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Fonte:
ilbrigante - ottobre 2008 - pag. 5

Tra attivismo e tradizionalismo

Ecco i Comitati Due Sicilie

Intervista al segretario nazionale Fiore Marro” Non diventeremo mai un partito politico tradizionale. L’obiettivo è quello di riscattare l’unica nazione europea sparita dalle cartine!”

di Gino Giammarino

Comitati Due Sicilie: Un movimento che partendo da S.Nicola La Strada 

si sta espandendo su tutto il territorio nazionale.


Come da noi anticipato nello scorso numero, domenica 5 ottobre 2008 si è tenuto il primo congresso nazionale dei Comitati Due Sicilie, movimento che partendo da San Nicola La Strada (CE) si sta espandendo sul territorio nazionale distinguendosi anche per un forte e continuativo attivismo. A raccontarci le loro idee e le ambizioni è il segretario nazionale Fiore Marro.

Come sono nati i Comitati Due Sicilie?

Dall’esigenza di tanta gente che ha scoperto la propria storia, anche in tarda età, attorno ai quaranta o quarantacinque anni (questa l’età media dei nostri aderenti), di mettere insieme delle forze per dare voce ad un Sud che, ormai, non ha più niente: né voce, né eco.

D’altronde, il riferimento alle Due Sicilie nel nome ha un significato storico e culturale ben preciso…

Assolutamente sì. Quando noi usiamo alcuni termini come “meridionalismo”, “Sud” o “Due Sicilie”, intendiamo dare un messaggio chiaro e preciso a chi sta fuori. Anzi, vado oltre: senza la parolina “Borbonico” questo progetto non avrebbe alcun motivo di esistere, perché l’idea che sta alla base dell’aggregazione dei Comitati è quella di riscattare l’unica nazione europea sparita dalle cartine geografiche, cioè, la nostra, quella che va dagli Abruzzi a Malta. Anche se gli inglesi non l’hanno mai voluto riconoscere, ma questa è la verità ed il confine storico.

Vogliamo soffermarci sulla parolina “Borbonico” di cui sopra?

Certamente. Tengo a precisare che “borbonico” non è un’ideologia, siamo costretti ad usare questo termine per far capire proprio la nostra provenienza di terra, di sangue, ancestrale …Qualcuno dice che si tratta solo degli ultimi centoventisei anni, ed è vero. Ma è anche vero che proprio durante il periodo del regno della Real Casa di Borbone si realizzano le maggiori opere ed infrastrutture con primati che, ancora oggi, costituiscono un motivo d’orgoglio. Questo non per piangerci addosso, ma per dar prova a chi è digiuno di sapere che c’è stato un momento in cui dei buoni amministratori, aldilà della preferenza per la monarchia o per la repubblica, hanno intuito la natura dei propri cittadini, certamente diversa da quella di un milanese, di un inglese o di un francese, riuscendo ad esaltarla.

 Questo per quanto riguarda la parte culturale. Ma siccome tu hai “Un’anima divisa in due” come il bel romanzo che hai scritto e dal quale è stato tratto anche uno spettacolo teatrale, passiamo a parlare della proposta politica dei CDS…

Ringrazio per i complimenti, ma preciso che la versione teatrale è molto diversa anche se parla dello stesso periodo storico, come ha potuto verificare chi l’ha vista a Melfi in ottobre o la potrà vedere a Caserta il prossimo 8 novembre.Per quanto riguarda la proposta politica, ho scritto qualche tempo fa ad un nostro amico comune, Andrea Balìa, che mostra spesso perplessità sul fatto che noi, anziché andare da soli come altri piccoli partiti meridionalisti, perseguiamo una forma di pseudo apparentamento con il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo. E come ho detto a lui, ribadisco che l’unico motivo che ci ha spinti a sederci al tavolo delle trattative con loro è la parolina magica “Sud” che adoperano sia Lombardo che i referenti della Campania e che noi tutti amiamo.

Beh, anche “Autonomia” non è male…

Certo, ma noi non crediamo nell’azione partitica. Pensiamo piuttosto, come in un film di Robert De Niro, a creare una serie di “sleepers”, di dormienti, personaggi capaci di risvegliarsi per entrare in azione nel momento in cui c’è bisogno della loro opera. I Comitati Due Sicilie non diventeranno mai un partito politico tradizionale, poiché sarebbe un’offesa per il concetto stesso di nazione che muove i nostri militanti. L’idea di fondo è che sarebbe spoetizzante ridurre una Nazione a partito. E’ chiaro che siamo uomini di questo tempo, e non rifuggiamo da nulla: ove si aprissero i varchi per un’azione politica compatibile ci metteremmo dentro la faccia, l’anima e il cuore.

Come vi ponete riguardo al “Regionalismo europeo” ed al “Federalismo fiscale” che si sta avviando in Italia?

Per quanto riguarda il Federalismo fiscale, sappiamo benissimo che si tratta di un’ulteriore fregatura per la nostra gente come sappiamo che siamo troppo piccoli per porvi un freno in qualche modo, ma vorremmo dei riscontri importanti. Per esempio, che il petrolio della Regione Basilicata non le venga erogato solo per quel misero 7% attuale o che le raffinerie siciliane incomincino ad avere, finalmente, i soldi che le spettano o che le tasse sulle opere pubbliche ed infrastrutture che vengono realizzate al Sud dalle grandi imprese del Nord restino alle nostre amministrazioni locali. Nostro sogno è quello di poter camminare un giorno con l’auto coperta da una polizza assicurativa stipulata con una compagnia del Sud, o di trattare i nostri risparmi con una banca autoctona. Ci vorrà molto tempo ed un fronte comune molto ampio, forte e compatto.

 Come vedete la classe politica attuale? C’è qualche figura che potrebbe già rappresentare un po’ di speranza per il cambiamento di domani?

 Nella classe politica già impegnata ufficialmente? Assolutamente, nessuno! Neanche nel più piccolo e sperduto comune. Basta guardare quello che accade da anni in Campania: nonostante governi uno schieramento che si dichiara “progressista” e di sinistra, la camorra non è stata dimezzata, la corruzione non è rallentata, le industrie ed i posti di lavoro sono, rispettivamente, in difficoltà e limitatissimi. Politica? Quando, dove, chi?!

Il nostro modello è quel “Taxi di Mattei” e continuiamo a crederci anche tra le difficoltà di operare su un doppio binario: l’indottrinamento culturale e l’operatività politica.

 Quanto tempo ci vorrà per avere una classe dirigente emendata dal “peccato originale”?

 Tuttociò ha una partenza: Silvio Vitale, Angelo Manna, Lucio Barone, Carlo Alianello, tutta gente che con i propri scritti ha preparato il solco. Oggi abbiamo ragazzi di vent’anni che si sono avvicinati al nostro discorso, sono venuti al congresso e rappresentano la nostra speranza di domani.

 Qual è l’obiettivo del grande attivismo di cui siete protagonisti e del quale vi va reso merito?

 Innanzitutto, che gli aderenti stiano insieme, magari anche con le proprie famiglie come abbiamo visto al congresso. L’incontro che faremo l’anno prossimo a Caiazzo, sul Volturno oppure a Pontelandolfo sarà molto simile a quelli di Pontida: una due giorni nella quale si parlerà di economia, finanza, futuro delle Due Sicilie, ma si starà anche insieme con le famiglie, si faranno giochi, canti, musiche del passato, con l’obiettivo dichiarato di diventare una comunitas, una grande famiglia sempre più allargata e consapevole.

Tra le altre iniziative solite come presentazioni di testi, incontri, spettacoli e varie, nel 2009 faremo l’annullo postale dedicato a Ferdinando II di Borbone perché il 23 maggio dell’anno prossimo ricorrerà il centocinquantesimo anno della sua morte. In tempi più lunghi, la costituzione di un sindacato delle Due Sicilie.

Come definirebbe i CDS in uno slogan?

Facile: noi non siamo qui per fare un partito ma per riscattare una nazione.












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