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150 anni di colonizzazione

Antonio Pagano

Lo Stato italiano, dopo 150 anni di continue farse e menzogne risorgimentali, pervicacemente ancora continua l’esaltazione e il compiacimento dei crimini risorgimentali contro il Sud. Un Sud sottomesso nel 1860 dagli unni savojardo-piemontesi, le cui azioni delittuose vengono festeggiate con un titolo di copertura: «150 anni di unità italiana», negando sempre la vera storia non solo ai «meridionali», ma anche alle povere anime candide padane.

Insomma la guerra continua: la guerra contro il Sud.

Per lo Stato «italiano» siamo tutti «fratelli» e, quindi, non può esistere altra storia se non quella ufficiale. Del resto i potentati e sodali di questo Stato, piú padano che «italiano», hanno sempre convenienza a mostrarsi compiaciuti dei delitti compiuti contro i terroni. La cosa, infatti, rende sempre: sono svariati (e in quantità nascosta) i miliardi di euro (scippati anche dalle nostre tasche) profusi agli "amici degli amici" che, ingordi, festeggiano in modo "politicamente corretto", con manifestazioni per lo piú risibili, lo squallido anniversario. La greppia risorgimentale, infatti, è sempre pronta ad essere munta per ogni occasione «risorgimentale». Il Presidente, che dovrebbe essere il presidente di tutti gli italiani, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la retorica dello Stato e la figura istituzionale di garante della Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa Italia, altro che vuote parole. In questo paese le stragi e le ruberie risorgimentali son protette dallo Stato. Altrove sarebbe "apologia di reato".

La cosa piú importante per questo Stato è festeggiare 150 anni di "unità", non una parola sul fatto che al Sud i disoccupati sono il triplo rispetto al Nord, e in alcuni casi addirittura il quintuplo: il tasso di disoccupazione infatti è passato dal 6,1% del 2007 al 6,7% del 2008 (dati Istat). Né si accenna al fatto che il Pil in Nord Italia è cosí alto grazie alle braccia e alle menti dei tanti meridionali che non hanno potuto trovare lavoro al Sud per colpa di una classe politica e di una classe dirigente che volutamente non vi ha mai inteso creare condizioni reali di sviluppo (dati Svimez).

Altro dato significativo di questa "unità" è che, mentre nel 1951 il Sud rappresentava il 23,9% del prodotto interno lordo nazionale, oggi è scivolato leggermente indietro, al 23,7 per cento, nonostante i 343 miliardi di euro «spesi» negli ultimi 60 anni per lo sviluppo del Mezzogiorno. E questo Stato, che dovrebbe essere di tutti gli italiani, nasconde vilmente che i finanziamenti come la Cassa del Mezzogiorno o interventi della 488 in realtà furono ideati per favorire spudoratamente le aziende del nord che vennero al sud a creare finte aziende sfruttando tali finanziamenti, aziende che hanno poi subito chiuso lasciando disoccupati i lavoratori. Anzi, i politicanti del Nord, e i loro ascari meridionali, per di piú addossano la colpa di tutto ai meridionali che «non vogliono lavorare» e che «c’è la mafia», quando poi i piú grandi crimini e le piú grandi truffe sono sempre state fatte al Nord e per il Nord (dati Istat).

Risulta evidente che questo continuo, lento e inesorabile cammino compiuto dal prevaricante potere dell’avido Nord, sull’onda del malefico «risorgimento», sta portando il Sud all’annientamento. Tra breve scomparirà perfino la nostra anima, perché sempre costretti a cercare lavoro e libertà in altri Stati, dato che questo «italiano» in cui siamo stati asserviti non ce li concederà mai. Il Sud sottomesso è infatti l’energia vitale che serve a far "campare" il Nord, che - come subdolo parassita - vive sfruttando in ogni senso il Sud: per questo è stata fatta l’unità d’Italia. Questo è il vero motivo per cui si festeggiano 150 anni: il Nord da povero è diventato ricco rapinando e sfruttando il Sud che da ricco è diventato povero. E si vuole continuare cosí: per questo dicono: "l’unità italiana è sacra". La verità è questa e nessuno al mondo potrà dimostrare il contrario.

Per recuperare responsabilità, efficienza e impegno, elementi necessari perché il Sud diventi un paese moderno e competitivo, è assolutamente indispensabile che il Sud ritorni ad essere indipendente e che si scrolli di dosso i parassiti del Nord che lo soffocano e lo paralizzano. Altrimenti entro pochi anni sarà la fine.

Altro fattore negativo che deve essere eliminato è la criminalità organizzata. Circa il 30% delle imprese meridionali è sottoposto a una decisa ingerenza criminale che frena ogni volontà di crescita. Questo accade perché lo Stato italiano - interessatamente - non è presente al Sud e compie solo teatrali azioni di facciata per dimostrare che combatte la criminalità, ma si guarda bene dallo stroncare i vertici di essa perché è una buona cosa che la criminalità tenga bloccato ogni proposito di sviluppo del Sud. Solo ritornando indipendenti, sviluppando il nostro benessere, e con un nostro Governo, la criminalità potrà essere sconfitta.

Se fossimo indipendenti, inoltre, potremmo certamente usare per noi i fondi comunitari che attualmente sono intercettati da questo Stato risorgimentale che ci impedisce di avere nostre infrastrutture, di fare valide ricerche e innovazione. Da ricordare, in proposito, gli espropri continui che vengono fatti con i fondi per le aree sottosviluppate del Mezzogiorno per assegnarli a imprese del Nord. Recentemente ben 36 miliardi di euro sono stati sgraffignati al Sud e portati al Nord con il pretesto che «al Sud non servono e che non li sa utilizzare», complice la nostra ascara classe politica. Trentasei miliardi nostri che sono stati utilizzati al nord per creare il consorzio del parmigiano reggiano e del prosciutto crudo di Parma, e per alcuni battelli sul lago di Como.

Chiamano «unità» questa truculenta colonizzazione: 150 anni di pesante e degradante colonizzazione che diverrà ancora piú devastante quando (e se) saranno attuate le riforme e il federalismo leghista. Il testo sul Federalismo, poi, è di proposito equivoco e renderà costituzionali le attuali disparità storiche del Paese, allargando il solco esistente tra Nord e Sud senza alcun sistema di perequazione. E col meccanismo previsto si sarà ben lontani dall’assicurare quella perequazione della capacità fiscale prevista dall’art. 119 della Costituzione necessaria per garantire uno standard di prestazioni almeno in quelle funzioni molto importanti come l’ambiente, il turismo, il commercio e, soprattutto, la Sanità.

Il Sud, dunque, di fatto non è mai stato unito al Centro-Nord. Non c’è alcun valido motivo di aspettare oltre a ritornare indipendenti.

Antonio Pagano


DUE  SICILIE nr. 3 anno 2010 - 150 anni di colonizzazioneDUE  SICILIE
Numero 3/2010
(Maggio / Giugno)
Sommario:
3. Largo ‘e Palazzo
4. La Nazionale di Calcio
5. 150 anni di colonizzazione
6. La Civiltà Cattolica (LVIII)
8. I Borboni
10. Non tutti sanno che ...
11. Il museo Lombroso
14. Un aspetto della politica di Ferdinando II
17. L’Assedio (12)
25. Lo Scaffale duosiciliano
26. Monolugu ppi dui
27. L’Armata di Mare
28. Grane padane
29. Un insorgente di nome Andreas Hofer
30. Terroni (Pino Aprile)
35. Quelli del Nord fanno ammuina
36. Giornata del ricordo
38. Le Voci di dentro

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