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Fonte:
https://www.cisui.unibo.it/

Un fondo antico in una biblioteca di università
Un'integrazione possibile?

di Maria Cassella 

Quest'articolo riprende, ampliandole, alcune parti di un altro intervento della stessa autrice sul fondo antico1 denominato "Borbonico", un fondo storico, costituito da circa 5000 volumi a stampa pubblicati tra il XVI ed il XIX secolo, conservato nei locali della Biblioteca centrale dell'Università di Napoli "Parthenope"2. Dopo un'analisi storica ed una descrizione del fondo, l'articolo propone una riflessione sul dibattito, tuttora in corso, sulla convivenza di fondi antichi e collezioni moderne in biblioteche di varia tipologia, come quelle di università e di pubblica lettura.

Infine, seguono delle brevi osservazioni sulle attività di valorizzazione di un fondo antico, in generale, e sui progetti in atto riguardanti il fondo "Borbonico".

 

Storia

Il fondo "Borbonico" fu dato in "temporanea gestione" al Regio Istituto Superiore Navale dalla Regia Marina grazie ad una convenzione siglata con l'Istituto il 30 maggio 1924. Per affermare il proprio diritto di proprietà sul fondo la Marina tenne per sé una parte dei volumi, che, attualmente, sono ancora in suo possesso. Per il neo Istituto la firma di tale convenzione era, certamente, il segno di un prestigio raggiunto in pochi anni, solo quattro dalla sua fondazione, grazie all'opera laboriosa del suo fondatore Pasquale Leonardi Cattolica e del suo prestigioso corpo accademico. Basti citare, tra i docenti che, in quegli anni, ne facevano parte: Augusto Graziani, Arturo Labriola, Mario Gleijeses, Gaetano Failla, Gabriele Torelli.

La gestione del fondo antico, invero, sollevava anche nuovi problemi e comportava nuove responsabilità. Incaricato della ricognizione del materiale fu Giuseppe Marinelli, che, in seguito, fu assegnato stabilmente al fondo. Non si provvide, però, ad assumere personale di ruolo, dato che il fondo era stato assunto in gestione temporanea dall'Istituto. Così nel Consiglio di Amministrazione del 13 marzo 1927, si dibatté, tra gli altri punti all'ordine del giorno, proprio quello dell'assegnazione definitiva ed appropriata sistemazione dei volumi. Si legge nel verbale di quella seduta: «A questo proposito i consiglieri Borriello ed Angiulli pongono in rilievo l'opportunità di un'azione rivolta ad ottenere che la Biblioteca di Marina, ora data soltanto in gestione all'Istituto sia, definitivamente, ad esso assegnata e ne diventi parte integrante. Il Consiglio riconosce la necessità di provvedere alla formazione di un catalogo definitivo della biblioteca stessa ed autorizza il direttore a provvedere».

La questione della provvisorietà della gestione rimase, però, ed è, a tutt'oggi, irrisolta. Di conseguenza, anche il problema della catalogazione del fondo fu accantonato. Nel corso degli anni la collocazione del fondo è mutata più volte secondo la disponibilità degli spazi e non si può escludere che, negli anni bui della seconda guerra mondiale, alcuni volumi siano andati dispersi.

Per ciò che riguarda, invece, l'origine del fondo "Borbonico", è difficilissimo ricostruire le vicende storiche che portarono alla sua costituzione, qual è la sua reale provenienza, chi ne furono i possessori3. Purtroppo, talvolta, le ricerche archivistiche sono infruttuose o, comunque, insufficienti a svelare questi "misteri" biblioteconomici. In tal caso l'analisi dei volumi diventa un elemento determinante per ricostruire la storia di un fondo antico. «I documenti librari e documentari dei fondi storici sono sicuramente non le uniche, ma le principali fonti per procedere a realizzare la storia delle biblioteche che li ospitano e quindi chiunque intenda affrontare un'impresa di tal genere deve necessariamente indagare tale documentazione»4.

Tra i possessori del fondo la tradizione rivendica la Regia Marina Borbonica.

In effetti, anche se non risultano fonti scritte, l'appartenenza alla Marina Borbonica sarebbe confermata dall'analisi di un ex-libris con arma5 apposto sul verso della copertina dei volumi. Si tratta, precisamente, di un ex-libris borbonico, sul quale è stampata la dicitura: Reale Biblioteca di Marina. All'indomani dell'unità d'Italia, il fondo fu trasportato a Roma, dove fu, presumibilmente, parcellizzato, per essere, quindi, nuovamente trasferito a Napoli presso la Biblioteca Dipartimentale della Regia Marina. Qui la consistenza del fondo sarebbe stata integrata da nuove acquisizioni fino ai primi anni del '900.

 

Descrizione

Descrivere un fondo antico non è un compito facile. Il rischio, infatti, è di fornire una descrizione non solo incompleta, ma anche poco significativa del fondo, che vive, invece, della sua unità bibliografica. Per dare un senso alla selezione dei volumi, quindi, vanno individuati e dichiarati dei criteri oggettivi per la stessa.

I criteri più validi sono, sicuramente, quello cronologico e la relazione delle opere con la storia locale. In modo particolare, la difficoltà di dare una descrizione del fondo "Borbonico" è legata alla sua natura estremamente composita e ricca, sia dal punto di vista cronologico - i volumi coprono un arco temporale di quattrocento anni (XVI-XX sec.) - sia per la varietà delle materie trattate - Storia, Geografia, Letteratura italiana, Letteratura latina, Diritto, Economia, Biologia, Arte Navale - sia per la sua varietà linguistica con opere in italiano, francese, soprattutto quelle settecentesche, inglese, spagnolo e, naturalmente, latino. Anche la tipologia dei volumi è estremamente varia. Tra le opere monografiche spiccano trattati, codici, cataloghi di mostre permanenti e non, portolani, biografie. Il fondo contiene, però, anche materiale periodico.

Esaminiamo, quindi, in dettaglio le opere più significative. Il fondo ospita:

alcune Cinquecentine, tra cui:

Le diverse et artificiose machine del capitano Agostino Ramelli dal ponte della Tresia. A Parigi, in casa dell'autore con privilegio del Re, 1588. Questo manuale di ingegneria meccanica, stampato sia in francese che in italiano, conobbe un successo notevole in tutto il Rinascimento. L'autore è l'italiano Agostino Ramelli (1531-1600 ca);

La Divina Commedia di Dante con le spositioni di Christoforo Landino et D'Alessandro Vellutello; per Francesco Sansovino Fiorentino. Venetia, presso Giovanbattista Marchio Seffa e Fratelli, 1578. Il testo dantesco viene presentato da Francesco Sansovino (Roma 1521-Venezia 1583), poligrafo attivissimo, nonché storico, letterato e commentatore di classici.

Alcune Seicentine, tra cui:

L'isole più famose del mondo descritte da Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino ed intagliate da Girolamo Porro, Padova: Paolo et Francesco Galignani fratelli, 1620. Edizione seicentesca di un'opera stampata per la prima volta nel 1572 a Venezia. L'autore è Tommaso Porcacchi (Castiglione Aretino1530-Venezia 1585) letterato, storico;

Della nuova e grande illuminante face del mare per Nicolo Jans Vooght; tradotta dal francese in italiano (eccentuandone 8 fogli dall'A fino all'J) da Mose Giron di Padova, Dottor di Legge. Amsterdam, Giovanni van Keulen, exeunte XVII sec. Quest'antico portolano contiene le rappresentazioni mercatoriane di tutti i paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, i piani nautici di molti porti, nonché la riproduzione grafica delle coste.

Alcune opere a stampa del XVIII secolo, tra le quali spiccano:

un portolano francese di Jacques Nicolas Bellin (1703-1772), insignito dal Re di Francia del titolo di primo "Ingenieur hydrographe de la Marine". Il Bellin proseguiva la grande tradizione dei cartografi francesi. Il primo portolano a stampa, infatti, fu pubblicato a Rouen nel 1485. Il portolano del Bellin, in due volumi, è stampato tra il 1737 ed il 1772;

i famosi cataloghi di Ottavio Antonio Baiardi (1690-1765) sui bronzi e le pitture di Ercolano, stampati nella Regia Stamperia di Sua Maestà a partire dal 1752, proprio negli anni in cui Carlo III di Borbone patrocinava i primi scavi ad Ercolano;

un'edizione livornese dell'Enciclopédie di Diderot e D'Alembert;

il trattato sugli orologi marini di Ferdinand Berthoud (Neuchatel 1727-Parigi 1807), orologiaio del Re, stampato a Parigi nel 1773;

la storia della letteratura italiana del padre gesuita Girolamo Tiraboschi (1731-1794), in dieci volumi, stampati a Napoli tra il 1777 ed il 1786. L'opera parte dalla letteratura etrusca e da quella latina per arrivare fino al 1700, secondo il concetto di letteratura italiana dell'epoca che non faceva alcuna distinzione tra la letteratura latina e la letteratura volgare;

la Teoria motus lunae e le Institutiones calculi differentialis di Leonhard Euler (Basilea 1707-San Pietroburgo 1783);

il catechismo nautico di Marcello Eusebio Scotti, stampato a Napoli nel 1788, sui Doveri di tutti gli abitatori delle città marittime.

 

L'80% della raccolta è costituito da testi editi nel XIX secolo. Un numero cospicuo di volumi è dedicato ai Borbone, alla storia del Regno delle Due Sicilie.

Tra le opere storiche ricordiamo:

Ferdinando secondo ed il suo regno, del deputato e storico Nicola Nisco (1820-1901), pubblicata a Napoli nel 1888;

un'edizione palermitana del 1817 della Storia di Sicilia di Tommaso Fazello (1498-1570), con notizie storiche, geografiche, antropologiche sulla Sicilia dalle origini a Carlo V.

Notevoli per la storia dell'archeologia i cataloghi del Real[e] Museo Borbonico con illustrazioni litografate di statue, affreschi e pitture provenienti da Pompei ed Ercolano, pubblicati a Napoli tra il 1824 ed il 1857.

Numerosi i codici, i commentari e le opere giuridiche. Per citarne solo alcune:

il commento allo statuto penale militare del Regno delle due Sicilie di Nicola Armellini, pubblicato a Napoli nel 1820 in tre volumi. L'opera contiene la trattazione di principi generali di giurisprudenza criminale;

il commentario di Francesco Canofari al Codice del Regno delle Due Sicilie;

l'opera di Eugene Cauchy, Le droit maritime international, pubblicata a Parigi nel 1862, in due volumi;

un volume giuridico di Ferdinando Lucchesi Palli, Principii di diritto pubblico marittimo e storia di molti trattati sugli stessi, pubblicato a Napoli nel 1840.

Curiosità varie come ad esempio:

gli Atti della settima adunanza degli scienziati italiani tenuta in Napoli dal 20 settembre al 5 dicembre del 1845;

un volume su Le artiglierie napoletane nel 1841, disegnate per comando di S.M. il Re Ferdinando II, ad uso degli Arsenali e delle Fonderie del Regno delle Due Sicilie, stampato a Napoli nel Reale Ufficio Topografico nel 1841;

il giornale illustrato dell'Esposizione internazionale marittima, inaugurata a Napoli il 17 aprile 1871, stampato a Napoli nel 1872. L'esposizione fu un avvenimento di grande rilievo per la città e per la giovane Italia.

Infine, tra il materiale periodico è da citare il «Giornale del Regno delle Due Sicilie».

 

Due considerazioni vanno fatte a margine di questa parziale descrizione del fondo. La prima, come abbiamo accennato in precedenza, riguarda l'eterogeneità delle materie trattate. Infatti, contrariamente a quanto comunemente si crede, il fondo non è specializzato in argomenti marinareschi o relativi all'arte navale, ma estremamente composito anche se profondamente legato alla radici storiche della nostra città. La seconda considerazione è relativa al carattere prevalentemente laico dei volumi che ne fanno parte. Questo elemento non stupisce se si accetta l'ipotesi che il fondo provenga dalla biblioteca di un ente laico, militare, come nel caso analogo della biblioteca del Collegio militare, confluita, successivamente, insieme alla biblioteca dell'Ufficio Topografico, nella Biblioteca Provinciale6.

 

Un fondo storico in una biblioteca moderna: problemi e prospettive

La coesistenza di un fondo antico con le collezioni moderne di una biblioteca di università non è sempre facile e pone alcuni problemi.

Dal punto di vista del bibliotecario è frequente un atteggiamento di scarsa dimestichezza con il materiale antico7 oltre al problema di dovere ritagliare spazio e tempo all'interno delle proprie mansioni quotidiane. È anche vero che, come dice Andrea De Pasquale, spesso «chi si trova preposto ad occuparsi di fondi antichi più volte proviene da altri settori della biblioteca e spesso non risulta formato, se non superficialmente, su materie specialistiche di carattere storico, artistico, archivistico e paleografico»8.

Dal punto di vista dell'utente medio universitario mancano quasi del tutto le motivazioni e la consuetudine alla frequentazione dei fondi antichi. A monte prevale, spesso, una generale disinformazione sulla propria realtà bibliotecaria, le sue collezioni, la dimensione, l'uso e le modalità di accesso alle raccolte9. L'utente medio è portato a credere che i fondi storici siano custoditi solo nelle biblioteche nazionali o di conservazione e spesso ignora che, invece, un'importante parte del patrimonio librario nazionale antico è custodito nelle biblioteche pubbliche ed in quelle accademiche.

Del resto, ancora oggi, la letteratura professionale si sta occupando delle difficoltà di integrazione delle raccolte storiche in contesti moderni. Certamente non si può negare che, in passato, l'esistenza di un fondo antico in una biblioteca pubblica abbia avuto effetti negativi sull'unità delle raccolte costrette alla separazione per problemi di competenza e di organizzazione interna. Attualmente, però, prevale l'idea di superare questa contraddizione nella convivenza tra antico e moderno.

Dice Luigi Crocetti nel suo intervento al 49. Congresso AIB (Roma, 15-17 ottobre 2002): «Si è molto insistito sulla contrapposizione biblioteca pubblica/biblioteca storica e sugl'inconvenienti che la coesistenza della coppia in un unico istituto comporta. Credo d'aver partecipato anch'io a questa insistenza, tanto tempo fa. Se è così, me ne pento, e sono ansioso d'una ritrattazione. Gl'inconvenienti ci sono, eccome, ma sono tutti di ordine pratico, e dipendono da questioni organizzative e gestionali[...]. Penso ora che nessun provvedimento sarebbe più nefando che spezzare in due le biblioteche: da una parte i fondi storici, dall'altra i fondi da "biblioteca pubblica", in vista di un modo diverso di gestirle»10. Nel dibattito si inserisce anche Lorenzo Baldacchini che ribadisce, sempre in occasione del 49. Congresso AIB: «In Italia esiste una tipologia di biblioteca che abbiamo definito "storica locale" o "di tradizione locale" che quasi sempre si integra (o dovrebbe farlo) con la biblioteca pubblica, anzi spesso ne rappresenta il sostrato primigenio»11.

Dalla biblioteca pubblica a quella di università il percorso è breve: di fatto non esistono 'controindicazioni' perché le raccolte storiche non possano essere conservate nelle biblioteche di università, fatta salva la necessità di avere spazi adeguati per la conservazione e tutela del materiale e risorse umane adeguatamente formate al trattamento del libro antico. Si tratta, però, di problemi comuni a tutte le tipologie di biblioteche, nazionali comprese.

 

Le prospettive, i progetti di valorizzazione

I problemi relativi alla gestione di un fondo storico sono largamente compensati dalle possibilità di studio e ricerca che il libro antico offre. A lungo trascurati e soggetti a processi di "emarginazione museale"12, i fondi storici stanno diventando, a giusta ragione, oggetto di progetti di lavoro volti al recupero retrospettivo del catalogo cartaceo, all'organizzazione di mostre e progetti espositivi, alla digitalizzazione di opere scelte13.

Anche se l'attività espositiva14 è l'occasione più proficua per la valorizzazione di un fondo antico, dato il suo forte impatto sul grande pubblico15, il punto di partenza di qualsiasi progetto è certamente la catalogazione informatizzata dei volumi16.

Molti sono i progetti cooperativi di catalogazione e studio nati nell'ambito del Servizio Bibliotecario Nazionale. Recentemente, invece, si è costituito in seno all'associazione "Itale"17 il Gruppo di lavoro sul libro antico18, con lo scopo di studiare le problematiche della catalogazione del libro antico in UNIMARC19. Al Gruppo di lavoro partecipa anche la Biblioteca Centrale dell'università "Parthenope".

 

Conclusione

Nonostante il moltiplicarsi delle iniziative, manca in Italia un serio dibattito sul libro antico che coinvolga le biblioteche, in primis, le istituzioni, i centri di ricerca. In questa situazione il sistema universitario italiano, che sta ancora metabolizzando la recente riforma della didattica, può e deve svolgere un'azione più incisiva, volta alla valorizzazione dell'immenso patrimonio librario antico posseduto dalle biblioteche accademiche.







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