L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Un popolo di servi e di questuanti

Mino Errico


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Rimini, 24 agosto 2011


Un popolo che ha smarrito il senso della propria dignità. Che vive prigioniero della propria servitudine, anzi vi si crogiola cantando canzonette strappalacrime, lamentando torti antichi e lasciando ai figli la vergogna di una appartenenza.

Dimenticare di essere meridionale, negarlo fino al ridicolo diventa l'imperativo fondamentale della loro esistenza.

Questo ho pensato mentre la sala si svuotava delle circa cinquecento persone accorse alla presentazione del testo che aveva preceduto il libro di Zitara al Meeting di Rimini di ieri 23 agosto 2011.

E comunque le poche coraggiose persone rimaste (non più di trenta secondo me, qualcuna in più secondo mia moglie) avrebbero meritato una descrizione più tosta e parole meno buoniste di quelle adoperate dai relatori, Tassone in particolare. Orsi ha cercato di fare del suo meglio come rappresentante della Jaca Book, ma insomma... Per fortuna che il terzo relatore era assente e non è manco stato citato!

Ci siamo interrogati su cosa fosse andato storto e cosa avremmo potuto farci noi (per me ben poco, visto che il Meeting gestisce autonomamente le proposte di presentazione, sceglie i giorni e i tempi). Avevano piazzato un testo di area ciellina alle 19 e a seguire L'invenzione del Mezzogiorno. Una collocazione decente, astrattamente parlando, magari vi è un effetto trascinamento pensavo io, essendo l'altro testo presentato da Vittadini capo della Compagnia delle opere.

Non avrei certo potuto prevedere che Vittadini invece di rimanere nei circa trenta minuti che avrebbe dovuto occupare il primo testo avrebbe sforato di mezzora! Alle 20 quando ha chiuso il suo intervento lo spazio Eni – Caffè letterario si è letteralmente svuotato

Sinceramente, ho sentito un certo scoramento nel vedere quei posti vuoti e nell'udire parole che per me non rendevano giustizia ad un testo assolutamente nuovo nel panorama storiografico italiano per la originalità delle tematiche affrontate e per la solidità delle argomentazioni. Un testo che colma parte di quello che Mieli qualche mese fa ha definito un debito storiografico che il paese ha verso i meridionali – cito a memoria, e preciso che il giornalista si riferisce principalmente alla guerriglia contadina e non alla materia trattata da Nicola che probabilmente egli ignora completamente.

Ed ho pensato a quanti fra quelle centinaia di giovani – che avevano prima ascoltato Vittadini parlare del libro “La grande occasione - Don Giorgio Pontiggia e i ragazzi di Portofranco” e poi erano corsi via quando si parlava di mezzogiorno – fossero i meridionali. Tanti, magari oltre il 20 per cento.

Neanche la consolazione della presenza nei cataloghi del meeting e sugli scaffali della visitatissima libreria de “L'INVENZIONE DEL MEGGIORNO – una storia finanziaria” per tutta la durata del Meeting vinceva lo sconforto.

L'altra faccia della luna, quella che Zitara aveva mostrato all'ingegnere calabrese Cutrì che l'aveva voluta vedere alla maggioranza dei meridionali non interessava. Per ignavia, per viltà o per altro motivo, in quel momento poco mi importava.








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