L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Caro Angelo,

scrivere e scrivere fino alla noia, mi ha portato a non conoscere il numero e il volto di coloro che sono d'accordo con me. Vado avanti come un predicatore quaresimale probabilmente perché so di non essere in condizione di fare altro che prediche. Non conosco quindi la carta d'identità politica di coloro che approvano le prediche. Suppongo - anzi tutto lascia credere - che il consenso venga dagli insoddisfatti meridionali dell'andazzo corrente, i quali nella grammatica politica italiana sono classificati (e sono) fascisti o forse meglio nazionalisti, per altro inclini a intascare una pubblica prebenda, in quanto loro diritto (diciamo pure simil) naturale.

Verso il fascismo non ho il giudizio della retorica antifascista, il quale giustamente si appoggia sui fatti stupidi e tragici del fascismo reale, quello di Mussolini, della guerra, di eventi che la memoria generale ha scavalcato, ma che spesso diventa strumentale in funzione di un'egemonia culturale retorica, opportunistica, indulgente proprio in senso storico e luterano, che serve a nascondere il vuoto di proposte, e peggio il disinteresse morale. Il fascismo di chi non ha vissuto il bellicismo, la retorica bolsa degli otto milioni di baionette, delle opere del regime, della menzogna programmatica come arte di governo, la durezza degli anni di guerra, è cosa alquanto diversa: a volte insopportabile, perché il senso di appartenenza alla nazione e l'istanza di legge e ordine si spingono fino all'intolleranza (il fenomeno del branco in Italia è comune anche ai militanti di sinistra e alle formazioni cattoliche), altre volte, però, rivela un apprezzabile civismo e un senso di appartenenza equilibrato, che sono cose senza cui la collettività è puro numero.

Una collettività, però, senza la classe.

Da vecchio e incallito socialista preferirei che chi mi dice "bene, sono d'accordo" fosse uno del mio branco. Perciò la tua lettera mi ha emozionato, ha fatto vibrare le stanche membra di un ottantenne. Il mio separatismo altro non è Ho-Ciminsmo, i diritti del mio popolo, sottomesso, spogliato, avvilito moralmente dal capitalismo toscopadano; un popolo sconosciuto dalla sinistra italiana, sia quella riformista sia quella che pretende di essere rivoluzionaria. Non ricordo più in quale scritto Lenin esclama che un Tal sceicco (non ricordo di quale luogo), che si opponeva all'Inghilterra, era un miglior rivoluzionario di milioni di lavoratori laburisti.

Credo che la via che sto percorrendo sia politicamente corretta, anche se umanamente sono tagliato dal mio ambiente (diciamo) personale, amicale, vanitoso. Fedeltà alla classe (riformista e padanista, storicamente) o fedeltà alla rivoluzione? Rivedo Nenni al tempo del centrosinistra. Gli rimproverammo il tradimento. Lo rivedo spesso con il ricordo, amareggiato ma sempre lucido. Ovviamente i barattoli non hanno lo stesso peso, e i Rubiconi sono inversi, anzi opposti: dalla rivoluzione alla coesistenza e dalla coesistenza alla rivoluzione. Dall'altra parte vedo il vuoto, il raggiro, etichette libertine, giacobine, massoniche che nascondono l'idea di conservazione. Comunque l'ideologia resistenziale, repubblicana, costituzionale e oggi federalista si è rivelata e si rivela antimeridionale. La disoccupazione è l'atto d'accusa insormontabile.

Uscire dalla monezza, dalla decadenza morale, dall'alienazione italiana è la prima rivoluzione. Ce la faremo? non ce la faremo?, non so dire. Io pago il debito di appartenere alla mia gente. Il resto è più grande di me.

Ti abbraccio


21-VIII-2008  Nicola Zitara

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Angelo D’Ambra ci ha chiesto di pubblicare su Fora la lettera di Zitara. Lo facciamo con piacere, visto lo straordinario contributo che il contenuto della lettera da alla delineazione del pensiero di un intellettuale che – a nostro modesto avviso –può essere considerato il primo meridionalista identitario apparso sulla scena del nostro paese.

Approfittiamo dell’occasione per informare compatrioti, amici, e naviganti che Fora, per volontà dei familiari di Nicola, continuerà le sue pubblicazioni.

Era stato chiesto allo scrivente di dirigerla, abbiamo preferito fare una proposta alternativa, siamo in attesa della risposta. In caso contrario non ci tireremo indietro, in omaggio alla nostra amicizia con Nicola Zitara.


FORA... ha cessato le pubblicazioni il 21 aprile 2013 per volontà della famiglia. Tutti gli articoli pubblicati tra il 2 ottobre 2010 e il 21 aprile 2013 sono stati cancellati dalla rivista e spostati in altra sezione del sito.

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