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La lingua parlata, così come
quella scritta, è soggetta a
trasformazioni continue,
prodotte dal modificarsi dei
termini che si fondono, muoiono e nascono
al passo con il mutamento degli scenari
storici. Accanto a questo fenomeno di
trasformazione storica, la lingua
subisce l’influenza delle
generazioni
giovanili che la contaminano e la
adattano alle loro esigenze di gruppo,
ricavandone dei linguaggi fortemente
espressivi e figurati.
La storia dei
linguaggi
giovanili, detti anche gerghi o slang,
esprime in un codice privato1, le stesse
alterazioni
subite dalla lingua predominante.
La parola
“gergo” deriva
dall’italiano antico
“gergone”, detto
anche baccaglio, amaro,
che a sua volta deriva dal francese
antico “jargon”, ma spesso viene anche
usato il corrispettivo inglese “slang”.
Il gergo
è un linguaggio
fortemente espressivo, destinato
soprattutto alla comunicazione orale,
per la sua immediatezza e segretezza2.
IL FENOMENO NELLA CITTÀ DI
NAPOLI
L’idea
nasce dall’osservazione
compiuta nelle diverse piazze napoletane campionate9, e dallo
studio delle dinamiche giovanili che popolano lo
spazio pubblico.
Le piazze
rappresentano il nucleo
o il fulcro dell’aggregazione
giovanile
napoletana, il loro ruolo è
fondamentale, sia nelle norme, sia
nelle cadenze con cui i giovani
s’incontrano, nei confini delle piazze
si articola la vita di diversi gruppi
di ragazzi. Osservando la geografia
umana di uno spazio pubblico s’individuano
le zone popolate da questo o quel gruppo,
e si riconoscono la moda, lo stile di vita
e l’appartenenza socio-culturale.
Il gergo
comune, i neologismi
creati, insieme ad i gusti culturali ed
all’abbigliamento omologato, che
assume
le caratteristiche di una vera e
propria divisa, sono i veri codici del
gruppo ed in effetti svolgono in pieno
la funzione di mantenere la coesione e
l’identità dello stesso.
La certezza
di far parte di un ristretto universo
risiede nella
semplice condivisione di momenti e di
idee, infatti anche se non è
obbligatorio
frequentare assiduamente il gruppo,
assentarsi per lunghi periodi fa
mancare quei rapporti di tipo
quotidiano che favoriscono l’unione.
La vita di
questi gruppi è scandita da eventi,
da miti e leggende
e quindi non avervi partecipato
implica un distacco emotivo dal gruppo,
così anche se non c’è
coercizione, né
controllo della frequenza, questo
richiede implicitamente una partecipazione
attiva, che permetta la costruzione di
una storia comune e delimiti un
confine, che separi “il dentro dal
fuori”.
È un
meccanismo auto proiettivo che pone al
centro delle esigenze del gruppo il
mantenimento del “sentimento del
noi”,
costruito attraverso le pratiche
rituali e la coesione interna, che
costruiranno a loro volta
un’identità
collettiva e territoriale. I giovani
spesso trasformano la loro lingua
d’appartenenza adattandola al loro
modo di vivere, ai loro spazi condivisi: la
piazza, la strada, il quartiere.
Questo
fenomeno è ben visibile
nella città di Napoli, infatti,
frequentando i luoghi di ritrovo,
ascoltando i giovani nelle loro
riunioni, non è difficile sentire
termini nuovi caratteristici di quella
determinata comitiva.
Ciò
non esclude che un termine
possa contraddirne un altro, infatti
nel linguaggio gergale non sussistono
leggi di non contraddittorietà.
Il serbatoio,
da cui nascono i
nuovi termini, sono i mass media e
certamente il panorama televisivo
napoletano offre ottimi spunti; infatti
in trasmissioni come
“Telegaribaldi”,
“Avanzi Popolo”, vengono
coniati termini
che poi i giovani estrapolano e li
utilizzano per comunicare tra
loro.
I comici di
queste trasmissioni
spesso deformano parole del dialetto o
modificano la struttura etimologica
dell’italiano, rifacendosi a quella
scuola di comicità tipica
napoletana,
di cui il più grande esponente
è stato
Totò, che per primo ha giocato con le parole, con la
famosa carta di i dindirità.
I
giovani così creano nei loro gruppi
d’appartenenza un codice linguistico
proprio, che spesso contraddistingue un
gruppo da un altro. Le forme linguistiche variano
a secondo della classe sociale d’appartenenza,
infatti il linguaggio può
rappresentare un marchio preciso, caratterizzato
dall’estrazione sociale; c’è quello
scherzoso e innovativo tipico degli
studenti, ne sono un esempio i gruppi
giovanili di Piazza del Gesù Nuovo,
dove si possono ammirare diverse tipologie
giovanili con le loro espressioni e i loro
modi di dire, quello
dialettale tipico dei giovani meno
scolarizzati che hanno come unica
risorsa linguistica il loro parlato
quotidiano, con una forte componente
dialettale ed esso attinge a gerghi
molto specialistici, vedi i gruppi di
piazza Carolina, formati da giovani di
cultura medio bassa che utilizzano un
linguaggio dialettale e ricavano i
termini linguistici dalle trasmissioni
televisive.
Attraverso
le interviste, sono state dunque
individuate delle terminologie
appartenenti al gergo giovanile, i termini sono
stati estrapolati ed inseriti in un glossario.
Nel glossario, i termini rilevati, sono
elencati in ordine alfabetico, di essi si
è ricercata una eventuale
radice nel dialetto napoletano
classico, attraverso la consultazione
di dizionari etimologici; alcuni
termini sono delle variazioni dei
vocaboli originari, altri appartengono
a determinate culture, altri ancora
sono dei veri neologismi.
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