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Attenti al lupo

di Zenone di Elea



Il lupo padano

"Chi a visto o lupo e s'è miso paura,/nun sape buono qual'è verità./O vero lupo ca magna 'e creature,/e 'o piemontese c'avimma caccià." recita la famosa canzone di Eugenio Bennato, divenuta negli ultimi anni un testo sacro – con qualche variante – del magmatico mondo dell'autonomismo meridionale o sudista che dir si voglia[1].

Il lupo oggi si chiama Lega Nord e tutti fanno a gara a blandirlo, ad analizzarlo o a demonizzarlo. Soprattutto coloro che hanno subito una pesante sconfitta alle recenti elezioni politiche. In questi giorni impazzano i dibattiti televisivi, gli editoriali, gli articoli - ne trovate a centinaia se fate un giro sul web[2].

A noi fanno semplicemente ridere. Conosciamo la storia vera di questo paese – non quella oleografica propinataci dai sussidiari per 140 anni! – e non ci sorprendiamo affatto: lo avevamo pronosticato oltre una dozzina di anni fa. Ci sbagliammo solo nei tempi, ci sembrava più imminente rispetto a come è andata poi realmente. Noi, però, siamo convinti che sia stata la sinistra risorgimentalista a rimandare la resa dei conti e che vi sia riuscita innestando negli ordinamenti svariati elementi di federalismo, non ultimo e non certo da sottovalutare – per le ricadute che ha avuto sulla evoluzione di questo paese – la modifica del Titolo V della Costituzione Repubblicana.



Federalismo fiscale

Ci hanno riprovato la scorsa estate con un'altra manovrina dilatoria, il Disegno di legge delega recante Disposizioni di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri del 28 giugno 2007[3].

Ancora una volta il centrosinistra ha tentato di ingraziarsi l'elettorato leghista e di evitare la caduta del governo Prodi cercando una alleanza con la Lega Nord sul federalismo fiscale. La vicenda Mastella ha fatto precipitare gli eventi e il maldestro tentativo non è servito a nulla, visto come è andata la tornata elettorale.

Il disastro bassoliniano ha fatto il resto, non solo regalando una regione chiave per gli equilibri nazionali, come la Campania, al centrodestra, ma anche regalando – noi ne siamo convinti – un paio di punti percentuale alla Lega Nord. Chi ha seguito sui forum i commenti sulla monnezza campana da parte degli abitanti della Padania (parliamo di abitanti perché includiamo le persone originarie del Sud, che spesso sono più razziste degli stessi padani nei confronti dei propri connazionali!) sapeva già quale sarebbe stato l'esito elettorale. L'insofferenza verso i campani in particolare e i meridionali in generale montava al punto da mutarsi in vere e proprie manifestazioni razzistiche. E se un giorno questo paese si sfascerà bisognerà ringraziare la miopia politica e l'arroganza dei partiti nazionali non certo chi fa la scelta di rappresentare gli interessi territoriali: ci riferiamo alla Lega Nord, all'MPA e alle altre formazioni che stanno nascendo e che sorgeranno nei territori dell'ex-Regno delle Due Sicilie[4].

A breve tutti ci ritroveremo di fronte al prezzo che verrà portato all'incasso dalla Lega Nord. Sarà un prezzo alto, molto alto, che comporterà una modifica degli assetti istituzionali che andranno ben oltre la riformina del Titolo V. Stavolta non ci sarà alcun centrosinistra a rinviare l'appuntamento con la storia come accadde nel referendum del 25 giugno 2006 quando fu costretto a chiamare a raccolta il Sud avendo beneficiato - nelle precedenti elezioni politiche di aprile 2006 - dell'attacco sferrato contro la riforma federalista dello stato approntata dal governo di centrodestra. Se vi illudete ancora, leggetevi cosa sta accadendo al Nord dopo la "waterloo" elettorale[5].



Partito democratico padano

Sull'ammiraglia della stampa vicina al PD, ovvero sul quotidiano "Repubblica", si riportano le affermazioni di Cofferati secondo il quale "Per il Pd sarebbe utile ed efficace un partito federalista, laddove la dimensione federativa non è la regione, ma sono le macroregioni". [...] bisogna cominciare a ragionare ad una struttura organizzativa e associativa che abbia queste dimensioni". Una sorta di Partito Democratico Padano in altre parole.

Una quindicina di sindaci del Nord di opposte appartenenze politiche si coordinano in nome della sicurezza per inoltrare una richiesta in tale materia al nuovo governo: una sorta di inciucio in salsa padana.

A fermare tutto ciò serviranno a poco le trovate di un gran figlio... del Sud, come è D'Alema, il quale all'indomani della sconfitta, per blandire un elettorato che ha voltato le spalle dichiara: "Gli italiani, prima o poi, più prima che poi, si renderanno conto di aver scelto un governo pesantemente condizionato dalla Lega Nord, una forza che, per scelta, rappresenta solo una parte del Paese, sebbene molto importante".

Ci avrebbe dovuto pensare prima, magari quando emanò Il decreto legislativo 56 del 2000 i cui effetti sperequativi per le regioni del Mezzogiorno furono il primo segnale di ciò che verrà. Vi consigliamo la lettura della previsione elaborata dalla Svimez sul ddl del centrosinistra del 2007: "SVIMEZ, FEDERALISMO: 1 MILIARDO DI EURO IN MENO PER IL SUD"[6].

Vi consigliamo anche l'interessante intervista rilasciata a "il Denaro" il 18 marzo 2008 dal presidente della Svimez Novacco, il quale tra l'altro afferma: "E' un fatto che i programmi non solo dei maggiori Partiti e raggruppamenti politici che si candidano a governare domani l'Italia, si caratterizzano o per la totale assenza di proposte o per l'assoluta banalità di ciò che essi dicono a proposito del presente e del futuro del Mezzogiorno. Ciò avviene forse perché uno di tali raggruppamenti, vicino alle "Leghe padane", ritiene di avere nel Nord la propria base politica e vuole conservare i propri voti, e perché l'altro, il Partito Democratico, spera di non inimicarsi del tutto quell'elettorato."



Terza Repubblica

Quando la cambiale leghista passerà al varo del nuovo parlamento ci sarà solamente l'MPA di Lombardo a mettere sul piatto della bilancia gli interessi del Sud. Non sappiamo come lo farà e né fino a che punto si spingerà. Siamo certi che – se messo alle strette – anteporrà gli interessi della sua Sicilia a quelli del Sud continentale. Confidiamo allora in uno scatto di orgoglio dei quattro eletti nella Sicilia al di qua del faro – uno in Calabria (Belcastro Elio Vittorio), uno in Puglia (Sardelli Luciano Mario), uno in Campania 1 (Milo Antonio) e uno in Campania 2 (Iannaccone Arturo) – e ci rammarichiamo, senza preoccuparci degli strali che ci tiriamo addosso affermandolo, che a Napoli  neanche stavolta sia riuscita l'unificazione fra i gruppi che si richiamano all'autonomismo, non sappiamo se per incapacità politica o per quali misteriosi calcoli.



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[1] Cfr. https://www.eleaml.org/sud/arte/brigantesemore.html

[2] il boom elettorale della Lega Nord ha prodotto una serie di articoli di opinionisti e pennivendoli veramente impressionante, questo dimostra chi detiene il potere reale in questo paese e quanta gente prezzolata riesca a muovere la cosiddetta questione settentrionale. Per il semplice fatto che i media sono del nord che scuce i quattrini e foraggia una pletora di servitori disposti anche a falsare la realtà pur di guadagnarsi la pagnotta, alla faccia della questione meridionale che ormai non interessa più nessuno.

[3] "RELAZIONE ILLUSTRATIVA - La fase di attuazione del disegno costituzionale di decentramento fiscale introdotto nel 2001 col nuovo Titolo V - dopo la stasi della legislatura 2001-2006 e l'esito chiarissimo della consultazione referendaria del 2006 - riprende finalmente avvio, in un contesto di rinnovata certezza giuridica, a un anno circa dall'inizio della nuova legislatura e dopo un lavoro di analisi e concertazione tecnico-politica assai denso e proficuo. Il pesante e complesso contenzioso accumulatosi negli ultimi cinque anni ha consentito alla Corte Costituzionale di definire con chiarezza le condizioni di fondo entro le quali è corretto svolgere le linee del nuovo Titolo V: al centro di questo processo, cha ha una sua valenza squisitamente storico politica, c'è il rapporto fiscale tra cittadini, Stato centrale, Regioni e sistema delle autonomie: il processo federale o è fiscale o non ha alcuna valenza innovativa." (Cfr. Disegno di legge delega recante Disposizioni di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri del 28 giugno 2007)

[4] Non mancano ipotesi strampalate che non hanno alcun fondamento storico, tipo questa che vi riporto: "E se al Nord si spinge per integrare l'Emilia Romagna ad un contesto territoriale che vede insieme già Triveneto, Lombardia, Piemonte e Liguria (magari per riequilibrare gli eccessi leghisti lombardo-veneto, toccherebbe al resto del Paese superare la contrapposizione col Centro e col Sud. Sparigliando, ad esempio, lungo i versanti comuni dell'Adriatico e del Tirreno, e mettendo insieme da un lato: Toscana, Sardegna, Lazio, Umbria e Campania, e dall'altro: Marche, Abruzzi, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia. In una sorta di modulo di gioco, a schema d'attacco, finalizzato alla migliore performance dei vari reparti della stessa squadra."  Cfr. SUD, FEDERALISMO E SOLIDARIETA' di Antonio V.Gelormini - https://www.capitanata.it/

[5] Potete trovare decine di articoli in formato pdf sul sito del Senato: https://www.senato.it/

[6] "Se entrasse in vigore oggi il disegno di legge sul federalismo fiscale presentato al Governo il 29 settembre scorso e attualmente all'esame delle Camere, la quota delle risorse attribuite per il Mezzogiorno per le funzioni non essenziali sarebbe ridotta di oltre un miliardo di euro, passando dal 46% al 27% del totale, mentre le Regioni del Centro-Nord sarebbero decisamente avvantaggiate (con una crescita di risorse dal 54 al 72%). La Regione più penalizzata sarebbe la Calabria; gli stanziamenti destinati crollerebbero dal 10,5 al 3,9%". Cfr. SVIMEZ, FEDERALISMO: 1 MILIARDO DI EURO IN MENO PER IL SUD - Ufficio stampa - Roma, 18 dicembre 2007 - https://www.svimez.it/




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