La pubblicazione delle Lettere di Gladstone fu una vera e propria operazione 'mediatica' antinapoletana. Nel 1851 ci furono ben tredici edizioni da parte dell'editore John Murray di Londra, la quattordicesima fu fatta nel 1859. La quinta edizione del 1851 fece da base per la loro pubblicazione a New York da parte dell'editore John S. Nichols. Vennero pubblicate in lingua italiana a Malta e diverse pubblicazioni furono fatte a Torino (noi ne abbiamo contate almeno quattro differenti) - lo sponsor ufficiale per la loro divulgazione a Torino e in Italia fu Giuseppe Massari. Scrive Aldo Servidio ne “L'imbroglio nazionale: unità e unificazione dell'Italia (1860-2000)”: “Ma il contenuto della documentazione esistente (e nota da tempo) di fonte sicuramente antiborbonica è tale da ridurre in polvere il mito di Gladstone e quel che ha significato: ed è - probabilmente - questo il motivo della perdurante omissione di quei documenti nella “cultura ufficiale” anche a fronte della assoluta notorietà e facilità d’accesso delle fonti in cui sono da sempre rintracciabili. È nella documentazione storica, infatti, che il Times di Londra si vide costretto a dire che sul “contenuto” della prosa di Gladstone si “dovesse sospendere il giudizio” (una formula datata di autorettifica giornalistica, tanto rilevante quanto lo è - come lo era - la serietà della testata). Sta nella documentazione storica che lo stesso lord Aberdeen, mitico destinatario della missiva, tolse il suo patrocinio alla pubblicazione. |
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