodamente al riposo nel paese. Questa mattina alle ore 10, dopo aver nuovamente perlustrato tutti i dintorni, ho cominciato a retrocedere per la volta di Amorosi. Giunto sino alla crocevia vicino al ponte sul Calore, l'uffiziale che era ivi di guardia mi rapportò che una massa di garibaldini era scesa poco prima sulla strada di Frasso, e questi potrebbero essere probabilmente i fuggiaschi di Piedimonte. Ancora in Duceuta e poscia alla suindicata crocevia presso il ponte sul Calore, ho fatto fermare diversi carri carichi di viveri e destinati per Napoli:, sono precisamente 23. Siccome la mancanza di viveri si fa prima di tutto sentire presso le truppe accantonate in queste parti ne farò uso per esse, e farò rimettere il resto nei magazzini a disposizione del commessario di guerra. Anche le truppe rimaste di sostegno al fiume hanno fatto alcuni prigionieri, e mi riserbo di enumerarli quando farò costà la spedizione dei prigionieri tutti.

— 246 —

Alle ore 3 (p. m.) di quest'oggi sono arrivato di ritorno con la mia colonna che venne accantonata qui, Campagnano e S. Salvatore. Alle ore 4 (p. m.) giunse anche la colonna comandata dal signor maggiore Migy ed è accantonata in S. Salvatore e Puglianello. Il risultato di questa ricognizione si è: 1.° avermi procurato la certezza che i garibaldini provvedono male o niente alla propria sicurezza durante la notte; che i garibaldini del resto non tengono mai fermo all’aperto, e tutt'al più dietro forti barricate, e che la loro forza non può essere come la si decanta, perché in questo caso non avrebbero dovuto spedire sino da Caserta del rinforzo al ponte della Valle ed a Maddaloni appena si è fatta vedere una piccola colonna? 2.° l'esperienza fatta che i viveri necessarii non sono mai disponibili quando ciò sarebbe necessario, sebbene mi fosse stata fatta la precisa promessa che sarebbero stati forniti: 3.° la realtà che le truppe nazionali, per negligenza dei pròprii capi dei corpi, vengono molto male provveduti in fatto di sussistenza, e non sono quindi quasi mai disponibili quando vuolsi impiegarle Un' altra e ben più trista esperienza si è la circostanza penetrante profondamente e assai nociva alla causa di S. M. che gli ordini emanati vengono sempre contromandati, sicché movimenti prescritti con la massima precisione e positivamente vengono annullati già nel principio dell'esecuzione con ordini contrarii. Non ne posso eccettuare neppure l'ordine che il capo del di lei stato maggiore ebbe a partecipare al colonnello Ruiz, cioè di ritornarsene in Teano, s'egli non avesse ricevuto ordini da me sino al mezzo giorno del 25 corrente.

Che volevasene ottenere?......... A questa interrogazione non potrei decifrare una risposta

Amorosi 27 settembre 1860

Il generale di brigata

Firmato — Won Mechel.

— 247 —

(25)

li Re inculcava al Ritucci di studiar bene il cammino che far dovevano le colonne di truppe ed il tempo che a far ciò occorreva; imperocché aveva meglio ponderato il disegno della guerra che sarebbesi combattuta ai ponti della Valle, a Caserta ed a Santamaria e più chiaramente vedeva i perigli cui si sarebbe andato incontro se tutti questi luoghi non si assalissero al tempo stesso.

 (26)

Lettera per telegrafo del ministro della guerra al generale in capo.

«Il tempo soverchio che si lascia a Garibaldi è per noi dannoso ed i continui inutili bivacchi ci fanno perdere metà della truppa. Il nemico intanto si prepara per bombardare Capua ed a noi conviene oramai di attaccarlo e subito, avendo già perduto oltre otto giorni. Avviate bene la forte colonna di Won Mechel e stabilite tutto per un attacco generale. La prima divisione non la lasciate inutilmente a Triflisco e nell'adiacente pianura; colà possono guardare. il passaggio del fiume gli stessi cacciatori di Capua. I primi ad attaccare siano i corpi più sperimentati e si badi agl'ingressi di Santamaria. Per avere anche la intera quarta divisione vi spedisco i tiragliatori da Sessa e pure giungerà il battaglione cacciatori da Teano essendosi colà spedito della gendarmeria. Cosi avrete forze imponenti. Qui si crederebbe forse utile che qualche battaglione estero fosse nella colonna di Capua ed allora qualche battaglione cacciatore da Caiazzo lo rimpiazzerebbe in quella di Won-Mechel, ma ciò regolatelo voi se lo credete Il necessario, l'indispensabile è l'attacco immediato e vigoroso».

Gaeta 29 settembre 1860

Firmato — Casella.

— 248 —

Non registriamo per disteso la lettera che. scrisse il Ritucci al ministro della guerra perché giudichiamo superflue ripetere ciò che qui abbiam detto. Solamente vogliamo notare l'ultimo periodo di essa, a fine di palesare i giusti timori che agitavano l’animo del comandante in capo per la sorte che sarebbe toccata alle truppe del Won Mechel, e appresso scriviamo nel suo testo la risposta che il Casella, nel giorno appresso, fece al Ritucci.

Ultimo periodo della lettera del Ri lucci al ministro della guerra.

«L'attacco dunque avrà luogo domani l'altro all’alba, discaricandomi io di ogni responsabilità sulla convenienza dell’azione perché non di mia convinzione ma sovranamente voluta e disposta, e su i risultamene ove Won Mechel, distaccato dalla mia base di operazione con una forte colonna a sè, non corrispondesse all'aspettativa e non agisse contemporaneamente»

Capua 29 settembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci.

Risposta del ministro della guerra al Ritucci.

«Signor maresciallo

«Ho letto il pregevole foglio di lei del 29 andante ed in riscontro ho l'onore manifestarle quanto segue.

Ella a buon diritto riunisce tutti i numeri per comandare un esercito e la sua completa reputazione, la chiara opinione che gode e l'intelligenza militare che tanto la distingue sono garenzie tali che fra non molto abbiamo tutti a dovere plaudire ed ammirare i felici risultati, figli delle operazioni militari da lei dirette e comandate,

— 249 —

manifestandole per ultimo che le sue piccole riserve fanno ammirare la sua modestia, cosa solita a praticarsi da uomini intelligenti e maturi nella carriera delle armi.

Si abbia dunque le mie felicitazioni e sia domani una bella e gloriosa giornata militare, ove il suo sapere ed il valore dei soldati siano di esempio e d'ammirazione per gli eserciti d'Europa.»

Gaeta 30 settembre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Francesco Casella.

Certamente il maggiore Pianell in questa congiuntura di guerra si meritò molta lode. £ si specchiata fu la lode che diedegli l'esercito, che non pose mente lui essere germano di tale ch'ebbe tanta parte nei disastri del Regno.

(27)

Ecco come fu ordinalo il corpo delle milizie operanti verso Santamaria e S. Angelo.

1. a DIVISIONE

Comandante maresciallo Gaetano Afanderivera.

Stato maggiore — tenente colonnello Achille Coco—capitani Luigi de Paolis ed Antonio Pinedo — maggiore Gabriele Ussani comandante le artiglierie—capitano Costantino Andruzzi comandante del genio.

— 250 —

1.a Brigata

Comandante colonnello Vincenzo Polizzy.

Stato maggiore — capitano Luigi Dusmet—1.° tenente Luigi Salmieri.

Corpi Battaglioni di evoluzioni

7.° dei cacciatori............................................2

8.° idem.........................................................2

9° dei cacciatori.............................................2

10° idem.........................................................2

Quattro cannoni da 4 rigati della batteria N° 10 di montagna (diretti dal capitano Sanvisenti)

Quattro cannoni da 4 rigati della batteria 2 di campagna (diretti dal capitano de Rada) Un distaccamento di zappatori. Un plotone di cacciatori a cavallo. , Un'ambulanza.

2. Brigata

Comandante generale Gaetano Barbalonga.

Stato maggiore— capitano Michele Bellucci—1° tenente Agostino Dragonetti — alfiere Antonio Polestina.

Corpi Battaglioni di evoluzioni

Tiragliatori....................................................1

2° dei cacciatori ............................................2

14° idem........................................................2

Quattro obici da 12 centimetri della batteria N® Il di montagna (diretti dal capitano Tacinelli)

Quattro cannoni rigati da 4 della batteria N° 13 di montagna (diretti dal capitano Solofra).

Un distaccamento di zappatori.

Un plotone di cacciatori a cavallo.

Un' ambulanza.

— 251 —

2a DIVISIONE

Comandanti brigadiere Luigi Tabacchi.

Stato maggiore — capitani Mariano Purman — Giov. Battista de Giorgio — 1° tenente Giulio Locascio — maggiore Ferdinando Ussani comandante le artiglierie — capitano Elia Catanzariti comandante del genie.

1.a Brigata

Comandante colonnello Giovanni d’Orgemont

Corpi Battaglioni di evoluzioni

3 della guardia..........................................................3

Tiragliatori (questo battaglione era venuto da Gaeta il giorno precedente.)................................................................. 1

Quattro cannoni da 6 lisci della batteria N 3 di campagna (diretti dal capitano Giovanni Afanderivera).

Un distaccamento di zappatori.

Un plotone di cacciatori a cavallo.

Un' ambulanza.

2.a Brigata

Comandante colonnello Gennaro Marulli

Stato maggiore — capitano Pietro Sarria.

Corpi Battaglioni di evoluzioni

9° della guardia..........................................................1/2

1° della guardia..........................................................3

2° della guardia..........................................................3

Batteria N.° 1 da 12 di posizione (comandata dal capitano Antonelli).

Un distaccamento di zappatori.

Un plotone di cacciatori a cavallo.

Un' ambulanza.

— 252 —

Cavalleria

Comandatile brigadiere Giuseppe Ruggiero.

Generali disponibili

Brigadiere Giuseppe Palmieri — stato maggiore primi tenenti Palmieri e de Cornè.

Brigadiere Fabio Sergardi — stato maggiore — Un uffiziale dei lancieri.

Brigadiere Antonio Echaniz — stato maggiore 1.° tenente Carlo Assante.

Corpi N.° de' squadroni

2.° degli Ussari (venuto ora a far parte

dell'esercito operante)..................................... 5

1.° dei lancieri........................................................3

2.° dei lancieri........................................................3

1.° dei dragoni........................................................5

2.° dei dragoni........................................................5

Batteria N.° 5 di cannoni da 4 rigati di campagna (comandata dal capitano Pacca).

Quattro cannoni da 6 lisci di campagna della batteria N.° 3 (comandata dal capitano Carlo Corsi).

(30)

Si prescelse la cavalleria a guarentire i quattro cannoni della batteria N. 6 collocati nella Casina Farina, perché di quest'arma se ne aveva un numero più che bastante.

(31)

L'altra metà della batteria N.° 6 di cannoni da rigati di campagna (la quale era comandata dal capitano Joyene) trovavasi stabilita a Triflisco.

— 253 —

(31)

I due generali Cutrofiano e Rodrigo Afanderivera erano alla immediazione del Re. E poiché nella nota N.° 89 della prima parte della nostra cronica si è omesso di segnare il Principe di Ruffano, si è scambiato al capitano Carrelli il nome di Francesco in quello di Luigi e si ò mancato di registrare quelli che partirono dalla capitale prima del Re, accompagnando la Regina Maria Teresa ed i Reali Principi, ne piace qui di notare distesamente le persone Reali che si ridussero in Gaeta nel settembre 1800; come compenevasi il corpo diplomatico che segui il Sovrano e quali erano coloro che costituirono la corte ed il seguito di tutta la Reale famiglia.

Persone Reali che andarono in Gaeta.

Le loro maestà il Re Francesco II e la Regina Maria Sofia; S. M. la Regina vedova Maria Teresa; le loro altezze Reali i Conti di Trani, di Caserta, di Girgenti, di Bari e di Caltagirone; le Reali Principesse Maria Annunziata Isabella, Maria Immacolata Clementina, Maria delle Grazie Pia, e Maria Immacolata Luigia e le loro altezze il Conte e la Contessa di Trapani coi loro figliuoli.

Corpo diplomatico che seguì la Maestà delle in Gaeta

S. E. R. monsignor Giannelli Arcivescovo di Sardia, Nunzio Apostolico.

Monsignore Agnozzi Uditore.

L'Abate Silvestri Segretario.

S. E. il marchese di Lema, duca di Ripalta, principe di S. Lucia Bermudez de Castro, Inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Spagna.

Il signor Osborne

Il signor Alvarez de Toledo

Attaccati alla legazione

— 254 —

S. E. il conte Széchénv, Inviato straordinario e ministro plenipotenziario d'Austria. Il conte Cavriani, consigliere di legazione. Il capitano Frantzi, aggiunto militare. S. E. il conte Perponcher — Sedlintzky, Inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Prussia. Il conte Uebel, Segretario di legazione. S. E. il principe Wolkonsky, Inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Russia. Il principe Ouronsoff, Segretario di legazione. S. E. il conte Kleist — Looss, ministro residente di Sassonia.

Il cavaliere Frescobaldi, Incaricato d'affari di Toscana.

Corte e seguito della Real famiglia.

S. E. il brigadiere Brancaccio principe di Ruffano, aiutante generale e cavaliere di compagnia di S. M. il Re.

S. E. il maresciallo di campo Duca dei Sangro

S. E. il tenente generale Ferrari

Il maresciallo di campo Conte Statella

Il Vice Ammiraglio del Re

Il maresc.°di campo Caracciolo duca di S. Vito

Il brigadiere conte de la Tour en Voivre

Aiutanti

generali

di S. M. il Re


Il brigadiere Rodrigo Afanderivera alla immediazione di S. M. il Re.

Il colonnello Francesco Antonelli capo dello stato maggiore generale presso il Re.

Il maggiore Giovanni delli Franci

Il maggiore Giovanni Giobbe

Alla immediazione di S. M. il Re prestando servizio nello stato maggiore del generale in capo del corpo d'esercito operante.

Il capitano Francesco Carrelli

Il. 1.° tenente Gennaro Avolio

Allo stato maggiore di S. M. il Re.

L'eccelsa signora duchessa di S. Cesario, dama d'onore di S. M. la Regina Maria Sofia.

— 255 —

L'eccelsa signora contessa Statella, dama d'onore di S. M. la Regina Maria Teresa.

Il capitano conte di Capaccio Doria, cavaliere di compagnia di S. A. R. il Conte di Trani.

La signora principessa Zurlo, dama d'onore di S. A. R. la contessa di Trapani.

Il colonnello Giannico del Genio

Il tenente colonnello de Montaud del genio

Il maggiore Quandel dello stato maggiore

Istruttori dei Reali Principi


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Il commendatore Ruiz de Rallesteros, segretario particolare di S, M. il Re.

Il capitano d'Agostino dello stato maggiore all'immediazione di S. A. R. il conte di Trani.

Il colonnello Girolamo Negri di artiglieria

Il capitano d'Agostino di artiglieria

All'immediazione

di S. A. R. il

conte di Caserta.

S. E. R. monsignor Gallo arcivescovo di Patrasso, confessore di S. M. il Re.

L'Abate Eichouzer, confessore di S. M. la Regina Maria Sofia.

Il R. P. Sabelli, confessore di S. M. la Regina Maria Teresa.

(32 bis)

Lettera del generale Ritucci al Re.

«Sire

«L'alto onore dei clementi sentimenti a mio riguardo, ni innalza al di sopra di me stesso. Quale n'è l’umile mia riconoscenza non ho modi da esprimerla. Il signor conte Cutrofiano ed il generale Afanderivera potranno rassegnare alla M. V. quali disposizioni hanno trovalo per lo attacco di domattina. Ma che farà WonMechel? Spero che voglia corrispondere all'impegno assunto.

— 256 —

Il merito della causa non dovrebbe negarci la potente assistenza del Signore e questa convinzione ci moltiplicherà, lo spero. Fidiamo in Dio dunque, che con la sua sublime assistenza darà a V. M. la pace sul suo trono e con questa la pace a tutti i fidi sudditi suoi. Voglia la M. V. ritenermi pel più fido e più umile.»

Capua 30 settembre 1860

Suo suddito

Firmato—Giosuè Ritucci.

(33)

Il maresciallo Gaetano Afanderivera dopo ch'ebbe comandato al Polizzy di attaccar pugna in S. Angelo ed al generale Barbalonga di essere con le sue truppe di aiuto al Polizzy, più non si vide tra i combattenti. Egli tennesi assai lungi dai luoghi ove si guerreggiava con tutto il suo stato maggiore e di ciò il Re ed il generale in capo furono tanto sdegnati che dopo pochi di gli dettero a comandare i corpi della guardia che furono segregati dall'esercito.

(33) bis

Il 7.° dei cacciatori componevasi di sette compagnie perché lT8. a era rimasta a guarentire le artiglierie poste nella casina Farina.

 (34)

Questi due cannoni furono diretti volonterosamente dal capitano del genio Catanzariti, il quale studiava di procacciarsi con ogni modo gloria militare.

 (35)

In questa pugna fu ferito al braccio sinistro il capitano Luigi Dusmet capo dello stato maggiore del Polizzy.

— 257 —

 (36)

Le artiglierie del Barbalonga si componevano di quattro obici della batteria N.° Il di montagna diretti dal capitano de Leonardis (il quale proprio in questo di fu posto a comandare questa batteria, ché il Tacinelli che dirigevala nel momento di uscire a combattere addusse d'essere malsano ed il generale in capo credendolo vigliacco gli tolse. l'ufficio), e di altri quattro cannoni da 4 rigati della batteria N.° 13 di montagna diretti dal capitano Aniello Solofra (il quale comandava questa batteria dal giorno in cui essa fu abbandonata dal capitano Zaini come abbiamo detto nella nota 98 bis della prima parie della nostra cronica.)

 (37)

Il reggimento dei carabinieri a cavallo non numerava che tre soli squadroni i quali nel dare la carica erano sempre guidati dal colonnello Puzio, dal tenente colonnello Termini e dal maggiore Cosenza. I quattro squadroni dei lancieri erano comandati dal capitano Rossi da cui dipendevano il Minei, il Lucci, l'altro Minei ed il Sanchez tutti uffiziali subalterni.

(38)

In quest'azione di guerra là quale accrebbe gloria militare ai soldati del decimoprimo dei cacciatori si segnalò grandemente per valore il capitano Campanino a cui le cose operate furono attribuite.

(39)

Meritò molta lode in questa congiuntura il generale Barbalonga il quale seppe senza verun disordine, ma con calma, effettuire la ritirata e grandemente danneggiar l’inimico. Si segnalarono altresì per bravura e per scienza militare

— 258 —

in tale fatto il maggiore Ussani e gli uffiziali che dirigevano le artiglierie, alle quali specialmente diedesi il merito del facile ed ordinato piegar delle truppe.

(40)

Gol de Cosiron si affaticarono a ricomporre le ordinanze della soldatesca i capitani de Giorgio e Purman della stato. maggiore, dei quali il primo venne ferito da palla d'archibugio.

(41)

In questi conflitti si fecero notare per bravura il tenente colonnello Cedrangolo e gli uffiziali subalterni Valenzuola e Corsi dei quali subalterni il primo fu eziandìo ferito, ed al delli Franci venne da palla nemica traforato da una spalla all'altra il cavallo ch'egli cavalcava.

(42)

Notiamo i nomi di quegli uffiziali che si sforzarono di essere di nobile esempio ai soldati del Grenet: essi furono il capitano Sangiorgio, i primi tenenti Scalfaro, Velasco e Locascio ed i secondi tenenti Alcalà e Forte.

(42 bis)

La batteria N.° 1 quando fu abbandonata dal capitano Lorenzo Piscicelli venne comandata dal capitano Pasquale Antonella ed il due ottobre, vai dire il giorno dopo del combattimento di questo dì, essa venne messa sotto gli ordini del capitano Flores ed all'Antonelli fu dato altro incarico. E qui vuolsi pure per debito di giustizia registrare che per errore si è detto nella nota 98 bis della prima parte della nostra cronica che il Piscicelli dopo avere abbandonato la batteria che comandava andò in Napoli per aderire al governo di Garibaldi; egli appena commise il fallo di lasciar la bandiera si ridusse nella Capitale per vivere, come vive tuttora, vita affatto privata.

— 259 —

(43)

Registriamo i nomi degli uffiziali della guardia che in questi conflitti si segnalarono per valore onde siano ricordati ai futuri: essi furono i capitani Odorisio Sangro, Pescara, Sarno Prignano e Gagliardi ed i primi tenenti Cipriani, Gagliardi e Vargas.

(44)

Fra gli uffiziali che componevano lo stato maggiore del generale in capo era il capitano Emmanuele Occhionero venuto da Gaeta la sera precedente a questo combattimento. Ed a lode di costui giova notare ch'egli avuto dal Ritucci l'ordine di non esser presente alla lotta perché non aveva cavallo, e perché aveva mestieri di riposo, non volle cansar da pericoli. la sua persona e trovato modo di avere un destriero il mattino della pugna si mostrò tra i combattenti (di che ebbe molto plauso) ed impavido compì i doveri del suo ufficio. È altresì giusto registrare che all'operoso capitano de Torrenteros dello stato maggiore venne ferito il cavallo che cavalcava mentre recava taluni ordini del Ritucci.

(45)

Non valsero a frenare la ritirata dei due squadroni degli ussari nemmeno le più sentite ed acre minacce che il generale in capo fece al loro condottiero. Del quale il Re fu tanto sdegnato che comandò al Ritucci di destituirlo con una manifestazione all’esercito. Ma il comandante in capo (ed in ciò noi non lo lodiamo al certo poiché nelle guerre convieii essere presto sì al premiare che al punire) seppe con acconce parole calmare lo sdegno del Monarca per modo, che dello stabilito castigo non si tenne mai più parola.

 (46)

Questa cavalleria per momentanea assenza del generale Ruggiero fu comandata dal Palmieri, ma non fece mossa alcuna, ché i cavalieri nemici punto non apparvero.

— 260 —

(47)

Ecco distinte per corpo le perdite dei napolitani nei combattimenti di Santàngelo e Santamaria.


MORTI

FERITI

PRIGIONIERI

TOTALE

INDICAZIONE DEI CORPI e delle batterie

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Stato maggiore

»

»

2

»

»

»

2

»

7 dei cacciatori

»

75

»

71

2

»

3

146

8° dei cacciatori

»

9

»

23

»

»

»

32

9° dei cacciatori

»

23

3

39

»

»

3

62

40° dei cacciatori

1

11

2

61

»

»

3

102

11° dei cacciatori

»

1

2

5

»

»

2

6

Battaglione del genio

»

1

»

»

»

»

»

1

2° dei cacciatori

»

9

1

19

»

12

2

40

14° dei cacciatori

»

2

4

18

»

42

4

32

Battaglione tiragliatori

1

9

4

81

»

9

5

99

9° reggimento di fanti

»

6

2

15

»

»

2

21

10° reggimento di fanti

»

»

2

16

»

»

2

16

1° Regg0 della guardia

»

11

3

114

»

»

3

125

2° Regg0 della guardia

»

10

6

72

»

32

6

114

3° Regg0 della guardia

»

16

6

118

»

»

6

164

Batteria N° 4

1

1

1

5

»

1

2

7

Batteria N° 2

»

»

»

»

»

»

»

»

Batteria 3

»

1

»

1

»

»

»

2

Batteria N° 5,

»

1

»

2

»

»

»

3

Batteria N* 40

»

»

»

7

»

»

»

7

Batteria N° 14

»

»

»

»

»

»

»

»

Batteria N° 13

»

»

»

3

»

2

»

5

2° ^Reggimento di ussari

»

2

»

5

»

»

»

7

110 Reggimen0 dei lancieri

»

»

»

»

»

3

»

    3

2° Reggimene dei lancieri

»

»

»

1

1

»

1

1

Regg° cacciat. a cavallo

»

3

1

4

»

»

1

7

Regg°carabin. a cavallo

»

4

»

5

»

»

»

9

1° Regg, dei dragoni

»

1

»

3

»

»

»

4

2° Regg0 dei dragoni

»

»

1

5

»

»

1

5

3° Regg0 dei dragoni

»

»

»

»

»

»

»

»

Totale..............

4

256

38

693

3

71

45

1020


vai su


— 261 —

(47 bis)

La brigata estera componevasi di tre soli battaglioni ed il Won Mechel per desiderio di conseguire una vittoria con le sole truppe straniere commise il fallo di disgiungersi interamente dalle truppe del Ruiz E questo errore fu sommamente fatale, poiché fu la sola cagione che dopo aver vinto il nemico al ponte di Valle non venne occupato Maddaloni per poi combattere alto spalle i garibaldini.

(48)

Capo dello stato maggiore del Won Mechel era il capitano Luigi delli Franci, il quale fece ogni opera per aver nuove della soldatesca del iìuiz. Ma sebbene ei si esponesse a molti perigli per conseguire il fine, pure fu vano ogni suo sforzo

(49 bis)

Ecco il rapporto che fece il Won Mechel al Ritucci della guerra combattuta dalle truppe di lui. x

Eccellenza

«In ubbidienza al ragguardevole ordine contenuto nel foglio del 30 settembre prossimo passato di V. E» trovandomi presente in Caiazzo ho tenuto una conferenza col colonnello Ruiz, onde stabilire il modo più adattato per mandarlo ad effetto e restammo nella intelligenza che la brigata del sudetto colonnello essendo costretta a passare il Volturno profitterebbe del ponte da me fatto erigere presso Amorosi, giacché sarebbe materialmente impossibile far sondare il fiume per i preparativi e finalmente per la costruzione all'uopo di altro ponte all'altezza di Limatola. Cosi la brigata Ruiz partiva da Caiazzo alle ore 3 (p. in.) del 30 settembre giungeva alle 8 in Amorosi e proseguiva alle ore li la sua marcia per eseguire il mandato ricevuto.

— 262 —

La sera del 30 stesso ho fatto riunire la mia brigata dai varii accantonamenti in Amorosi, lasciandovi soltanto lo squadrone dei dragoni per sorvegliare i due ponti sul Volturno e sul Calore, per servizio delle pattuglie ed altro.

A mezzanotte mi sono messo in movimento col resto della brigata nel seguente ordine.

Il plotone di cacciatori a cavallo e quattro compagnie del 3.° carabinieri col maggiore Gachter in avanguardia.

Due pezzi della batteria N.° 15 capitano Sury.

Quattro pezzi della batteria N.° 10 capitano Tabacchi.

Tre compagnie zappatori minatori capitano Perrini.

Quattro compagnie del 3. carabinieri aiutante maggiore de Wieland.

Secondo battaglione carabinieri maggiore Migv.

Quattro pezzi della batteria N.° 15 capitano Févót.

Quattro compagnie del 1.° carabinieri maggiore Gòldlitt

Bagagli e munizioni di riserva.

Quattro compagnie del 1.° carabinieri aiutante maggiore Ulman.

Squadrone di ussari capitano Sprotti in dietroguardia.

Per passare il ponte provvisorio sul Calore la batteria da campo N.° 15 impiegava un ora di tempo sicché la brigata Ruiz ebbe due ore di vantaggio sopra di noi. Ciò nulla ostante ho raggiunta e oltrepassata la detta brigata al di là di Ducenta. Rimarcato un tale ritardo le ordinai di continuare la marcia per non mancare allo scopo delle istruzioni avute. Avanzai sino alle Cantinelle ed ivi lasciai 4 pezzi della batteria N.° 15 Févót, nonché bagagli e munizioni sotto la custodia dello squadrone degli ussari. Arrivato alla crocevia, formata dalle strade conducenti l'una a S. Agata e l'altra a Maddaloni distaccai il 2.° battaglione di manovra dei 3.° leggieri comandato dal capitano aiutante maggiore de Wieland alla sinistra onde raggiungere il condotto d'acqua del ponte di Valle. Nel paese stesso di Valle distaccai l'intero 2.° battaglione carabinieri leggieri per guadagnare le alture e la montagna a destra

— 263 —

e spingersi cosi sulla cima del 2.° monte per avere una congiunzione almeno visuale con la brigata Ruiz (che si è resa invisibile per essersi tenuta troppo a destra). Il distacco del 2.° battaglione aveva poi il duplice motivo, cioè di assicurarmi da ogni sorpresa da quel lato. Al Maggiore Migy comandante questo battaglione ho inoltre assegnato due pezzi di montagna della batteria N.° 10 sotto il comando del tenente Dusmet Ho dato verbalmente conoscenza di tali disposizioni al colonnello Ruiz prima della sua partenza da Amorosi. Il paese di Valle era occupato da poche forze nemiche, e da un avamposto che si ritirò fuggendo, appena ebbe notizia del nostro avvicinarci. Gli abitanti ci accolsero con grandi clamori di gioia ed espansione di fedeltà al Re. Avanzai sino a 860 metri di fronte al ponte, le cui gallerie erano gremite di gente armata, poscia feci distendere in cordone una compagnia del 3.° carabinieri situandola a destra „e a sinistra della strada e nel tempo stesso (ore 6 e mezzo {a. m.)) il capitano aiutante maggiore de Wieland aprì il fuoco e cominciarono a tirare i due pezzi della batteria N.° 15 postati sulla strada contro il ponte. Durava però grande fatica il 2.° battaglione del 3.° carabinieri di avanzarsi contro un nemico assai più forte e che faceva un fuoco terribile, avendo occupato non solo il condotto d'acqua ma tutta la boscaglia sino alla cima del monte ed anche il mulino in vicinanza del ponte. Spingendosi in avanti il 1.° tenente Suter con un plotone si gettava ove più fitto trovava il nemico e vedevasi già compromesso con quel plotone quando il 1. tenente Emilio Mechel alla testa della compagnia che comandava con brillante coraggio ed abnegazione giungeva a svincolare dal pericolo il suo camerata e prendere il mulino a viva forza scacciandone il nemico. Pur trop1po questo valoroso giovane uffiziale ha dovuto pagare il suo slancio e la sua bravura con la propria vita. Dovetti spedire tre. compagnie e poi la quarta di rinforzo al battaglione medesimo. Quando queste compagnie del 3.° carabinieri condotte dai maggiore Gachter giunsero sopra luogo il capitano aiutante maggiore de Wieland, uomo di gran valore e di particolare talento come condottiero di truppe, era già ferito.

— 264 —

Il 3.° battaglione così riunito respinse il nemico che difese il terreno palmo per palmo. Al di là del ponte due pezzi nemici inquietavano ancora molto questo bravo battaglione, ma i migliori tiratori del medesimo avendo fatto un fuoco bene aggiustato contro gli artiglieri li fecero ben presto tacere. Allora tutti si lanciarono su la posizione a dritta, il ponte fu preso e presi furono eziandio i due pezzi nemici da alcuni uomini del ripetuto 3.° battaglione carabinieri, che il nemico nella ritirata tentava di condurre seco. Il nemico in sulle prime tentò anche una sortita dalla sua posizione, ma fu ricacciato.

I due pezzi che ancora rimanevamo della batteria di montagna N.° 10 furono al principio postati, sotto il comando del capitano Tabacchi che mostrò sempre coraggio e buon volere, a piede del monte a sinistra del ponte, e poi spediti sul monte medesimo per appoggiare i movimenti del 3.° battaglione il quale continuava a dar caccia al nemico. Questo però molto più forte di noi fu anche rinforzato nella ritirata stessa da truppe fresche che giungevano dal convento S. Michele. Il nemico cercò di ricomporsi ad onta del vivo fuoco con cui venne perseguitato dai due pezzi della batteria N.° 15. Alle ore 9 (a. m.) feci avanzare due altri pezzi della detta batteria, che prima furono postati a sinistra della strada del ponte, ed spinti poi tutti i quattro pezzi insieme sulla via di Maddaldm fu battuto il nemico con il fuoco di questi quattro pezzi diretto contro S. Michele. Il capitano Févòt personalmente ha diretto il fuoco assistito dal capitano Sury e dal 1.° tenente Brunner.

Il combattimento continuava mentre divenimmo padrone della posizione, meno che di S. Michele che rimaneva al nemico.

La vastità della posizione medesima, disperse le nostre forze e già dal 1.° battaglione carabinieri, che formava il grosso della mia colonna ho dovuto distaccare due compagnie per occupare il mulino e l'entrata a sinistra del ponte perché dalla valle di Durazzano e di Cervino mostravansi altre masse nemiche.

Il battaglione medesimo ha dovuto spingere una compagnia agli avamposti 6ulla strada di Maddaloni, ma il comandante della stessa deviando dal proprio incarico con l’intento di correre in aiuto del 3.° battaglione carabinieri

— 265 —

si tenne troppo a destra sopra la montagna e cosi quando suonava la ritirata egli stesso capitano Wesman leggermente ferito ed alcuni soldati caddero prigionieri. Due altre compagnie di questo battaglione furono finalmente spedite sulla montagna a dritta in sostegno del 3. 9 carabinieri, ed anche queste tenutesi troppo a destra diminuirono l'effetto che dovevamo produrre.

Intanto il 2.° battaglione carabinieri non arrivava al punto assegnatogli. Partito dal paese Valle pel monte a dritta si divise in due battaglioni di manovra che si spinsero innanzi.

Il 1.° battaglione di manovra passava conducendo seco due pezzi di montagna ad occupare il vallone incamminandosi verso il monte grande e S. Michele, mentre il 2.° battaglione di manovra comandato dal maggiore de Werra era stato distaccato ónde raggiungere, profittando del terreno boscoso, la principale altura.

La cima del monte si divide in due alture, 1 una dominante l'altra, e boscose tutte due.

Il nemico le temeva, occupate e si difendeva gagliardamente. Il battaglione diminuiva di numero defaticato essendo oltre ogni credere per la lunga marcia ed entrato in azione senza riposo di sorta;

Trovavasi allora il maggiore Migy imbarazzato quando raggiunse in aiuto il 2.° battaglione di manovra col suo comandante maggiore de Werra che animava la truppa.

Allora si spinsero innanzi e raggiunsero la cima inferiore. Il maggiore de Wyttembach con le due compagni di riserva e i due pezzi, anziché progredire in linea retta nei vallone fece un movimento indietro verso la base del monte, onde venire in soccorso del battaglione e difatti uno dei pezzi Io raggiunse sul monte stesso e l'altro lo seguiva d'appresso. Il nemico aveva ripresa la seconda cima, gli fu fatta fuoco addosso col pezzo, ma ben presto il tenente Dusmet, uffiziale di sangue freddo, dichiarò di mancargli la metraglia.

— 266 —

Qui essendo uffiziali e truppa estenuati di forze il maggiore Migy fece battere la ritirala eseguendola con tutte le regole militari.

Il maggiore Migy si è impegnato a tutta possa per respingere il nemico da quelle montagne e non vi è riuscito per la grande stanchezza della sua gente. A questa noti riuscita devesi attribuire che il nemico rivolse tutte le sue forze contro il 3.° battaglione. Come il nemico riceveva continuamente rinforzi da S. Michele e da Maddaloni tentò d! riordinare le sue file e prese di nuovo posizione. Per sconcertarlo ordinai al capitano Tabacchi di passare con i due pezzi il ponte, ma i minatori fecero grande fatica a levare la barricata fortificata eretta dal nemico alla entrata, ed intanto il suddetto capitano Tabacchi passò il ponte trovando alla uscita altra barricata Erano le 3 (p. m.) la mia gente sebbene estenuata dalla fatica ed in parte anche dal difetto di sussistenza (non avendo avuto il tempo materiale dopo ricevuto 1 ordine di l’E. a fare ancora qualche sforzo in proposito), teneva sempre ferma la posizione.

U nemico aveva un ultimo pezzo sul monte S. Michele col quale tirava alternativamente sulla mia artiglieria di campagna, e sulle mie truppe ma con poco effetto. Però aveva allora» a quanto pare, concentrate tutte le sue forze e si gettava da tre lati sopra 300 uomini circa del 3.° carabinieri ch'erano in prima linea verso S. Michele. Questi pochi bravi tenevano fermo difendevansi ognuno al suo posto sino a che sopraffatti dal numero e circondati battevano ritirata attraverso il nemico con vero eroismo.

Si è dovuto deplorare la perdita di qualche bravo soldato che ha. pagato con la vita il coraggio mostrato e di qualche altro fatto prigione perché disarmato a viva forza, o ferito. Si conta il 1.° tenente de Travers che ferito gravemente rimase prigione. Fra altri fu anche ferito il 1.° tenente Carlo Suter del 3.° che già erasi distinto, com'è detto di sopra.

— 267 —

«Al ponte fu presa ancora posizione contro il nemico, che ha perduto, colpito da una palla nel petto, il generale Eberhart il quale erasi avanzato personalmente a cavallo per animare le proprie truppe.

E qui deggio dirle qualche cosa sulla condotta del comandante il 3.° carabinieri.

Il bene aggiustato fuoco e la calma con la quale fu preso il ponte, la circospezione militare con la quale egli condusse il combattimento al di là del ponte, nonché l'ordine perfetto con che affrontò con un pugno di gente il nemico numerosissimo e seppe ritirarsi, qualificano il maggiore Gachter un distintissimo uffiziale superiore.

Sul mezzogiorno io mi era convinto, sebbene la mia truppa era vincitrice, che con le poche forze che io aveva in confronto delle nemiche non avrei potuto mantenermi a lungo in questa posizione. Ma per rimediarvi ho spedito il capo, del mio stato maggiore signor capitano Luigi delli Franci a rintracciare la colonna Ruiz e cercare con essa una congiunzione. Detto capitano si prestò di buon grado alla gita pericolosa e benché si fosse inoltrato sino al castello di Morrone, non trovò il signor colonnello Ruiz e per questa notizia soltanto mi decisi ad ordinare definitivamente la ritirata. Certamente la mia truppa si sarebbe mantenuta molto tempo in quella posizione se non avessi fatto suonare la ritirata, che esegui militarmente ed in ordine, sempre mantenendo vivo il fuoco per tenere a freno il nemico.

Questi incoraggiato pel nostro piccol numero si mise q, perseguitarci per la consolare, ma cento uomini circa risoluti si voltarono spontaneamente e con furore lo ricacciarono sul monte e nelle gallerie del ponte.

Contemporaneamente per obbedire alla suonata si ritiravano anche le altre compagnie sparse sulla posizione. I due pezzi del capitano Tabacchi, che non hanno potuto uscire dal ponte non essendo arrivati gli zappatori a demolire la 2.° barricata, hanno dovuto esser tirati dagli uomini, staccandone gli animali che per la strettezza non hanno potuto girare sul ponte per uscire dalla parte opposta.

— 268 —

«Ritarda vano così questi due pezzi e non potendo più scendere per là via del mulino lungo il ponte, hanno dovuto attraversare la boscaglia nella fucileria del nemico, il quale aveva ferito il conduttore ed un mulo di un pezzo che nel contempo aveva anche rotte le ruote da un urto contro un sasso. Venne allora abbandonato quel pezzo che non potevasi caricare a schiena di mulo per non Compromettere la vita degli artiglieri e non rischiare la perdita probabile dell'altro mezzo.

I feriti durante l'azione furono trasportati parte in una casina a dritta della strada fra il pante, ed il paese di Valle, sotto la sorveglianza e cura del meritissimo chirurgo maggiore Franfmann, mentre 1 altra parte fu deposta in una casa in Valle stesso sotto la cura dell'altro chirurgo maggiore Perrone anche mèritissimo per l'impegno col quale si dedicava al suo ministero.

Con la ritirata lenta della brigata i quattro pezzi della Latteria N.° 15 mantennero un fuoco vivo per guadagnare tempo e procurare i mezzi di trasporto per caricare i feriti, che vennero così incamminati alla volta di Amorosi.

Mercé quel fuoco ed il Sangue freddo degli artiglieri si è potuto completamente ricomporre la brigata. Particolare menzione deggio far qui del capitano Errico Févót comandante la batteria N»° 15 da campo. Con ammirevole sangue freddo ha diretto i pezzi e con tale effetto che ha fatto tacere più volte l’artiglieria nemica; al suo ben diretto fuoco si deve l’esportazione dei feriti senza molestia del nemico. Al capitano Févot è dovuto il merito maggiore fra tutti quelli che assistettero a quel combattimento.

Terminata, come ho detto, la spedizione dei feriti, fu continuata la marcia retrograda sino alle Cantinelle. Tentai ancora un'altra volta rintracciare notizie, mediante pattuglie, della colonna Ruiz, ma non essendovi riuscito continuai la mia ritirata.

Sulle operazioni della colonna Ruiz ebbi già l'onore di esternare il mio parere nel rispettoso rapporto del 7 corrente N.° 561 ed ora che ho prega conoscenza della di lui a relazione,

— 269 —

confermo pienamente, e ripeto qui solamente che due erano gli errori in cui incorse, cioè;

1.° La sua marcia lenta, nonostante il vantaggio di due ore che aveva sopra di me, per cui appariva troppo in ritardo sulla platea di Casertavecchia.

2.° Di essersi attenuto troppo letteralmente alle mie istruzioni non facendo calcolo alcuno del lungo combattimento in cui mi sentiva impegnato, (udendo il fuoco dell'artiglieria), e non facendo neppure la minima diversione a sinistra

Le nostre perdite sono visibili negli stati qui uniti, ma le perdite del nemico saranno state ben maggiori, perché in particolare i carabinieri del 3.° battaglione, provveduti di carabine federali e provati tiratori, hanno fatto soffrire con un fuoco piuttosto moderato, ma giusto, delle perdite sensibilissime al nemico.

Due pezzi furono presi al nemico; l’uno fu portato sulla strada, e dato poi in consegna al capitano Tabacchi; l'altro era in una posizione che non permetteva di trasportarlo, se non con l’impiego di molto tempo e di fatica, fu quindi inutilizzato.

Cosi pure sono stati inutilizzati circa 2 a 300 fucili par4, e dei morti, e parte gettati dai fuggitivi garibaldini.

Fra varie carte senza valore fu presa l'annessa serie di parola d'ordine.

Furono fatti prigionieri 7 uffiziali e 45 soldati che ho avuto già l'onore di spedire in Capua con apposito stato nominativo.

Il nemico che ci stava di fronte era tutto di truppa regolare, cioè la divisione Bixio.

Stato maggiore generale — Caserta 29 settembre 1860 — 1800, oggetto — Per maggior sicurezza nel servizio di campo, oltre le parole d'ordine, e di campagna già stabilite per l'esercito, si è trovato di aggiungere anche un segnale di campo giornaliero per quel servizio che si potrebbe avere promiscuo colla Guardia Nazionale, alla quale invece della parola di campagna verrà dato solo il segnale di campo.

— 270 —

«Giorno 1. Rivellini — Rimini — Due battute di mano — Caserma — Cartagine — Un colpo sul calcio del fucile— Batteria — Brescia — Una battuta di mano — 4. Tenaglia— Teramo — Un leggiero fischio — 5. Spalto — Sporta — Tre colpi di mano — 6. Palla — Parigi — Due fischi — 7. Bomba — Bologna — Una battuta a terra col calcio — 8. Alfieri — Altamura — Una battuta sulla placca — 9. Artiglieria — Arcole — Un fischio prolungato — 10. Carica — Corinto — Due battute a terra col calcio — 11. Colonna — Como— Due battute sulla placca — 12. Brigata — Barcellona — Due fischi leggieri — 13. Tribola — Tripoli — Una battuta di mano — 14. Sperone — Saragozza — Tre battute col calcio a terra — 15. Gualdrappa — Guascogna — Tre fischi.

D'ordine

Il maggiore di stato maggiore generale

G. Bruzzesi.

Se quel combattimento accanito non ne ha fatto occupar Maddaloni, non è stato certamente meno onorevole per i miei uffiziali e per la mia truppa che hanno combattuto, come non altrimenti mi sono da loro atteso eroicamente, e mi permetto quindi rassegnare all'Eccellenza Vostra uno stato nominativo di quelli che si sono distinti particolarmente per valore, raccomandandoli vivamente alla generosità Sovrana ed alla bontà dell'E. V.».

Caiazzo 13 ottobre 1860

Il generale comandante la brigata

Firmato — Meckel.

(49)

Registriamo distinte per corpi le perdite sofferte dai napolitani nel combattimento al ponte di Valle.

— 271 —


MORTI

FERITI

PRIGIONIERI

TOTALE

INDICAZIONE

DEI CORPI

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

1° Battaglione dei carabinieri leggieri.

»

8

4

15

1

41

5

64

2° Battaglione dei carabinieri leggieri.

»

10

3

27

»

21

3

58

3° Battaglione dei carabinieri leggieri.

1

23

4

28

1

32

6

85

Totale generalo........

1

41

11

70

2

94

11

207

(49 bis)

Giova qui dinotare quali furono le perdite delle truppe napolitano nel combattimento avvenuto a Castel Morrone ed a Caserta.


MORTI

FERITI

PRIGIONIERI

TOTALE

INDICAZIONE DEI CORPI E DELLE BATTERIE

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

Uffiziali

Truppa

6° Reggimento di fanti.

»

»

»

»

29

953

29

953

8° Reggimento di fanti.

»

»

»

»

15

623

15

623

Frazioni di varii corpi di fanti.

»

6

»

8

33

436

33

436

Totale generalo........

»

6

»

8

77

2012

77

2026


vai su


— 272 —

(50)

11 colonnello Ruiz era proprio quegli che come abbiam detto nella prima parte della nostra cronica contribuì grandemente ai disastri delle milizie del Melendez che stavano sul Piale nelle Calabrie.

(50) bis.

Pianell era stato da pochi di promosso a tenente colonnello. E qui cade in acconcio di. avvertire i nostri lettori che se nel corso della nostra opera vedesi uno stesso nome ora con un grado ed ora con un altro maggiore segnato, cii deriva da promozioni avute, delle quali non abbiamo tenuto ragione per non entrare in molti particolari.

 (51)

Ecco come furono le milizie dell'esercite divise ed accantonate.

 1.a DIVISIONE

Comandante generale Colonna — stato maggiore — 1.° tenente Rammacca — alfiere Colonna,

Comandante le artiglierie tenente colonnello Salazar.

Uno squadrone di cacciatori cavallo.

1a Brigata

Comandante, colonnello Paterno—stato maggiore — 1. tenente Morrone.


3.° battaglione dei cacciatori

4.° battaglione dei cacciatori

6.° battaglione dei cacciatori

Accantonati in Pignataro, Pastorano, S. Secondino, Pantuliano e Partignano.


Batteria N.° 11 di obici da 12 centimetri a schiena, del capitano de Leonardis, accantonata in Pignataro.

— 273 —

2a Brigata

Comandante generale Barbalonga — stato maggiore—capitano Bellucci — 1.° tenente Dragonetti — alfiere Potestina

2.° battaglione dei cacciatori

14.° battaglione dei cacciatori

15.° battaglione dei cacciatori

Alloggiati in Bellona, Vitulaccio, Falchi e Camigliano.

Batteria 13 di cannoni rigati da 4 di montagna, del capitano Solofra, alloggiata in Bellona.

2a DIVISIONE

Comandante generale Afanderivera — stato maggiore — tenente colonnello Coco —capitano de Paolis — capitano Pinedo.

Comandante le artiglierie tenente colonnello Gabriele Ussani.

Uno squadrone di cacciatori a cavallo.

Un battaglione del 3.° dei dragoni.

2a Brigata

Comandante colonnello Polizzy stato maggiore — capitano Dusmet — 1.° tenente Salmieri.

7° battaglione dei cacciatori

8° battaglione dei cacciatori

9° battaglione dei cacciatori

10.° battaglione dei cacciatori

Accantonati in Triflisco Pontelatone e pianura di Caiazzo.

Batteria N.° 10 di cannoni rigati da 4 di montagna, del capitano Sanvisenti, accantonata in Triflisco.

Mezza batteria N.° 2 di cannoni rigati da 4 di campagna, del capitano de Rada, alloggiata in Triflisco.

2a Brigata

Comandante generale WonMechel — stato maggiore — capitano delli Franci — 1.° tenente Ferrara.

— 274 —

1° battaglione dei carabinieri leggieri

2° battaglione dei carabinieri leggieri

3° battaglione dei carabinieri leggieri

Alloggiati in Caiazzo.

Batteria N.° 15 di cannoni rigati da 4 di campagna, del capitano Févot, alloggiata in Caiazzo.

3a DIVISIONE

Comandante generale Echaniz — stato maggiore — tenente Assante.

Uno squadrone del 3.° dei dragoni.

1a Brigata

Comandante colonnello Grenet — stato maggiore — un uffiziale della brigata.

2.° reggimento di fanti

4.° reggimento di fanti

Accantonati in Formicola e paesi vicini.

2a Brigata

Comandante colonnello Ruiz — stato maggiore — capitano Melendez — 1.° tenente Basile.

6.° reggimento di fanti

8.° reggimento di fanti

Alloggiati in Sparanisi e Francolise.

4a DIVISIONE

Comandante generale Sergardi — stato maggiore — capitano Purman — 1.° tenente Locascio.

Uno squadrone di cacciatori a cavallo.

1a Brigata

Comandante colonnello Marulli — stato maggiore — capitano Sartia.

— 275 —

1.° reggimento della guardia

2.° reggimento della guardia

Accantonati in Teano mandarono un battaglione e Venafro..

2a Brigata

Comandante colonnello d’Orgemont—stato maggiore — Un uffiziale della brigata.

3.° reggimento della guardia alloggiato in Calvi.

Battaglione tiragliatori alloggiato in Capua.

Batteria N.° 3 di cannoni da 6 di campagna, del capitano Corsi, alloggiata in Teano, mandando due cannoni in Venafro.

GUARNIGIONE DI CAPUA

Governatore generale Salzano.

Comandante le truppe—generale de Corné — 9tato maggiore — Capitano Salerni.

1a Brigata

Comandante colonnello de Liguoro — stato maggiore — un uffiziale della brigata,

9.° Reggimento di fanti.

10.° Reggimento di fanti.

2a Brigata

Comandante colonnello Marra — stato maggiore — un uffiziale della brigata.

1.° Battaglione dei cacciatori.

5.° Battaglione dei cacciatori.

11.° Battaglione dei cacciatori.

12° Battaglione dei cacciatori.

13° Battaglione dei cacciatori.

— 276 —

RISERVA DI ARTIGLIERIA

Comandante tenente colonnello Ferdinando Ussani.

Batteria N.° 1 di posizione del capitano Flores

Batteria 5 di cannoni rigati da 4 di campagna del capitano Pacca

Batteria N.° 6 di cannoni rigati da 4 di campagna del capitano Jovene


Alloggiate in Capua.

DIVISIONE DI CAVALLERIA LEGGIERA

Comandaute generale Ruggiero — stato maggiore — Due uffiziali della divisione.

2.° Reggimento degli ussari

1° Reggimento dei lancieri

2° Reggimento del’ lancieri

Accantonati nelle taverne fuori Capua.

DIVISIONE DI CAVALLERIA PESANTE

Comandante generale Palmieri—stato maggiore — capitano Cava — primi tenenti Palmieri e de Corné.

1.° Reggimento dei dragoni

2° Reggimento dei dragoni

3° Reggimento dei dragoni

Alloggiati nelle taverne fuori Capua fino a Sparanisi

(52)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

«Il brigadiere Santamaria ed il colonnello Tompson de la Tour vengono sottoposti a consiglio di guerra per la non militare condotta da essi tenuta nel loro comando.

Gaeta 30 settembre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

— 277 —

(53)

I nostri lettori vedranno appresso a qual lungo giro fu obbligato il Won Mechel per salvare questa batteria che volle non venisse staccata dalle truppe della sua brigata.

(54)

Lettera del generale Ritucci al Re

Sire

«Ier sera la colonna del Ruiz era in marcia per congiungersi a Won Mechel ad Amorosi non si dice da dove prov. veniente. Won Mechel faceva muovere la scorsa notte un suo battaglione con mezza batteria per Caiazzo, per seguirlo questa mattina con molti feriti, se troverà modo di farli trasportare.

La gola di Triflisco si fortifica semprepiù ad onta degli sforzi di Colonna ed il nemico ha già 14 pezzi in batteria in tre ordini, P ultimo dei quali domina irreparabilmente le maggiori nostre alture e travaglia sempre per aumentare quelle offese. Pare che si voglia assolutamente gittare un ponte e guadagnare quelle posizioni per stringerci. Ivi le morti e i ferimenti sono continui. Converrà abbandonare la posizione di Caiazzo acciò quelle truppe non vi restino tagliate e guardare finché si potrà Formicola e la posizione di Gerusalemme per raccorre tutte le forze nella piana di di Capua. Da esploratori incaricati ritengo che il nemico abbia raccolto 24 a 30 mila uomini per attaccare decisamente, fidando massimamente sullo scoramento delle nostre truppe ch'egli suppone che sia grande. Innanzi il bastione Sperone fra i salici par che si forma altra batteria, dalla piazza disturbata, ma che progredisce la notte. Uno attacco generale dunque sarà imminente. Mi si accerta esservi disposizioni pel continuato sostegno dei combattenti come il 1.° ottobre.

— 278 —

Più drappelli di cavalleria si sono anche veduti. In questo grave stato di cose quale dev'essere il mio comportamento? quale la ritirata in caso di rovescio? Lasciando Capua non potrà questa reggere più di tre giorni. Si fa credere la probabilità d'una sommossa nella piazza che per poco non si pronunziava ieri l’altro quando essa era sfornita di milizie. Il ripiegare dentro Capua lascerebbe tagliala ogni comunicazione, né potrebbe di molto ritardarne la resa per difetto di vettovaglie ed altro.

Mi attendo dunque sollecitamente istruzioni sull’insieme della campagna.»

Capua 3 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Ritucci.

(55)

Memorandum che scrisse pel Re il direttore della guerra

«Nelle attuali condizioni dei due opposti eserciti le truppe Regie, che contano 39 battaglioni, 27 squadroni 68 bocche da fuoco, possono sempre sulla sponda sinistra del Volturno presentare in campo 24 mila uomini e sicuramente non avranno a combattere forze uguali.

Intanto il sicuro successo sembra che dovesse procedere da talune considerazioni generali risguardanti le condizioni morali e materiali delle soldatesche, e delle bande nemiche, gli ostacoli e le difese che queste hanno preparate la topografìa del terreno sul quale è necessità di lottare.

1.° Non vi ha dubbio che dopo il combattimento del 1.° ottobre la linea da Santamaria a S. Angelo in Formis si sarà maggiormente rafforzata sicché il solo attacco di fronte non può tentarsi con probabile successo. In contrario vi è da supporre che il lato di Santamaria rivolto a mezzogiorno potrebbe trovarsi meno forte ed in tale supposizione sarebbero necessarii due simultanei movimenti.

— 279 —

L'uno che minaccia la linea di fronte, e secondo gli eventi intendesse di staccarle truppe collocate alla difesa di Santangelo in Formis da quelle di Santamaria; l'altro che prolungandosi da S. Tammaro sulla dritta cercasse di distendere altro fronte quasi parallelamente al tratto della regia ferrovia che da Santamaria corre fino a Caserta.

Su questo secondo fronte l'artiglieria col maggior numero dei cannoni e di maggior calibro dovrebbe mediante vivo fuoco abbattere le difese ed aprire il passaggio alle colonne di attacco La cavalleria mirerebbe al doppio scopo di respingere ogni probabile movimento nemico, che da Caserta e da Maddaloni per Marcianise volesse spuntare la nostra dritta e cercherebbe se fosse possibile di riuscire alle spalle del nemico e minacciando d'interrompere le comunicazioni tagliare la ritirata nel momento opportuno ai difensori di Santamaria. E per questo scopo dovrebbe prolungarsi al di là della estrema dritta, ma nel primo istante dovrebbe occupare il suo posto di battaglia con movimenti eseguiti fuori il più lungo tiro delle artiglierie nemiche e non già per colonne profonde.

Il passaggio di Triflisco dovrebbe esser guardato non solo da poche soldatesche, ma queste dovrebbero mostrarsi sempre contro le bande che occupano S. Angelo in Formis e minacciare cosi la dritta del nemico. Le batterie colà piantate, a tempo opportuno, dovrebbero incominciare e non mai interrompere il loro fuoco.

Il villaggio di S. Tammaro fin dal primo momento dovrebbe occuparsi dalle Regie schiere ed affidarsene la difesa a qualche separato battaglione sicché in» caso di sinistro servisse qual punto di appoggio al movimento di ritirata delle truppe, prima di rientrare nella piazza di Capua. E per tale scopo, perdurando il combattimento, sarebbero preparate e raccolte colà gran numero delle difese artificiali. Ciò premesso senza ripetere quanto malauguratamente venne operato il primo ottobre, cioè che l'esercito diviso e suddiviso procedette simultaneamente agli assalti di Maddaloni, Caserta, Santamaria,

— 280 —

S. Angelo in Fornis e si credette poter essere minacciato a Caiazzo, Triflisco, Mondragone e sul basso Garigliano, stimo opportuno che lasciandosi piccol numero di forze tra la sponda dritta del Volturno e del Garigliano e pochi battaglioni tra Caiazzo e Triflisco, si tenessero sotto la mano 30 battaglioni, 23 squadroni, 60 bocche da fuoco. Siffatta forza credo che potesse abbracciare i due su indicati attacchi senza che per altro fossero le schiere tutte in una volta spinte al combattimento, ma in contrario successivamente e mantenendo sempre una assai forte riserva. Ed in generale per tante diverse ragioni il conflitto dovrebbe cominciarsi e sostenersi per. non breve tempo da una linea di cacciatori avvalorata da successivi sostegni crescenti per forza, e dal fuoco dell'artiglieria, per quindi operare man mano rinforzati dalle colonne di attacco, senza che si faccia molto conto di forti cariche di cavalleria che mi solo ultimo e decisivo momento.

Certamente la presa di Santamaria sarebbe oggi tale successo che potrebbe esser foriero di maggiori e più brillanti conseguenze, Ma la considerazione del maggiore rilievo necessario ad aversi presente è che in seguito del combattimento del 1.° corrente è indispensabile di dare le più sagaci disposizioni e i più particolarizzati Ordini ai generali come ai capi dei corpi sicché le soldatesche dal primo istante vedessero come il successo fosse assai meglio preparato, né potessero riprodursi i tristi inconvenienti di quel giorno, sebbene l'attacco vien rivolto contro posizioni che il nemico ha rafforzate. E poiché le bande avverse non possono misurarsi in campo aperto e con ordinante militari, e si stimano soto forti nella difesa degli ostacoli preparati suite propria linea, e padrone della ferrovia hanno il positivo vantaggio di essere in breve tempo soccorse da forti e numerosi rinforzi procedenti da Caserta, da Maddaloni ed anche da Napoli, egli è chiaro che la sola conoscenza delle forze che ha già raccolte il nemico e di quelle che possono sopraggiungere potrà sopra ogni altra considerazione determinare la scelta d1 un tale attacco, e farne prevedere le buone come le sinistre conseguenze.

— 281 —

Ma queste ultime non mai potrebbero colpire la sicurezza dell'esercito, poiché ha sempre sicura la ritirata nella piazza di Capua. 2.° Lasciando osservata sempre la fronte nemica di S. Angelo in Formis— Santamaria, l'esercito potrebbe spingersi fuori la piazza e forse giungere senza grandissimo contrasto innanzi Aversa ed occupare quella popolosa città con i non pochi villaggi e casali vicini. Siffatta operazione potrebbe procedere nel tempo istesso per vie diverse, onde le colonne affiancandosi l'una all'altra fossero sempre al caso di offrire più linee al nemico, se pure questi potesse decidersi ad uscire dalle sue posizioni fortificate ed esporsi in aperta campagna senza cavalleria e con bande non abituate alle evoluzioni ad affrontare soldatesche ordinate e spedite nei movimenti. Pertanto scopo la colonna ultima procedendo sulla estrema dritta dovrebbe comporsi della maggior forza di cavalleria la quale dopo essersi raccolta alle spalle di Carditello proseguendo il cammino per Casal di Principe, Frigirano piccolo, éc. ec. , giungerebbe innanzi ad Aversa Quella centrale composta per la più parte di fanteria da Carditello, se facesse d'uopo, potrebbe unirsi a Teverola all'altra colonna che per la strada consolare muovesse sopra di Aversa, ed in ogni caso si darebbero vicendevole aiuto e soccorso. Un tale movimento non può confondersi con quelli quasi sempre considerati dagli scrittori militari come perigliosi ad eseguirsi in presenza del nemico, e che vanno conosciuti per movimenti di fianco; perocché le Regie truppe con semplicissime e tattiche evoluzioni potrebbero disporsi in ordinanza in tre linee e trovarsi pronte a ricevere il combattimento in una vasta pianura dove mancano gli ostacoli naturali così necessari alle bande nemiche e che fin oggi le han procurati non pochi vantaggi e liberate da sicuri rovesci. Però sarebbe d'uopo soltanto che la cavalleria procedesse e fiancheggiasse tali movimenti e segnatamente per la colonna incamminata per. la consolare di Napoli, ed in primo cercasse ci assicurare ed anco di occupare lo sbocco della strada di Marcianise, unica via lasciata alle bande nemiche situate tra Maddaloni, Caserta e Santamaria, se si spingessero al combattimento abbandonando le loro forti posizioni.

— 282 —

Vi han molte ragioni da supporre che tale movimento offensivo non mai potesse eseguirsi da gènti raccogliticce, ma quando pur volesse considerarsi possibile vi è da ritenere che lasciala a noi la iniziativa dopo due ore e più, potrebbe imprendersi dal nemico. Ebbene il cammino da Caserta per. Marcianise è quasi doppio di quello da Capua al punto dello Spartimento, e quello da Maddaloni allo stesso punto è ancora più lungo. Adunque vi sarebbe da supporre che quando le truppe senza contrasto avessero occupata la città di Aversa ed i casali vicini giungerebbero sul campo le prime colonne nemiche. Le quali non potrebbero attraversare e mettersi in meszo senza grave rischio di vedersi ad un tempo assalite sulla fronte, sulla sinistra come sulla destra; perocché la distanza che corre tra Capua ed Aversa è di 8 in 9 miglia e sopra tanto spazio anche 25. 000 uomini han sempre campo, se non di formare linee interamente continuate, di essere certamente a piccola distanza ed al caso di soccorrersi vicendevolmente al primo colpo di moschetto. Rilevante vantaggio di un tale movimento sarebbe adunque la faci Ita della riuscita e la quasi certezza d'incontrare poca o nessuna difesa artificiale, se non che diviene indispensabile di aversi un lavoro particolarizzato e preparato dallo stato maggiore nel qaale venissero precisate le ore di partenze, gli arrivi, il cammino da percorrersi, il vicendevole soccorso delle colonne, e più segnatamente i preparati movimenti della cavalleria, ec. ec» Ma sopratutto è indispensabile che il generale messo a guardia delle linee di S Angelo e Santamaria non lasciasse un momento solo dal molestare il nemico con interrotto fuoco di cacciatori ed artiglierie onde mascherare il movimento delle tre colonne e guadagnare un tempo prezioso e necessario alla riuscita dell'impresa. Dna volta padrone della posizione di Aversa, sarebbero gli eventi del giorno più di ogni altra considerazione che deciderebbero se dovesse l'esercito soffermarsi, o pure spingersi innanzi, e tutto ciò sarà proposito di ulteriore rapporto.

— 283 —

Ma nel caso più probabile che dovesse soffermarsi sarebbe necessario di rivolgersi nel tempo stesso ad oriente da dove possono procedere le masse nemiche e la cavalleria potrebbe rimanere quasi avanguardia da poterla nei primo cenno incamminare alla volta di Napoli.»

Gaeta 3 ottobre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

(56)

L'ammonimento fatto dal Re al Ritucci fu oltremodo savio, perciocché senza dubbio gravi pericoli avrebbe incontrato il Sergardi nei suo cammino,

(57)

Memorandum che il direttore Ulloa scrisse pel Re

«Oramai fortificata come si trova la città di Santamaria con barricate ed altre difese Occasionali, ritenendosi di non esserne cosi facile il riacquisto senza procedere ad un formale combatti mento essendo surto il pensiero di abbattere quelle difese e distruggere il quasi sicuro ricovero che si è procacciato il nemico, mediante il vivo fuoco delle grosse artiglierie e dei mortari, stimo necessario per la esecuzione di tale progetto che avessero presenti alcune considerazioni, ed i movimenti procedessero nel seguente modo.

1.° Senza dubbio la linea degli avamposti nemici dev'essere respinta e fugata prima d'incominciarsi ogni altra operazione. E poiché essa si prolunga dalla sponda sinistra del fiume al di là del limite meridionale di Santamaria, sarà indispensabile che i nostri primi cacciatori dispongansi minacciandola su tutta la fronte sostenuti da successive compagnie e battaglioni, con l'intendimento di romperla quasi sul centro onde distaccare i difensori di Santangelo in Formis da quelli di Santamaria.

— 284 —

2° Nel tempo stesso sulla sponda dritta del Volturno, mediante le grosse artiglierie già piantate sulle alture di Gerusalemme e altre più vicine, sarebbe necessario di moltiplicare i fuochi sopra Triflisco col doppio scopo di togliere al nemico ogni pensiere di passare il fiume e tenerlo minacciato sempre sulla sua dritta.

3° Non meno d'una brigata di fanteria, una batteria e due squadroni dovrebbero adoperarsi per sostenere siffatti primi attacchi e soffermarsi in posizione, al di là della strada di S. Angelo in Formis con la dritta al convento dei cappuccini ove posterebbesi qualche bocca da fuoco di campagna.

4° Quando siffatti preliminari movimenti ed assalii fossero in via di successo, dalla piazza di Capua dovrebbero uscire due compagnie complete di zappatori con i corrispondenti strumenti ed altrettante di artiglierie, coi carri, coi mortai, i proiettili, le spianate ec. ec. oggetti tutti che dovrebbero nell'arsenale tenersi preparati e pronti con estrema diligenza ed anticipazione, onde fosse il più ch'è possibile diminuito agli artiglieri il lavoro necessario ad eseguirsi sul terreno per le batterie.

5° Un tale convoglio preceduto da un battaglione di cacciatori dovrebbe penetrare per la via consolare nel villaggio di S. Tammaro. Colà giunto dovrebbe uscire dalla parte opposta, spingersi innanzi e raggiungere In novella linea dei posti avanzati per quindi darsi principio alla costruzione di due batterie, una di 4 mortari, e l'altra di 4 obici da otto. Tale lavoro dovrebbe cominciare all’imbrunire della sera ond'essere compiuto, o in gran parte avanzato, allo spuntar del giorno.

6.° La posizione dei Cappuccini sembra che nelle attuali condizioni potess'essere la più adatta per tante diverse ragioni, ma segnatamente perché in essa i lavoratori ritroverebbero un forte riparo ed in caso di assalto potrebbero essere sostenuti fortemente dal battaglione di scorta, o appoggiati dalla brigata già situata in battaglia.

Gli eventi più o meno fortunati e le circostanze del momento farebbero decidere se una sola dovess'essere la batteria di obici,

— 285 —

e mortari, o pure fosse meglio costruirne due separate alquanto e che incrocciassero i fuochi sopra Santamaria. Però sarebbe sempre lasciato agli uffiziali di artiglieria di sceglierne e determinarne il sito, fin dal primo momento che la linea dei battaglioni si spingesse innanzi,

7° Durante la notte sarebbe indispensabile la maggiore vigilanza onde non essere sorpresi e respingere ogni tentativo di assalto.

8° Allo spuntar dei giorno incominciato il fuoco due supposizioni sono a considerarsi. l.° Il nemico non crede di rimanere al sicuro dei tiri curvilinei ed abbandonando Santamaria ripiega sulla forza principale di Caserta, ed in tal caso è ben facile di vedere che le Regie schiere debbono penetrare ad ogni costo in quella città onde distruggere le preparate difese, e làsciar correre in Napoli la notizia di essersi presa Santamaria. 2.° Il nemico per difendere quel paese esce fuori col proponimento di combattere, ed in tal caso è ben chiaro che da un fatto particolare potendo succedere un conflitto generale il presidio di Capua dev'essere pronto per sostenere le prime truppe, ed è indispensabile di spiccare i successivi rinforzi da Capua a Santamaria sicché arrivino opportunamente nel tempo stesso di quelli che il nemico può richiamare anche da Napoli atteso il vantaggio che ha della ferrovia. In conseguenza non tutte le forze debbono uscire dalla piazza nel primo istante, ma in contrario successivi rinforzi e riserve debbono mano mano giungere sul campo di battaglia.

9° Se la fortuna sorridesse e molto alle soldatesche ed il cannoneggiamento non desse campo al conflitto generale sarebbe il caso di ben ponderare se un celere movimento di cavalleria, e di truppe più spedite non potesse rischiarsi nella direzione di Aversa. Ma ciò sarebbe conseguenza delle precise notizie che potessero aversi delle forze nemiche e come si trovassero disposte e preparate.

10° Grave considerazione lascia il precisato progetto, sol perché la piazza di Capua si trova fornita di pochi proiettili dei quali se anche una sola metà venisse consumata

— 286 —

contro quella città, non potendosi rifornire da Gaeta, una volta che Capua si vedesse obbligata di sostenere un assedio qualunque si troverebbe mancante di quei fuochi curvilinei che efficacemente prolungano la difesa delle piazze di guerra.

11.° In ogni modo se superiormente venisse ordinata la esecuzione di siffatto progettato assalto di Santamaria, il sotto scritto colonnello Ulloa direttore della guerra supplicherebbe V. M. di averne la particolare direzione, rimanendo sotto gli ordini di S. E. il tenente generale Ritucci comandante in capo l’esercito di operazione.»

Gaeta 4 ottobre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

(58)

Tra i fuggenti era il de Luca che spacciavasi governate

re della provincia di Molise.

(59)

La bandiera venne in potere del gendarme Ferdinando Cerrato dopo avere ucciso colui che la portava e difendevate.

(60)

 

Il Negri in premio di aver combattuto gloriosamente il 19 settembre innanzi le mura di Capua venne promosso a colonnello.

Moltissime altre promozioni si fecero tra gli uffiziali di ogni arma; in quella del genio avvenne pure che alcuni di essi ebbero mutamento di ufficio ed altri uffiziali che notiamo furono addetti1 allo stato maggiore dell'esercito: ecco di questi ultimi i nomi. Primi tenenti—Minchini di artiglieria, Palmieri della guardia, Cavaliere dei fanti, Dragonetti dei cacciatori, Calvi dei fanti, Basile e Marrone dei cacciatori,

— 287 —

Dusmet del reggimento marina, Velasco e Gagliardi della guardia, e de Corné, Vittoria e Speranza dei cacciatori. Alfieri — Tosi, de Sanctis, Belisario e Cocca dei cacciatori e Forte della guardia.

(61)

I Reali principi i conti di Trani e di Caserta stabilirono la loro dimora in Capua e da questo giorno essi non risparmiando fatiche e disprezzando pericoli impavidi stettero or su i baluardi della piazza ed or nelle posizioni ove si pugnava.

 (61 bis)

Decreto Reale

«S. M. il Re in data d'oggi si è degnata decretare quanto appresso.

Considerando che ad assicurare il pronto successo e trioni fo dell’esercito efficacemente concorrono la maggiore ed intera disciplina e la reciproca confidenza tra i subordinati ed i capi, e la più sollecita distribuzione dei premii come delle pene.

Considerando che il signor maresciallo Ritucci messo a capo dell'esercito di operazione ha già dimostrato quale e quanta fosse la sua fedeltà, la sua solerzia e| operosità, nonché la esperienza militare.

Sulla proposizione del nostro ministro segretario di stato della guerra, abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue.

Articolo 4.° — Concediamo al signor maresciallo Ritucci le più ampie facoltà di poter promuovere in tutti i gradi della milizia fino a colonnello e tutti gli impiegati militari e le loro rispettive classi; e lo stesso in quanto alle decorazioni per gli ordini di S. Ferdinando, S. Giorgio e Francesco I. fino al grado di commendatore.


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— 288 —

Articolo 2.° — Bimane facoltato di poter dare passaggio alle classi, destituire, degradare, dar nuovi destini, congedi, espulsioni, incarichi ec. ec. a qualsiasi individuo militare senza richiedere alcuna approvazione e soltanto passerà conoscenza del fatto al Real ministero per la semplice regolarizazione.

Articolo 3.° — In quanto all'applicazione di altre pene e di castighi rimangono concesse allo stesso maresciallo Ritucci anche le più ampie facoltà, secondo il prescritto dolio x statuto militare.»

Gaeta 5 ottobre 1860

Firmato — FRANCESGO.

(62)

Lettera del Re al generale Ritucci Caro generale

«Il generale Cutrofiano mi ha informato delle circostanze che vi hanno fatto sentire la necessità di alcune provvidenze; le ho trovate giuste ed opportune e però si recano costà i due miei fratelli, perché la loro presenza avvalori la piena fiducia rimessa in voi e nei capi vostri dipendenti, senza punto ostacolare il comando affidatovi. Ed a fine di rendere più efficaci i mezzi tanto in questi momenti reclamati in sostegno della disciplina e di oneste abnegazioni, vi ho conferito supremi poteri per promozioni e decorazioni da un canto, per esemplari ed eccezionali punizioni dall'altro, corrispondenti all'esigenza delle attuali emergenze, lo non dubito che, forte dei sentimenti che vi distinguono, voi saprete giovarvi dei mezzi che possono concorrere a farvi seguire gloriosamente dai buoni ed onorati militari, alla testa dei quali ho già avuto irrifragabile prova nel primo del carente di ammirar voi e tutti.

Credetemi, caro generale, con sentimenti di somma stima e particolare considerazione.»

Gaeta 5 ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO.

— 289 —

(63)

Manifestazione del generale Ritucci all'esercito

«Il maggiore Guglielmo Beneventano Bosco di cavalleria, il capitano Camillo Rossi ed il 2.° tenente Enrico Sayz dei cacciatori sono considerati come disertori per essersi allontanati dai corpi senza niun permesso, comunque avessero lasciato domanda di dimissione. Nel rendere ciò di pubblica ragione, questo comando in capo si augura che servirà di esempio a tutti i signori uffiziali, i quali debbono ben conoscere che niuno può allontanarsi dal suo posto senza esserne prima superiormente autorizzato.

I signori generali di divisione, i comandanti di brigate e più precisamente i capi dei corpi disporranno e cureranno inoltre lo stretto adempimento di quanto segue.

Almeno una volta al giorno alle compagnie riunite sarà letto or l’uno, or l'altro dei capitoli dello statuto penale militare relativi al tradimento, alla diserzione, alla mancanza di subordinazione, al saccheggio ed alle scorrerie. Per ciò praticare si farà l’appello in piazza sempre che il tempo non lo vieti. I signori capi dei corpi, comandanti delle batterie e frazioni facciano tutti gli sforzi nello interesse della disciplina e di quanti indossano onorevolmente la militare divisa per far comprendere ai soldati quanto sia grande l'infamia di coloro clie fomentano ammutinamenti. Essi sono i veri nemici del Re (N. S.) perché sedotti e pagati dal nemico, che vuol vìncere con propagare la sfiducia fra le truppe ed i capi, così procurando, come ha fatto finora, la dissoluzione dell'esercito, fanno ogni opera per corrompere la solr datesca. Ogni militare che ha sensi di onore, che vuol difendere la giusta causa e che traguardare nello avvenire, deve come obbligo sacrosanto additare alla giustizia cotesti fomentatori di mormorazioni e di ammutinamenti, qualunque ne sia il grado e la condizione, affine di estirpare questa velenosa genia dalle file dell’esercito.» Capua 6 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci.

— 290 —

(63 bis)

li Re comandava che niente facesse il Won Mechel senza la volontà di chi a lui per grado soprastava, perocché spesso volte questo generale per segnalarsi voleva operare secondo il suo talento.

(64)

Lettera per telegrafo del Re al conte di Trani

a Le azioni dei 19 e 21 hanno rialzato lo spirito pubblico in Europa a nostro vantaggio. Quella del 4.° ottobre ha abbattuto i garibaldini in Napoli. È necessario rialzare lo spirito di Ritucci e s' è impossibile pensare al successore e badare di non distaccare dagli altri Won Mechel. Informatevi del numero dei prigionieri nostri per fare un cambio. Datemi notizie del 6.° e dell’8.° dei fanti. Badate che masse d'individui isolati dentro Capua sono inutili.»

Gaeta 6 ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO.

(65)

Il Cattabene venne condotto in Santamaria dal maggiore delli Franci dello stato maggiore e si noti che il Re a quello concesse eziandio che andasse pur libero il fratello di lui anche prigioniero senza richiederne cambio.

(66)

Or vedi a qual lungo cammino era obbligato il generale WonMechel per aver voluto che non fosse staccata dalla sua brigata la batteria 15, ed il generale in capo per la salvezza di quest'artiglieria fu astretto di consentirvi.

— 291 —

(67)

Decreto reale

Francesco II. per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie ecc. ecc.

Sulla proposizione del nostro ministro segretario di stato della guerra, abbiamo risoluto di decretare e decretiamo ciò che segue.

Vengono nominati e promossi:

A tenente generale il maresciallo di campo Giosuè Ritucci.

A brigadiere i colonnelli Giovanni de Liguoro — Gennaro Marulli — Carlo Grenet — Vincenzo Polizzy — Girolamo de Liguoro — Tommaso Bertolini — Matteo Negri.

A tenenti colonnelli i maggiori di stato maggiore Giovanni delli Franci e Giovanni Giobbe, e che questi due uffiziali superiori, restando sempre alla immediazione del Re, seguitano a prestar servizio allo stato maggiore del generale in capo.

Articolo 2.° I nostri ministri segretari di stato della guerra e delle finanze sono incaricati della esecuzione del presente' decreto.»

Gaeta 8 ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO,

(68)

Manifestazione del ministro della guerra

«S. M. il Re (N. S.) ha comandato che siano sottoposti a consiglio di guerra in contumacia tutti i comandanti del forti e delle piazze, siano della Capitale del Regno che altrove, i quali vilmente e con sagrilego tradimento le hanno rese.

Parimenti vengono sottoposti a consiglio di guerra il colonnello Trigona che comandava il 13.° reggimento di linea il maggiore Achille Cosenza di cavalleria ed il capitano.

— 292 —

«Ferdinando Corsi di artiglieria, tutti reduci dalle Puglie, affinché sia esaminata la loro condotta, la quale se sarà trovata regolare offrirà ai medesimi l’opportunità di essere adibiti in altri servizii.»

Gaeta li 8 ottobre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella

(69)

Lettera per telegrafo del Re al governatore di Capua

«Ho ricevuto il vostro telegramma che annunzia i belli fatti di ieri, dai quali risulta che migliaia hanno dovuto essere i morti dello inimico per produrre le esalazioni pestifere'. Non l'armistizio, ma uno attacco che avrebbeci portato in avanti, avrebbe dato facoltà di seppellire i morti vostri e quelli del nemico. Serva ciò per altra volta.»

Gaeta 9 ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO.

 (70)

Decreto reale

«Francesco II. per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie ecc. ecc.

Considerando che i corpi in guerra debbono essere guidati da comandanti attivi, operosi ed intelligenti onde il successo fosse più sicuro e non andasse disperso il valore delle truppe.

Considerando essere utilissimo e necessario di avere un numero di uffiziali superiori forniti di tutte le qualità militari e nei vigore degli anni, onde i disagi e i pericoli della guerra più facilmente si soffrano ed affrontano.

— 293 —

«Considerando che tanto non potrebbe mai conseguirsi se l'antichità di servizio continuasse ad essere la sola norma ed unica per le promozioni.

Sulla proposizione del nostro ministro segretario di stato della guerra, abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue.

Articolo 1Fermo sempre che i gradi di generali sono a scelta del Re, da oggi in poi sarà parimenti a scelta il grado di colonnello.

Articolo 2.° Per le promozioni a maggiore ed a tenente colonnello un terzo sarà a scelta, e secondo le norme che saranno fissate, e due terzi per antichità.

Articolo. 3.° Il nostro ministro segretario di stato della guerra è incaricato della esecuzione del presente decreto.»

Gaeta il ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO.

 (71)

E poiché siamo a parlar degli Abruzzi, ove la sola gendarmeria comandata dal maggiore Angelo de Curtis rimase a servire il governo di Garibaldi, come abbiamo anche detto nella nota 80 della prima parte della nostra cronica, vogliamo che i nostri lettori sappiano esser venuto nelle nostre mani un documento che attesta essere stato indotto questo maggiore ad aderire e giurare fedeltà al nuovo governo dopo che lo si ebbe per comando del Cosenz, ministro di guerra garibaldino, arrestato ed in ogni maniera minacciato.

(72)

11 Ritucci non seppe bene né creare né ordinare le spie perch'egli, a cagione di soverchio affetto alla sua stima, ripugnava d'amministrare e spender danaro che non poteva essere chiaramente giustificato.

— 294 —

(73)

Lettera scritta da S. E. Ritucci al Re

Sire

«Rientrato da Calvi ha riunito meco i generali Won Mechel e Polizzy conformemente ai sovrani dettami della M. V. onde più posatamente discutere sullo stato fisico e morale di questo corpo di esercito e su quanto converrebbe intraprendere, visto la posizione politica manifestata dalla M. V. Dopo maturo esame eglino hanno meco convenuto che, da qualsiasi lato si vegga lo stato delle cose, esso non cambia: che per riprendere l’offensiva sopra Napoli non potrebbe menarsi ad effetto che in due maniere, le stesse che si propongono nel progetto rimesso dal signor direttore della guerra con foglio del 40 corrente mese N.° 244 e che sono state messe in disamina da che V. M. si degnava esternare l'idea di riprendere l'offensiva, eccezion facendo del fallito disegno del 1. ottobre, le quali due maniere si riducono: 1.° A ripetere gli attacchi contro Santamaria, e vinta questa città spingere la vittoria sopra Caserta e Maddaloni e poi presentarsi in Napoli per ottenere il ritorno all'ordine ed alla sottomissione. 2.° A tenere a bada il nemico innanzi Santamaria e S. Angelo e marciare rapidamente per Casal di Principe sopra Aversa per Vico di pantano e Napoli. Si è ritenuto il primo di questi progetti da non accogliersi affatto dopo il mancato colpo del 1.° corrente, si perché una truppa difficilmente si risolve a battagliar con fiducia di vittoria contro una posizione, non superata pochi giorni addietro, nella quale oggi sono maggiori gli ostacoli, sì perché anche con la vittoria ottenuta le perdite ed il crollamento della disciplina si compirebbe a segno da non potere intraprendere altro e così indirettamente verrebbe a mancare il punto oggettivo del piano, riducendosi alla distruzione di una o più cospicue città non ha guari volontariamente e pacificamente lasciate, e sì perché così procedendo, comunque il corpo di esercito

— 295 —

mantenesse la sua base di operazione in Capua e però la sua corrispondenza, pure dovendo l'esercito abbandonare le posizioni da Caiazzo a Triflisco per riunire la maggior forza possibile in Capua, non mancherebbe d'esser girato e con la perdita. dei numerosi spedali si avrebbe anche quella della comunicazione con Gaeta, oltre le tante altre considerazioni che tralascio per non dilungarmi di troppo.

Il secondo progetto che dei due sarebbe forse da preferirsi, sebbene presenti a primo aspetto faciltà maggiore di giungere riunito ed in forze sopra Aversa e quindi sopra Napoli, si riduce ad una marcia di fianco a portata del nemico per istrade con ponti e barricate, nelle quali se non attaccati, che da noi sarebbe desiderabile per battere il nemico su terreno a lui malagevole, non mancheremmo d'esservi costantemente bersagliati, girati alla coda e tagliati alla nostra base, per essere così stretti di fronte, di fianco e di spalle nella zona di Caserta, o di Napoli, senza poter N cambiare linea di ritirata, lasciando Capua a se sola ed interrotta la comunicazione con Gaeta. Non v'è da illudersi coll'enumerare i 39 battaglioni, 27 squadroni e 68 bocche da fuoco, giacché per rimanere una sufficiente guarnigione in Capua, viste le condizioni che ormai presentano la guardia Reale e le frazioni di fanteria, ognun vede che tutta la forza operante si ridurrebbe a 13 sparuti battaglioni di cacciatori componenti la l. a e 2. a divisione, oltre la cavalleria e la truppa che V. M. potrebbe inviare da Gaeta in cambio della guardia Reale che richiamerebbe, scarsa di generali e priva sensibilmente di uffiziali. Messo a calcolo quanto precede e le altre innumerevoli considerazioni necessarie, si ritiene che l'offensiva nell'uno e nell'altro caso sarebbe cosa inefficace a rialzare la potenza di V. M. e non produrrebbe che rovina ed eccidio alle città volontariamente e pacificamente lasciate, e forse, col sacrificio degli uffiziali più attaccati ai disimpegno dei loro doveri, sacrificio e rovina che, procedendo favorevole fino a Napoli, si propagherebbe in quella Capitale che V. M. lasciava con inauditi sacrifici per risparmiare sangue e nella quale, trovandosi ora tutti compromessi, non può supporsi che vi si troverebbe debole resistenza.

— 296 —

«Questo è il risultamento del giudizio dato dai generali cui V. M. ha voluto che mi consigliassi per l'oggetto. Ma sempre candido verso V. M. debbo rassegnare che quanti altri ho sondato in diverse occasioni per iscorgere l'opinione loro, e per essere illuminato sopra calcoli che avrei potuto mal fondare in me, tutti ninno escluso, con più o meno penetrazione vedono la cosa nello stesso aspetto Ma dunque qual modo deve tenersi? Questa piccola giunta è di avviso che ad onta dell'avanzata stagione, a confronto dello, estremo rovescio, sarebbe preferibile di cercare di provvedere nel miglior modo ai bisogni dei soldato e di tenersi nelle attuali posizioni, controbattendo tutte le operazioni od i tentativi del nemico, cóme si sta facendo, cercando di rialzare a gradi la disciplina delle truppe per guadagnar tempo ed attendere da questo il ritorno della fortuna nella politica di Europa, appoggiando costantemente l'impulso delle popolazioni al ritorno dell’ordine. Ma come frastornare il plebiscito del 21? I diplomatici stranieri, ai quali si rappresenta esservi in piedi un esercito di 39 battaglioni, 27 squadroni e 68 bocche da fuoco, non possono al certo che consigliare di presentarsi in forza alla Capitale. Non cosi parmi che dovesse affermare lo stato della disciplina dell'esercito. La su detta giunta è del parere che la ripresa dell'offensiva non giungerà a frastornare il plebiscito, ché anzi per le conseguenze esposte potrebbè estorquersi la votazione con maggior risoluzione ed animosità, senza salvare il trono di l’M, adombrandone quella candida fama che lo fa brillare da tutti i lati, ed allontanerebbe da V. M. gli animi che le sono devoti ancora e che sono suscettibili di prolificarsi col tempo. Al cospetto di tanti rispettabili personaggi che accerchiano V. M. , non dovrei null'altro azzardarmi. Onorato però dalla clemente fiducia di V. M. , eseguendo l'inalterabile mio sistema di lealtà al cospetto della M. V. in tanta dispiacevole posizione devo supplicarla di fare a se stesso le seguenti domande. Può V. M. avere o no speranza di prossimo soccorso estero? Può avere a no, dopo gli spogli inauditamente sofferti, mezzi sufficienti per mantener l'esercito e provvedere ai suoi bisogni ed a sostenere,

— 297 —

appoggiato da questo, il partito delle popolazioni che si pronunzia e si compromette per la difesa del trono di V. M, nel puro e vero senso della libertà italiana? Tutto ciò deve decidere V. M. Dal lato favorevole non potrà mancare presto o tardi una condizionata lega italiana a dispetto della estòrta votazione del plebiscito; dal lato sfavorevole non deve V. M. determinarsi ad azzardare passi disperati con la pubblica conflagrazione, che con la perdita del trono potrebbe trascinare quella della storica fama e della pubblica affezione. Se generali sono al fianco di V. M. che pensano diversamente, vengano pure ad assumere il comando di questo corpo di esercito che cederei senza ombra di rancore, accertando V. M. che farei incessantemente più caldi voti al fianco di V. M. per la buona riuscita dell’opera loro che procurar potrebbe la prosperità a V. M. ed alla patria. Se poi la M. V. vorrà ch'io operi in modo offensivo, ad onta delle sommesse ragioni, non esiterò a sacrificare tutto me stesso; V. M. abbia nella mente però che ho pochi generali e questi nel convincimento della inopportunità della offensiva; che ho pochi ufficiali insufficienti a ripristinare in pochi dì disciplina severa nell’esercito; che la massa dei sottuffiziali e soldati più o meno rallentati nella disciplina è pronta ad alzare il grido di tradimento e sacrificare chi attraversa la loro volontà per ricondurli all'onore ed al dovere, salvo sempre l'onore di pochi buoni?

Una determinazione di tanta importanza che decider dovrebbe della sorte della dinastia di V. M. e dello stato intero, condonerà la M. V. che non l'assuma da me, e che venga però risoluta dal consiglio di Stato e dei ministri e sanzionata da Reale risoluzione, comunque emessa con massima riserva.»

Capua, 14 ottobre 1860.

Il generale in capo dello esercito di operazione

Firmato — Giosuè Ritucci

— 298 —

(74)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

«Per intelligenza di tutti questo Real ministero fa noto che S. M. il Re (N. S.) avendo chiesto al Santo Padre d poter provvisoriamente, e finché non saranno riaperte le comunicazioni con Napoli, che altro soggetto sia ipso facto investito per autorità pontificia delle facoltà spirituali del Cappellano maggiore, specialmente per la somministrazione dei Sacramenti, si è con telegramma di ieri il Santo Padre degnato accordare a Monsignore Arcivescovo di Gaeta, durante il bisogno, le facoltà concedute a Monsignor Cappellano maggiore in Napoli, e che tutt'i cappellani del Reale esercita che si trovano già approvati e muniti delle facoltà necessarie dal Cappellano maggiore possono, senz'altra autorizzazione, proseguire pienamente nell'esercizio delle loro funzioni.»

Gaeta, 14 ottobre 1860.

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

 (75)

Lettera del ministro della guerra al maggiore de Liguoro.

Signor Maggiore

«Non si muoverà d'Isernia con la truppa le dipende di gendarmeria, stabilendosi costà per tener fermo in caso di aggressione che dovrà combattere con tutti i mezzi in suo potere e le favorevoli circostanze che si possono presentare. Riterrà per massima che i movimenti debbono esser fatti con precauzione e senza illusione, ma ponderatamente e sempre in relazione fra loro e con reciproca base di operazione.

— 299 —

In difetto si rischia di essere tagliato. Per la qual cosa in Teano, in Isernia ed in Venafro propriamente metterà una compagnia di gendarmeria per impedire ch'ella venisse tagliata. Di tali disposizioni ho dato conoscenza a S. E. il tenente generale Ritucci ed al maresciallo Scotti. Si fida nella sperimentata prudenza di lei, energia. e tatto militare.

La prego accusarmi ricezione della presente in riscontro.»

Gaeta, 14 ottobre 1860.

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.»

(76)

Innanzi di registrare la lettera che il ministro della guerra scrisse al Ritucci, convien dire che esso ministro o ignorava le cose dei sardi, o celavale al generale in capo per indurlo ad andare in Napoli, avvegnaché i piemontesi erano già entrati nel Regno quando quegli affermava che ciò non sarebbe stato per avvenire.

Lettera del Casella al Ritucci

Eccellenza

«In riscontro al foglio di ieri N.° 252 mi pregio assicurare V. E. che nulla può esistere delle assertive avute; i piemontesi non sono entrati, né entrerebbero prima del giorno 21 corrente mese. Questo è il motivo perché si doveva operare e si dovrebbe agire per paralizzare ogni operazione. Le bande nemiche per le operazioni del primo corrente erano perdute, ma per essersi arrestato e non progredito il movimento son rimasi i risultati privi di effetto ed in certo modo compromessivi.

Il colonnello de la Grange con solo duemila volontari Jia progredito verso Abruzzo e si spinge, sperasi, verso Aquila con successo.

— 300 —

«In ogni conto ella userà della sua prudenza nei rincontri, valendosi delle notizie che potrà avere verso quel lato, operando benanche quanto sarebbe adatto nella bisogna momentaneamente, sempre riferendo inoltre.» Gaeta 15 ottobre 1860.

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

(77)

Lettera del Re al generale Lamoricière.


Mon général


«Avant appris que vous êtes à Rome, qui est tant près de notre frontière et désirant avoir votre avis sur les opérations qui devront être exécutées par nos troupes, je me fait un vrai plaisir de vous inviter à entreprendre ce court voyage, afin de venir juger par vos propres veux du parti qu’il me reste à prendre concernant cette affaire.

Le colonel de Mortillet qui était attaché à votre état major et qui est venu nous offrir ses services, qui ont été acceptés, aura l'honneur de vous présenter cette lettre et il vous dira qu'en m'adressant à votre noble cœur, je ne doute pas de vous voir bientôt ici.

Agréez mon général l'assurance de ma spéciale et loyale estime.»

Gaëte, 15 octobre 1860.


Firmato — FRANCOIS.

— 301 —

(78)

Risposta del Lamoricière al Re.


Sire

«Je remercieV. M.de lalettre qu'ellem' àfait l’honneur de m'écrire, etj'aurais été heureuxde merendre àson appel9i lestermes précisde lacapitulation d'Anconene m’obligeaient à resterpour unan étrangerà touteopération militairecontre lespiémontais.

J'ai longuementcausé avecle colonelde Mortilletet jelui aifourni divers renseignements recueillis dans lalongue pérégrination queje vientde faire.Je désire qu'ilspuissent être de quelqueintérêt pourVotre Majesté, queje pried'agréer l'assurancede monprofond respect.»

Rome, 16 octobre 1860,

Firmato — Lamoricière.

(79)

Manifestazione del generale in capo all'esercito

«Dopo la ricognizione fatta ieri mattina oltre la linea dei nostri avamposti sul fronte della piazza verso Santamaria, una sorda voce si sparse che l'alfiere Giuseppe Odorisio, del 14.° cacciatori, onorevolmente ferito nell'azione, si avesse avuto morte dal nemico con crudeli percosse e, come sempre accade, degenerando quella prima generica notizia, architettata non si sa da quale bugiarda o maligna mente, chi descrisse in un modo, e chi in un altro la qualità delle percosse che accelerata avevano la morte dell'Odorisio. A smentire tali voci annunzio che un esatta relazione di tre professori sanitari di questo spedale militare assicura che l'alfiere Odorisio moriva per effetto solo della ferita riportata nella testa, senza essere sul suo corpo traccia alcuna di benché minima lesione qualsiasi.

— 302 —

Inoltre ho rassicurazione che i nostri feriti e prigionieri sono trattati dal nemico in maniera non dissimile da quella con la quale noi trattiamo i suoi. Adunque sia biasimo a coloro che con false voci, aizzando gli animi, cercano di accrescere i mali inevitabili della guerra, ed ogni animo generoso dovrebbe ritenere a merito di svelare all'autorità cotali tristi, perché il loro procedere venisse severamente punito e fossero allontanati i danni ch'essi cagionano al morale dell’esercito.»

Capua, 16 ottobre 1860.

Il generale in capo

Firmato—Giosuè Ritucci.

 (80)

Nuovo ordinamento dell'esercito.

1. a DIVISIONE

Comandante maresciallo Colonna.

Stato maggiore — capitano Pinedo — 2° tenente Colonna.

Comandante le artiglierie tenente colonnello Salazar.

Capo di stato maggiore del genio maggiore Resta.

Uno squadrone di cacciatori a cavallo.


Accantonati

in Pignataro

1.a Brigata.

Comandante colonnello della Rocca.

Stato maggiore — 1° tenente Morrone.

3° dei cacciatori

4° dei cacciatori

6° dei cacciatori

Batteria N.° 11 del capitano de Léonardis

Alloggiati in Pignataro, Pantuliano, Partignano, S. Secondino e Pastorano.

— 303 —

2.a Brigata.

Comandante generale Barbalonga.

Stato maggiore—capitano Bellucci — 1° tenente Dragonetti.

Alloggiati in Carnigliano.


2° dei cacciatori

14° dei cacciatori

15° dei cacciatori

Batteria N.° 13 del capitano Solofra.

Alloggiati in Camigliano, Vitulaccio e Bellona.

2.° DIVISIONE

Comandante maresciallo Won Mechel.

Stato maggiore — tenente colonnello Coco — capitano de Paolis — 1° tenente Ferrara.

Comandante le artiglierie tenente colonnello Gabriele Ussani.

Capo di stato maggiore dei genio maggiore Presti.

Uno squadrone di cacciatori a cavallo.

Accantonati

in Pontelatone

1.a Brigata.

Comandante generale Polizzy.

Stato maggiore — capitano Dusmet — 1° tenente Salmieri — alfiere de Sanctis.

Alloggiati

in Pontelatone

7.° dei cacciatori

8.° dei cacciatori

9.° dei cacciatori

10.° dei cacciatori

Batteria N.° 10 del capitano Sanvisenti

Mezza batteria N.° 2 del capitano de Rada.

Alloggiati da Triflisco a Pontelatone e pianura di Caiazzo.


vai su


— 304 —

2.a Brigata.

Comandante maresciallo Won Mechel.

Stato maggiore — capitano delli Franci.

1.° dei carabinieri leggieri

2.° dei carabinieri leggieri

3.° dei carabinieri leggieri

Batteria N.° 15 del capitano Févót,

Alloggiati in Pontelatone

3. a DIVISIONE

Comandante generale Echaniz.

Stato maggiore— capitano Occhionero— primi tenenti Assante e de Tschudy.

Comandante le artiglierie il capitano più antico.

Capo di stato maggiore del genio maggiore Ritucci.

Uno squadrone ai cacciatori a cavallo.



Accantonati in Teano

1.a Brigata.

Comandante generale Marra.

Stato maggiore—1.° tenente Walcarcell.

1.° dei cacciatori

5.° dei cacciatori

11.° dei cacciatori

12.° dei cacciatori

13.° dei cacciatori

Alloggiati in Capua.

 

2.aBrigata.

Comandante generale Grenet.

Stato maggiore — 1.° tenente Locascio

1.° reggimento di fanti

Battaglione del 3.° dei fanti

Battaglione del 5.° dei fanti

Battaglione del 7.° dei fanti

Batteria N.° 3 del capitano Carlo Corsi.

Accantonati in Teano, mandando il 1° dei fanti in Venafro.

 

— 305 —

4.a DIVISIONE

Comandante maresciallo de Cornè.

Stato maggiore — capitano Cava — 1.° tenente D'Ambrosio.

Accantonati in Capua.

 

1.a Brigata.

Comandante generale de Liguoro.

Stato maggiore—alfiere Acerbo del 9.° dei fanti.

9.° reggimento di fanti.

10.° reggimento di fanti.

Alloggiati in Capua.

 

2.a Brigata.

Comandante colonnello d'Ambrosio.

Stato maggiore — capitano de Giorgio—alfiere Lopez del 15.° dei fanti

2.° reggimento dei fanti

4.° reggimento dei fanti

6.° reggimento dei fanti

8.° reggimento dei fanti

Alloggiati in Capua tenendo posti in Brezza S. Clemente e Cancello.

 

FANTI DI RISERVA

3.° della guardia Battaglione tiragliatori

Accantonati in Calvi, Sparanisi e Torre Francolise.

ARTIGLIERIA DI RISERVA

Comandante tenente colonnello Ferdinando Ussani.

Batteria N.° 1 del capitano Flores.

Batteria M.° 5 del capitano Pacca.

Batteria 6 del maggiore Jovene,

Accantonati

in Capua.

CAVALLERIA DI RISERVA

Le due divisioni di cavalleria cioè la leggiera e la pesante facendo parte della riserva rimarranno negli accantonamenti che avevano.

 

— 306 —

Nota. Gli squadroni di cacciatori a cavallo presso ciascheduna divisione non possono per ordine del Re suddividersi per qualsivoglia causa.

 (81)

Lettera del ministro della guerra al colonnello Lagrange Signor colonnello

«Nel ricevere la presente si spingerà innanzi verso gli Àbruzzi e. propriamente in Aquila s'è possibile, usando però la massima circospezione per non essere girato e tagliato, ma sempre deve spingersi guadagnando paesi e cavando ogni partito dalla sottomissione di Avezzapo ed altre città e villaggi. Infine deve avanzare e subito subito fare, usando moderazione e mezzi conciliativi da produrre accoliti e di richiamare gli animi sempre più alla sacra causa dei Sovrano (D. G.). Accuserà ricevo della presente.»

Gaeta 16 ottobre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella

 (82)

Lettera del ministro della guerra a S. E. Ritucci

Eccellenza

«È giunto in questa rada il viceammiraglio Barbier de Tinan con quattro vascelli. Vi ha stabilito stazione e viene per impedire a nome dell'Imperadore Napoleone ogni attacco contro la piazza ed il blocco della stessa. Quindi animo e valore.»

Gaeta 16 ottobre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

 

— 307 —

 (83)

Lettera per telegrafo del Re al conte di Trani

«Da persona venuta da Napoli si è detto che i piemontesi ivi sbarcati non sono che 2000 in dieci battaglioni di 200 uomini ognuno; cioè quattro del primo di linea e quattro del secondo; uno del primo ed uno del secondo dei bersaglieri. Ha soggiunto che questi tutti sono andati in Santamaria, ché gravi disturbi erano nella gente di Garibaldi ed in Napoli grande scontento ed agitazione.» Gaeta 17 ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO.

(84)

Quel parapetto si credeva che fosse lungo più di 45 metri.

(85)

Manifestazione del generale in capo all’esercito

«Richiamando il precedente ordine del 13 settembre scorso rinnovo la disposizione perché dai signori comandanti dei corpi in tutte le sere, a meno che non siano impediti dal cattivo tempo o da altra circostanza imponente, si esegua ai termini del prescritto delle Reali ordinanze l'appello in piazza con l'esercizio di qualche movimento d'arme, onde il soldato non perda l'abitudine di riunirsi militarmente. I signori comandanti delle divisioni negli accantonamenti avranno cura di destinare per ciascun corpo il sito, nel quale debbono formarsi, e farmene consapevole. Pei corpi esistenti nella piazza di Capua provvederà il governatore della medesima compiacendosi rendere me conscio dei siti all’uopo destinati.»

Capua 18 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

 

— 308 —

 (86)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

«Quando nei primi giorni di settembre scorso porzione dello esercito si raccoglieva tra il Volturno ed il Garigliano, la rivoluzione, distruggendo ogni dritto, aveva invase e sconvolte le rimanenti province del Reame, combattendo non già con le armi generose del soldato, ma con quelle che la storia di tutti i tempi e di tutte le nazioni ha considerato sempre con disprezzo ed orrore.

Le soldatesche animate dal più onorevole e forte sentimento di lealtà verso l'augusto Re Francesco II. incoraggiate dalla santità della causa si decisero a combattere ad un tempo contro il tradimento interno e contro gli attacchi esterni. Nel corso di oltre quaranta giorni esse non han ceduto un palmo solo di terreno; han respinto e con successo tutti gli assalti nemici; si sono mostrate generose dopo la vittoria ed hanno raccolte numerose popolazioni per un momento distolte ed accecate dalle vane e pompose parole della più anarchica rivoluzione. Nei combattimenti di Caiazzo, di Roccaromana, di Capua, di S. Angelo, Isernia, Castel di Sangro ec. , l'esercito ha dimostrato di quale costanza e valore fosse capace. Ma se molti e molti esempi del più chiaro valore e di estraordinaria bravura oggi l'onorano al cospetto dell'Europa incivilita e delle ordinate milizie, perch'essi non fossero dimenticati e posti in oblio, ed in contrario venissero registrati nelle pagine della vera storia dell'esercito, ch'è pur quella dei paese, i capi dei corpi, i generali delle brigate e delle divisioni e gli ispettori porteranno ogni cura e man mano per le vie gerarchiche li trasmetteranno al ministero di guerra nella più genuina verità, si che servissero di onorevole ricordo per gl'individui e fossero documenti esatti della bravura, dell’abnegazione, dei disagi e sofferenze del pugno di bravi,

 

— 309 —

i quali vollero e seppero mantenere immaculato l’onore della bandiera, costante la devozione, al Re Francesco II. ed alle leggi del paese nativo.»

Gaeta 18 ottobre 1860

Il direttore della guerra

Firmato—Antonio Ulloa.

(87)

Di quanto il Ritucci seppe dal de Liguoro circa il nuovo nemico già pervenuto alla Vandra ragguagliò il ministro della guerra. Il quale sovvenendosi di ciò ch'egli aveva scritto il giorno 15 al generale in capo circa i piemontesi, non ebbe animo di rispondere cosa veruna.

(87 bis)

Mentre la diplomazia ingegnavasi d'impedire che i sardi invadessero il Reame di Napoli apertamente, costoro, calpestando tutte le proteste e gl'impedimenti della diplomazia medesima, protetti ed incoraggiati dal Bonaparte, già erano padroni degli Abruzzi e camminavano oltre per assalire i napolitani alle spalle senza ciò dichiarare.

Ecco il lesto della deliberazione del consiglio di stato di Re Francesco

«Il ministero di S. M. il Re (D. G.) riunito in consiglio di stato ha dovuto considerare. Che la situazione attuale del Reale esercito richiede che non rimanga ulteriormente nella sua prolungata inazione. Che la stagione invernale che sopravviene e le malattie endemiche, che debbono naturalmente scemare le forze dell'esercito, comandano di riprendere l'offensiva, nonché per le altre ragioni di non minor momento. Che le condizioni politiche del Reame non consentono neppure una più lunga inazione, perché un nuovo nemico può entrare in breve in linea contro di noi e minacciare seriamente la piazza di Capua.

 

— 310 —

Che le esigenze diplomatiche sono ugualmente stringenti e dimandano che le forze di S. M. si mostrino tuttora vive, onde non si possa dire il Reame abbandonato ed impossibile però una restaurazione e fornire allo invasore pretesto per potere occupare lo Stato. Dietro tutte queste considerazioni il consiglio di S. M. è venuto in questa determinazione. l.° Che il comandante il corpo di esercito di operazione faccia ad ogni costo le sue operazioni offensive prima del giorno 21 del mese che volge. 2.° Che libera rimauga a lui la scelta del modo ed i mezzi onde assicurare un successo qualunque. 3.° Che ove sia bisogno di ricorrere a qualsivoglia mezzo di guerra, il consiglio lascia al comandante in capo ampia ed intera facoltà, non dovendosi arrestare nei tempi che corrono innanzi alle triste necessità della guerra, alle quali tutte le potenze (e recentissimi esempi lo dimostrano) e tutti gli eserciti hanno sempre obbedito. 4.° Che essendo interessante per l'esercito conservare la piazza di Capua, il generale in capo deve distruggere tutto quello che può offrire apprensioni, onde togliere la faciltà al nemico di tenere riuniti nelle vicinanze materiali e mezzi di assedio. 5.° Che lasciando tutte le facoltà ad esso generale in capo, talune istruzioni gli verranno dal ministro della guerra, ch'egli prenderà in considerazione pel successo che ad ogni costo e senza remora si deve ottenere, non dovendo menomamente fondare su soccorsi lontani e sempre tardi. Queste sono le idee convenute unanimamente dal consiglio dei ministri di S. M. il Re (N. S.).»

Gaeta 15 ottobre 1860

Per copia conforme

Il presidente del consiglio dei ministri

Firmato — Casella.

 

— 311 —

Lettera scritta dall’Ulloa in Capua in nome del ministro della guerra al Ritucci

Eccellenza

«S. M. il Re (D. G.) mi ha comandato di sottomettere all'E. V. i seguenti ordini e ch'io rimanessi in Capua fino allo espletamento delle prossime operazioni militari.

1.° Il tempo stringe e bisogna profittare prima del giorno 21 facendo uscire l'esercito dalla sua inazione, ed operando offensivamente cercare ogni modo onde ottenere un successo qualunque che potesse attraversare le mire politiche e militari del nemico.

2.° È bene cbe V. E, sappia che Garibaldi è disanimato, teme di essere attaccato, attende soccorsi dal Piemonte che ancora non sono giunti. In siffatta posizione parmi assai più utile e profittevole di procedere oggi alla offensiva che in altro tempo, quando il nemico avrà ricevuto rinforzi materiali e morali.

3.° Senza porre alcun limite alla scelta delle operazioni offensive che sarà per riprendere l'E. V, mi si è ordinato di esporre alcuni particolari ricordi sebbene inutili per l'intelligenza ed esperienza militare della E. V. S. M. vedrebbe con piacere che fosse rammentato ai capi dei corpi, ai comandanti delle brigate ed agli uffiziali dello stato maggiore di agire contro un sol punto e con le forze riunite; di stabilire una buona riserva; di tenere di mira una ritirata sicura nella piazza, o in altro punto secondo il cammino della operazione; di chiamare in tempo opportuno e raccogliere le truppe con un pretesto per quindi averle sotto la mano nel giorno dell'azione; di rinunciare a movimenti lunghi e concertati, ma in ogni caso calcolar bene con esattezza i movimenti, le distanze ecc; di distribuire poco vino buono ad ogni soldato il giorno dell'azione.

4.° Nel giorno del combattimento rimpiazzare con due soli battaglioni le due brigate dei cacciatori di Triflisco e Caiazzo, e se si credesse necessario all'adempimento dei concetti di guerra, stabilire qualche ponte sotto corrente di Capua.

 

— 312 —

5.° Provvedere ai viveri per più di un giorno.

6.° Acclarare le disposizioni preliminari il più che possibile, sicché nel giorno di pugna si avesse il solo pensiero di vincere.

7.° Una volta decisa l'operazione militare avvisarne S. M (D. G.) in tempo opportuno con segretezza. Il segreto verso tutti, tutti, tutti.»

Capua 19 ottobre 1860

Pel ministro della guerra

Il direttore

Firmato — Antonio Ulloa.

 (90)

Innanzi di registrare il testo della lettera che il Ritucci indiresse al Re per manifestare la sua opinione circa la deliberazione del consiglio dei ministri, conviene dire essere stata savia la determinazione del Ritucci, avvegnaché guerreggiar guerra offensiva sulla riva sinistra del Volturno, quando i piemontesi assalivano a tergo le truppe napolitane, valeva staccarle da Gaeta ed obbligarle a risicar battaglia per uscir poi d'ogni speranza. né possiamo per verità comprendere come il ministro ed il direttore della guerra avessero potuto con tanto calore farsi propugnatori di ciò che aveva il consiglio di Stato quattro giorni prima deliberato. Altresi notiamo che bene ed ottimamente fece il Ritucci a chiedere che proprio il Re gli desse l'esplicito comando di marciare verso Napoli per conquidere i garibaldini; dappoiché avendo egli scritto al Monarca nel giorno 14 ottobre che offenderebbe l'inimico se il consiglio di Stato ed il Sovrano il volessero, occorrevagli che alla già ricevuta deliberazione dei ministri venisse congiunta la volontà Regia.

 

— 313 —

Lettera del generale Ritucci al Re

Sire

«È qui venuto stamane il direttore della guerra generale Antonio Ulloa e mi ha recato una deliberazione del consiglio dei ministri con la data del 15 andante, con la quale gli eccellentissimi, discutendo genericamente la posizione politica e militare attuale di V. M, conchiudono essere unanime loro idea che si prendesse dal corpo di esercito ch'io comando una offensiva senza dire per quale direzione, lasciando a me la intera responsabilità del quando, del come, dei mezzi e dell’esito.

Tale idea essendo contraria alla mia opinione, mi è forza richiamare quant'io umiliai a V. M. col mio rapporto del 14 stante, cioè che opino per una difensiva operosa. Ma quando vuolsi che prenda l'offensiva, non mi bastano le sole idee ed i pareri, ma supplico per avere un'ordine definitivo di V. M, mentre parmi che ora sia da guardarsi la frontiera degli Abruzzi, e che abbandonar dovrei a vista del nemico la posizione da Triflisco a Caiazzo e sguernire la linea da Capua a Gaeta per aver truppe disponibili. Ove ciò non dimeno V. M. mi ordina l'offensiva, obbedirò, sacrificherò le mie convinzioni e me stesso con quella fedeltà ed abnegazione di che ho dato tante prove, ma accolga la M. V. ch'io rimango scevro di responsabilità. Invio la presente pel tenente colonnello Giobbe e per esso aspetto gli oracoli di V. M.»

Capua 17 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci.

 

— 314 —

(91)

Lettera del Re al generale Ritucci Eccellenza

«I mezzi per mantenere le truppe non sono mancati, non mancano e non mancheranno: rettificate tutti su di ciò. E utile per tutte le eventualità sgombrare in parte gli spedali, e massimamente gli infermi affetti da febbri; ciò però quando qualche spedale bene stabilito ne offrisse la capienza. Il capitano Luvarà resterà costà. La vostra libertà d'azione non è minorata. Ulloa ritorni e voi restate libero di agire quando credete, come lo è stato dal settembre. Rispondete al ministero giustificando le vostre osservazioni in contrario.»

Gaeta li 20 ottobre 1860

Firmato —FRANCESCO.

(92)

I napolitani non sommavano che al numero di 1674 uomini, cioè 800 del primo reggimento di fanti, 634 gendarmi e 240 volontari.

(93)

Il generale Scotti fu fatto prigione mentre stavasene nel suo cocchio per sapere notizie della guerra che combattevano le sue truppe e nel cocchio stesso fu condotto al quartier generale del nemico.

I tre uffiziali di gendarmeria che caddero prigionieri dell'inimico furono i capitani Puzio e Toran (e quest'ultimo era altresì ferito nel capo) ed il tenente Pesapia.

 

— 315 —

(94)

Le truppe che presidiavano Capua sommavano a circa undicimila e tra esse erano i reggimenti di fanti 9.° 40.° che tante prove avevano dato di bravura e di fedeltà.

(94 bis)

I giovani alfieri di artiglieria erano quelli stessi dei quali abbiamo registrato i nomi nella nota 96 della prima parte della nostra cronica quali alunni del Real Convitto militare. Accade solo che diciamo in quella nota essersi obbliato di notare il giovane alfiere Eliezer Nicoletti che al pari dei suoi compagni uscì volontariamente dal Convitto ed andò in Gaeta per difendere la causa del Re e della patria. Egli come gli altri giovani uffiziali si fecero grandemente ammirare per bravura, e l'esercito fu lieto di vederne fregiati i petti da onorevoli ricordi di gloria militare.

(95)

Memorandum scritto pel Re dal direttore della guerra

«Oramai divenuta ferma e tenace oltre ogni dire la persuasione e forse il convincimento dei generali tutti, che l'esercito dovesse conservare la difensiva attiva soltanto sopra piccola sfera della sponda dritta del Volturno, né essendovi mezzo alcuno per distorli da tale preconcetto pensiero, stimerei che fosse Necessario ed utile di modificare in gran parte, se pur non fosse miglior partito quello di abbandonare del tutto, gli altri offensivi progetti finora messi in campò.

4.° I generali sventuratamente facendo piccolo, o nessun calcolo sulle riserve materiali e la difficoltà di averle, o di raccoglierle nelle stesse contrade già occupate dalle Regie schiere da oltre quarantacinque giorni si dimostrano persuasissimi ch'esse nella loro attuale condizione,

 

— 316 —

non potrebbero con probabilità di successo lottare in campo aperto, perché non ancora rimessi nella disciplina; che la cavalleria è per essi quasi inutile se pure non pregiudizievole, e che il tempo deve stringere ancora più i legami della disciplina, rialzare il morale, e mettere le soldatesche nella condizione di procedere ai ritorni offensivi con la speranza del successo. E d'altronde la posizione di S. Angelo in Formis si è dal nemico ancora più fortificata in maniera che, nella parte superiore si veggono otto bocche da fuoco tra cannoni da 24 ed obici da 5, 6 e 2, al piede di quest'altura sono altrettanti pezzi di artiglieria ed alcune batterie sono ultimate, in quanto ai lavori di terra, ma non ancora armate. Tutte siffatte artiglierie nel momento dirigono i loro fuochi verso la dritta del Volturno, con lo scopo di molestare gli avamposti delle soldatesche situate dietro la montagna di Gerusalemme e su i due versanti di dritta e sinistra; altre artiglierie il nemico sembra che avesse piantate dalla parte meridionale di S. Angelo in Formis, ed intanto non tralascia di cambiare assai spesso il sito e le posizioni di alcune batterie, onde non rendere sicuro il tiro delle nostre bocche da fuoco, già piantate e che con successo le combattono. Esse sono le seguenti. %

Una prima batteria blindata di quattro pezzi da campo rigati si trova già costruita a mezza costa di Gerusalemme nella direzione di Bellona; un pezzo da 24 anche blindato sta situato nel piano sottoposto a quella batteria e si è alzato uno spalleggiamento per quattro cannoni di campagna; un pezzo da 24 è in batteria ed ha già rovesciato con successo la Casina dove il nemico raccoglieva parte dei suoi approvisionamenti per le bande colà distaccate. Cinque grosse bocche da fuoco prendono d'infilata il cammino che da S. Angelo in Formis conduce all'antico ponte.

2.° È ben facile di vedere come oggi dalla posizione di S. Angelo in Formis fosse indispensabile di sloggiare il nemico e si potrebbe conseguire lo scopo, procedendo non già come il primo ottobre assalendo con battaglioni isolati ed alcune batterie di campagna, ma distruggendo prima i fuochi di quelle artiglierie,

 

— 317 —

oppure con movimenti di numerose schiere staccar quei difensori dalla loro base che tuttora è in Santamaria. L'uno e l'altro espediente per ragioni e cause inutili a ripetersi non più chiamano la superiore considerazione.

3.° Non è stato possibile di conoscere quale si è mai la condizione di Santamaria, quali e quante le bande che la occupano, le aumentate difese e le diverse artiglierie. Per vaghe ed incerte notizie si può supporre che oggi i mezzi di resistenza sono maggiori di quelli del 1.° ottobre, e che non soltanto sono rivolti ad occidente, ma pure al mezzogiorno di quella città. In ogni caso atteso la determinazione di non operaie offensivamente sulla sinistra del Volturno, è necessità di non più discorrere del progetto già immaginato contro Santamaria.

4.° Sarebbe questo il caso di ripetere che la ritirata delle truppe tra il Volturno ed il Garigliano, se si fosse eseguita dopo i necessarii provvedimenti, non lasciava di essere tale determinazione che avrebbe arrestato il torrente della rivoluzione, còme pure lo à fatto senza tutti gli opportuni mezzi, ed avrebbe sicuramente dato il tempo alle popolazioni di riaversi dai fascino e dalle abberrazioni, ed alla diplomazia di decidere se doveva o pur no rimanersi impassibile innanzi alla distruzione del dritto pubblico e di tutti i principii governativi e sociali. Ma nel punto ove sono giunte le cose, poiché non deve procedersi alla vigorosa offensiva, ogni pensiero deve pertanto rivolgersi ad un doppio scopo, e per l’oggetto crederei che potessero fermare la superiore considerazione le seguenti cose.

1.° La piazza di Capua non più dovrebbe ritenersi come solo e semplice refugio e sostegno delle Regie schiere situate sulla linea del Volturno, ma prepararla per la più lunga ed energica difesa. Essa senza dubbio, ove mai dovesse sostenere l’assedio di un esercito regolare, istruito e con mezzi di guerra, avrebbe già contati i mezzi come i giorni della sua resistenza. Ma contro bande armate, anche che fossero ausiliate da truppe regolari, sarebbe sempre assai facile di ritardarne l'oppugnazione e la resa. Ormai si è già conseguito un primo e sicuro successo, perché quella stessa piazza che nel giorno 8 settembre

 

— 318 —

si dichiarava incapace di ogni resistenza e quasi aperta, mercé la perseveranza, l’intelligenza, ed il buon volere degli uffiziali di artiglieria e genio in 40 giorni e più, ha respinto tutti gli attacchi, ed oggi si vede chiusa, rafforzata, ed armata in gran parte. Crederei che i lavori di fortificazione in questo nuovo avviamento della guerra dovessero progredire con alacrità maggiore, e non dovrebbe andare dimenticato l'esempio della difesa di Sebastopoli, ed invece sarebbe utilissimo di vedere applicati quei principii alle nostre particolari condizioni. Il punto più vulnerabile di Capua, oggi segnatamente, sembra che fosse il bastione lo Sperone contro del quale il nemico rivolge ed accenna già da più tempo le necessarie offese. Che anzi vi è da supporre che da un giorno all'altro, traendo profitto delle numerose boscaglie piantate colà innanzi, smascherasse le sue batterie ed inattesamente incominciasse i suoi fuochi.

L'angolo saliente di quel bastione al certo com'è, con doppio rivestimento di fabbrica per non piccolo tratto, rende per tempo assai facile la breccia in quel punto. Perocché non vi hanno fuochi incrociati in quel verso, e se il nemico giungesse a piantare al piede di S. Angelo alcuni cannoni da 80, fin dal primo istante i tiri di quelle grosse artiglierie giungerebbero nella piazza.

2.° Disporsi mano a mano e con ogni sollecitudine alla costruzione della lunetta S. Antonio già ordinata da V. M. e che 600 lavoratori al giorno potrebbero ultimare in breve tempo. Essa una volta armata anche con obici da campo aumenterebbe e di molto quella difesa.

3.° L'artiglieria dovrebbe su quel seno del Volturno stabilire il ponte a battelli che servisse di comunicazione, di passaggio, e di ritirata ai lavoratori e difensori della lunetta S. Antonio nella piazza e viceversa.

4.° Le opere basse situate innanzi il bastione Sperone dovrebbero armarsi onde accrescere il campo della difesa e combattere il nemico nel primo periodo, cioè quando è innanzi al piede di S. Angelo in Formis.

 

— 319 —

5.° Per via di successive notturne sortite, la piazza dovrebbe abbattere i tanti alberi che coprono l’offensore, e se fosse possibile dovrebbe rendere libero e sgombro il terreno intercetto. Siffatte operazioni avrebbero dovuto già menarsi a compimento' perché esse non si legano alla inoperosità dell'esercito, ma direttamente riguardano la sicurezza della piazza.

6.° Pel secondo periodo dell'attacco sarebbe necessario di tener preparato il bisognevole per la costruzione d'un trinceramento interno al bastione Sperone, che pur potrebbe costruirsi in linea retta. Con siffatti lavori il nemico non si terrebbe più sicuro, come òggi avviene, al ridosso della strada da S. Angelo a Santamaria e colà raccoglierebbe le sue riserve, i suoi approvvigionamenti. Coi fuochi delle artiglierie piantate sulla lunetta, sarebbe spazzata la campagna, e mancando quella siepe di alberi non più si correrebbe il rischio di vedere ad uu bel tratto finite e smascherate le le prime batterie di assedio. Resterebbero soli i procedimenti regolari della oppugnazione, difficili sempre e quasi impossibili ad eseguirsi dalle bande armate. Non si crede di tener proposito di altri punti che potesse prescegliere il nemico nell'attacco della piazza, perché mancherebbero tutte le favorevoli condizioni che oggi ritrova, tenendo Santamaria e S. Angelo in Formis.

7.° Nella supposizione della difensiva attiva solo sulla sponda dritta del fiume, la linea del Volturno rimanendo sempre di gran momento per le Regie schiere diviene indispensabile di rannodarla assai più con l'altra del Garigliano, e quindi i lavori della doppia testa di ponte, e segnatamente quelli sulla sinisira sponda di quest'ultimo fiume converrebbe accelerarli, e menarli se non a compimento, nella condizione di potervi piantare le artiglierie, in tal modo anche nel più sinistro evento, le soldatesche avrebbero il tempo opportuno di riannodarsi, assicurata sarebbe decisamente l'ultima vigorosa difesa della fortissima piazza di Gaeta.

8.° Poiché la corsa già operata dai volontarii e dalle frazioni 'di gendarmeria han dato gloriosi risultati, ed altri ancora maggiori possono attendersene, così nelle nuove operazioni


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— 320 —

sarebbe il caso di trarre vantaggio dalla cavalleria, che fin'oggi è stata soltanto di gravissimo imbarazzo all'esercito, e forse quanto prima potrebbe divenire estremamente difficile l'acquieto dei foraggi, della paglia, ec. ec. Adunque senza ritardo dovrebbero spedirsi alla colonna' de Liguoro quattro squadroni i quali, essendo di utilissimo ausilio a quella colonna distaccata, potrebbero nella provincia di Molise rendere utilissimo servizio, e forse sorridendo la fortuna e trovando preparata la contro rivoluzione nelle Puglie, quelle forze potrebbero un giorno aprirsi la via per le ricche province, nelle quali certamente le illusioni dovrebbero esser sul declinare. Una sezione dell'artiglieria a cavallo potrebbe accompagnare il movimento della colonna e non vi ha dubbio che la costruzione della testa di ponte sul Garigliano rende disponibili le artiglierie leggiere, ora raccolte su quel ponte Epperò siffatti rapidi movimenti, come debbono essere, è necessità di concatenarli strettamente con quelli dell'esercito che sventuratamente «i è deciso di mantenersi sulla difensiva tra la dritta del Volturno ed il Garigliano. E si noti che non avendo ancora il nemico forzato il passaggio del Volturno, e, minacciando sempre siffatta operazione che difficilmente potrà condurre a compimento, se con lunghi movimenti eseguiti soltanto per la nostra inerzia tentasse con forze proporzionate di girare le attuali posizioni e volesse discendere alle spalle dell’esercito passando sull’alto Volturno tra Isernia e Venafro, sarebbe il caso di affrontarlo e combatterlo con forze soverchiami senza abbandonare del tutto le posizioni di Caiazzo e di Triflisco, sicurissimi che il nemico non può nel tempo stesso minacciar Capua, mantener Santamaria e S. Angelo in Formis, gettare un ponte a battelli, passare sulla sponda dritta e discendere con numerose bande armate dal contado di Molise. Così parimonti la minaccia di sbarco nella marina di Mondragone dovrebbe considerarsi operazione secondaria per distogliere le nostre forze, e basterebbe di raccogliere ed aumentare le forze al vero punto interessante quale si è il ponte del Garigliano.

 

— 321 —

Ormai la tattica adottata dalle bande garibaldine è conosciuta; esse accompagnano ogni operazione decisiva con simulati attacchi sopra punti opposti, onde conseguire il primo vantaggio della sorpresa.

Ma in guerra si lascia sempre qualche cosa agli eventi, e scopo principalissimo dev'esser quello di combattere e vincere le forze principali, per quindi venire a capo delle secondarie. E tanto a mio avviso potrebbe conseguirsi dall'esercito se per avventura venisse nel tempo stesso assalito sulla linea d'Isernia a Venafro e minacciato sul corso del Volturno da Capua a Caiazzo. Perocché situato così al centro di tali posizioni ed avendo numerosa cavalleria con celeri movimenti potrebbe sul punto di attacco trovarsi sempre. superiore alle. . forze assalitici.

9.° Altri quattro squadroni spiccherei alla colonna del colonnello La Grange, ed essi non dovrebbero uscir fuori delle contrade di Fondi, Itri, Ceprano e Sora.

10.° Il generale Scotti lasciava travedere il facile riacquisto degli Abruzzi, ma colà piccole partite di cavalleria possono spiccarsi perché in quelle contrade mancano del tutto i foraggi, e non è possibile come altra volta di spedirli dalla, provincia di Terra di Lavoro, ormai esausta dal prolungato soggiorno delle Regie soldatesche.

11.° Quando l'esercito non più deve procedere al di là della sponda sinistra del Volturno è indispensabile di provvedere precedentemente ad altra linea di ospedali militari, i. quali potessero raccogliere gl'infermi ed i feriti che ora sono in Teano e Sessa e che dopo la ritirata del Volturno ' al Garigliano, oltremodo si vedrebbero accresciuti. Che anzi se dispiacevolmente giungesse il nemico a prendere posizione sull'alto Volturno, s'impadronisse del ponte di fabbrica di Venafro e si rafforzasse con mezzi difensivi e numerose bande armate, anche prima di andarlo a combattere per sloggiarlo da quel punto minaccioso, sarebbe necessario di provvedere allo sgombramento degli spedali di Teano e di Sessa, i quali in un sinistro dell’esercito sarebbero facile preda del nemico, sventura gravissima, a prevenire la quale fin dall'istante

 

— 322 —

diviene necessario di apparecchiarli in Itri, Fondi, Ceprano, Sora, Arce, Arpino ec. ec. e di preferenza Pontecorvo, se le esigenze diplomatiche e politiche permettessero, sicché da un'istante all'altro potrebbero in tali città raccogliersi gl'infermi ed i feriti.

Se V. M. si compiacesse di approvare tutte, o parte di siffatte idee, sarebbero presto emessi gli opportuni provvedimenti dal ministero della guerra, con le necessarie istruzioni, per vederne, nella misura del possibile, celere ed esatta esecuzione.

Gaeta 20 ottobre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa

(96)

Lettera per telegrafo del ministro della guerra al Ritucci.

«Il movimento d'una parte del corpo di esercito verso Teano si deve regolare in modo da attaccare e battere il nemico prima che giunga nei dintorni di Teano. Bisogna badare che

Volturno non si passi a Caiazzo o Triflisco alle spalle del corpo di esercito. La prima divisione, le truppe di Calvi e la cavalleria dovrebbero subito muovere durante la notte. In S. Agata è per ora anche la batteria n° 4 ai vostri ordini. Rendete notizie esatte delle forze avverse e tenete costantemente informato questo ministero anche da Teano spedendo i dispacci in S. Agata con ordinanza a cavallo al trotto per la nuova strada abbreviativa.»

Gaeta 21 ottobre 1860.

Firmato — Casella

 

— 323 —

(96 bis)

Lettera di S. E, il Ritucci al giudice di Venafro de Berftart.

Signor giudice

«Facoltato come sono di aprire i plichi diretti a S. E. il ministro della guerra, ho aperto quello da lei indirittogli e con sorpresa ne ho letto il contenuto. Il generale Cialdini è in un fatale errore supponendo che fra noi si maltrattano i prigionieri. Spetta a lei dissuaderlo in mio nome, e caldamente la prego di farlo, soggiungendogli che della mia assertiva fanno alta testimonianza tutti i non pochi prigionieri fatti in Capua ed i feriti che negli spedali sono trattati al pari dei nostri stessi soldati. Comprendo che questo è un dovere di civiltà e non intendo farmene un vanto, ma solamente desidero che non si sconosca a questo punto la condotta di noi napolitani e che il generale Cialdini si ricreda del suo pensiero e sia verso di noi più giusto, né ci creda inumani a segno da inveire sulla sventura.»

Teano 21 ottobre 1860.

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

(97)

Lettera del ministro della guerra al generale in capo.

Eccellenza

«Visto il passaggio avvenuto a Triflisco rimane a libertà di V. E. dividere l'esercito in due corpi e battere l'inimico verso Venafro e verso Triflisco; marciare con tutte le forze contro l'uno o l'altro oppure prendere le posizioni di Cascano e piana di Sessa.»

Gaeta 21 ottobre 1860.

Il ministro della guerra

Firmato — Casella

 

— 324 —

(98)

Lettera per telegrafo del ministro

della guerra a S. E. Ritucci.

«Il corpo nemico, che ha battuto ieri ad Isernia le poche nostre forze è molto forte ed ha cavalleria ed artiglieria.

Il movimento del nemico potrebbe pure accennare a S. Germano; in questo caso egli potrebb'essere battuto di fianco e quindi in dettaglio. È necessario riunire subito le massime forze, poiché l'inimico nel corso di questo giorno potrebbe minacciare le gole di Teano, nella quale posizione vi sono molte vie che girano e però è necessario far molta attenzione per evitare di essere girati. Le condizioni sono tali da far sperare un successo da parte nostra; però, non potendosi in guerra parlare di dati fissi, in caso che foste obbligato a ritirarvi, pria di altre determinazioni vi sarebbe a tentare il forte delle armi nelle forti posizioni che sono nelle gole di Sessa e pianura del Garigliano.»

Gaeta 21 ottobre 1860.

Firmato — Casella

(99)

Invitiamo qui i nostri lettori a considerare che sebbene s'era conceduto al Ritucci pieno arbitrio in operare, pure il ministero della guerra non cessava di scriver lettere che senza dubbio infermavano la facoltà datagli di condurre la guerra nella maniera che più gli paresse opportuna. E questo erroneo sistema infermava altresì lo spirito del duce napolitano per modo, che vedevi affievolire giorno per giorno la volontà di lui per determinarsi ad offender l'inimico.

(100)

Il generale in capo dopo aver scritto al ministro della guerra la lettera che qui registriamo mandò il Negri in Gaeta,

 

— 325 —

sì perché a bocca meglio ragguagliasse il Re dei perigli cui si sarebbe andato incontro offendendo i sardi, e sì perché facesse opera d'infrenare la volontà del Casella e dell'Ulloa in consigliar cosa che avesse attenenza all'ufficio a se confidato.

Lettera del comandante in capo al ministro della guerra.

Eccellenza

«Da notizie ottenute da spie ritengo che la piccola avanguardia piemontese spintasi coi generale Cialdini in Venafro questa mattina siasi ritirata su la colonna principale verso Isernia. Questa ritirata dimostra che il nemico si raccoglie in maggior forza, o cerca di manovrare per agire quando si avanzano le altre forze dalla parte di Caiazzo e Triflisco, Ed è questa un' altra ragione che appoggia il mio divisamene to contro la offensiva, mentre spingendomi fino ad Isernia perderei ogni base, né potrei mai più, forse, riacquistaré le posizioni di Cascano e del Garigliano.»

Teano 22 ottobre 1860.

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

 (101)

Lettera per telegrafo del ministro

della guerra a S. E. Ritucci

«Ricevuto il suo telegramma. Non so dirle altro che V. E. deve cercare assolutamente di battere con tutte le forze riunite il nemico in dettaglio; quindi non devesi accordare tempo che si rinforzi, ed attaccarlo invece subito subito. Con tale tattica si potranno ottenere risultati brillanti e gli s'impedirà il possesso del ponte di fabbrica sul Volturno.»

Gaeta li 22 ottobre 1860.

Firmato — Casella

 

— 326 —

(102)

Lettera del Ritucci al ministro della guerra.

Eccellenza

«Seguendo i principii di libertà d'azione e visto il telegramma di V. E. di ieri, non meno che le notizie da me raccolte, inteso l'avviso dei generali aveva determinato di prendere la posizione di Cascano meno facile ad essere girata. All'arrivo dell'altro telegramma di V. E. della data d'oggi ho contromondate le disposizioni ed attendo l'arrivo della brigata estera, per la via di Alife, onde dare esecuzione agli ordini di V. E. ed attaccherò l'inimico contro la mia opinione.»

Teano 22 ottobre 1870.

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

(103)

Il generalo Salzano eletto dal Re a comandar l'esercito aveva fama di fedele e valoroso soldato. Egli aveva comandato la provincia e la piazza di Palermo nei tempo che la rivoluzione garibaldesca compì le sue opere e si era fatto notare per operosità e zelo nello esercizio della sua carica; deputato poi a governar Capua nei cominciare di questa campagna rispose assai bene alla fiducia che il governo aveva riposta in lui.

(104)

Registriamo il testo di quella manifestazione che Ritucci fece all'esercito in dargli l'addio.

 

— 327 —

Manifestazione del generale Ritucci all’esercito.

«Chiamato da S. M. il Re in Gaeta per altro incarico di sua Real fiducia lascio il. comando del corpo di esercito di operazione a S, E. il tenente generale Salzano il quale da quest'oggi mi surroga.

Gli atti di valore che ho avuto il bene di sperimentare nei generali, uffiziali e truppa nei diversi fatti d'arme e le conoscenze nelle, singole disposizioni de’ primi, mi pongono nell'obbligo di ringraziare tutti col sentimento di affettuoso commilitone, nella fiducia che in tutte le occasioni si voglia corrispondere sempre con la stessa saggezza, con lo stesso valore per la giusta causa dei nostro Re, che Iddio feliciti, la quale è pur quella della indipendenza della patria. Per attenere questo lusinghiero scopo però non voglio trascurare di raccomandare fino all'ultimo, la disciplina, l'ordine, la fiducia dal generale in capo in sotto, senza di che si perde il frutto d'ogni valore.

Teano 2a ottobre 1860.

Il generale in capo

Firmato — Giosuè Ritucci

(105)

Ei si conviene qui notare la manifestazione che fece all'esercito il novello generale in capo Salzano e lo specchietto dimostrante la specie ed il numero delle truppe a costui confidate.

Manifestazione di S. E. Salzano all'esercito

«Visto quanto ha annunziato il generale Ritucci con l'ordine di patri data assumo da oggi stesso il comando del corpo d'esercito di operazione.»

Teano 23. ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

 

— 328 —

Specchietto delle forze napolitane delle quali

ebbe il comando il generale Salzano

DIVISIONI

BRIGATE

CORPI

PRESENTI

Uffiziali

Truppa

Animali

Pezzi

1.a

Maresciallo Colonna







2.a

Maresciallo de Mechel












3.a

generale Echaniz

1.a

generale Paterno


2.a

generale Barbalonga


1.a

generale Polizzy



2.a

colonnello de Mortillet




1.a

generale

Marra

Andrea



2.a

generale

Grenet


3° batt. Cacciat.

4.° idem

6.° idem

Batteria N. 11

3° batt. cacciat

14° idem

15° idem

batteria N.° 13


7° batt. cacciat

8° idem

9° idem

10° idem

batteria N° 10

1/2 batteria N° 2

1° batt. leggier

2° idem

3° idem

batteria N° 15


1 a batt. Cacciat.

5° idem

11° idem

12° idem

13° idem

1° regg. di fanti

batt. scelto del

3° idem

idem 5° idem idem 7° idem

batteria N°' 3

14° regg. di fanti

28

853

»

»

30

933

»

21

969

»

»

1 5

214

129

8

27

996

»

»

27

911

»

«

38

1001

»

»

5

169

102

8

23

806

»

»

24

746

»

»

30

827

»

8

31

903

»

»

4

185

93

»

4

156

127

4

20

865

»

»

26

933

»

23

908

»

»

4

181

128

6

30

»

»

»

34

561

»

»

31

443

»

»

14

521

»

»

12

189

»

»

»

534

»

»

14

»

»

»

14

627

»

»

13

518

»

»

5

507

»

»

5

211

134

8



A riportarsi

542

16653


42

 

— 329 —

DIVISIONI

BRIGATE

CORPI

PRESENTI

Uffiziali

Truppa

Animali

Pezzi

4.a

maresciallo Afanderivera

1.a

generale Ruggiero

2,°

generale Palmieri


l,a

generale Marulli

2,a

Colonnello D'Orgemont

tenente colonnello Ussani

Riporto

1° regg. granat.

2° idem

3°reg. della gua batt. tiragliat.

CAVALLERIA

(2° regg. ussari

1° regg.lancieri

2° regg.lancieri

1° reg. dragoni

2° idem

3° idem

RISERVA

batteria n. 1

idem N° 5

idem N°6

parco di artig. idem

Reg. cacc a cav.


542

16653

713

42

38

1383

»

»

36

1508

»

»

42

1586

»

»

33

1048

»

»

29

482

224

»

23

290

238

»

19

258

272

»

26

391

403

»

21

292

264

»

32

420

516

»

5

250

199

8

6

242

206

8

6

234

205

8

1

57

76

»

1

46

39

»

37

630

526

»



TOTALE

897

25770

3791

61


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Manifestazione del generale in capo all'esercito

«S. M. il Re con Real decreto del 14 ottobre andante si è degnata nominare nella fanteria col destino come appresso si legge i seguenti uffiziali. A colonnello— Il conte D. Alessandro de Mortillet venendo addetto allo stato maggiore del generale in capo di questo corpo di esercito.

 

— 330 —

A 1.° tenente — D. Giulio Godart de Terch ed il Visconte D. Andrea de Legge col destino di uffiziali d'ordinanza di uno dei generali di divisione che questo comando indica essere per entrambi il generale Colonna comandante della i. a divisione.

A 2.° tenente — Il conte D. Arturo Pozzo di Borgo ed il conte D. Stanislao Savve destinandoli ad uffiziali di ordinanza, il primo presso il comandante in capo dello esercito di operazione ed il secondo presso un generale di divisione che questo comando in capo indica essere il generale Won Mechel della seconda divisione.»

Teano 23 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovarmi Salzano.

(106 bis)

Prima di registrare la lettera che scrisse il ministro della guerra al Salzano, fa bisogno considerare che quegli novellamente comandando di non lasciare nelle mani del nemico il ponte di fabbrica sul Volturno, sperava di vedere il suo desiderio appagato. Ma in questo stesso giorno il generale in capo aveva manifestato al Re che nel dì appresso avrebbe messo campo tra Cascano e Sessa, ed il Sovrano avevagli conceduto arbitrio di così muovere l'esercito.

Lettera del ministra della guerra al Salzano

Eccellenza

«Al punto come sono le cose sarà indispensabile di non lasciare nelle mani del nemico il ponte di fabbrica sul Volturno sotto Venafro, perché in contrario sarebbe padrone anch'egli delle due sponde e si perderebbe il vantaggio avuto fin' oggi dalle Regie truppe tenendo Capua. Se non è possibile impedire tale possesso, è mestieri di contrastarglielo nel miglior modo e non lasciarlo libero di colà rafforzarsi con artiglieria. E uopo di far conoscere al più presto quali siano le forze del nemico, perché da questa notizia dipende la decisione dell'E. V.

 

— 331 —

In ogni modo se V. E. si credesse in obbligo d'indietreggiare avrà presente che il nemico una volta in forza sull'alto Volturno, le posizioni di Triflisco, Caiazzo e Capua saranno girate e lasciate alla loro particolare difesa sino ai ritorni offensivi. Nel caso di movimento retrogrado difenderà tutti i passaggi, tutte le gole, onde ritardare il più che sarà possibile la marcia del nemico. Un'argino nelle pianure del Garigliano lascerebbe non pochi dati di successo e la difesa delle gole di Cascano è facilissima, e darà sempre all'esercito la sicurezza della ritirata. Come certamente V. E. farà il possibile di tenere le forze riunite e da soccorrersi al primo avviso del cannone senza mai vederle divise dal nemico, se per effetto di movimenti rapidi e successivi qualche corpo spinto in una direzione qualunque si trovasse distaccalo dalla forza principale, ne ordinerà allora la ritirata verso Isoletta, mentre il forte dell'esercito si raccoglierà nella pianura del Garigliano.»

Gaeta 23 ottobre 1860

Pel ministro della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

 (107)

Lettera scritta dal generale sarda Cialdini al generato in capo dei napolitani

«Il generale d’armata sottoscritto comandante il 4.° corpo e l'avanguardia di S. M. il Re Vitorio Emmanuele prima di procedere più oltre desidererebbe un abboccamento con V. E. nella giornata di domani. Qualora l'E. V. consenta, la pregi di far sapere a che ora vorrebbe trovarsi domani verso il lago delle Pienteme luogo approssimativamente intermedio fra gli avamposti delle due armate.

«Il sottoscritto crede inutile un grosso seguito per questo. abboccamento. La cortesia e l'onore militare che regnano sempre nelle armate regolari sono di reciproca e sufficiente garanzia.»

Venafro 24 ottobre 1860

Il generale d armata

Firmato — Errico Cialdini.

 

— 332 —

(107 bis)

Il capitano Guillamat era allora venuto da Gaeta per far parte dello stato maggiore del comandante in capo.

 (108)

Lettera del Salzano al general piemontese Cialdini

Eccellenza

«Il foglio di V. E. col quale mi domandava un abboccamento in prossimità del lago delle Pienteme mi è pervenuto nella scorsa notte. Io ho sostituito nel comando del corpo di esercito di operazione il tenente generale Ritucci, e trovandomi alquanto distante, per venire più presto, mi sono recato qui. Abbia la bontà di farmi sapere a qual punto della consolare tra qui e Venafro possiamo vederci, ove V. E. non persista nello indicato 6Ìto del lago delle Pienteme.)

Taverna della catena 25 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

 (109)

Risposta del Cialdini alla lettera scrittagli dal Salzano

Eccellenza

«Non avendo ricevuto risposta al mio foglio di ieri ho avanzato sin qui; mi troverò alle 5 e mezzo (p. m.) di quest'oggi, cioè a dire tra due ore e mezzo, alla taverna della catena nel punto in cui sulla carta si riuniscono le strade di Venafro e San germano.

 

— 333 —

Il mio seguito sarà di due aiutanti di campo e quattro guide per tenerci i cavalli.

Scusi V. E. se le, scrivo in questa forma, ma qui non ho pel momento altri mezzi più convenevoli.»

Presenzano 25 ottobre 1860

Il generale d'armata

Firmato — Errico Cialdini.

(110)

Il Cialdini non rispose alla lettera del Salzano e solo molto tempo dopo, e propriamente quando parte dello esercito comandato da costui s'era ridotto innanti Gaeta, manifestò che non aveva mancato di richiedere al Garibaldi emenda della ingiusta e poco nobile cattura fatta in Teano del plotone di cavalieri napolitani, e che non avendo impero su questi, né relazione militare non aveva potuto obbligarlo ad obbedire. Nondimeno egli disse, che ove s'indicassero i nomi dei soldati e le marche dei cavalli sarebbe stato presto a soddisfare le brame giustissime di lui.

(111)

Il Salzano affinché le soldatesche retrocedessero con ordine comandò che la ritirata si facesse a scaglioni e con tale calma da fare che l'inimico non vedesse punto questo movimento.

(112)

Questo generale allora proprio ritornava da Gaeta ov'era ito per compiere una missione confidatagli dal Re.

(113)

La brigata del d'Orgemont veniva da RoccamonGna, ove da qualche giorno alloggiava, per aver scambiata la soldatesca del Barbalonga.

 

— 334 —

 (114)

Il comandante del nono dei cacciatori era il tenente colonnello Scappaticci. Ed il generale in capo di costui e del maggiore Musitano fu tanto scontento che, fattane manifestazione all'esercito, loro tolse l'ufficio.

Ecco il testo di questa manifestazione»

Manifestazione del generale Salzano all'esercito

«Il 26 stante il tenente colonnello Scappaticci comandante del nono dei cacciatori ed il maggiore Musitano comandante interino del 5.°, quando l'ala sinistra del corpo di esercito veniva attaccata dal nemico, furono dà me veduti arrivare alla testa di pochi sbandati dei battaglioni loro presso S. Agata, senza saper dar conto della maggior forza di essi corpi, recando il disordine e la confusione non solo, ma eziandio la falsa nuova ch'eransi perdute due compagnie del 9.° dei cacciatori e disciolto il resto della brigata, mentre questa si ritirò la sera in piena regola unitamente alla brigata estera e tutti comandati dal maresciallo Won-Mechel.

Ciò posto, d'ordine Sovrano, il tenente colonnello Scappaticci ed il maggiore Musitano sono stati spediti in Gaeta agli arresti in castello in attenzione di definitive risoluzioni sul loro conto. Qualunque sarà per essere la sorte dei detti due uffiziali superiori, la sola marca che reca loro quanto col presente ordine si annunzia dovrebbe bastare, e mi auguro che basti, ad attirare l'indignazione di ogni bravo soldato ed a rianimare in tutti i sentimenti dell'onore e dei dovere. Gli uffiziali cui ricade di dritto assumano interinamente il comando dei cennati, battaglioni.

Garigliano 28 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

 

— 335 —

 (114 bis)

Molta lode meritarono in questa congiuntura il generale Polizzy, il colonnello de Mortillet, il tenente colonnello Tedeschi dei cacciatori, il maggiore Presti del genio, i capitani delli Franci e Ferrara dello stato maggiore, il capitano Tabacchi di artiglieria che dirigeva i due cannoni della batteria N.° 10, della quale era il comandante fin dal 21 ottobre a cagione della malsania del maggiore Sanvisenti, i capitani Fevót e Surv ed il 1° tenente Brunner della batteria N.° 15 ed i tenenti Pfvffer, Charret e de Savve ch'erano uffiziali di ordinanza del Won Mechel.

(115)

La batteria N.° 4 che da questo giorno fu aggiunta all'esercito era comandata dai maggiore Baccher.

(115 bis)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

Soldati!

«Senza cartello o franca e leale dichiarazione di guerra l'esercito sardo invase il Reame e discese alle vostre spalle. Così nei combattimenti d'Isernia e Venafro vi trovaste a fronteggiare non il solo esercito della rivoluzione ma altro esercito numeroso, disciplinato, agguerrito di un governo che ancora serbava le apparenze di amicizia all'augusto Re Francesco II. La condizione adunque è cambiata, ma è assai più onorevole per noi e la resistenza sarà più gloriosa.

Il comandante in capo invitato ieri ad un subdolo ed insidioso colloquio, quando il generale piemontese Cialdini disse l’esercito napolitano essere ormai ristretto sopra un palmo di terreno e però poter cedere le armi e non più combattere, ed il Re Vittorio Emmanuele essere già in Venafro, il tenente generale Salzano ben rispose e da soldato, il palmo di terreno sarebbesi difeso dito a dito, ed egli conoscer soltanto che l'augusto Re Francesco II, si trovava tra Sessa e Gaeta.

 

— 336 —

Tale risposta sarà la vostra guida avvenire, ché l'Europa incivilita del secolo decimonono non può rimanere oziosa spettatrice di tali e tante enormità.»

Gaeta 26 ottobre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella

(116)

Poiché qui parlasi del capitano Carrelli dello stato maggiore, che a nome del Sovrano scrisse una lettera al Lagrange, prima di registrarla, notiamo che alla pagina 116 della prima parte della nostra cronica ov'è scritto che qualche uffiziale di stato maggiore accompagnò il Re, debba leggersi il capitano Francesco Carrelli. Il quale, perché trovavasi di guardia ai Reali appartamenti in quel giorno, fu il solo ch'ebbe la fortuna di accompagnare il Monarca in Gaeta ove rimase sempre adempiendo l'ufficio di uffiziale d'ordinanza del Sovrano e mezzo del quale questi valevasi per ordinare tutto ciò che aveva attenenza alla milizia.

Lettera per telegrafo del capitano Carrelli al Lagrange

«L'esercito piemontese entrato nel Regno è numeroso. S. M. il Re vuole ch'ella si ritiri subito per la via delle montagne nel distretto di Sora, potendo da quel lato far guerrigliare la sua gente»

Gaeta 26 ottobre 1860

Firmato — Francesco Carrelli.

 

— 337 —

 (117)

Memorandum scritto dal direttore della guerra pel Re

«L'esercito raccolto dopo gli avvenimenti del 6 settembre ha ben dimostrato che poteva tener testa e combattere contro le bande annate, anche quando erano ausiliate da battaglioni volontarii di nome ma composti di soldati di ordinanza e per lo più piemontesi. Ma quando il nemico con trippe regolari ed ordinate, con artiglieria e cavalleria, procedendo senza contrasto per la vallata degli Abruzzi marittimi è disceso nel Sannio, ed è giunto a passare sull'alto Volturno, k posizione delle Regie schiere mantenuta per oltre i 40 giorni sulla sponda dritta di quel fiume, si è trovata ad un tratto girata completamente; ed il vantaggio che l'esercito aveva con l'occupazione della piazza di Capua è stato ad un tratto diminuito e di molto. Perocché il nemico padrone del ponte stabile detto del Re é dell'altro sulla metà del cammino da Venafro ad Isernia, può benanche a suo piacere manovrare sulla sponda dritta come sulla sinistra del Volturno. La riconcentrazione dell’esercito nelle adiacenze di Teano, era necessaria conseguenza del combattimento di Isernia e senza alcun dubbio ben si poteva colà aspettare il nemico di piè fermo, o pure muovergli incontro, e tanto 1'una che l'altra operazione dovevano lasciare speranza di successo, se avesse potuto aversi certezza che la divisione Fanti non procedesse per la vallata di Sorae di S. Germano, la quale in ogni evento avrebbe lasciato in falsa posizione le Regie schiere vincitrici, o vinte. Nel dubbio doveva l'esercito restringere ancora più la sfera delle sue operazioni, e raccogliersi per la difesa del basso Garigliano perocché le condizioni delle soldatesche, conseguenza di tanti avvenimenti diversi, non faceva decidere il generale in capo Ritucci alla risoluzione determinata dalle circostanze e dai principii di guerra. Situato egli in una posizione centrale ben doveva e poteva rovesciare prima le bande armate che sconsigliatamente avevano passato il Volturno sotto Triflisco e' poscia giungere innanzi le posizioni del basso Garigliano, quando pur non voleva, ed affrontare la divisione Cialdini.

 

— 338 —

In ogni modo il primo movimento di riunione in Sessa e nelle adiacenze lascia libero il campo di prolungare la difesa segnatamente nelle fortissime posizioni di Cascano per quindi procedere sul Garigliano. Quivi il campo si offre vantaggioso alla difesa, se le opere occasionali già intraprese per assicurare il passaggio fisso del fiume fossero ultimate con ogni sollecitudine, o almeno lo fossero quelle situate su la sponda sinistra. Altri ostacoli naturali non esistono su. quel terreno, né vi ha possibilità di girare la posizione, la quale appoggiata com'è ai controforti degli Appenni. ni, quando anche la divisione del generale Fanti procedesse pèr la strada di Arce e S. Germano non mai potrebbe con forze ordinate assalire la nostra estrema sinistra e soltanto può ricominciare la guerra rivoluzionaria, sollevare e mettere in armi le piccole e sconsigliate popolazioni, le quali disarmate ormai come sono vi ha ragione per credere che npn insorgerebbero, o che sarebbe assai facile di domare mediante piccole partite che di poche miglia dovrebbero allontanarsi dalle forze principali. L'esercito può dunque con ferma decisione attendere il nemico sulle rive del Garigliano avendo sicura la ritirata nella piazza di Gaeta, se non che riesce indispensabile di guardare e con forze il punto d'Isoletta onde in tempo opportuno essere avvertito del movimento nemico sul Liri, e difendere le gole di Itri, perché l’avversario discendendo dal colle Dragone, o per la strada di Pontecorvo, potrà tentarne il possesso col proponimento di rendere difficile la rientrata nella piazza alle truppe del Garigliano. Gli imbarazzi e le difficoltà maggiori sono e saranno sempre perciò gli approvisionamenti onde assicurare la esistenza dell'esercito chiuso in così piccolo spazio, quando fossero nulle le comunicazioni per la via di mare. Che se per avventura tanto non fosse e per quella via potesse contarsi sopra regolari arrivi, l'esercito prolungandosi dalle gole di Itri alla sponda dritta del Garigliano, potrebbe sfidare gli assalti nemici ai due estremi e per via di scaloni successivi, avendo sicura la ritirata, combattere con sufficiente speranza di successo.

 

— 339 —

 L'ultima e più prolungata difesa dopo ogni altro sinistro evento senza dubbio dovrà ripetersi dalla fortezza di Gaeta; ma prima che l'esercito, o parte di esso, pervenga a chiudersi tra quelle fortificazioni è benanche indispensabile che dalle ultime truppe venissero difese le posizioni di Castellone e Mola, onde ritardare il più ch'è possibile ravvicinamento del nemico, dar tempo che nella piazza potessero raccogliersi i difensori ed il maggior numero di mezzi valevoli e necessarii alla difesa. E quando non si credesse possibile d'ingrandire la sfera delle operazioni, non fosse che per solo scopo di meglio assicurare l'esistenza delle soldatesche, nel movimento retrogrado rimanendo forze sufficienti dovrebbe sempre prolungarsi la successiva resistenza e ben potrebbe contrastarsi ii cammino del nemico, prima che giungesse a piantare il suo campo per bloccare e assediare la piazza.

Gaeta fortissima com'è per sua natura, oggi lo è divenuta assai più per le aggiunte nuove opere. Essa è tra le poche fortezze il cui fronte di attacco si presenta in linea retta e i cui fuochi sono di più ordini ed incrociati; ma la particolarità ed il vantaggio maggiore è che il terreno sul quale l'assediante è obbligato di aprire le sue trincee non si presta ai lavori, ed il terreno necessario fa d’uopo toglierlo e trasportarlo da siti lontani. In breve se nell'anno 1806 la piazza di Gaeta potè resistere all'assedio di 6 mesi diretto da un Campredon e contro l'esercito francese vincitore di Osterlizza capitanato da un Massena, oggi la difesa può prolungarsi finché vi è un colpo da tirare, un biscotto da mangiare. Che se allora rimase ai difensori aperta la via di mare, oggi la piazza può sicuramente sfidare e non darsi pensiero delle offese prodotte dalle fregate e dai vapori nemici. Ed è perciò che la preoccupazione maggiore e di ogni momento dev'essere come invéro è circa i necessarii approvvisionamenti di viveri, medicinali e di quanto altro riguarda l'artiglieria, le accidentali opere di fortificazione ecc. Per tale riflesso quando le comunicazioni marittime non fossero interamente chiuse, ed in contrario fossero soltanto molestate, senza dubbio in un modo, o in un altro, il presidio potrà soffrire il danno dell'assedio, e non mai l'assoluta deficienza del necessario alla vita.

 

— 340 —

 Quando poi per circostanze straordinarie, ma che ora sembrano poco probabili, dovesse interamente rimaner chiusa la via di mare, sarebbe d’uopo di contar soltanto su i già raccolti approvìsionamenti, regolarne con equità e fermezza la distribuzione, prolungare così il più ch'è possibile il periodo della difesa, aspettando dalla politica dell’Europa qualche felice evento o soccorso. Per tanto utilissimo scopo fin dall'istante si dovrebbero emettere le seguenti principali determinazioni.

1.° Dispiacevolmente i mulini costruiti nella piazza e con grandissima spesa, non danno quasi nessun prodotto, e richieggono l'opera di sei animali, che per poco più di un'ora possono aver la forza di dar movimento ad un pesantissimo macchinario. Si è ordinato al genio perché provvedesse nel miglior modo, ma senza dubbio sarà necessario di apportare al macchinario cambiamenti tali che difficilmente potranno eseguirsi nel corso di 15 giorni. In ogni caso siffatta parte di Real servizio dev'essere e sarà regolarizzata.

2.° Ricercare ogni mezzo come fin dall’istante preparare una sufficiente quantità di biscotto, che se pure non dovesse riuscire buonissimo e capace di mantenersi più tempo, sarà sicuramente tale da rendersi utile pel periodo del blocco, od assedio. Tale quantità sarebbe al di più di quella che và a riceversi dallo Stato pontificio.

3.° Parimenti è indispensabile di accelerare tutti i provvedimenti in quanto ai medicinali, alle carni, agli abitanti ec ec. e tutto ciò può bene eseguirsi in conformità delle tante prescrizioni registrate nell'ordinanza di piazza. Ma soltanto si stima oltremodo utile perché una commessione preseduta da S. E. il tenente generale Ferrara fin dal momento si desse a visitare ed a fissare le località e la ripartizione a farsene, onde, in caso di assedio, il presidio potesse ritrovare e subito com'essere ricoverato, e con più particolarità fosse dea terminato quanto mai potesse riguardare il servizio degli ospedali militari.»

Gaeta 26 ottobre 1860.

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa

 

— 341 —

 (118)

Proclama Reale

Soldati

«Le fazioni di guerra con tanto valore da voi combattute dal 7 settembre al 22 ottobre corrente e la bella difesa di Capua avevano assicurato alle nostre truppe la sponda dritta del Volturno e la possibilità di qualsiasi movimento in avanti.

Ora però che una colonna di Regie truppe piemontesi calpestando il sacro dritto delle genti ed ogni sentimento di giustizia ha osato senz'alcuna dichiarazione di guerra invadere il Regno è mestieri cambiare il nostro piano di operazioni. Le truppe adunque occuperanno la sponda dritta del Garigliano e contrastando validamente il passo al nemico renderanno vani i suoi divisamente

L'Europa intera ha ammirato e fatto plauso al vostro valore ed alle vostre virtù. Siate dunque sempre saldi in tali sentimenti, massime ora che l'avvenire dell’esercito napolitano, la causa del nostro dritto, ch'è pur quello dell'onore e della religione, sarà definito. Rammentatevi che quelli che combatterete sono gli stessi che sotto altra spoglia avete con tanto valore, vinti e fugati a Triflisco, a Caiazzo e sotto le mura di Capua e che sarà somma gloria per voi se a questi nomi vi sarà dato aggiunger quello del Garigliano. Coraggio e disciplina severa e. la vittoria sarà nostra.»

Gaeta 27 ottobre 1860

Firmato FRANCESCO.

 

— 342 —

 (119)

Lettera per telegrafo del ministro degli affari esteri

al console napolitano in Civitavecchia

«Con la prima occasione fate sapere al vostro collega in Marsiglia la segnalazione seguente ed interessatelo a spedirla subito al Regio inviato in Parigi con incarico di trasmetterla senza indugio alle Regie legazioni in Londra, Madrid, Bruxelles, Berlino, Pietroburgo e Vienna. Datene pure conoscenza alla legazione di Roma.

Ieri nello eseguirsi dalle truppe il già disposto movimento per passare dalle posizioni della linea del Volturno a quelle del Garigliano (in seguito dello arrivo dello esercito piemontese in Venafro.) la seconda divisione attaccata nelle alture di Cascano ed adiacenze da forze considerevoli piemontesi. Il combattimento fu assai vivo; le nostre perdite furono lievi ma quelle dèi nemico sono rilevanti. Il movimento ebbe luogo con ordine militare ed alle forze piemontesi non è riuscito battere le nostre truppe, né impossessarsi a vivi forza delle posizioni prese nel momento, né disturbare la marcia. Infine il contegno, ed il valoroso modo di combattere delle nostre truppe ha contenuto il nemico a segno tale che gì'impedì qualsiasi movimento in avanti.»

Gaeta 27 ottobre 1860.

Firmato Casella

 (120)

Con questa manifestazione il generale in capo premiò alcuni sottuffiziali che si erano segnalati per valore e punì alcuni altri che s' erano mostrati tiepidi nello adempiere i doveri del loro grado.

— 343 —

 (121)

 

Manifestazione del generale in capo all'esercito

«S. M. il Re con Real decreto del 14 ottobre si è degnato nominar capitano nel Reale esercito il Visconte D. Michele Adolfo Pelet de Lautrec, giusta la participazione fatta dal Real ministero della guerra con là data sudetta 1.°Rip.° 1.° Carico N.° 583, e destinarlo a questo corpo d'esercito. Perché ordino ch'esso vada presso il colonnello de Mortillet che comanda la brigata estera.»

Garigliano 28 ottobre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

(122)

Lettera per telegrafo del ministro degli affari esteri

al console napolitano in Civitavecchia

«Fate giungere per la via più breve al conte Cutrofiano in Parigi la seguente segnalazione.

Ieri flotta francese ha impedito che squadra sarda avesse operato nelle vicinanze di Gaeta. Ringraziate l'Imperatore e chiedete appoggio di truppa francese.»

Gaeta 28 ottobre 1860

Firmato — Casella.

(123)

Ecco il testo, del memorandum che scrisse l’Ulloa pel Re

«Quando te maggior parte dell'esercito di operazione per le vicende di guerra ha dovuto lasciare la linea del Volturno ed oggi si trova già raccolto per la difesa del Garigliano, a sembra doversi porre la più seria attenzione sulle seguenti cose.

 

— 344 —

 

1.° È questo il momento di mantenere la più stretta difensiva e di prolungare il più che è possibile ogni resistenza. Perocché dovendo aspettarsi il massimo profitto dagli eventi dell'Italia centrale e superiore, l'esercito non deve correre il rischio di perdere una battaglia, la quale ci avvicinerebbe al caso dei fatti compiuti, e sarebbe in conseguenza di positivo e sicuro danno alla causa del Re (N. S.)

2.° Per la difesa del basso Garigliano si rende indispensabile di distruggere fino ali altezza di Sujo ed anche più in là tutti i mèzzi come scafe ed altro e togliere così ogni possibilità al nemico di gassare, dalla sponda sinistra alla dritta per riuscire sul fianco sinistro ed alle spalle dell’esercito. Ciò per altro non toglie la necessità di respingere ogni tentativo di passaggio che volesse dal nemico imprendersi senza distendere la difesa molto al di sopra del medio fiume. Perocché le scarse forze non mai potrebbero impedire il passaggio del Liri come, dell'alto Garigliano che per altro, riuscirebbe di poco momento alle imprese nemiche.

3.° La testa di ponte già tracciata sulla sponda sinistra del Garigliano, anche che non potesse ultimarsi del tutto, già sarebbe sufficiente per dar campo ad una valida resistenza all’ultima retroguardia, se per circostanze di guerra l’esercito dovesse ancora più oltre proseguire la sua ritirata.

4.° II ponte a catene di ferro, non dovendo in alcun caso lasciarsi cadere in potere del nemico, è necessario fin dal momento dipreparare tutto, sicché all’ultimo istante fosse facile di sconnetterlo e portarne via o distruggerne le parti principali, . Non crederei che fosse necessari. 0 di adoperare per lo stesso il mezzo più speditivo, qual si è quello di duo o tre barili di polvere sospesi al punto culminante del ponte, sol perché siffatti preparativi non sembrano adatti per soldatesche poco avvezze all'eventualità della guerra, e quindi si vedrebbero ancora indibolite di più nel loro morale, e sicuramente sarebbe meno efficace la loro prima resistenza nelle pianure del Garigliano.

 

— 345 —

 5.° A prevedere ogni sinistro evento sarebbe d'uopo preparare le difese occasionali allo sbocco di Mola verso il fiume sicché anche in tal punto potesse arrestarsi il nemico quando l’esercito avrà abbandonato il basso Garigliano. Per siffatto utilissimo scopo sarà indispensabile trarre profitto dei forti casamenti, come quello della fabbrica di mattoni, ohe so no all'ingresso del paese, e che celeremente possono ridursi a caserme difensive aprendovi le opportune feritoie, chiudendo alcuni vani, e d'altra parte dovrebbe prepararsi fin dall'istante quanto occorre per la costruzione di forti barricate, e perché sulla montagna S. Antonio potessero con faciltà situarsi delle bocche da fuoco di campagna, o di montagna» e battere così l'entrata del paese, ed a volontà poter ritirare le artiglierie facilmente ed in tempo opportuno.

6.° I soli eventi della guerra, e segnatamente le mosse delle colonne nemiche, lasceranno determinare qual vantaggio dovrà ritrarsi dalle forti posizioni al di là d'Itri e di Fondi, ma é ben chiaro che giunti a tale periodo diviene indispensabile di provvedere nel tempo istesso alla composizione del presidio di Gaeta ed alla efficacissima difesa senza lasciarla incerta, o legata al forte dell'esercito di operazione Il triangolo di Mola, Itri, e Gaeta è quello che più particolarmente deve richiamare la superiore attenzione. Esperò non essendo indispensabile di aver sotto la mano tutta la numerosa cavalleria ed essendo assai difficile di provvederla di foraggi quando agglomerata si ritrova sul basso Garigliano, una parte di essa fin dall'istante potrebbe incamminarsi per le contrade di Itri e Fondi, dov'è facile lo acquisto dei foraggi, della paglia, ec. ec.

7.° In siffatte considerazioni per nulla si è rignardato il caso che per la via di mare il nemico potesse molestare l'esercito, e ciò per tante ragioni diverse che fin'oggi non lasciano travederne la possibilità, quando dirsi con molta asseveranza che tanto non verrà mai tentato sotto il tiro dello navi da guerra francesi, inglesi e spagnuole oramai nelle acque di Gaeta. Che se pure ciò avvenisse sicuramente sarebbero sbarcati soltanto pochi battaglioni e l’esercito raccolto com'è

 

— 346 —

 dovrebbe combatterli e vincerli senza fortissimo contrasto e senza mai darsi pensiero per la semplice ed insignificante molestia che potesse ricevere dalle bocche da fuoco delle navi a vapore prima che non divenissero molte e fornite di grossa artiglieria. Così parimenti non si tiene parola dei piccoli diversivi che potrebbero tentarsi dal nemico per le anguste discese del controforte, essendo ben facile di porvi ostacolo dalle istesse forze divise dal Garigliano ad Itri.

8.° Senza dubbio oggi la preoccupazione maggiore rimane quella dei viveri e foraggi. Questi ancora per qualche tempo potranno ritirarsi dalle contrade adiacenti ad Itri, e Fondi; ed a guadagnar tempo è indispensabile spingere oltre la sollecitudine, e lo zelo del commissariato, perché ora che la cosa è possibile si raccolga la quantità maggiore dei foraggi che si trovano in tutta la sfera di operazione dell’esercito ed anche ai di là. Ini quanto ai viveri ben poche risorse offre la ristretta contrada occupata dalle truppe quelli della riserva della piazza solo per otto giorni porrebbero alimentare l'intero esercito, ed è perciò che ogni calcolo vien riposto sulla quantità acquistata in Francia dal tenente Cristini, e su quella che man mano potrà aversi dallo Stato pontificio, ed oggi stesso non si è mancato di premurare il capitano Storace da più giorni colà spedito, e che già ci ha dato belle speranze per un favorevole risultato.»

Gaeta 29 ottobre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

 (124)

Ei si conviene per debito di giustizia registrare che la vittoria riportata questo giorno dalle soldatesche di Napoli su le truppe sarde fu meritamente attribuita all'artiglieria ed all’opportuna mossa che il Barbalonga fece fare ad alcune milizie. Perché in questo dì medesimo venne promosso al grado di colonnello il tenente colonnello di artiglieria Gabriele Ussani in premio del valore da lui addimostrato nel dirigere e comandare le artiglierie dello esercito.

 

— 347 —

 Né possiamo ristarci dal commentare la bravura dei battaglioni cacciatori 2, °, 4.° e 14.° e del reggimento 3.° dei fanti, del quale un battaglione era comandato dal tenente colonnello Cortada e l'altro dal capitano Mietete Giuliani.

 (125)

Il generale Bertolini capo dello stato maggiore del Sai sano, andò in mezzo il campo insieme al tenente colobi? nello delli Franci, al capitano Torrenteros ed altri officiali in sul cominciare della pugna e non icbivò pericoli per bene adempiere i doveri del suo ufficio

 (126)

Veggano i nostri lettori come il Re ed il ministro della guerra vollero che si onorasse la salma del prode generale Negri.

Lettera del Re al generale Salzano.

Eccellenza

«Con dolore inesprimibile ho inteso il funefeo annunzia della perdita che tutti abbiamo fatta del prode generale Matteo Negri, avvenuta dopo la gloriosa ferita da lui riportata nel combattimento di questo giorno. Le sue rari virtù la rendono degno d'essere ricordato alla posterità, però dopo che avrà ricevuto in questa piazza gli onori funebri, che troppo gli sono dovuti, saranno le sue spoglie mortali rinchiuse in un sepolcrale monumento che sarà eretto in questo Duomo.»

Gaeta 29 ottobre 1860

Firmato FRANCESCO.


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— 348 —

Manifestazione del ministro della galera all'esercito

Soldati

«Certamente allo annunzio del glorioso fatto d'arme del 26 alle gole di Cascano e di ieri al Garigliano, l'Europa saprà rimeritare il vostro coraggio e la vostra fermezza, e vedrà come a traverso le crescenti difficoltà perdura sempre nel nostro esercito lo stesso onorevole e militare sentimento nei capi come nei subalterni. Però alla costanza e più ancora alla bravura degli artiglieri si deve la gloria del felice combattimento di ieri su le sponde del basso Garigliano. Nondimeno la gioia dei trionfo veniva amareggiata dalla morte del giovane valoroso ed intelligente generale Matteo Negri, il quale ferito una volta non volle desistere dal combattere, e mentre discendeva per zelo ed ardore bellicoso fino all'ufficio del semplice artigliere da un secondo colpo venne ucciso.

L'augusto Re Francesco II ordinava che si alzasse al prode defunto tal monumento che ne facesse duraturo il nome eN le geste per esempio di quanti sono, o s'incamminano, nella carriera delle armi. L'intero presidio di Gaeta oggi con piena pompa militare rendeva allo estinto gli ultimi onori e lo esercito allo annunzio di perdita sì grave comprenderà, che se in esso di alta speranza fu privo, gli rimarrà sempre cara la memoria ed a norma ed orgoglio il nome e la ricordanza delle geste e della virtù di lui.»

Gaeta 31 ottobre 1860

Il direttore della guerra

Firmato — Antonio Ulloa.

(126 bis)

Il capitano Luvarà era venuto da qualche dì a far parte dello stato maggiore del generale in capo.

 

— 349 —

 (127

Ecco il lesto del memorandum scritto dal Salzano al Re

Sire

«Ieri fui a riconoscere la posizione di S. Nicola. Le fortificazioni che vi si eseguono sono bene indicate per la difesa di quella gola, quante volte però si avrà il tempo di armarle e provvederle degl'indispensabili appoggi che hanno d'uopo come qui sotto dinoterò. Non ignora V. M. che la gola di S. Nicola, e propriamente in punto ove la batteria sta costruendosi, è dominata dalla montagna boscosa che le sta a sinistra ed in tanta vicinanza che si può a colpi di pietra obbligare i difensori ad abbandonarla. Sul vertice però di quella montagna si deve gittare un battaglione di cacciatori ed in quel bosco alla scoscesa di essa si potrebbero impiegare alcuni volontari che stanno ora ai lavori di terra, quante volte si armassero. Si rende importante del pari essere padrone dell'altra montagna a dritta della batteria, facendola occupare da altri volontari armati, non senza intraprendere il taglio a mezza posta di quella montagna per impedire che il nemico potesse gittarvisi venendo da Pontecorvo. Per questa operazione è mestieri spedir prontamente in S. Nicola un cantaro di polvere sfusa. È pure indispensabile alzare un trinceramento al di sotto della batteria per lo che occorrono un migliaio di sacchi a terra. 1 volontari colà stanno sprovveduti di abiti ed in quella rigida posizione non vestono, i più, che una semplice camicia ed un sotto calzone di tela e però soffrono, grandemente i rigori del freddo e massime nella notte; di che sonosi meco grandemente doluti. Questi stessi soffrono pure la fame, perché non trovano a comprare il pane con la mercede in danaro che loro si dà. Per provvedere all'uno ed all'altro bisogno di questi uomini, potrebbe V. M. togliere le mante di lana a tutte le truppe che sono in Gaeta le quali possono invece usare il cappotto e distribuirle ai volontari. I quali conviene che siano organatati a compagnie ed abbiado ognuna un solo uffiziale e qualche sottuffiziale.

 

— 350 —

La loro giornaliera sussistenza dovrebbe inoltre essere meglio assicurata con spedirsi da Itri il pane come si fa per le frazioni di varii corpi e per gli zappatori che sono colà ed il costo ritenerlo dalla loro spettanza giornaliera. Utile sarebbe pertanto che un commessario di guerra, o altri che ne faccia le veci, andasse in 8. Nicola per assicurare questo servizio e potrebbe trarre profitto da Le noia, Pastina, Pico, S. Giovanni Incarico ed anco da Ceprano.

Sire! nella condizione in cui siamo è forza trar partito da tutto. Non si lascino inoperosi nelle sale d'armi i fucili e si diano ai volontari, alle popolazioni d'Itri e Fondi e di tanti altri paesi che ne fanno richiesta ardentemente per la difesa dei dritti di V. M. Si facciano rivivere i fra Diavolo, i Pronio, i Mammone ed i tanti altri condottieri di masse del 1799; in una parola il Reame intero dev'esseré chiamato alle armi. Imitiamo il popolo Spagnuolo che seppe umiliare la potenza di Napoleone I; Non dev'essere di ostacolo il pensiero che tante armi distribuite potessero andar perdute, Noi saremo sempre in tempo a raccoglierle, quando la Provvidenza ricondurrà la M. V. nella Capitale; d'altronde perdute sarebbero queste anni dei pari, se la sventura portasse la perdita del Regno tutto. Giuochiamo Sire il tutto per tutto e procuriamo dal canto nostro di superare ogni ostacolo. Non si trascuri a spedire le artiglierie in S. Nicola, poiché il tempo è prezioso e noi siamo stretti più da vicino.»

Scàuri 31 ottobre 1360

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Balzano.

(128)

Il Grenet che da poco tempo era stato promosso a generale aveva fama di soldato valoroso ed uomo tenace in adempiere i proprii doveri, e però fu commessagli la difesa di Civita-Farnese.

— 351 —

(129)

Lettera del colonnello Lagrange al Re Sire

«Una colonna di piemontesi s'avanza per S. Germano, altra di garibaldini viene dalla parte di Atina e perciò non potendo combattere l'uno e l'altro nemico sono astretto di piegare in Isoletta.»

Arce 31 ottobre 1866

Il colonnello comandante la brigata volontari

Firmato — Lagrange.

(130)

Lettera per telegrafo del capitano Carrelli al Lagrange

«Abbiamo avuto notizia quasi certa di un attacco dallato di Sora e Pontecorvo. Appena sarà il momento di agire potrete con le vostre truppe rendere importanti servigi, agendo sempre per le montagne e tormentando il nemico nella marcia.

Rammentatevi delle guerriglie di Spagna: ad un militare come voi ciò basta. Tutto ciò d'ordine di S. M. il Re.»

Gaeta 31 ottobre 1860

Firmato — Francesco Carrelli.

(131)

Risposta per telegrafo del Lagrange al Carrelli

«Scrivo in fretta. Reduce da San germano mi trovo qui sul punto più importante e strategico della linea di difesa del Liri-Garigliano.

Essa trovasi minacciato per la parte di Sora e Atina. Il ponte del Liri trovasi rotto sin da due giorni.

— 352 —

Vi farò fare un passaggio provvisorio da distruggersi quando, in caso di ritirata, mi avrà servito. Primo però cercherò con ogni mezzo di difendere Pontecorvo. In caso che il nemico attaccasse Isoletta potrò bersagliarlo di fianco. Inquanto al rimanente mi riserbo di riferire domani.»

Pontecorvo 2.° Novembre 1860

Firmato — Lagrange.

(132)

Lettera per telegrafo del Re al colonnello della Rocca in Roma

«I piemontesi hanno attaccato e sono stati respinti; l'esercito quindi in fatto di onor militare ha anche più guadagnato. Ma se i piemontesi continuano nelle loro aggressioni, noi soggiaceremo non ostante tutti gli sforzi fatti, i quali risulteranno inutili. Il generale Govon cerchi permesso all'Imperatore e venga a sostenere per terra lo esercito, come già il fa per mare la squadra francese. S'egli non ne ha facoltà insista all’oggetto per telegrafo presso l'Imperatore. Io conosco appieno le belle intenzioni del generale e conto su di lui.» ,

Gaeta 31 ottobre 1860

Firmato — FRANCESCO.

(133)

Lettera per telegrafo del Re al generale Salzano

«Per impreviste circostanze per oggi e domani l'ammiraglio francese non potrà impedire uno sbarco di forze piemontesi sul littorale. Vi si avverte ia segreto.» Gaeta 1.° Novembre 1860

Firmato — FRANCESCO.

— 353 —

 (134)

Fa bisogno registrare che di questo corpo abbandonarono la bandiera il maggiore Luigi Firrao, ed i capitani Camillo Resta e Giuseppe Pinedo, cioè i due primi quando il reggimento il 7 settembre marciava per metter campo su la sponda destra del Volturno e l’ultimo dopo pochi di. Perché il Re e l'esercito li ebbero come disertori.

 (135)

Manifestazione del Salzano all'esercito

«La stagione bastantemente inoltrata non permettendo più che le truppe rimanessero al bivacco sul Garigliano, S% Mil Re si è degnata ordinare che vadano distribuite negli accantonamenti qui segnati. Della 1. divisione, la l. a brigata andrà in Mola e la 2. a sarà divisa tra Scauri, Traetto, Maranola e Tufo. La 2. divisione rimaner deve con le tende al Garigliano con le sue artiglierie per impedire per quanto sia possibile che il nemico passasse al di qua del fiume: questa divisione sarà cambiata ogni sette giorni per turno fra le divisioni dello esercito. La 3. a divisione avrà la l. a brigata in Itri e la seconda tra S. Andrea, S. Nicola, Pico e S. Giovanni Incarico. La 4. a divisione composta dei corpi della guardia marcerà per Gaeta. Il 16° dei cacciatori deve far parte della 2. a brigata della l. a divisione e resterà in Scauri ove trovasi. Della cavalleria; il reggimento cacciatori a cavallo sarà riunito, meno il squadrone, e rimarrà al Garigliano unitamente al 2.° ussari sotto gli ordini del comandante della 2. a divisione: questa brigata di cavalleria sarà comandata dal generale Sanchez de Luna; il 1.° squadrone dei cacciatori a cavallo starà al quartier generale presso il comandante in capo; il 1.° reggimento degli ussari continuerà a rimanere in Mola; la brigata dei lancieri andrà in Itri; il 1.° dragoni alloggerà in Isoletta, S. Giovanni Incarico e Pico ed il 2.° e 3.° dei dragoni accantoneranno «in Fondi.

— 354 —

Dell’artiglieria; le batterie N.°11 e 13 seguiranno il movimento della l. a divisione, cioè la batteria N.° Il in Mola e l'altra N.° 13 in Scauri e Traetto; le batterie N.° e 15 rimarranno al Garigliano con la seconda divisione; la batteria N.° 3 che fa parte della seconda brigata della 3. a divisione accantonerà in S. Andrea o Itri; la batteria N.° 5 alloggerà in Fondi col 2.° e 3.° dei dragoni; le batterie N. 1, 4 e 6 coi due parchi di artiglieria andranno in Gaeta e la batteria a cavallo resterà per ora in Mola. I generali di divisione e di brigate alloggeranno così: il Colonna in Mola,

Barbalonga in Scauri, lo Echaniz ed il Grenet in S. Andrea, quelli della 4. a divisione tutti in Gaeta, il Ruggiero in Mola ed il Palmieri in Fondi. Il quartier generale si trasferirà in Castelione. Il colonnello Ussani comandante le artiglierie ed il maggiore Ferrara del genio seguiranno il quartier generale. Le ambulanze e le compagnie zappatori nonché i commessarii di guerra seguiranno le rispettive brigate e divisioni. L'ordinatore e la cassa di campagna seguiranno il quartier generale. Esso ordinatore disporrà il servizio in modo che i viveri per la divisione al Garigliano e per la brigata Barbalonga non manchino e siano recati sopra luogo. Il movimento verrà disposto, nel riceversi il presente, dal generale Colonna, in modo che le artiglierie di riserva e quindi la l. a divisione non lascino il Garigliano se prima non sia in posizione la 2. a divisione. Il maresciallo Won-Mechel farà subito richiamare i distaccamenti di cacciatori e di ussari che sono in Suio e S. Ambrogio per riunirsi ai rispettivi corpi. Il generale Echaniz curerà spedire l'ordine alla sua ì. a brigata acciò si riunisca e marci per Itri, mentre la brigata Grenet andrà negli accantonamenti ora destinati. Il colonnello de Lozza che comanda la l. a brigata della 4. a divisione andrà tosto in Gaeta per comandare il 3.° reggimento della guardia e verrà sostituito dal colonnello Tedeschi.»

Scauri 1.° novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

— 355 —

 (136)

Lettera per telegrafo del ministro della guerra al Saltano

«Lo spedale rimane costà perché l'ammiraglio francese ha detto che contro Mola non farà tirare.»

Gaeta 2 novembre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

(136 bis)

Leggasi il diario del Persano.

 (137)

Avviso dei generali intorno alla strada che doveva camminare l’esercito dopo aver difeso la città di Mola

«Il consiglio composto da E. il tenente generale Salzano presidente e dai generali Colonna, Barbalonga, Ruggiero, de Liguoro, Polizzy e Berto lini, riunito oggi 3 novembre 1860 alle ore 8 (a. m.) per deliberare su quello che meglio convenga all’esercito nella posizione attuale, considera le seguenti cose e però emette il seguente giudizio.

Quando la causa della dinastia e della indipendenza tiella patria dopo i nefandi raggiri della rivoluzione sembrava già perduta e la maestà del Re lasciava la Capitale, dando fuori un proclama, e cercava ragunare dietro la linea del Volturno gli avanzi fedeli del suo esercito, un pugno di bravi, caldi di devozione al Re, infiammati del vero amor di patria, gelosi custodi dell'onor militare ed obbedienti alla voce del Sovrano corsero senza indugio a sostenere i sacri dritti della Monarchia, e volonterosi, pieni di zelo e di bravura affrontarono tutti i pericoli e contrastarono al nemico per ben 40 giorni il passaggio del Volturno. E dal guardare la sponda a destra di questo fiume ristavansi sol quando truppe regolari piemontesi, venute senza alcuna dichiarazione di guerra ad aiutare le forze di Garibaldi, avevano già vinte poche milizie sul monte Macerone e minacciose marciavano alle loro spalle.

— 356 —

Questo pugno di bravi allora, che costituivano l'esercito napolitano, durando non lievi fatiche e soffrendo disagi e privazioni disputarono palmo a palmo il terreno; e comeché in varie azioni di guerra si fossero resi degni di gloria non peritura, pure per le soperchianti forze avverse e per la disuguaglianza dei mezzi di offesa, a poco a poco, si ridussero dietro la linea del Garigliano. Questa posizione divisava l'esercito di fortificare e difendere come difatti difese nel giorno 29 ottobre e finché la guarentigia francese manifestata dall'ammiraglio Barbier de Tinan durò e lo fece sicuro da qualsivoglia offesa dal lato di mare dal Garigliano a Sperlonga. Ma venuta meno questa guarentigia il 1.° dello stante e grandemente tormentato l'esercito, quando meno sei pensava, dalle artiglierie dei legni della squadra nemica, la quale stata silenziosa parecchi di, finché ebbe vita la protezione francese, cominciava un' ora prima della mezzanotte di detto giorno fino ad oltre il mezzodì di quello appresso ad isparare incessantemente contro il campo e contro le truppe, fu necessità levare il campo dal Garigliano. E le truppe indignate delle opere del Tinan compirono con calma la ritirata, sebbene fossero molestate dalle artiglierie della squadra avversa, e si ridussero tra Mola, Itri e Fondi, cioè ai confini del Regno.

Ora posto mente che il nemico farà forza senza dubbio contro la città di Mola, e però l'esercito dopo aver resistito gagliardamente potrebbe essere obbligato ad abbandonare questa posizione e ritirarsi, il consiglio dei generali:

Considerando lo stato delle truppe e le condizioni degli uffiziali, ciascuno dei quali, dopo il sacrificio fatto per la difesa della causa dl Re e della patria e per mantenere il suo giuro, è fiducioso nella generosità e clemenza Sovrana: Considerando che sperperando le truppe in altre posizioni del Regno eccentriche da Gaeta avvenir potrebbero per difetto di mezzi di sussistenza, facile sbandamento, saccheggi rovine di paesi ed altre serie conseguenze, le quali, contaminando al certo la reputazione dell'esercito, ricadrebbero a danno, degli onorati uffiziali, che tutti rifugendo dalla idea di possibile ostracismo della patria, o da ignominiosa prigionia cui potrebbero andar soggetti reclamano anche la sola salvezza del militare onore.

— 357 —

Considerando che ridotto l'esercito in Fondi non ha più dove retrocedere, perché niuno pensa di accettare che si oltrepassi la frontiera del Regno sotto qualsiasi ragione:

Considerando che staccandosi troppo dalla piazza di Gaeta si avrebbe difetto di ogni sorta di mezzi e massime di munizioni::

Considerando che la truppa in generale manca positivamente di scarpe e di vestimenta:

il consiglio dei generali ad unanimità di voti ha deciso, doversi difendere la posizione di Mola e nei oasi fortunosi della guerra ritirarsi versa Gaeta occupando il borgo, il campo di Montesecco e le alture della sinistra, ed essere necessità di additare alle truppe che trovansi altrove gli stessi punti di ritirata, affinché ivi pronti a qualsivoglia difesa si aspettassero gli eventi. Ciò praticando la storia un giorno non potrà non tramandare con plauso ai posteri la memoria di questo pugno» di bravi che, dopo inauditi sacrifizi, sofferenze e prove non dubbie di valore, è stato contento di compiere gloriosa fine intorno al proprio Re.»

Castellane 2 novembre 1860

Firmati — Tommaso BertoliniVincenzo Polizzy — Giovanni de LiguoroGiuseppe RuggieroGaetano BarbalongaFilippo ColonnaGiovanni Salzano Presidente

— 358 —

(138)

Manifestazione del ministro della guerra all’esercito

«Corre il quarto mese ed il presidio di Messina, chiuso l’orecchio ad ogni insidia o minaccia, respinge le offese nemiche e non lascia occasione di mostrarsi fermo e deciso a sostenere la causa dello Augusto Re Francesco IL Ma non è guari dava benanche manifesta prova di anteporre le stesse sofferenze, le fatiche ed i pericoli della guerra alle dolcezze di famiglia ed alle domestiche cure. Quanti sono soldati e sottuffiziali che per compiuto impegno han dritto al definitivo congedo unanimamente sono venuti nell'onorevole e bella determinazione di rimaner sotto le bandiere finché perduri la guerra. E S. M. (D. TJ.) volendo render duraturo il ricordo di un tal generoso sentimento e perché gl'indidividui potessero dimostrarsi orgogliosi di così bella e militare risoluzione ha ordinato che venissero tutti fregiati della medaglia d’argento dell’ordine di Francesco I.»

Gaeta 2 novembre 1860

Per il ministro della guerra

Il direttore

Firmato — Antonio Ulloa.

(139)

Lettera per telegrafo del ministro degli affari esteri

al ministro Canofari in Parigi

«Sollecitate l'Imperadore affinché venga in nostro soccorso.»

Gaeta 2 novembre 1860

Firmato — Casella.

— 359 —

(140)

Lettera per telegrafo del ministro Carbonelli a Sammartino in Madrid ed al duca della Regina in Pietroburgo

«Non venendo soccorso immediato la nostra causa è perduta.»

Gaeta 2 novembre 1860

Firmato — Carbonelli.

 (141)

Patti stabiliti nel rendere la piazza di Capua

alle milizie piemontesi

«Articolo 1.° La piazza di Capua, il suo armamento completo, le bandiere, i magazzini di polvere, le armi, il vestiario, i viveri, gli equipaggi de' ponti, i carri di equipaggi ed ogni altro oggetto appartenente al governo militare e civile, sarà consegnato al più presto possibile, cioè fra le ore 24 dal momento che questa capitolazione sarà stata segnata, alle truppe di S. M. il Re Vittorio Emmanuele.

Articolo 2.° A quest'oggetto saranno consegnate immediatamente le porte della città e tutte le fortificazioni.

Articolo 3.° Tutta la guarnigione della piazza, compresi gl'impiegati militari che si trovano nella piazza, uscirà con gli. onori militari.

Articolo 4.° Le truppe che compongono la guarnigione usciranno con le bandiere, armi e bagagli successivamente, d'ora in ora, a 2000 uomini per volta. Queste truppe dopo aver renduto gli onori militari lasceranno le armi e le bandiere nei fossati;, eccetto gli uffiziali d'ogni grado che riterranno la sciabola o la spada, e saranno inviati a piedi in Napoli, d'onde saranno trasportati in uno dei porti del Re di Sardegna. Tutti i sudetti militari meno gli ammalati usciranno dalla città per la porta di Napoli domani 3 novembre a cominciare dalle 7 (a. m.). Saranno ritenuti come disertori di guerra quelli che vi resteranno senz'alcuna ragione che loro impedisca di marciare.

— 360 —

Articolo 5.° Gli uffiziali di ogni grado, eccetto i generali che saranno inviati in Napoli per la strada ferrata, marceranno con le loro truppe. Le famiglie dei militari non potranno seguire la colonna.

Articolo 6.° I feriti e gli ammalati rimarranno in Capua sotto la garentia delle truppe sarde che occupano la città. È permesso agli uffiziali infermi di ritenere le loro ordinanze.

Articolo 7.° Le parti contraenti nomineranno una commessione mista composta per ciascuna di esse da un uffiziale d'artiglieria, da un uffiziale del genio ed un impiegato dell’intendenza militare, a fine di ricevere tutto ciò che esiste nella piazza e sue dipendenze appartenente al governo. Di questo sarà redatto analogo inventario.

Articolo 8.° Mentre si farà la consegna delle porte e delle fortificazioni, il capo dell'amministrazione militare a Capua e tutti i contabili di ogni corpo ed aziende militari e del governo faranno la consegna del danaro che ritengono, quale sarà dimostrato dai loro registri verificati dai funaionarii di intendenza dei Corpo assediante.

Articolo 9.° Gli uffiziali recheranno seco il semplice bagaglio.

Articolo 10.° É convenuta che non dovranno esistere dopo la sottoscrizione della presente capitolazione mine cariche nella piazza. Ove si rinvenissero, s'intenderebbe come nulla di dritto la presente capitolazione ed il presidio esposto a tutte le conseguenze di una resa a discrezione.

Articolo 11.° S'intenderebbe pure annullata la presente capitolazione qualora si trovassero pezzi di artiglieria della piazza inchiodati, o se si mettessero fuori di uso fucili, carabine, o altre armi.

Articolo 12.° Le famiglie degli uffiziali tanto della guarnigione di Capua, quanto di quelli appartenenti alla rimanente armata del Re Francesco 11, che si trovano in Capua, sono poste sotto la protezione dell'armata di S. M. il Re Vittorio Emmanuele.

— 361 —

«Articolo 13.° I cavalli di spettanza individuale dei signori uffiziali si lasciano in loro proprietà.

Fatta in duplice copia al quartier generale di Santamaria addì 2 novembre 1860.»

Firmati — Girolamo de Liguoro brigadiere degli assediatiGian Luca de Fornati capo dello stato maggiore degli assediaci Il generale di armata della RoccaIl maresciallo di campo governatore della piazza de Corné,

 (142)

Lettera del generale piemontese della Rocca

al Governatore di Capua

Eccellenza

«Io sono giunto con le mie truppe avanti Capua, con ordine di farvi l'assedio, qualora l'E, V. persiste a volerla difendere. M'incombe però prima di aprire il fuoco d’invitare V. E. a trattàr meco per risparmiare una infinità di vittime e le rovine della città senza necessità verna, giacché dalle rimanenti truppe di S. M. il Re Francesco che trovansi oltre il Garigliano, la cui sponda sinistra è occupata dall'armata del Re Vittorio Emmanuele, non può sperarne più soccorso. Il rifiuto dell’E, V. sarà pertanto il segnale del cominciamento delle ostilità e da quel punto non io ma l'E. V. sarà responsabile del male prodotto dalle mie artiglierie alla innocua popolazione, come s'ella stessa la bombardasse e nessunissima condizione potrebbe più tardi essere concessa quando avvenisse l’ora della resa. Persuaso che il sentimento d’umanità le farà scorgere quale sia il dovere ed il partito al quale deve appigliarsi nella posizione eccezionale in cui l'E. V. si trova, io aspetto la risposta che sarà compiacente consegnare al latore della presente signor marchese de Fognari mio capo di stato maggiore.

«Io la prego di gradire i sensi della mia considerazione.

Santamaria 28 ottobre 1860

Il generale d'armata

Firmato — della Rocca.

— 362 —

 (143)

Risposta che scrisse il governatore di Capua

al generale sardo della Rocca

Eccellenza

«Con l'onorevole ufficiale di questa data ch'ella mi dirige per mezzo del marchese signor de Fornari suo capo di stato maggiore, ella dopo di avermi manifestato la posizione militare delle truppe del Re Vittorio Emmanuele sulla sponda sinistra del Garigliano ed innanzi a questa piazza mi aggiunge di aver l'ordine di fare l'assedio qualora io persistessi nel volerla difendere. Di risposta mi è grado poterla assicurare che sono bene informato delle posizioni del Reale esercito lungo la linea del Garigliano ed altrove per vederne chiare le relazioni con la forza che mi dipende, e chiamato dal mio Sovrano a difendere la piazza di Capua senza condizioni di sorta, io e la brava mia truppa siamo decisi adempire siffatto dovere nei modi $he le leggi e l'opor militare impongono. Se dunque questa franca ed immutabile risposta sarà per l'E. V. un motivo legale e giustificabile innanzi la storia dei tempi che corrono per incominciar l'assedio di una piazza, che pur si appartiene ad un Sovrano indipendente ed amico, saprà l'Europa giusta ed imparziale decidere a chi attribuirsi le vittime ed ogni altra qualsivoglia conseguenza d'un assedio che nella storia del dritto pubblico Europeo e delle guerre combattute occuperà un posto importantissimo. In quanto a me come generale governatore di questa piazza non avrò innanzi ai miei sguardi alcuna altra considerazione fuori di quella di rispondere fedelmente «e con quanto zelo ed energia mi credo capace all'onorevole e fiducioso comando affidatomi.

La prego intanto di gradire i sensi della mia alta considerazione.

Capua 28 ottobre 1860

Il governatore

Firmato — de Corné.

— 363 —

 (144)

Noi qui registriamo la lettera che scrisse l’arcivescovo di Capua al governatore di questa piazza, e per riverenza alla memoria illustre di questo Arcivescovo ci asteniamo volentieri dal fare contenti.

Lettera dell'arcivescovo di Capua al governatore

Signor maresciallo governatore

«Mi veggo nella necessità di esporle lo stato deplorabile di questa città affidata alla mia cura spirituale. Le chiese non solo hanno dovuto intermettere gli uffizii divini in questi giorni più memorandi della nostra sacrosanta religione, ma anche, hanno sofferto positivo danno nelle fabbriche. Tutto il clero e la popolazione intera sono nella massima costernazione, perché oltre al veder crollate e danneggiate le loro rispettive abitazioni temono la totale loro distruzione. Tutti gridano presso di me di volere scansare questo imminente pericolo in cui si trovano, ed io come padre comune del gregge a me affidato da Dio vengo a supplicarla di provvedere sollecitamente a questi urgenti bisogni, con liberarci, sotto qualunque condizione, dall'imminente pericolò, rendendomi io responsabile innanzi a Dio, innanzi al Sovrano ed innanzi a qualunque autorità del risultamento di questa mia preghiera, per la quale instantemente insisto pei pronto e sollecito adempimento.»

Capua 2 novembre 1860

Firmato — Arcivescovo Cosenza.

— 364 —

(144 bis)

Il de Corné scrivendo al Re affermò che le autorità militari che componevano il consiglio di difesa si erano riunite senza suo comando, ed il maggiore Negri di artiglieria aveva letto un foglia nel quale erano già scritte tutte le considerazioni che consigliavano la resa della piazza. Ancora disse che nella opinione di venire a patti coi nemico furono concordi tutti i generali, capi dei corpi e direttori delle armi speciali, meno egli ed il generale d'Ambrosio che pensavamo diversamente.

 (145)

Il messaggio della resa della fortezza fu confidato prima ai maggiori Negri e Coda i quali recarono al quartier generale del nemico la lettera che qui registriamo, e poi al generale de Liguoro.

Lettera del governatore di Capua

al generale piemontese della Rocca

Eccellenza

«Per evitare la continuazione degli effetti micidiali della guerra, mi permetto pregare V. E. (informata com'è dagli stessi principii di umanità) di, voler concedere una tregua che basti per poter spedire l'uffiziale di questa guarnigione in Gaeta opde umiliare ai piedi del Re mio signore la necessità di trattare onorevolmente la cessione di questa piazza. Qualora l'E. V, lo trovi necessario §i potrà al mio uffiziale unire altro del suo esercito.

Capua 2 novembre 1860

Il governatore della pazza

Firmato — de Corné.

 — 365 —

(146)

Perché potessero fortificarsi le alture a sinistra dì Mola il comandante in capo ordinò che le compagnie zappatori della l. a e 2. a divisione facessero quello che il maggiore Sangro del genio avrebbe all'uopo comandato.

 (147)

Lettera del generale Salzano al Re.

Sire

«Il movimento verso Roma avrà effetto malgrado la contraria volontà dei generali. Resterà qui la 2. a divisione per difendere la posizione per quindi raggiungere il corpo di esercito. Deve però V. M. avere la degnazione di ordinare che la cassa di campagna di questo corpo di esercito venga subito a raggiungermi per finire di pagare i soldi a moltissimi uffiziali, compresi i generali, ed anche il prest delle truppe, parte delle quali già ne manca da qualche giorno,»

Castellone li 3 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

(147 bis)

Le navi sarde si misero in salvo oltre la maggior passata delle artiglierie napolitano perché furono da queste abbastanza danneggiate.

— 366 —

 (148)

Nota del ministro degli affari esteri di Re Francesco

ai rappresentanti presso le Corti d'Europa

Eccellenza

«Col mio dispaccio circolare del 1° andante N. 8 io le faceva noto le operazioni militari del Reale esercito in seguito dei movimenti eseguiti, o accennati, dalle forze regolari del Piemonte e come si fossero le Reali truppe accampate sulla sponda destra del Garigliano, occupando le posizioni che la dominano e vietando alle forze nemiche di stringere da vicino la piazza di Gaeta. Il concetto di questo piano di guerra era dettato non solo da principii della scienza strategica, ma sebbene dalle disposizioni mostrate dalla squadra francese, avendo P ammiraglio Barbier de Tinan espressamente dichiarato che si opporrebbe ad ogni impresa navale dei piemontesi su tutta la linea compresa fra i due punti dal Garigliano a Sperlonga. La saggezza di tale disegno fu apertamente dimostrata dai successo riportato il giorno 29 del Real esercito, quando il nemico avanzatosi su l'altra riva del fiume avendo spinto una forte divisione delle sue truppe onde forzare le nostre posizioni e passare di viva forza il Garigliano, venendo aspramente e con gravi perdite respinto. Similmente l'ammiraglio francese dette la conferma delle sue determinazioni il giorno 27 dello scorso mese allorché mostratasi la squadra piemontese nelle acque di Gaeta fu da lui imperiosamente chiamata all’obbedienza; ed avendo la stessa dichiarato che disponevasi ad atti di guerra sul nostro littorale le intimò recisamente di abbandonarne il pensiero, soggiungendo che vi si opporrebhe anche con la forza. Riposava dunque il Real governo sull'assicurazione del comandante le forze navali della Francia. e confidava giustamente che il valore già sperimentato delle sue truppe di terra, sorretto dalla posizione con tanto accorgimento prescelta, bastasse a respingere ogni assalto nemico, che con mezzi pari ai suoi gli venisse messo di fronte.


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— 367 —

Ma queste speranze sono andate sventuratamente fallite per la nuova attitudine dell'ammiraglio francese, la quale rimane pel governo del Re un fatto inesplicabile, non essendosi per parte nostra fornito alcun motivo ad una limitazione degli aiuti promessi e da noi non preveduti. Il dì 1.° del corrente un aiutante di campo del suddetto ammiraglio venne frettoloso ad annunziare a S. M. il Re (N. S.) che non dovendo più le forze francesi opporsi all’azione delle piemontesi su tutto la linea da prima indicata, sarebbonsi raccolte sotto le mura della fortezza, ed in conseguenza avesse la M. S. pensato a difendersi nel modo che crederebbe più opportuno dagli imminenti attacchi della squadre nemica. Il Re (S. N.) che, il tradimento, una vile diserzione e le arti subdole di un astuto nemico iniquamente spogliarono della sua propria flotta, aveva accolto con viva riconoscenza ed ammirazione il primo generoso uffizio della Francia, poiché vi scorgeva l'impronta dei sentimenti di onore e di probità politica che furono sempre il patrimonio della gran maggioranza di quella nobile nazione, e che mal soffrirebbe di vedere rivolte contro il legittimo Sovrano le armi strappategli dal tradimento e dalla diserzione. Ora la M. S. non intende certamente querelarsi dei cangiamento, avvenuto, né richiedere perché si limiti un aiuto cosi giustamente conceduto, e con tanta gratitudine accolto, quando era divenuto il fondamento di un intero piano di campagna. Il Real governo riconosce che la politica per obbedire a più alte vedute può talora richiedere il sacrifizio di altri principi di un ordine inferiore e rispetta anche senza comprenderli i motivi che han costretto il governo imperiale ad una così stretta spiegazione delle istruzioni che la generosità dell'ammiraglio aveva più largamente interpetrate. Vi ha però una circostanza gravissima che il governo del Re sente l'imperioso dovere di far notare a tutti i governi di Europa, perché costituisce una infrazione manifesta alle massime che in simili casi sono generalmente accettate e messe in pratica, ed a cui egli ha per conseguenza» il dritto di partecipare come ogni altra autorità legittima e riconosciuta in istato di giusta difesa.

— 368 —

L'esercito del Re non potendo rimanere nelle posizioni prescelte dove rischiava di veder tagliate le sue comunicazioni con la piazza di Gaeta, per opera di truppe da sbarco gittate alle sue spalle dai legni nemici, doveva necessariamente intraprendere un movimento di ritirata. Come fu terminata la conferenza del Re (N. S.) con l'aiutante di campo dell’ammiraglio, la M. S. immediatamente comandava il movimento retrogrado, e la sera medesima s' incominciava. Ma sin dalle ore Il della sera i legni piemontesi abbozzatisi lungo tutta la strada dal Garigliano a Moia di Gaeta che costeggia il mare aprirono tale vivissimo fuoco contro le Reali truppe, che pure eseguendo la loro ritirata in ordine non potevano arrestarsi nel movimento per rispondere alle offese nemiche. Questo attacco dalla parte del mare non cessò che il giorno seguente alle ore 6 quando fu compiuto il movimento delle Reali truppe. L'oscurità della notte, il grosso mare, e la inesattezza dei tiri della squadra piemontese non produssero per buona ventura quasi niuna perdita, ma l'ammiraglio non avrebbe dovuto passare da un'attitudine amica a quella di semplice spettatore, senza stabilire un termine perentorio, (come deve farsi in tali casi) alle due parti combattenti, onde ciascuna adagiasse le sue disposizioni sulla novella situazione che loro si svelava. Per effetto delle cose esposte, l'esercito del Re tiene ora le sue posizioni fra Mola di Gaeta e la frontiera del Regno, appoggiando la sinistra agli Appennini e la dritta al mare, che l'ammiraglio assicura rimarrà libero sotto il tiro del cannone del suo bordo. Nell'informare cotesto ministro di affari esteri dei fatti accaduti, ella avrà cura di riferirmi il giudizio che l'E. S. si compiacerà profferire. «

Gaeta 3 novembre 1860

Il ministro degli affari esteri

Firmato — Casella.

— 369 —

(148 bis)

Tra le navi nemiche che bombardavano la città di Mola erano legni della marineria delle Sicilie, i quali erano comandati da uffiziali napolitani, che, dopo avere negato obbedienza al loro Sovrano ed abbandonata la bandiera sotto cui militavano, non disdegnarono, né ebbero a vergogna di venire a combattere il Monarca ed i fratelli d'arme che pugnavano per la indipendenza della patria e per l'onore del nome napolitano.

(149)

Diressero queste bocche da fuoco segnalandosi per valore e per iscienza militare il colonnello di artiglieria Gabriele Ussani ed il tenente colonnello Giovanni Giobbe dello stato maggiore, e le maneggiarono buon numero di cannonieri marinari venuti da Gaeta, i quali si fecero grandemente ammirare.

(150)

Le poche artiglierie napolitano che sparavano contro la squadra sarda non erano al certo sufficienti a soffocar le bocche da fuoco dello inimico. Nondimeno gli spari di quelle erano si aggiustati che non lievi danni cagionarono ai legni avversi.

(151)

Lettera del ministro della guerra al comandante in capo

Eccellenza

«S. M. il Re ha ricevuto assicurazioni telegrafiche che le Reali truppe sarebbero ricevute con le armi nello stato pontificio, e però la vostra linea di ritirata in ogni caso sarà sempre Itri difendendosi altresì le truppe lungo la strada.»

Gaeta 4 novembre lo60

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

— 370 —

(152)

Il piegar disordinato della brigata estera cagionò la perdita della città di Mola che venne occupata dal nemico, e fece maravigliar l'esercito. Ma se le truppe estere difesero male questa città, la batteria N.° 15 del capitano Févót (anche estera) ne protesse la ritirata e fece ritardar grandemente il cammino dei nemici che ardimentosi entrarono in Mola»

(153)

Fu eletto a far ciò il tenente colonnello delli Franci il quale stabilì posti avanzati nel Borgo, su i! Cappuccini, sul monte S. Agata, sull'altura di Atratina, sul Lombone e fino nella Torre Viola alla estrema sinistra del campo.

E qui non incresca ai nostri lettori di sapere quanti uomini componevano le due divisioni che miser campo in Montesecco.

— 371 —

Truppe che stabilirono il loro campo in Montesecco.

PRESENTI

DIVISIONI

BRIGATE

CORPI

Uffiziali

Truppa

Animali

Pezzi




1.°

maresciallo Colonna


1. a

colonnello Paterno


2.°

maresciallo Barbalonga

3.° cacciatori

4.° cacciatori

6.° cacciatori

batteria N° 11


2.° cacciatori

14° cacciatori

15° cacciatori

batteria N° 13

30

23

14

5


21

29

35

5

836

872

795

214


835

806

924

202




129





130




8





8




2.°

maresciallo Won Mechel


1.a

brigadiere Polizzy


2.a

colonnello de Mortillet


7.° cacciatori

8.° cacciatori

9.° cacciatori

10° cacciatori

batteria N° 10


1.° leggiero

2.° leggiero

3.° leggiero

batteria N°15


22

25

24

27

5


21

27

24

5


702

695

796

874

203


712

815

592

174






205





136






8





6

Cacciatori a cavallo.................................

Batteria N° 6 ….......................................

24

5

423

190

418 138


8

TOTALE

371

11660

1156

38

— 372 —

(154)

Manifestazione del ministro della guerra all'esercito

«Non è molto il maresciallo di campo Fergola comandante la cittadella di Messina fatto aperto a quei presidio come la cassa di campagna si vedesse ristretta nei mezzi, tutti proporzionatamente dai capo allo ultimo soldato offrirono il loro soccorso e fu raccolta la non lieve somma di oltre ducati quattordicimila. Tale spontaneo ed onorevole disinteresse non comune nelle milizie, basterebbe da se solo per dimostrare da qual generoso sentimento sia animato quel pugno di bravi che tra le vicende d'una guerra inaudita, insidiosa ed irregolare, si è deciso di sostenere e con ogni mezzo le ragioni dello augusto Re Francesco II, e di propugnare per la giustizia ed il dritto, senza por mente alla natura dei sacrifìzii che la necessità loro imponesse.».

Gaeta 4 novembre 1860

Per il ministro della guerra

Il direttore

Firmato — Antonio Ulloa

(155)

«Seppesi che i nemici venivano verso Gaeta poiché dalla torre Orlando, ch'è una prominenza che sta a cavaliere della piazza di Gaeta, vedevasi ogni mossa delle truppe sarde.

(156)

Lettera del generale piemontese Cialdini al Salzano

Generale

«V. E. non volle far caso di quanto le dissi alla taverna iella catena. Quanto previdi è accaduto.

— 373 —

S'ella prima di mezzanotte non manderà proposizioni di resa, l'avverto che non accetterò domani trattative di sorta. Mi ripeto con la massima considerazione.»

Li 5 novembre 1860 dagli avanposti

Suo devotissimo servo

Firmato Cialdini.

(157)

Risposta del Salzano al Cialdini

Signor generale

«Nell'abboccamento che avemmo alla taverna della catena io non disconvenni dalle considerazioni cui ella mi chiamava in quanto all'esito sfavorevole che avrei dovuto di necessità avere, quando misurando le mie dalle sue forze ne conosceva la sproporzione. Le dissi però che valeva meglio soccombere onoratamente che cedere per effetto di una convenzione, che all'occhio dell'Europa non sarebbe stata giustificabile. Ed ora il perentorio che ella mi dà di non accettare proposizioni trascorsa la mezzanotte è un tempo troppo limitato a poter bilanciare quali siano ancora i miei mezzi e quali le risorse di cui potrei disporre per sostenere l'onore delle armi. Mi consola però sempre l'idea di avere a fare con un nemico generoso, che saprà sempre onorare le virtù militari, e ne profitto per domandare una sospension d'arni per ore 24 a principiare dalle ore 12 meridiane di domani andante per finire all'ora istessa del giorno seguente; sospensione che se accetterà ognuna delle parti conserverà le proprie e rispettive posizioni senza oltrepassarne i limiti.»

Gaeta li 5 novembre 1860

Il comandante in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

— 374 —

(158)

Lettera di Salzano al Cialdini

Signor generale

«Ho ricevuto la pregevole sua e comunque l'ambasciata a voce si è piaciuta mandarmi si è che non avrebbe ricevuto altra mia, pure perché la mezzanotte stabilita non ò decorsa mi permetto dirigerle questa seconda per proporle quanto segue;

1.° Il libero passo, sotto salvaguardia, agli uffiziali, sottuffiziali e soldati che volessero rientrare in qualunque epoca nei loro paesi, garentendo loro il completo esercizio dei dritti di vita civile e privata e anche il loro rilascio per ottenersi la prima condizione.

2.° Trattarsi del cambio dei prigionieri reciproci dei quali i piemontesi sommano a circa mille.

Mi attenta l'onore d'un suo riscontra,»

Borgo di Gaeta 5 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano

 (159)

Lettera del capo dello stato maggiore

del Re di Sardegna al Salzano

Eccellenza

«Il tenente colonnello del corpo reale dello stato maggiore cavaliere de Sonnaz si reca presso V. E. per trattare del cambio dei prigionieri che V. E. propone al generale Cialdini e per manifestarle le determinazioni in riguardo alle altre trattative in corso tra V. E. ed il generale Cialdini.»

Castellone 6 novembre 1860

D'ordine di S. M.

Il generale capo di stato maggiore,

Firmato — M. Fanti.

— 375 —

 (160)

Risposta dei Salzano al generale Fanti

Eccellenza

«Di riscontro al suo foglio di pari data recato dai tenente colonnello de Sonnaz mi onoro rimetterle lo stato nominativo dei prigionieri piemontesi esistenti in Gaeta; l'altro dei prigionieri volontarii e dei corpi franchi essendo lungo si sta compilando e verrà rimesso tra poco. Infine prego V. E. di volermi dare un apppuntamento per trattare delle cose iniziate tra me ed il generale Cialdini.»

Borgo di Gaeta 6 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

Altra lettera del generale piemontese Fanti al Salzano

Eccellenza

«Ringrazio V. E. dello elenco dei prigionieri di guerra appartenenti all'armata regolare ch'ella volle spedirmi ed aderendo ai desiderio che V. E. m'esprime nel suo dispaccio, l'avverto che alle ore 9 di questa sera io mi troverò alla casa Arzano per conferire con V. E.»

Castellone 6 novembre 1860.

D'ordine di S. M.

Il generale capo di stato maggiore

Firmato — M. Fanti.


— 376 —

(161)

Manifestazione del generale in capo all'esercito

«Da oggi in poi sarà nominato un turno di servizio al campo da eseguirsi dagli uffiziali dello stato maggiore presso comando in capo. Questo servigio sarà disimpegnato da un uffiziale superiore, da un capitano e due subalterni.

Domani le truppe che sono nel piano di Montesecco avanti Gaeta prenderanno le seguenti posizioni e daranno il servizio nella maniera qui indicata.

1.° Saranno piantate le tende nella posizione attuale, ma al ridosso del rialto verso Serapo per due brigate in modo, che quelle dei distaccamenti di guardia al campo siano precisamente dietro la cresta e quelle dell’artiglieria mobile presso i siti ove la medesima è in posizione.

2.° La cavalleria si accantonerà nel miglior modo nelle prime case dei borgo in prossimità del campo in maniera da potersi riunire al primo tocco di tromba.

3.° Metà della forza, cioè cinque dei dieci battaglioni de| cacciatori copriranno gli avamposti attuali, rettificandosene la forza e la posizione dal signor generale di giornata che domani sarà il maresciallo Barbalonga coadiuvato dal maggiore Sangro del genio, dai proprii uffiziali di stato maggiore e da quelli del comando in capo che sono di servizio nel campo. E però domani saranno di avamposti i battaglioni 2°, 3°, 4°, 6° e 7° dei cacciatori.

4.° L'ora in cui saranno rilevati gli avamposti sarà alle 12 meridiane, affinché quelli che montar debbono abhianp mangiato l'ordinario e quelli che smontano possano mangiarlo nel rientrare al campo. Valga lo stesso se dovessero distribuirsi viveri a §ecco.

5.° Faranno il servizio di generali di gioì nata nel campo, i generali Barbalonga, Polizzy, Sanchez de Luna ed il colonnello Paterno.

6.° Per lo attendamento sarà nominata una gran guardia composta di una compagnia di fanti ed un plotone di cavalieri.


— 377 —

Questo servizio sarà dato esclusivamente dalle 4 compagnie del 3.° carabinieri leggieri, le quali sino ad altro ordine dipenderanno direttamente dal generale Colonna e pel servizio dal generale di giornata, e dai cacciatori a cavallo, i quali proseguiranno a mandare giornalmente un plotone di avamposto su la consolare all'estremità del borgo, sei ordinanze al sito ove sono gli uffiziali dello stato maggiore del comando in capo che sarà nella prima casa del borgo verso il campo, e tutte le ordinanze che occorreranno a richiesta del generale di giornata.

7.° Ciascun corpo avrà la sua guardia di polizia e di campo con distaccamento corrispondente sul fronte ai termini dell'ordinanza di campagna.

8.° Il signor generale di giornata provvederà alla sicurezza del campo ed al buon'ordine, valendosi del Prevosto generale. Egli stabilirà inoltre il sito della distribuzione dei viveri presso il campo medesimo.

9.° L'artiglieria disponibile alzerà le tende dietro il centro delle due brigate».

Campo di Montesecco 6 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato Giovanni Salzano.

 (162)

Lettera di 5. E, Salzano al generale sardo Cialdini

Eccellenza

«Accompagnati dal colonnello Pianell e dal tenente colonnello Giobbe le spedisco i prigionieri di guerra dell'armata di S, M. il Re Vittorio Emmanuele. Per gli altri dei corpi volontarii del generale Garibaldi mi attendo le indicazioni di V. E. sul modo di stabilirne il cambio.

Non trovo superfluo prevenirla che laddove l'E. V. volesse entrare in una trattativa puramente distaccata dagl'interessi della Real piazza che non dipende da miei ordini,


— 378—

ho dato facoltà agli anzidetti uffiziali di accogliere e riferire le condizioni che V. E. crederà stabilire; persuaso che non vorranno essere mai lesive all'onore militare del quale questo corpo di esercito è geloso.

Accolga le riproteste della mia distinta stima e considerazione.»

Quartier generale del Borgo di Gaeta 7 novembre 1860

Il generale comandante in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

(163)

Manifestazione del comandante in capo napolitano all'esercito.

«Molti uffiziali di questo corpo di esercito mettendo in non cale i proprii doveri e la posizione dell'esercito che trovasi a fronte del nemico hanno abbandonato i corpi rispettivi e si sono permessi d'introdursi nella piazza e starsene tranquilli e spensierati. Ciò è un reato che trascinar deve di conseguenza altro simile reato commesso dai soldati. Per porre un freno a tale scandalo contrario ai principii della disciplina militare massime in tempo di guerra, dispongo:

1.° Che per le ore 2 (p. m.) di Dggi ogni capo di corpo faccia giungere a questo comando in capo un rapporto dettagliato dell'assenza dal campo dei rispettivi uffiziali.

2.° Gli uffiziali che si trovassero mancanti all’appello s'intendono di fatto destituiti.

3.° Ogni altro uffiziale di qualunque grado, corpo, o arma, che si arbitrasse di abbandonare il suo posto, senz'autorizzazione dei superiori, s'intende destituito dal proprio grado.»

Borgo di Gaeta 7 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.


— 379 —

(164)

lettera del generale piemontese Cialdini al Salzano

Eccellenza

«Dirigo all'E. V, ventinove prigionieri in iscambio di ventinove bersaglieri a noi ritornati nella giornata di ieri. Questi al loro arrivo manifestarono il modo indegno e contrario gl'uso delle armate Europee con cui vennero trattati, dalle truppe Borboniche. Asseriscono eh ebbero a soffrire insulti d'ogni specie, percosse, schiaffi e sputi nel viso. Mi astengo dal qualificare più severamente atti sì sconci e disonorevoli e mi limito a restituirle dei prigionieri che non furono malmenati, scherniti, né vilipesi da nessuno.

Ho visto nei giornali che l'E. V. mi accusa di averle sorpresa a tradimento la scorta in Teano quando venne ad abboccarsi meco al quadrivio della taverna della catena. L'E, V, ben sa, poiché me lo scrisse, che una pattuglia di garibaldini fu quella che arrestò la di lei scorta, ignorando il nostro colloquio. Appena ricevetti la di lei lettera mi adoperai presso il generale Garibaldi onde le fosse immediatamente restituita la scorta che l'E. V. con ogni dritto reclamava, ed amo credere che il generale Garibaldi glie l'abbia fatta restituire in seguito alle mie premure. E qui giovi osservarle che io non ho autorità di dar ordini al predetto generale. Ciò posto io la invito a smentire nel foglio di Gaeta il fatto che mi è stato attribuito e qualora l’E. V, si negasse a questo debito di onore, spero di vivere abbastanza per esigere da lei una personale soddisfazione.

Ho l’onore di ripetermi con massima considerazione dell'E. V.»

Cartellone 8 novembre 1860

Devotissimo servo

Firmato — Cialdini.


— 380 —

Lettera del Salzano con la quale risponde al Cialdini

Eccellenza

«Mi scuserà V, E. se con ritardo riscontro la pregevole sua degli 8 stante. Sono più giorni che una indisposizione mi tiene poco attivo. Ciò non pertanto mi sforzo ora a compiere appo V. E. questo dovere.

I prigionieri in cambio di quelli ebbi restituiti all'E. V, qui pervennero ed io le ne rendo le sentite grazie. In quanto ai maltrattamenti di che i bersaglieri suoi le hanno portato lamento e che avessero potuto ricevere nell'atto della cattura, se pure sia d'ammettersi il fatto, non può attribuirsi che al biasimevole arbitrio di pochi tra la classe dei soldati in potere dei quali si può avere la sventura di cadere, che, o per poco coltura, o per brutale istinto, si fanno a sconoscere gli usi della guerra ed i principii di rispetto che si debbono ai prigionieri. Vi sono di questi uomini in tutte le armate ed io stesso ne feci triste esperienza in altri tempi! Sono cose inevitabili nella guerra, ma non possono attaccare le opinioni degli eserciti e non può confondersi la parte pel tutto.

Eccomi ora a V. E. sul secondo periodo del suo distinto foglio che tratta della dispiacenza le ha prodotto l'articolo inserito nella gazzetta di Gaeta relativamente alla cattura della mia scorta che si verificò in Teano nel giorno che avemmo in Caianiello abboccamento insieme. Stabilisce per principio V. E. di averle io dato accusa di quell'attentato. D'onde ha potuto argomentarlo V. E. è appunto ciò che non ho saputo vedere. Io viceversa assicuro e dichiaro a V, E. ed al mondo intero di non aver tampoco fatto balenare il minimo sospetto che in quello avvenimento avesse potuto V. E. avere alcuna parte. Il mio onore e la mia coscienza non avrebbero saputo suggerirmi un mendacio. Accusai ili quest'attentato i garibaldini perché ad essi ne andava solo devoluta la disonorevole rappresaglia, e che semprepiù li disonora per non aver tenuto conto delle istanze gli ebbe fatte l'E. V. perché quella scorta fosse stata rilasciata, come mi ha óra istruito.


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— 381 —

D'altronde ho voluto leggere, e per la prima volta, l'articolo della suddetta gazzetta. Dessa nel fatto non particolarizza il generale Cialdini ma invece i corpi di eserciti da questi capitanati, ritenendosi forse che l'uno e l'altro esercito stessero sotto la medesima dipendenza, che nel fatto non è come l'E. V. mi ha manifestato. Ma lo sia pure. Sarebbe mancar di logica attribuire ad un capo supremo ciò che il capo d'una singola parte di questo esercito avesse potuto commettere. Fornita com'è V. E. di sano raziocinio non disconverrà su di questa osservazione. Era intanto del mio onore reclamare l'emenda dell'inserito articolo, come ho già, fatto, ed ho avuto assicurazioni di adempimento. Se dopo questa franca e leale mia manifestazione non rimanesse soddisfatto l'E. V. e risarcita della creduta offesa, che ha voluto le avessi nel fatto in esame arrecata, rimarrò sempre in aspettativa di suo onorevole invito.

Le riprotesto intanto i sentimenti della mia stima ed alta considerazione.»

Quartier generale del Borgo di Gaeta 12 novembre 1860

Il tenente generale comandante in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

(165)

Comandava a tempo il 14.° dei cacciatori, per malsania del maggiore Celio, il capitano aiutante maggiore Antonini e questi fu dal Sovrano degradato. Nondimeno in quel che la difesa di Gaeta facevasi, assoluto dell'errore commesso, riebbe novellamente il grado.

(166)

Le quattro compagnie del 3.° dei carabinieri leggieri che occuparono la torre Viola alla estrema sinistra del campo eratio comandate dal capitano Hess. E queste furono le quali dopo aver difeso Maranola con tanto valore, si ritirarono in Montesecco aprendosi un varco tra i nemici che lo avevano circondate.


— 382 —

 (167)

I generali Colonna e Barbalonga dopo poco tempo, disgustati in vedere che non facevansi le loro truppe entrare nella piazza, ed il ministro della guerra el’erasi doluto perché essi le avevano condotte colà contro il voler suo dimandarono d'esser disciolti dai legami militari» Il che avendo ottenuto partirono di Gaeta.

 (168)

È utile che i nostri lettori sappiano la lettera che il Balzano scrisse ai ministro della guerra per lasciare il comando dell'esercito, la risposta che gli fu indiretta e la manifestazione ch'egli fece alle truppe.

Lettera del Salzano al ministro della guerra

Eccellenza

«Dopo quanto mi è occorso osservare nella passata notte, che al primo colpo di cannone nemico le truppe sonosi gittate nel cammino coperto della piazza saltando le palizzate; dopo le proteste in massa dei generali, dei capi dei corpi, degli uffiziali e della truppa di essere stanchi dal lungo bivacco, il mio fisico ed il mio morale sono rimasti talmente tocchi che non ho più forza di reggermi e di ragionare. Sono in letto delirando con forte vomito che mi ha scosso la fibra intera. Prego l'E. V. pertanto mettermi ai piedi di S. M. il Re (N. S.) perché nella sua clemenza decida della mia sorte ed accetto anche rassegnato il supplizio, anziché ritenere più oltre il comando del quale sono rivestito.»

Gaeta 11 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.


— 383 —

Risposta del ministro della guerra al Salzano

Eccellenza

«Lo stato in cui si è ridotto questa piccola parte del corpo di esercito fa si che non possono esimersi da tale incarico coloro che in questi ultimi giorni han fatto parte del corpo stesso. Essi debbono compiere 1 opera, e quando qualcuno è infermo lo sostituisca l'immediato in grado. Glie Sanchez prenda il comando delle truppe.»

Gaeta li novembre 1860

Il ministro della guerra

Firmato — Casella.

Manifestazione del generale in capo all’esercito

«S. M. il Re si è degnata disporre che durante 1 infermità che mi affligge il comando di questo corpo di esercito sia affidato al brigadiere Sanchez de Luna»»

Borgo di Gaeta 12 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Giovanni Salzano.

— 384 —

(169)

Manifestazione del generale in capo all'esercito.

«Il maggiore Migy assuma le funzioni di capo dello stato maggiore del corpo di esercito di operazione, visto P allontanamento del sottocapo e degli altri uffiziali superiori di maggior grado, i quali perché appartenenti alle armi speciali sono andati ad accréscere il numero dei difensori della piazza.»

Borgo di Gaeta 12 novembre 1860

Il generale in capo

Firmato — Salzano

(170).

La prigionia nella quale volle essere volontariamente il decimoquinto dei cacciatori addolorò grandemente il Sovrano e fu cagione che il ministro della guerra rinunciasse da quel momento alla difesa del terreno esterno della piazza. E vuolsi por mente che i piemontesi attaccarono pugna contro il lato dritto dei napolitani pochi momenti dopo che il colonnello Pianell ritornò dal quartier generale dello inimico senza che gli si fosse data facoltà di andarvi. L'esercito fu oltremodo maravigliato della condotta del Pianell e non seppe intendere perché costui che con tanto plauso aveva pugnato da prode in tutto il tempo di questa campagna avesse. voluto in sul terminare di essa far dubitare di sé operando in maniera che i suoi cacciatori prendessero quelle armi con le quali avevano fugato tanti nemici.

 (171)

Fra i morti ebbesi a rimpiangere il prode aiutante maggiore Hess.

— 385 —

(172)

Tra i 2400 uomini perduti dai napolitani in questo combattimento sono compresi i prigionieri fatti dal nemico pugnando, e quelli che volontariamente cedettero le loro armi.

(173)

Il colonnello Lagrange appena i volontari ebbero lasciato le loro armi scrisse al Re una lunga lettera il 10 novembre da Roma, con la quale censurando l'ordine che il ministro della guerra aveva dato al Ruggiero affinché le truppe si riducessero nello Stato Romano, osava di scagliare insane ingiurie contro la maggior parte dei generali napolitani.

 (174)

Registriamo nella stessa lingua nella quale fu scritto il processo verbale delle armi consegnate dai napolitani al governo pontificio.

— 386 —

(169)

Procès verbal de prise en charge d} armes, munitions, matériel, harnachement, équipement et objets divers napolitains pour le compte du gouvernement pontifical.


L'an mille huit cent soixante et un le neuf Janvier, nous Rénault d'Ubexi lieutenant-colonel commandant l'artillerie du corps d'occupation, appelé à constater un versement d'armes munitions, matériel, harnachement, équipement et objets divers effectué par les troupes Napolitaines, en exécution de l'ordre de M. le général de division, aide de camp de l'Empereur, commandant en chef le corps d'occupation, en date du 10 décembre 1860, nous sommes transporté au pare nous avons trouvés réunis:

MM. Roux capitaine directeur du pare, Rouillon garde d'artillerie et M. Vincence Baccher major délégué par le général commandant l'armée Napolitaine.

La visite de tous les objets emmagasinés a donné lieu au classement suivant.



DÉSIGNATION DES OBJETS

KILOGRAMMES

NOMBRE

FUSILS

d'infanterie

Anglais rauvuries

Anglais à silex

Anglais transformés

» de Voltigeurs

Modèle 1822 à silex.

Mod. 1822 transformés

Modèle 1842


47

358

461

1837

966

1320

à voltigeurs

Modèle 1842

Modèle 1842 transformés


964

903

à dragons

Module an IX.

Modèle 4842 transformés


2214

12

— 387 —




DESIGNATICI DES OBJETS

KILOGRAMMES

NOMBRE



Carabines

Suisses

Modèle 1846

D'artillerie

23

2891 

175



Mousquetons

de gendarmerie Me

1842 à hausse.

de gendarmerie transformés


De cavalerie Modèle an IX transformés.

de cavalerie Modèle an IX à silex.



91


32



33


832

SABRES


de cavallerie

de ligne (dragons).

légère

poignées en cuivre

de gendarmerie poignées

en fer


1194 

716

87


1150


d'infanterie

D'adjutant.

Modèle napolitain

Modèle 1816 (briquet)

Modèle 1831

10

182

2375 

206

Baionnettes pour carabines.

Baionnettes pour carabines (sans fourreaux

d'infanterie 1816 (sans fourreaux

3011

145

92

Pistolets

Lances

Baionnettes d'infanterie

Casques

Baguettes do pistolets à anneaux

Baguettes de mousquetons

Clairons

Tambours


2359 

439 

8757 

661

666

530

10

19

— 388 —

DÉSIGNATION DES OBJETS

KILOGRAMMES

NOMBRE

de cavalerie


3180

Gibernes de chasseurs à pied


1290

d'infanterie


2703

Dragonnes


2700

de cavalerie


1450

Ceinturons du génie


1850

de chasseurs à pied


1650

Sabretaches


625

Bretelles de fusils


1100

Porte-manteaux


330

Porte-gibernes de cavalerie


2700

Porte-gibernes d'infanterie


1050

Ceinturons d'artillerie


215

Belieres et courroies diverses


1500

Selles d'attelages avec accessoires,


343

Selles de sous-verge avec accessoires


368

Selles de cavalerie


243U

Bats de mulets


56

Colliers sans accessoires


496

Chabraaues


1510

Brides de cavalerie


1428

Brides de mulets


259

Brides de sous-verge


25

Licols de parade


810

Licols d'ecurie


710

Plates-longes


65

Canons de 6 sur affûts


22

Canons de 4 rajês sur affûts


8

Obusiers de 5 6 2 sur affûts


10

Obusiers de montagne sur affûts


4

Caissons de 6


18

Caissons de 4 rajés


8

Caissons d'obusiers de 5, 6, 2


6

Caissons d'infanterie


13


— 389 —


DÉSIGNATION DES OBJETS

KILOGRAMMES

NOMBRE

Affuts de rechange


7

Forges de campagne


3

Chariots de parc


11

Chariots de batterie couvertes


2

Charrettes a 2 tour couvertes


10

Voitures d'ambulance complètes de caisses


2

Char-à-banc


1

Charrettes non couvertes


3

Caisses d'outils


2

Tonneaux à eau


5

Barils 210 de cartouches à balles d'infanterie


537784

Caisses longues 31 du cartouches à balles d'infanterie




33480

Caisses carrées 38 de cartouches à balles

d'infanterie




49120

Barils 1 de capsules


600

Barils 5 de balles


5

Cartouches à balles d'infanterie


84000

Cartouches à boulets pour canons de 6


2366

Boites à balles de 6


1213

Charges pour boites à balles de 6


851

Boites à balles de 15c


431

Charges pour boites à balles de 0, 15c


819

Obus ordinaires pour canons de 4 rajés


1072

Obus à balles pour canons de 4 rajés


132

Boites à balles pour canons de 4 rajés

132

Charges pour canons de 4 rajés

1300

Obus de montagne

185

Boites à balles de montagne

250


Barils 5 de poudre de 50*

150


Barils 6 de poudre de 25&

23

— 390 —


En foi de quoi nous avons dressé le prèsent procès verbal que nous avons signé avec les personnes dénomenées.


Le garde d'artillerie

P. Rouillon.

Le capitarne directeur du parc

Roux.

M.le major napolitain

V. Baccher.



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Le Lieutenant colonnel commandant artillerie

R.d'Ubexi.

(175)

Re Francesco per mostrare ai generali francesi la sua gratitudine per la generosa accoglienza ell’essi fecero alle truppe napolitane ch'entrarono nel suolo pontificio, conferì loro molte decorazioni, ed indiresse al Govon una lettera fatta di suo pugno. Perché registriamo la risposta scritta da questi al Monarca.

Lettera che indiresse il generale francese Govon

a Re Francesco.

Sire

«J'airecu J'insignedont VotreMajesté abien vouium'honorer etje nesaurais diretoute marespectueusereconnaissancepour lalettre sibienveillantequ'a digném'écrire.

Quelleque soitl'immense valeurde ladécorationde votreordre deSaint Janvierregue, àmon avisne peutéga. .ler celiede lalettre dontje metrouve l'heureuxet fierpossesseur. Oui,Sire, jevoudrais pouvoirservir votrenoble etjuste cause,qui metrouveraistoujours prêt,dans lalimite deco quine mesera pasdéfendu, àlui donnermon, tropmodeste concour.

— 391—


J'aiadmire lessoldats deVotre Majestéqui lafortune apu trahir,et j'aivus quel’énergieet lacalme sontrestéestelles qu'aprèsmême delongùessouffrances ettrois joursde privationsde toutaliment; ilsn'avaient pasun motde plaintesur leslèvres etont reçusavecreconnaissanceles secoursdont lasimple humaniténous faisaitun devoir.Votre artilleriea voulumême dansle dépôtde sonmatérielse distinguerencore ethonorer sonsouverain ennous venantbelle commepour unerevue! Quen'avez vouspris lecommandement]direct etpersonnel depareil soldatsqui sontdu nombrede 14,000 etaprès tantde souffrancesn'ont euencore que72 hommesàl’hôpitalde Terracinaet 42à celuide Velletri?

Permettezmoi,Sire, dejoindre lesexpressions dela reconnaissancede mesheureuxsubordonnesfavoriséspar VotreMajesté àcelle quej'ai l'honneurde vousexprimerdirectement.

Firmato— Gojon.

(176)

Appena furono disciolte le milizie napolitano ch'erano nello stato della Chiesa, molti uffiziali di esse trovarono modo di andare spontanei in Gaeta per guerreggiare ancora in favore della indipendenza della patria e per dividere con i loro commilitoni le pene ed i disagi dello incominciato assedio di questa fortezza. E noi per onorare la memoria di questi bravi ne registriamo i nomi. Essi furono:

Il capitano Michele Giuliani dei fanti; i capitani di artiglieria Carlo Corsi, Errico Afanderivera, Giovanni Trombetta, Luigi Palumbo, Errico Guida, Teofìlo Galluppi, Ludovico Quandel, Francesco Lamorgese; i primi tenenti di artiglieria Francesco Giardina, Alfonso Timpano, Antonio Lastrucci, Francesco Tedesco, Donato Bruno, Luigi Zara, Pasquale Massarelli, Francesco Paolo Corsi e Luigi Candilera e lo alfiere pure di artiglieria Raffaele d'Alessandro.

— 392—

E poiché parliamo degli uffiziali delle armi speciali che vollero sempre combattere contro coloro che amavano far sacrificio della indipendenza del reame delle Sicilie, fa bisogno notare eziandio i nomi di quelli tra essi che volonterosi il sei settembre 1860 si raccolsero in Capua, o in Gaeta, lasciando di propria volontà la Capitale, o altri punti del Regno. Essi furono:

Dell’arma di artiglieria; i tenenti colonnelli Antonio Ulloa e Nunzio Ferrante: i maggiori Vincenzo Afanderivera ed’Emilio Tanchi ed i capitani Luigi Guillamat, Giuseppe Bartolomasi, Bonaventura Minutolo, Gennaro Gaetani, Luigi Moruzzi, Demetrio Stratti e Giovanni Ruggiero.

Dell'arma del genio; i colonnelli Pietro Pelosi e Salvatore Colucci; i maggiori Francesco Giannico e Gaetano de Montaud, ed i capitani Errico Ritucci, Paolo di Sangro, Costantino Andruzzi, Luigi lsastia, Francesco Saverio Anfora di Licignano, Raffaele Satriani, Cesare de Nora, Vincenzo Violante, Ferdinando de Rosenheim, Gaetano Carrascosa, Francesco Rammacca, Luigi de Rosenheim, e Giuseppe Ferrari.

FINE



































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