Fonte:
LuissInformazione – 18 marzo
2004 - SPECIALE
MEZZOGIORNO
Antonio Bassolino: inserire il
Sud in una prospettiva
interregionale per valorizzarne le risorse
IL
PRESIDENTE della regione
Campania, dopo aver sottolineato
l’importanza dell’iniziativa
organizzata dall’Animi come
momento di riflessione e lavoro
prospettico nei confronti
dell’area considerata, sviluppa un’appassionata analisi dei
problemi e delle politiche future
per il meridione.
“La
cultura è una straordinaria risorsa
e una potenzialità per il
Mezzogiorno ancora più attuale oggi
di quanto non lo fosse in passato” ha esordito Antonio Bassolino,
ex-sindaco della città di Napoli e
attualmente presidente della regione
Campania, mostrando di condividere le idee espresse in precedenza
da Antonio Maccanico e Sergio Zoppi.
Il punto di partenza dell’analisi
è il valore attribuito all’intervento
straordinario
dello Stato a favore delle regioni
del Sud, gestito in modo diverso nel
corso degli anni. I dubbi
sull’impostazione dell’intervento risiedono, secondo Bassolino,
nella scelta di trapiantare nel
Mezzogiorno le teorie sullo sviluppo che
negli anni Novanta godevano di maggiore credibilità, e in
particolare di quella anglosassone.
Tanto
è vero che, a suo parere, in quegli
anni la gestione dei fondi straordinari è stata negativa, come
dimostra la mancata incisività della
Cassa del Mezzogiorno. Certamente, passi avanti furono fatti, ma ancora
molti sono i dubbi da risolvere.
L’intervento - afferma -
rappresentò un potentissimo terreno
fertile per la crescita della corruzione.
Il fattore politico, dunque, fu preponderante.
“È
fondamentale conoscere
il punto di partenza e quello di
arrivo perché i passaggi politici
importanti risultino chiari. La stessa
comparsa della Lega sulla scena
politica italiana riflette le problematiche nate in quegli anni nel
Mezzogiorno”. Ripercorrendo questo excursus
storico - ha aggiunto Bassolino
- la fine dell’intervento straordinario
rappresenta, nel bene e del male, lo spartiacque degli anni
Novanta.
“Questo
decennio è esattamente spaccato in due come una mela al cospetto
degli indicatori economici riguardanti
tutti i settori produttivi”. Ciò ha
significato, da un lato la fine dell’intervento straordinario
senza un reale aumento delle
risorse ordinarie dello Stato
per il Mezzogiorno, e dall’altro ha
predisposto all’accettazione
dell’Euro da parte di questa area
geografica con uno spiccato
senso di responsabilità.
Se
il Mezzogiorno è riuscito a
superare quegli anni difficili senza
“scoppiare” socialmente, è
perché le elezioni dirette degli
amministratori locali hanno creato un rapporto più stretto tra amministratori e cittadini e
tra gli stessi amministratori.
“Paradossalmente, gli anni economicamente
più pesanti rappresentano un
maggiore risveglio sociale e un più forte intervento civile e civico:
è il trionfo delle risorse immateriali,
della fiducia, della prospettiva futura e
del rapporto con i cittadini.
Nella seconda metà degli anni
Novanta poi, si realizza il passaggio da
un livello negativo ad uno positivo di tutti i principali indicatori
economici: Prodotto interno lordo,
export, occupazione della forza lavoro. Per la prima volta, diverse
regioni del Mezzogiorno crescono di
più della media italiana, anche se
l’Italia, in effetti, cresce mediamente poco.
Quindi,
prosegue Bassolino,
l’obiettivo per il Mezzogiorno è
crescere di più e per più
anni
consecutivi, sia dal punto di vista
qualitativo che quantitativo.
Questo è stato possibile grazie a una migliore gestione dei
fondi dell’Unione europea rispetto
al passato. Tuttavia, le altre regioni
mediterranee (Spagna e Grecia in particolare) hanno imparato
prima di noi a utilizzare i fondi
europei grazie a una maggiore efficienza e
stabilità. Di conseguenza, le
regioni italiane che nei prossimi anni si baseranno su questi
meccanismi saranno più produttive.
Un
altro fattore decisivo
che per Bassolino deve essere
preso in considerazione è
stato
il vincolo europeo del meccanismo delle
premiazioni con scadenze.
L’Euro, ad esempio, ha rappresentato per
l’Italia un obbligo extrastatale
determinante per la sua stabilità
economica. Il governatore della
regione Campania, però, non crede nell’utilità della strada fiscale che ritiene profondamente
illusoria.
“In passato la Confindustria ha
colpevolizzato i governi di
centro-sinistra come se fosse stata
loro incapacità. Ma con il
centro-destra è poi successa la
stessa
cosa”. Bassolino ha dunque
concluso il suo intervento
sottolineando che il futuro del Mezzogiorno, più che puntare sulle leve fiscali e sul costo
del lavoro, dovrebbe legare il suo
sviluppo economico a una prospettiva di qualità (soprattutto attraverso l’innovazione della produzione).
“Nei settori più classici eravamo
rimasti indietro; nel
campo delle novità, al contrario,
il Mezzogiorno può puntare
sull’enorme risorsa dei giovani. Questa
è la vera sfida: formazione,
infrastrutture, innovazione,
cultura e turismo”. Una
prospettiva unitaria e interregionale che,
valorizzando le peculiarità di
ciascuna regione, le armonizzi con la struttura statale. Un
rilancio europeo forte e unitario, inoltre,
accompagnato da una Costituzione europea da approvare il più presto
possibile.
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LuissInformazione – 18 marzo
2004 - SPECIALE
MEZZOGIORNO
Antonio
Bassolino è nato ad Afragola (Napoli) il 20 marzo
1947. Appartenente al partito comunista, nel
1980 è nominato responsabile della
Commissione nazionale per il
Mezzogiorno e, in seguito, della Commissione nazionale
per il lavoro. Nel 1993 è eletto sindaco di
Napoli: sconfigge al ballottaggio
Alessandra Mussolini. Nel 1997 viene
rieletto con il 72,9 per cento dei voti al primo turno. Diventa ministro del Lavoro nel 1998.
Attualmente è presidente della
regione
Campania.
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