Qualcuno potrebbe obiettare che, dopo aver seguito acriticamente per
centoquarantacinque anni movimenti politici nordisti o romani, non si
capisce perché non si potrebbe seguire un movimento
sicilianista, che voglia battersi per tutto il Sud. La risposta
è semplice: perché se Napoli non si sveglia, la
prospettiva di una rinascita civile del Sud, attraverso l'affermazione
di movimenti politici territorialisti, ha scarse possibilità di
riuscita.
Tradizionalmente nel Sud d'Italia sono sempre esistiti due grandi poli
d'influenza, due grandi centri di iniziativa politica: Napoli e la
Sicilia. È difficile pensare che l'una o l'altra realtà
possa prevalere totalmente sull'altra. Qualcuno a Napoli giudica
severamente l'insofferenza siciliana al tempo del Regno delle Due
Sicilie nei riguardi del centralismo napoletano, ma è un
giudizio ingeneroso. Cosa potrebbero pensare gli stessi critici di un
futuro, ipotetico, centralismo palermitano?
Non abbiamo nulla in contrario se una vera azione autonomista parta
dalla Sicilia per diffondersi alud, ma è evidente che l'amor
proprio, la logica e la necessità politica impongono di
costruire una forte iniziativa politica anche a Napoli. Ebbene possiamo
dire senz'altro che Napoli ha già una sua iniziativa politica.
Ci riferiamo a Terra e Libertà, che, se non è andata
molto avanti nel consenso, sicuramente si è guadagnata sul campo
un'immagine di rispettabilità per la serietà e la
dedizione che ha dimostrato.
Certo al momento Terra e Libertà non sembra affatto che sia
riuscita a sfondare, a imporsi come un movimento politicamente
protagonista a Napoli. Qualcuno ne ha tratto facili giudizi critici
verso il responsabile, Enzo Fumo, ma questi giudizi, come al solito,
non hanno la minima fondatezza, per la semplice ragione che sono
espressi da gente che non ha mai fatto nulla sul piano politico.
Il problema vero dunque non sono le capacità di aggregazione di
Terra e Libertà; il problema vero è che i ceti
intellettuali, e non solo, di questa città continuano a dormire,
continuano a essere oziosamente e ingloriosamente ripiegati su se
stessi, nella rinunzia più totale a qualsi-voglia forma di
impegno civile.
Questa è la vera, grande difficoltà che incontra Terra e
Libertà: il confronto quotidiano con l'apatia civile e politica
intron'zzata pesantemente a Napoli dalle baionette garibaldine e
sabaude.
Napoli ha vissuto centoquarantacinque anni di totale diseducazione all'mpegno politico responsabile, interiorizzando la necessità dell'ineluttabilità di un destino di perenne asservimento verso i politici del Nord e i traditori del Sud.
Leggo continuamente su alcuni periodici "duosiciliani" lettere
indignate di napoletani, che si lamentano perché ci sono dei
meridionali, dei napoletani che si prestano ad agire in combutta con i
leghisti. Osservo però che nessuno di questi sostenitori
dell'onore napoletano sente il minimo scrupolo morale, il dovere di
muovere un dito per costruire un movimento politico autenticamente
napoletano.
Questa è la grande tragedia di Napoli: la sua apatia civile, che domina ovunque, anche nei nostri ambienti.
Eppure si deve andare avanti.
Noi facciamo il nostro dovere e perciò sosteniamo Terra e Libertà.
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