L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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io nun me scordo

LA PROVA DEL NOVE

di Andrea Balìa

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Napoli, 11 Maggio 2008

In questi giorni il nuovo governo di quest’Italia incartata e confusa ha preso possesso con la cerimonia del giuramento dei nuovi ministri. In un tempo, relativamente non lungo, la nuova (si fa per dire!) squadra è stata composta col solito puzzle di componenti delle formazioni dell’alleanza risultata vincitrice all’ultima tornata elettorale. Fin qui tutto abbastanza nella norma, pur se ad un’attenta lettura alcune cose, o scelte fatte o non fatte, risultano degne di nota. Il Cavaliere, e del resto non è una novità, ha manovrato a suo piacimento dimostrando come alcune alleanze fatte in campagna elettorale fossero solo strumentali a raccattare quanti più voti possibile. A risultato ottenuto il compito di alcune figure è gia terminato, e resta ad esse - e a chi ci ha creduto votandoli - la presa d’atto di quale fosse in realtà la loro funzione. La battagliera Mussolini ha un bel lamentarsi, ma neanche un ministero o sottosegretariato le è stato riservato, a differenza di un Rotondi che, in quanto rappresentante degli onnipresenti e sempre utili ex DC, il suo posticino lo ha ottenuto. Queste però in fondo sono beghe di una politica che da destra a sinistra ormai è ricurva, e per l’appunto incartata, nei suoi soliti meccanismi che portano (o dovrebbero portare) a serie riflessioni riconducibili pari pari al titolo del nuovo libro di Marco Travaglio: “Se li conosci, li eviti”. Quel che invece ci interessa di più analizzare in un’ottica meridionalista è il non pervenuto ruolo riservato all’onorevole Lombardo dell’MpA per il Sud (sic!). Come volevasi dimostrare (e più volte sostenuto) l’MpA di Lombardo - pur stando nella coalizione vincente - ha ottenuto il cosiddetto “ficosecco” dal Cavaliere, non avendo nessun ministero. Da cui l’inutilità provata a prenderlo in considerazione! Insomma la prova del nove della composizione del Consiglio dei Ministri ha dimostrato (ammesso ce ne fosse stato bisogno) di quanto questo signore col suo partito autonomista d’affari (non sempre limpidi nei fatti e nelle compagnie) prettamente siciliani, fosse ben lontano da essere e diventare un paladino, con voce riconosciuta dei problemi del Sud. Cosa che aveva voluto far credere aggiungendo per l’appunto la parola Sud sul simbolo del suo partito. Aveva voluto far credere di potersi sedere al tavolo delle decisioni come socio/controaltare di Bossi e della LEGA NORD: ebbene, se così fosse stato, almeno il sottosegretariato del ministero delle riforme federali dato al Senatùr sarebbe stato un segnale di un qualche significato. Invece manco a parlarne. Il peso dell’MpA esiste in effetti in questo governo ma è ben altro. Quale? Quello di palo di certi interessi in Sicilia. Punto! Dispiace, ma conferma la validità di certe opinioni (non comprese da tutti e scatenanti reazioni d’offesa) da noi espresse a suo tempo sull’opportunità che si paventava per alcune formazioni meridionaliste di apparentarsi con Lombardo. Questo signore tra l’altro ha il difetto di non avere neanche l’aspetto seducente d’una figura femminile del circo mediatico, né nel suo curriculum un calendario sexy tanto da poter ottenere un ministero come è avvenuto per altri/e. La storia dell’MpA ha in fin dei conti una funzione precisa d’insegnamento per i meridionalisti: comprendere, una volta e per sempre, che in politica il Sud può andarci, ma da solo e rappresentando sé stesso come serve ed è giusto che accada, e non certo portando acqua e borse in un ruolo che è il solo che l’establishment politico attuale è l’unico pronto a dargli e riconoscergli. Da cui la solita preghiera ed il solito obiettivo: lavorare per costruire una grande e tosta forza del Sud!

Vamos….

Andrea  Balìa 










 

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