Alcuni stralci da scritti di Sergio Salvi sulla nozione di nazionalità. In basso, collegamenti ad alcune pagine presenti in questo sito e collegamenti a siti dove potete trovare delle ottime e documentate ricostruzioni di controstoria delle DueSicilie.
Seguono poi indicazioni bibliografiche.
Intervento sulla rivista Indipendenza
[...]
In Italia, oltre a frange delle nazioni francese, occitana, tedesca,
slovena, croata, albanese, greca e catalana, nonché a piccole
nazioni come la sarda, la friulana e la ladina dolomitica, esistono in
realtà una nazione padana, una nazione toscana e una nazione che
al momento si definisce come "italiana centro-meridionale" (Nicola
Zitara vorrebbe chiamarla Magna Grecia, il microscopico Fronte di
Liberazione Meridionale avanza il nome di Enotria, la neonata Lega di
Melfi quello di Ausonia e qualcuno suggerisce, con un certo acume
storico, Repubblica delle Due Sicilie).
[...]
La Padania, travestita da Italia (che come nazione non esiste) ha,
forse ancora più brutalmente, colonizzato il cosiddetto
Mezzogiorno (che sembra non avere trovato ancora un nome nazionale nel
quale riconoscersi).
Soltanto che alla Padania, ora che ha costruito la propria dimensione
economica inserita nel mercato globale, la colonia meridionale comincia
a pesare troppo rispetto ai benefici che pure continua a trarne.
Il cosiddetto Mezzogiorno, d'altra parte, si è prestato al
gioco.
Le sue classi dirigenti hanno aderito all'alibi dell'unità
nazionale (che in realtà significava "unità statale": di
uno stato che poteva esistere soltanto imponendo il sottosviluppo di
una sua parte a vantaggio di un'altra parte, quella che è stata
la costruttrice dello stato medesimo).
Si è verificata, nel tempo, una divisione del lavoro tra le
classi dirigenti dei due principali settori del territorio e della
società dello stato (cioè delle due nazioni principali).
I meridionali, anziché pensare alla liberazione della loro
nazione, hanno cominciato a gestire in prima persona (e per "conto
terzi") lo stato, collocandosi nell'ambito di una "nazione" presunta,
quella italiana, rivelandosi così, in realtà, i
dipendenti fedeli di una nazione reale, quella padana, che non era
ovviamente la loro.
Ne hanno ricevuto, in cambio, benefici personali e di classe. A favore
del popolo da cui provenivano (e hanno tradito), dopo i ricorrenti (ed
enormi) salassi dell'emigrazione, hanno ottenuto soltanto di ribadire
la subordinazione attraverso la pratica dell'assistenzialismo.
I settentrionali, nel frattempo, hanno continuato a fare i loro affari,
all'ombra dei fedeli gestori meridionali dello stato, fino a quando il
peso dell'assistenzialismo non si è rivelato, per alcuni di
loro, insopportabile.
Soltanto allora questi padani hanno revocato l'appartenenza alla
nazione virtuale cui avevano deciso di essere parte ed hanno scoperto
la loro vera nazionalità, cominciando addirittura a progettare
un proprio stato, questa volta "nazionale" per davvero, da realizzarsi
tramite la secessione.
Così facendo, hanno però avuto il merito oggettivo
(paradossale ma indiscutibile) di innescare la possibile liberazione
economica, sociale, "nazionale", della nazione meridionale, che
può risollevarsi soltanto prendendo in mano le chiavi del
proprio sviluppo, spezzando la logica perversa che ha originato il
sottosviluppo ed è la logica dello stato unitario (non
più necessario alla nazione dominante, quella padana, ma ancora
meno necessario, anzi, nocivo, al popolo meridionale).
Questo stato "unitario", seguendo la logica del suo sviluppo, mostra
oggi il 5% di disoccupati sul territorio della nazione padana e il 25%
sul territorio della nazione meridionale. La Padania, che ha la
responsabilità storica di aver fatto l'Italia, si è ora
assunta la responsabilità di disfarla. Nel suo interesse ma
anche in quello dei meridionali.
Anche per chi non crede al "nesso indissolubile lingua-nazione" la
presenza, all'interno dello stesso stato, di almeno due economie e due
società, tra loro contraddittorie e contrastanti, è un
dato di fatto indubitabile. Ma ci sono altre differenze di fondo (di
cultura e di storia) che non possono essere trascurate (e delle quali
la scuola e i mass media non parlano).
Ne accennerò soltanto poiché questa non mi sembra la sede
adatta: questo è soltanto un intervento polemico che vuole
ribaltare alcuni luoghi comuni, purtroppo, nel nostro paese, patrimonio
anche della sinistra (tradizionale e non).
C'è una differenza genetica tra Nord, Toscana e Sud che permane
dall'epoca preromana (si leggano gli studi in proposito di Cavalli
Sforza e di Piazza); c'è una differenza storica nella
progressiva romanizzazione del territorio in questo momento
appartenente alla repubblica italiana che vede l'Appennino
tosco-emiliano ergersi come confine preciso e le Alpi occidentali
giocare il ruolo di trait-d'union (i dialetti padani sono più
simili a quelli occitani e francesi che non a quelli toscani e
centro-meridionali); c'è uno sviluppo politico-istituzionale del
Nord che con la disgregazione del regno longobardo e poi franco porta
alla nascita dei comuni, profondamente dissimile dal percorso di
riaggregazione del Sud in un regno unitario (il primo stato moderno in
Europa), a partire dai normanni e soprattutto con Federico II (sia pure
con ricorrenti divisioni tra le "due Sicilie").
C'è, infine, una vocazione mediterranea del Mezzogiorno che
contrasta con l'europeismo delle regioni padane e indica la via di un
profondo riscatto di tutti i popoli meridionali d'Europa.
Come si vede, la mia apologia della Padania è indissolubile da
una prospettiva globale di rinascita di quella nazione proibita (e
ancora senza nome: il "Mezzogiorno") dallo stato italiano e dalle
proprie classi dirigenti che può (e deve) uscire dal baratro
dove è stata sospinta dai padani d'antan e può farlo solo
grazie all'"egoismo" dei padani di oggi. "
Sergio Salvi è uno studioso dei
movimenti nazionalitari.
Tra le sue opere:
L'unità truffaldina, Nicola Zitara (liberamente scaricabile in formato HTML o RTF)
Il Sud e l'unità d'Italia, Giuseppe Ressa e Alfonso Grasso (e-book)
La Storia Proibita - Quando i Piemontesi invasero il Sud - Autori Vari, Edizioni Controcorrente, Napoli 2001
Il Mezzogiorno e l'unità d'Italia, Carlo Scarfoglio, Parenti Firenze
L'Unità d'Italia: nascita di una colonia, Nicola Zitara
Tutta l'ègalitè, Nicola Zitara, estratto dalla rivista Separatismo
Memorie di quand'ero italiano, Nicola Zitara
Contro la questione meridionale, Capecelatro-Carlo, Savelli, Roma
L'unità d'Italia: guerra contadina e nascita del sottosviluppo del Sud, M. R. Cutrufelli, Bertani Editore, Verona
Il proletariato esterno, Nicola Zitara, Jaca Book, Milano
Reggio Calabria rivolta e strumentalizzazione, L. Satriani, Edizioni Qualecultura, Vibo Valentia
Stato e sottosviluppo, Bravo Serafini, Feltrinelli Editore, Milano
PCI e contadini nel Mezzogiorno, S. G. Tarrow, Einaudi Torinoù
La conquista del Sud, Carlo Alianello, Rusconi Editore
I Savoia e il massacro del Sud, Antonio Ciano, Grandmelò
I panni sporchi dei Mille, Angela Pellicciari:(Liberal Edizioni)
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