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Fonte:
https://comitatiduesicilie.org/

 Il brigantaggio postunitario in Terra di Lavoro di Angelo D’Ambra

di Valentino Romano

Roma 10 aprile 2010

 .

Due Sicilie, buona domenica!

Preliminarmente devo ringraziare gli amici che hanno voluto, bontà loro, farmi pervenire il loro apprezzamento per la rubrica. Fra tutti consentitemi di salutare il cav. Giovanni Salemi, una delle nostre bandiere più rappresentative. E autentiche!

Ringrazio pure gli amici che hanno dissentito (a modo loro, beninteso) dissentire con le mie scelte, chiamiamole così, di “collaborazione”.

 Ricordo loro però, pur senza acrimonia, a costoro che nel nostro “universo” (=amanti a vario titolo del Sud e delle sue ragioni) non esiste una sovranità assoluta, né una investitura divina, né alcuno è autorizzato a “legittimare” o “delegittimare” gli altri, a seconda che appartengano o meno a una certa … “parrocchia”.

Et de hoc satis! Veniamo al libro di questa domenica, Il brigantaggio postunitario in Terra di Lavoro di Angelo D’Ambra. Lo so, se ne è già parlato, forse anche in questo sito. Il libro però a me piace e lo scopo di queste chiacchierate è condividere le mie impressioni con gli amici, non fare “recensioni classiche”.

A proposito un rigo su queste ultime me lo consentirete: spesso si coglie l’occasione di un commento ad un libro per veicolare le proprie idee, non per illustrare quelle del suo autore; talvolta addirittura per affermare la supremazia delle prime sulle seconde. E lo si fa con supponenza e superficialità. Così si sfogliano appena i libri da recensire e ci si ferma alle prime pagine. Il risultato però è che chi con i libri ha dimestichezza se ne accorge facilmente. Io il libro di Angelo l’ho letto e riletto, messo da parte, “digerito” e ripreso in un secondo tempo perché mi intrigava e mi intriga ancora. Innanzi tutto perché è la sua “opera prima” e a me queste interessano particolarmente; poi perché è stampato in proprio; e infine perché a farlo è un giovane. Se mettiamo insieme questi tre elementi ne viene fuori un quesito interessante: cosa spinge un giovane a scommettere e a mettersi in discussione (anche con la sua saccoccia) in un campo affollato da tanti soloni (o presunti tali) convinti – ognuno per sé – di aver scritto la bibbia del brigantaggio? Alla base ci devono essere forti motivazioni ideali, tanta determinazione e la necessaria competenza. E su quest’ultima intendo soffermarmi un attimo riguardo a D’Ambra che dimostra di avercela tutta: non scrive un libro de relato, cioè scopiazzando altri autori (pratica questa peraltro diffusissima tra di noi); va direttamente alle fonti primarie, ai documenti. Li analizza in una visione d’insieme complessiva, anche limitando la sua ricerca ad un’area geografica limitata. E scusate se è poco. Angelo D’Ambra, dopo aver delineato il quadro economico e sociale di Terra di Lavoro  con dovizia di dati (ad esempio quelli demografici), inquadra il cosiddetto brigantaggio di quelle terre all’interno del profondo e generalizzato malessere delle classi sociali meno abbienti del Sud; e sintetizza lucidamente la sua visione delle cause del dilagare con un lapidario

 “… il malcontento dei contadini, delusi, impoveriti ed oppressi dagli elevati gravi fiscali, incontrò l’ardore dei soldati dei soldati del disciolto esercito borbonico e la devozione dei numerosi sostenitori dei numerosi  sostenitori dei Borbone …”. Vivaddio questa è analisi serena, pacata e obiettiva, figlia di un lavoro di approfondimento che antepone la riflessione dello storico, tesa all’esposizione della verità, alle passioni e alle simpatie dell’uomo: oggi molti sono convinti che per difendere le ragioni del Sud bisogna elaborare tesi e categorie opposte a quelle della storiografia ufficiale. Mi spiego: la storiografia dei vincitori ha classificato il brigantaggio come fatto solamente “criminale”? E io gli contrappongo il brigantaggio solamente come guerra partigiana, i briganti tutti eroi legittimisti e politicizzati. Ora è chiaro quanto sia profondamente errata la prima lettura, ma è altrettanto chiaro come sia almeno esagerata la seconda.Nel brigantaggio vivono e convivono diverse anime. E anche a questo proposito Angelo D’Ambra ha idee chiarissime: “ … individuiamo sia la componente politica, sia quella sociale, sia quella delinquenziale che, con flebile chiarezza, si distinguono nel tempo intrecciandosi a spinte individuali”.

Si rassicurino gli strenui difensori della prima: riconoscere nella reazione in armi la contemporanea presenza delle tre componenti non sminuisce affatto la portata complessiva e il valore dell’opposizione popolare contro l’odiosa occupazione sabauda. Anzi, a mio avviso e – leggendo il libro - anche a quello di D’Ambra, ciò le rende ancor più giustizia, la contestualizza storicamente, la dimensiona più esattamente; ne fa la reazione di un popolo intero, con le sue luci ed anche – riconosciamolo -  con le sue ombre, ma comunque di un “popolo” che rivendica (oggi come ieri) il suo sacrosanto diritto ad essere riconosciuto come “Nazione”.

Ieri a livello istituzionale, oggi a livello identitario. Il pregio della sintesi che contraddistingue tutto il lavoro di Angelo non gli impedisce di regalarci una panoramica esaustiva sugli uomini e sui fatti che caratterizzarono il brigantaggio in Terra di Lavoro, dalla fase “epica” del fenomeno alla fase “crepuscolare” dello stesso: lo fa con consumata perizia, dosando sapientemente la sua analisi con il ricorso ai numerosi documenti d’archivi consultati e studiati.

Qui mi siano consentiti una riflessione personale, un “consiglio” e un invito. La riflessione: sono anni che giro per archivi e di giovani che li frequentino con costanza e competenza ne vedo pochi, assai pochi.

 E, tra i pochi che vedo, molti non sanno come e cosa cercare. Angelo costituisce una piacevole eccezione. Il “consiglio”ad Angelo: continua così. L’invito agli amici: leggiamolo attentamente questo bel primo lavoro di Angelo D’Ambra, prima che ce ne … regali un altro.

Buona lettura, Due Sicilie.

Valentino Romano




Il brigantaggio postunitario in Terra di Lavoro di Angelo D’Ambra

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