Napoli ha un patrimonio artistico immenso ed unico al mondo, ma i suoi amministratori troppo spesso hanno dato e danno prova di una ignoranza, di una incompetenza e di un provincialismo semplicemente disgustosi. In occasione del cosiddetto "risanamento" tardo-ottocentesco furono demolite ben 64 chiese; la cappella di Sant'Aspreno, primo Vescovo di Napoli, si salvò per un pelo (ma nel 1891 fu inglobata nelll'edificio della Borsa!). E dire che nel 1874 era stata nominata una Commissione per la ... conservazione dei monumenti! Per fare un altro esempio, qualche decennio fa una delle più belle ville vesuviane del Settecento, il palazzo Buono di Portici, a causa del crollo parziale del cornicione, invece che restaurata, fu completamente demolita! In compenso ci sono sciagurati che pensano di attirare i turisti appendendo due neon al colonnato di Piazza Plebiscito, com'è stato fatto di ecente e come abbiamo denunciato sull'ultimo numero di Nazione Napoletana.
Non mancano, purtroppo, esempi di scempio ambientale: sulla collina di
Posillipo, tra il verde della Gaiola, la Soprintendenza Archeologica
(come se non bastassero le distruzioni operate da privati!) sta
tagliando gli alberi per mettere bene in vista i resti della Villa di
Vedio Pollione; lungo via Caracciolo, la più bella strada del
mondo, centinaia di posti barca (con relativo inquinamento) e pontili
"provvisori" stanno per essere calati in acqua provvisti delle "dovute
autorizzazioni", come denunciano Alda Croce, Mario De Cunzo e Guido
Donatone.
Questo provincialismo che non sa apprezzare e valorizzare il nostro
patrimonio artistico-ambientale è stato stigmatizzato da
Vittorio Sgarbi, con dichiarazioni pienamente condivisibili.
"Trovo che puntare sull'arte contemporanea - ha dichiarato il 13
gennaio scorso il sottosegretario Vittorio Sgarbi intervistato da
Pasquale Esposito per Il Mattino - costituisca una forma di
provincialismo patetico, a cominciare da quanto fece negli anni scorsi
un mercante sia pur bravo, competente e simpatico come Lucio Amelio,
per finire alla recente installazione firmata da Kosuth a piazza del
Plebiscito. Queste cose fanno precipitare la città - che
è al primo posto per la capacità di organizzare mostre di
qualità, come quelle presentate a Capodimonte è - al
ruolo di fanalino di coda...
Mi spiace per Bassolino, ho paura che si sia messo nelle mani dei
sostenitori dell'avanguardia, che ha i santuari in ben pochi musei...
È una mafia.. Ma che bisogno c'era di chiamare il critico d'arte
della modernità Achille Bonito Oliva?! Non vorrei che Napoli
diventasse come Basilea, come Kassel, ed entrasse nel mondo della
globalizzazione artistica, smentendo anche quella bella immagine di
Pasolini su questa splendida città ricca di storia e di arte,
che mantiene una cifra autonoma, senza farsi inglobare, omologare. Se
proprio si voleva chiamare un esperto, perché non dare un
incarico ad un grande studioso di arti decorative ed applicate come
Àlvar Gonzales Palacios? Oltre tutto ha lavorato spesso a Napoli
con Spinosa: i due insieme avrebbero potuto fare cose ben più
importanti; il futuro della città sul piano artistico secondo me
non può prescindere dalla sua storia, dal suo passato, dall'arte
antica e classica, dai suoi straordinari Musei. [Niente hanno] aggiunto
alla grandezza culturale ed artistica di questa città artisti
come Warhol, Beuys, Kounellis: è un discorso che trovo di un
provincialismo insopportabile quello dell'arte contemporanea in una
città che, ripeto, è al primo posto per la
capacità di presentare mostre di arte classica (penso a quelle
sulla Civiltà del Seicento, del Settecento, dell'Ottocento, a
Luca Giordano, a Lanfranco), che poi vengono ospitate dai musei
stranieri: vorrei sapere quale museo straniero ospiterà il neon
di Kosuth presentato a piazza del Plebiscito...
Napoli deve puntare sull'arte antica. Non può essere
diversamente, visto il patrimonio prezioso a livello mondiale che la
città può vantare: punterei al recupero ed alla
riapertura delle chiese, che custodiscono tanti capolavori, per
tre-quarti chiuse; eviterei gli orrori commessi nello spirito del
modernismo come la cancellata della Villa comunale... punterei ad
esaltare la Napoli barocca, quella sotterranea: una ricchezza
incredibile, una risorsa non sfruttata. E poi, Napoli non deve lasciar
andare in rovina l'Albergo dei Poveri...
E ricordatevi: l'arte contemporanea è quella con cui viviamo,
è San Gregorio Armeno, Santa Chiara, altro che Kosuth e Bonito
Oliva". I nostri Governatori, Sindaci, Amministratori, Sovrintendenti
faranno tesoro di queste esortazioni di Vittorio Sgarbi?
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