SUI BORBONE
le malattie della famiglia reale napoletana
in uno studio del Dott. Martino
A seguito del messaggio n.
04 -133, sulla morte prematura del Re Ferdinando II causata da una
dolorosissima malattia purulenta, il Dott. Antonio Martino da Salerno
ci ha trasmesso lo stralcio di un suo lavoro "Storia della Medicina",
che ci onoriamo di diramare in Rete.
Cap. Alessandro Romano
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Caro Alessandro,
ad integrazione della interessante comunicazione del compatriota e collega Ressa su “La morte di un re”, ti rimetto il seguente breve stralcio tratto da una mia pubblicazione di Storia della Medicina di alcuni anni fa sulle manifestazioni patologiche dei componenti la dinastia dei Borbone, dal titolo “Vaiolo e mal caduco i grandi mali dei Borbone”, riportata in alcune riviste mediche.
Il testo completo della pubblicazione è a disposizione tua e degli amici che eventualmente fossero interessati.
Nel 1859, quando Ferdinando aveva 49 anni, intraprese insieme alla famiglia ed alla corte reale un lungo viaggio che lo doveva portare a visitare alcune città delle Puglie. Giunto a Lecce, dopo un tragitto faticoso ed in condizioni ambientali sfavorevoli, il re si ammalò manifestando febbre e dolori al bacino, sintomi che persisterono durante le successive tappe di Brindisi e di Bari. Le varie descrizioni dell’evoluzione della malattia che aveva colpito l’illustre paziente e che lo doveva portare a morte dopo qualche mese, consentono di formulare la diagnosi di un processo suppurativo in sede ileo-femorale che si presentava con “brividi di freddo e profusione di sudore”, elementi caratteristici della febbre suppurativa, processo forse localizzato all’articolazione coxo-femorale: il termine di “coxalgia” adoperato da alcuni medici avvalora l’ipotesi diagnostica di una coxartrite purulenta. Il conseguente stato di setticemia e di piemia, fra atroci dolori ed immani sofferenze, fu la causa dell’esito letale. A nulla erano valse le svariate terapie ed i ripetuti consulti, a nulla il tardivo intervento di incisione della raccolta ascessuale che era affiorata, alfine, ai piani cutanei e che pure aveva dato esito a “parecchie libbre di pus”. La malattia, erroneamente, venne ritenuta contagiosa per cui si provvide a bruciare tutte le suppellettili, comprese le tappezzerie, delle stanze che avevano ospitato il re morente.
Ti esprimo sempre i miei complimenti per la importante opera di divulgazione dei nostri ideali di cui ti fai carico e ti invio i miei più cordiali saluti.
Un apprezzamento particolare desidero esprimere al prof. Pepe, per la interessante notizia relativa al brigante-partigiano Tardio onorato tardivamente dal sindaco di Piaggine, ed all'amico Orsini, per la segnalazione della bella pubblicazione della Marina Militare.
Un fraterno abbraccio
antonio martino
Salerno, 1 Giugno 2004
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