Per non far torto a nessuno e per non ledere i diritti degli autori delle opere, riportiamo poche righe tratte dalla prima pagina di ogni testo, per invogliarvi allo studio personale degli argomenti.
I libri, si sa, hanno un loro destino e hanno la loro presentazione rituale come se l'autore dovesse affidare a una bottiglia un messaggio che poi prenderà una strada indipendente dalle sue intenzioni.
Le raccolte antologiche proprio per la «tendenziosità» con cui i brani vengono scelti, tra i tanti possibili, e altri, ugualmente importanti, vengono messi da parte sembrano maggiormente esporre l'autore al rischio della «arbitrarietà» che presiede a tutti i discorsi, anche i più critici e i più presuntamente «oggettivi».
Anche questa raccolta non si sottrae al rituale di un'avvertenza che
annuncia il carattere necessariamente indicativo e limitato dei brani
proposti. D'altra parte, più brani vengono scelti e più
si ha la consapevolezza delle esclusioni. Sono tuttavia fiducioso che
la scelta dei brani, che èanche esplicitazione di scelte
culturali, non abbia intaccato gli intenti informativi e critici del
lavoro.
Gli scritti sulla teoria razziale dell'ínferiorítà
sociale e morale dei Mezzogiorno rispetto al Settentrione d'Italia
(opera di famosi e meno noti studiosi della scuola antropologica e
criminologica positiva) e quelli di studiosi che a questa teoria si
oppongono tenacemente (soprattutto gli appartenenti alla cultura
meridionalista) non possono essere compresi, nel loro completo
significato e nella loro portata teoricoculturale, se si prescinde
dalla problematica meridionalista che si afferma negli anni a cavallo
tra Ottocento e Novecento, dalla crisi dei meridionalismo liberale,
dalla storia sociale e politica dei paese, che in quel periodo
attraversa grandi tensioni e profonde trasformazioni.
I termini politici e culturali della questione meridionale restano,
generalmente, sullo sfondo dei saggi qui presentati e delle note che li
precedono. Per essi si rinvia a numerosi lavori, scritti, riflessioni
storiche, indicati nel saggio che apre questo volume e nelle note di
commento ai brani.
Mi è sembrato, inoltre, che l'aspra polemica sulle «due
Italie» e sulle cause che hanno determinato l'inferiorità
dei Sud e la superiorità dei Nord, attribuite di volta in volta
a fattori come la razza, la storia, la geografia, l'ambiente, o a un
combinarsi di fattori antropologici e storicosocialì, possa
avere un significato attuale anche al di là dei periodo storico
e del clima politico~culturale in cui ha avuto origine.
Il dibattito, attraversato da una forte tensione politica, sui rapporti
razzasocietà, razzacultura, razzastoria e su quelli
storiasocietà, geografiacuitura, ecc. non può essere
comunque separato dalle più generali problematiche filosofiche,
scientifiche e ideologiche, portate avanti dalla scuola antropologica
positiva. S'intende, altresì, che il dibattito
sull'inferíorità razziale del Mezzogiorno e sulla
decadenza della «razza» latina, mediterranea, meridionale
non può essere compreso nemmeno a prescindere dalle teorie e
dalle ricerche antropologiche sulle razze, sulla loro origine,
diffusione, classificazione, che in quel periodo si svolsero in Italia,
in Europa e negli Stati Uniti, o prescindendo dalle acquisizioni della
«dottrina positiva» e soprattutto dalle riflessioni e dalle
ricerche dell'antropologia criminale sui «delinquenti
nati», che videro impegnati numerosi studiosi in un periodo
storico in cui la società italiana era attraversata da gravi
«disordini» e la borghesia nazionale aveva bisogno di
controllare ed esorcizzare tutte le forme di opposizione,
riconducendole alla «questione criminale».
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LA RAZZA MALEDETTA di Vito Teti Manifestolibri
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