Tratto da:
https://www.denaro.it - 22-10-2004
DECRETO 56, LE REGIONI A MINORE CAPACITà
FISCALE RICEVONO RISORSE INFERIORI AL FABBISOGNO SOCIALE
Bassolino: il Governo penalizza il Sud
di Rita Felerico
La Regione Campania rilancia la battaglia contro le vigenti norme in
mteria di federalismo fiscale, giudicate dal presidente Antonio
Bassolino “ingiuste ed incostituzionali”. Sotto accusa, la ripartizione
delle risorse che danneggia le regioni del Mezzogiorno, e inoltre
insufficienti ad assicurare la copertura del fabbisogno.
***
Il vero nodo cruciale intorno al quale ruota la riforma federalista
dello Stato è l’applicazione del decreto 56 del 2000 e le sue
implicazioni, ovvero la distribuzione delle risorse. Questo emerge in
modo prioritario dallo studio condotto dalla Commissione sul
federalismo fiscale e mezzogiorno, voluta dal presidente Antonio
Bassolino fin dall’inizio del suo insediamento al fine di approfondire
ed analizzare i problemi del Mezzogiorno. I dati, puntuali ed
analitici, di questo studio sono stati resi noti ieri, in conferenza
stampa, dal presidente e dai membri della Commissione ed è anche
stata illustrata la proposta di revoca del decreto 56 con i nuovi
criteri di attribuzione delle risorse alle Regioni. Elaborato dalla
Commissione, il lavoro, critico e insieme propositivo, è stato
preceduto in questi anni da una serie di ricerche e rapporti, tutti
pubblicati dallo Svimez.
Lo scopo della proposta è spingere il Governo a modificare il
decreto e la sua applicazione nel più breve tempo possibile, in
modo da arginare le ineguaglianze di un sistema distributivo che
sconvolge l’idea di un federalismo solidale e rispettoso delle
autonomie.
“Il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini — afferma Bassolino —
in una lettera indirizzata a Berlusconi qualche settimana fa ha chiesto
un intervento del Governo in merito. Ma alle parole non sono seguiti i
fatti”.
Il decreto, insomma, non è stato ritirato in Finanziaria, e non
è stato emanato nessun apposito provvedimento. “Il punto
è che la compartecipazione all’Iva, cui le singole Regioni hanno
diritto con l’applicazione del decreto 56, riflette una perequazione
delle capacità fiscali solo al 90 per cento, con un aggravio
ulteriore per le Regioni più povere - continua il presidente
della Regione Campania”. Ciò significa, alla resa dei conti, che
il meccanismo di riparto nel suo complesso non riesce ad assicurare la
sufficienza delle risorse per ciascuna Regione rispetto al fabbisogno
finanziario che lo
Stato stesso ha determinato. “Per cui — continua - nelle Regioni a
minore capacità fiscale le risorse sono insufficienti ad
assicurare la copertura del fabbisogno”. I settori interessati, quindi,
non afferiscono solo alla materia sanitaria; e per tante, Bassolino
dichiara che in tali condizioni “ci troviamo dinanzi e paradossalmente
ad un federalismo alla rovescia”. Per questo, a due anni dal suo varo e
a tre anni e mezzo dalla sollevazione del problema, occorre correggere
il decreto e la sua applicazione, superando anche due seri motivi di
incostituzionalità. Il primo, riferito alla percentuale della
perequazione che contraddice l’art.119 della legge costituzionale
3/2001, che impone allo Stato l’istituzione di un fondo perequativo per
i territori con minore capacità fiscale per abitante (a garanzia
della copertura integrale del fabbisogno ); l’altro, riferito al Fondo
sanitario nazionale, determinato annualmente, non sufficiente a coprire
il fabbisogno espresso dai Lea (Livelli essenziali di assistenza).
“La nostra proposta — sottolinea Bassolino - è invece
assolutamente in linea con l’art.119 e va nella direzione di un
federalismo fiscale rigidamente verticale, l’unico appropriato per un
paese come l’Italia, che ha un’economia di tipo dualistico. Assume
pertanto un valore fondamentale il modello di federalismo con
perequazione verticale, l’unico compatibile con la possibilità
di mettere in campo significative politiche di riequilibrio che
guardino alle disuguaglianze fra le varie Regioni come a un vincolo da
rimuovere e non come al risultato desiderato di un processo di scelta”.